Italiani alla ribalta: Roberto Laneri e Francesco Venerucci

Quando un musicista parla di “venti di cambiamento” vuol dire che dentro di sé soffia ancora la creatività e che sa coltivare lo spirito libertario del 1968 (di cui si ricorda quest’anno il cinquantenario).

“Winds of Change” di Roberto Laneri (prodotto in Giappone dall’etichetta DaVinci Jazz) è un album allo stesso tempo di bilancio e di rilancio della propria e plurima dimensione di compositore, polistrumentista, leader, arrangiatore. Dopo un ventennio trascorso in gran parte nell’ambito della musica contemporanea e della docenza in conservatorio (a Firenze, fino al 2011), Laneri – che è anche attivissimo nel campo, pratico e teorico, del “canto armonico” – ha avuto l’esigenza di tornare in territori più jazzistici e di dar vita (nel 2016) ad un quartetto stabile. Esso vede l’elegante e duttile voce di Giuppi Paone, il versatile ed ispirato pianoforte di Stefano Diotallevi ed il propulsivo contrabbasso di Alessandro Del Signore. “Winds of Change” è, in un certo senso, lo specchio fedele del gruppo e del suo leader, calati in un presente musicale fitto di ispirazioni e radicati in un passato che ha visto Laneri attraversare molte esperienze: dagli studi in filosofia a Roma a quelli musicali alla University of California di San Diego, dalle collaborazioni con Charles Mingus a quelle con Peter Gabriel, dai molti soggiorni e viaggi (negli States come in Asia, Africa ed Australia) ai due volumi sull’ “overtone singing”.

Nell’album gli otto brani si muovono secondo un asse del tempo che va dal ’68 (“Canone perpetuo”, dove si inseguono tre voci: sax alto, canto e piano) sino al 2017 (la conclusiva “Winds of Change” che presenta due sezioni a contrasto, rispettivamente in 5/4 e 4/4).  Il campo sonoro dell’album prevede anche un asse dello spazio che comprende – in un atlante tra il reale ed il fantastico – il Colorado (“Imaginary Crossroads n.1”),  il Sud come terra natìa del Blues e categoria mentale (“South”), l’Egitto (“Voice of Ancient Queens”), l’India che finisce per incontrare l’Australia del didgeridoo (l’intensa “Mala” in cui la voce della Paone ed il sax sopranino – che suona come uno shanai indiano, un aerofono tra il flauto e l’oboe occidentali – ricreano l’intensità ipnotica della musica hindustani; nella seconda parte del brano dialogano contrabbasso e didgeridoo). Non manca un riferimento diretto al jazz, in particolare al John Coltrane di “Spiritual” che viene elaborato in “Tumbleweeds”, uno dei vertici del Cd per la fitta, magmatica e sciamanica interazione tra i quattro musicisti nonché esempio di un’idea della musica quale aspirazione alla trascendenza. Ci sono altre chiavi di lettura per “Winds of Change” che si svela ascolto dopo ascolto nella sua complessità e stratigrafia. Intanto Laneri è compositore di valore che trova nel polistrumentismo (sopranino, soprano, alto, clarinetto basso e didgeridoo) una varietà di colori sonori e dimensioni acustiche perfettamente integrate con il resto del gruppo che – in un’estetica dalle venature cool – non utilizza né batteria né percussioni. Inoltre è autore di brevi quanto efficaci testi in cinque brani. Tra essi c’è “Delta Yearning” che – grazie alla complicità e versatilità di Giuppi Paone, con cui il sassofonista romano collabora da decenni – è una sorta di parodistica canzone-blues. In effetti il polistrumentista non utilizza i generi “canonici” del jazz, piuttosto li evoca e crea nuove forme, come nel caso di “Winds of Change”, un canto di speranza che si nutre della forza cosmica della natura. C’è grande bisogno di messaggi positivi, oggi.

