Lorenzo Feliciati – “Elevator Man” – Rare Noise Records

 

 

ELEVATOR MAN (Rarenoiserecords) di Lorenzo Feliciati, è il nuovo capitolo di un percorso personale, dove la ricerca delle sonorità, l’aspetto armonico e ritmico si muovono di pari passi con gusto ed originalità. Fra i più talentuosi bassisti in circolazione, Feliciati ha fatto della duttilità stilistica e musicale un suo marchio di fabbrica spaziando tra jazz, rock e musica contemporanea. Seppure trasferitosi in Francia, di recente si è esibito in Italia con il trio del batterista Lucrezio De Seta (da ascoltare il suo ultimo album BRUBECK WAS RIGHT!) mettendo in evidenza le sue non comuni doti.

Rispetto a precedenti lavori con la band Naked Truth e Twinscapes con Colin Edward, questo nuovo progetto appare più orientato su territori prog-jazz. Per ognuno dei dieci brani presenti (oltre 58’ di musica) Feliciati  ha lavorato con musicisti e batteristi diversi. Il risultato è un lavoro omogeneo, di straordinaria qualità e compattezza stilistica. Influenzato musicalmente da Mick Karn, deve a Jaco Pastorius la consapevolezza dell’importanza che il basso può rivestire all’interno di una band. Il disco è pieno di ospiti illustri, accanto a lui, tra gli altri, suonano musicisti del calibro di Pat Mastellotto (King Crimson), Chad Wackerman (Frank Zappa, Allan Holdsworth), Roy Powell (Naked Truth, Toni Levin), il trombettista Cuong Vu  a lungo nell’ultima formazione del Pat Metheny Group, il batterista Roberto Gualdi e il chitarrista Marco  Sfogli entrambi componenti della PFM.

Il brano di apertura The Elevator Man è caratterizzato dal potente incedere del batterista Roberto Gualdi, e dalla sezione fiati “bassi” – tromboni (Stan Adams, Pierluigi Bastioli) e sax baritono (Duilio Ingrosso) – che in qualche modo segnerà in termini di sonorità l’album mentre The Brick vede protagonista la batteria del portentoso Chad Wackerman e il clavinet di Roy Powell (evidente omaggio ad Allan Holdsworth). 14 Stones è aperto dalla evocativa tromba di Cuong Vu, il clima è ambient fino all’ingresso della batteria di Pat Mastellotto, l’incedere si fa poi  incalzante e riporta, grazie ai fiati e al piano di Alessandro Gwis, a LIZARD, uno dei grandi album dei primi King Crimson . Black Book, Red Letters  intensa e malinconica ballad, un autentico gioiello, suonato in maniera stupenda; in evidenza la lirica tromba di Claudio Corvini e il sax di Sandro Satta , impeccabile  il lavoro di spazzole del batterista Gianni Di Renzo. Unchained Houdini vede Feliciati impegnato al basso, chitarra e tastiere, assecondato da un sontuoso Davide Pettirossi alla batteria (strepitoso il suo lavoro sui piatti), forse il brano più trascinante dell’intero album.

Con questo terzo album solista pubblicato dall’etichetta RareNoiserecords che fa seguito a FREQUENT FLYER e KOI, Feliciati realizza quello che può definirsi il suo capolavoro. Un cd che sorprenderà gli appassionati e tutti coloro che guardano con interesse alle nuove direzioni che il jazz contemporaneo ha intrapreso. Immancabile in qualsiasi discoteca.

Luigi Viva