Venerucci è un pianista e compositore (autore di musiche di scena, balletti, colonne sonore, musica da camera e sinfonica) che molto si è dedicato alla tradizione “colta” e contemporanea del Novecento europeo mantenendo, tuttavia, per il jazz un’attenzione ed uno studio profondi. Non si tratta di un pianista classico che si diletta di musica afroamericana: il rapporto è molto più intenso e, soprattutto, strettamente intrecciato alla ricerca estetica complessiva che, non a caso, pone al suo centro il delicato e fecondo rapporto fra composizione ed improvvisazione. <<Ci sono molte più cose in comune di quanto non si creda – ci ha detto in una recente intervista -: bisogna fare un atto di umiltà come studioso di musica classica e un atto di consapevolezza, di superiorità come “amatore” di jazz ed ad un certo punto si arriva ad un gradino superiore>>. Nell’album (coprodotto dall’artista con Gabriele Rampino, “motore” dell’etichetta dodicilune) c’è un diretto riferimento a Massimo Fagioli, <<medico psichiatra, pensatore ed artista (che) ha speso la vita per la realizzazione e il benessere psichico degli esseri umani. Dedico questo lavoro a lui ed all’Analisi Collettiva a cui ho avuto l’immenso piacere di partecipare>> (Fagioli è scomparso il 13 febbraio 2017)

Un inequivocabile segnale della valenza dei dieci brani proposti (nove originali e lo standard “When You Wish Upon a Star”) è la presenza in quattro titoli del sax soprano di Dave Liebman. Non c’è stato “contatto diretto” tra i due artisti: Venerucci ha inviato le sue musiche (registrate e su partitura) al celebre solista e didatta il quale ha accettato con entusiasmo di sovraincidere (presso il Red Rock Recording studio di Saylorsburg, in Pennsylvania) ed arricchire “Good Morning Mr Samsa”, “Music fo Lilith”, “Exodus” ed “Early Afternoon”, composizioni in cui si avvertono riferimenti letterari e sonori. Talmente è marcata la personalità di Dave Liebman – tra i migliori e più creativi discepoli di John Coltrane, da cui ha ereditato l’urgenza espressiva e la maestria tecnica mai fine a sé stessa – che l’effetto sovraincisione sparisce a favore di una compresenza degli artisti, pur distanti nel tempo e nello spazio, che si fa reale e palpabile. Tutto ciò senza una base ritmica e nella più empatica interazione fra piano e sax soprano.

<<Si vede danzare qualcuno sopra il pianoforte, si aggiunge un movimento in più ed era proprio quello che cercavo (…) Il disco all’inizio doveva essere – precisa Venerucci –  in piano solo. I brani sono stati composti originariamente per sax soprano solista o un ensemble orchestrale. Quindi ho dovuto fare una riduzione dell’orchestrazione fino al piano solo, anche per poter portare in giro i brani più agevolmente. Poi mi sono accorto che avevo comunque questo legame con il sax soprano, alcuni pezzi erano assolutamente adatti a quella presenza ed ho pensato che Liebman fosse la persona ideale: per l’ammirazione che gli porto, per la sua vicenda, per la statura d’artista e per come ha attraversato la storia del jazz, partendo dai massimi livelli (Miles Davis), cercando di non tradirsi mai e di evolversi sempre>>.  Musica fortemente connotata e strutturata quella del pianista che nasce in un arco temporale vasto e da circostanze concrete. L’occasione per preparare i materiali di “Early Afternoon” (dopo circa dieci anni da “Tango Fugato”, 2007) origina da un recital commissionato nel 2011 dall’Associazione “Amore e Psiche” presso la loro sede, <<una bellissima libreria del centro storico di Roma>>, come precisa l’autore. Il tema portante è quello dei rapporti tra musica e letteratura e l’autoindagine di Venerucci copre un arco compositivo di circa vent’anni: attinge, in buona sostanza, ad un repertorio personale di brani nati sulla suggestione di letture (“Delitto e castigo”, “La piccola fiammiferaia”…) che traducono in vibrazioni sonore quello scatenarsi di emozioni e sentimenti causati dallo scendere “dentro” un testo letterario.

<<Ci sono circostanze – racconta Venerucci – che mi hanno portato ad avere contatto con certe letterature; le musiche sono nate in quella temperie lì. Altre volte sono nate per degli spettacoli ma non sono didascaliche. E’ tutto un fatto di temperie emotiva e di circostanze della mia vita personale che mi hanno condotto a coinvolgermi verso certe letture>>.  Altro tema importante è quello delle figure femminili disseminate in vari titoli e frutto di un elaborato processo, come ha spiegato l’autore. <<“Aurora” era per Nietzsche, un confronto con un gigante scritto quando ero molto giovane. Confrontarmi con Nietzsche, Kafka, Dostoevskij, Andersen lo potevo fare quando ero abbastanza incosciente. Di immagini femminili ci sono la piccola fiammiferaia, Siduri e Lilith. Siduri viene dalla sagra di Gilgamesh e Lilith era una figura biblica-prebiblica di origine sumerica. Siamo nell’ambito delle origini della letteratura che mi ha sempre interessato, le “immagini primordiali” che sono alla base della nostra cultura e, a volte, sono precedenti a qualsiasi documento scritto. Sono interessato a rifletterci da vari stimoli>>.

Un album, in definitiva, che coniuga rigore compositivo con fluenza improvvisativa, temi culturali e letterari vissuti senza effetti “mimetici”, musiche che si collocano tra Europa/Asia/NordAmerica attingendo ovunque. Un Cd avventuroso e maturo, meditato e spontaneo, costruito da una personalità complessa che non rinuncia a sé stessa pur trovando una comunicativa diretta e, a tratti, irresistibile. Cosa dire del candore e della tenerezza che traspaiono (si vorrebbe dire trasudano) da “When You Wish Upon a Star”?

Luigi Onori

 

 

Parte dal Teatro Fontana di Milano il 7 aprile il tour europeo di eMPathia Jazz Duo

L’eMPathia Jazz duo della vocalist Mafalda Minnozzi con il chitarrista newyorchese Paul Ricci, feat. Giovanni Falzone (tromba), sul palco del Teatro Fontana di Milano il 7 aprile 2018 (h 21) – prima data italiana del “Cool Romantics Tour 2018”

Il duo è da poco rientrato da una tournée di oltre due mesi negli Stati Uniti: sold-out in alcuni dei più importanti jazz club del mondo!

Biglietti on line su Vivaticket.it e nelle prevendite collegate / Info e prenotazioni: +39 02 6901 5733 / fontana.teatro@elsinor.net / www.teatrofontana.it

Milano, 13 marzo 2018  – Il Teatro Fontana di Milano ospita, il 7 aprile, la prima data italiana del “Cool Romantics Tour 2018” di eMPathia Jazz Duo, della vocalist Mafalda Minnozzi, ambasciatrice della musica italiana nel mondo e star in Brasile, paese in cui vive da vent’anni, e del chitarrista newyorchese Paul Ricci. Assieme ai due artisti, sul palcoscenico del teatro milanese in un featuring prestigioso, l’eclettico trombettista siciliano Giovanni Falzone, figura di spicco del jazz italiano ed europeo.

La Minnozzi e Ricci sono reduci da un lungo tour negli Stati Uniti, iniziato a gennaio con un sold-out al leggendario Birdland di NYC ed esibizioni da tutto esaurito in diversi locali culto della musica jazz quali il Mezzrow, il Jazz Forum a New York e il Trumpets di Montclair. Dagli States, il Cool Romantics Tour si trasferisce dunque in Europa, dove è in allestimento un calendario di concerti organizzati dalla Mbm Management di Marco Bisconti; dopo la premiére milanese e la data di Alessandria del 14 aprile, il duo debutterà con il nuovo spettacolo anche in Germania, il 18 aprile a Monaco di Baviera e il 21 a Brema, partecipando alla prestigiosa Jazzahead Clubnight.

Cool Romantics” (Mpi-2017) è il titolo dell’album che sta per essere distribuito in Italia e che completa una trilogia composta da “eMPathia Jazz Duo” (Mpi/Egea 2015), album di esordio del progetto omonimo, cui è seguito “Inside” (Mpi/Onerpm 2016).

In “Cool Romantics” il duo ha raggiunto un perfetto equlibrio di fattori in cui emerge la ricerca dell’essenzialità, grazie ai raffinati arrangiamenti e allo stile peculiare del fingerpicking di Paul Ricci, chitarrista di fama internazionale, e all’approccio estetico-espressivo di Mafalda, intriso da una forte teatralità, che inventa, trasforma, traduce ritmi, timbri e gesti; questa combinazione di elementi crea il linguaggio personale e distintivo di eMPathia.

Sul palco del teatro milanese, situato nel cuore del quartiere Isola e luogo d’incontro delle arti, il duo, supportato dalle preziose sottolineature della tromba del funambolico Giovanni Falzone, musicista di razza dalla personalità prorompente, volteggia tra samba, bossa nova, swing, blues e musica d’autore, firmando inconfondibili interpretazioni che vanno dalla lettura struggente di “Insensatez”, di Antonio Carlos Jobim, al “divertissement” musicale creato in “Via con me” di Paolo Conte e ad una versione piena di temperamento “di Triste sera” di Luigi Tenco.

Mafalda, interprete poliedrica di levatura internazionale, canta nella sua lingua madre, in inglese (“Dindi”, “My shining hour”), in francese (nella rilettura blues di “Nuages” di Django Reinhardt) e in portoghese, sebbene il vero linguaggio di eMPathia sia quello creato dal dialogo tra la sua voce e la chitarra di Paul, le cui linee digradano fino ad accogliere la tromba di Falzone, in un sempre più effuso paesaggio sonoro.

L’incontro tra Mafalda e Paul è avvenuto nel 1996, in Brasile, paese dove lei è famosissima; da allora, ha avuto inizio una parabola artistica sfociata nel loro attuale progetto. La vocalist vanta collaborazioni con Martinho da Vila, Milton Nascimento, Leny Andrade, Toquinho, Guinga, Paulo Moura, Art Hirahara, Jane Duboc, Gene Bertoncini, Gabriele Mirabassi, mentre Ricci ha suonato con Roy Haynes, Kenny Barron, Gary Burton, Sonny Fortune, Bebel Gilberto, Astrud Gilberto, Mino Cinelu, Randy Brecker, Manolo Badrena e il grande Harry Belafonte. Riferendosi alla Minnozzi, il critico musicale Gerlando Gatto ha scritto: “… Mafalda è un artista veramente cosmopolita, che canta in diverse lingue con piena padronanza delle stesse e con estrema disinvoltura … mi viene in mente Caterina Valente …”

 Biglietti on line su Vivaticket.it e nelle prevendite collegate. Info e prenotazioni: +39 02 6901 5733 / fontana.teatro@elsinor.net

 

 

 

Comunicato stampa

Claudia Cantisani, vocalist e compositrice jazz, presenta il suo secondo album al Blue Note di Milano l’8 aprile

BLUE NOTE MILANO : DOMENICA 8 APRILE CLAUDIA CANTISANI PRESENTA IL SUO NUOVO ALBUM

Domenica 8 aprile-ore 21.00- la vocalist e compositrice jazz Claudia Cantisani presenterà nello storico jazz club Blue Note Milano il secondo lavoro discografico, Non inizia bene neanche questo weekend (La Stanza Nascosta Records, 2018), in uscita il prossimo 10 marzo.

Fedele al mood swingante e jazzy, che è il suo marchio di fabbrica, Cantisani proporrà al Blue Note alcuni brani del precedente Storie d’amore non troppo riuscite (Crocevia di Suoni Records, 2014) e del recentissimo Non inizia bene neanche questo weekend (La Stanza Nascosta Records, 2018); non mancherà qualche incursione nei repertori di Conte e Caputo, particolarmente congeniali all’artista, e una personalissima versione della kurtweilliana Mack the knife, già interpretata- tra gli altri- da Ella Fitzgerald, Mina e Marianne Faithfull.

​Cantisani tratta la materia sonora con libertà, trasfondendola- parafrasando Sergio Caputo- in un felicissimo Pop, jazz and love, che vive di incastri perfetti tra ricerca lessicale e melodia catchy, allure rétro e nuova modernità.

ll canzoniere di Claudia Cantisani si pone in una ideale linea di continuità con quella canzone jazzata- la definizione è di Pierluigi Siciliani- che è fiorita nel Belpaese negli anni ’30,’40 (Natalino Otto, Rodolfo De Angelis, Odoardo Spadaro, Fred Buscaglione, Renato Carosone, Virgilio Savona, Lelio Luttazzi, Tata Giacobetti) e che ha conosciuto negli anni una fortuna e uno sviluppo crescenti, delineando quasi un filone espressivo autonomo, caratterizzato dalla progressiva accentuazione – ad esempio con Paolo Conte e Vinicio Capossela, per citarne solo alcuni-della vis cantautorale dell’intreccio.

Immune dall’estetica patinata di certo jazz al femminile-stucchevole nell’esasperazione virtuosistica-la vocalità ludica ed evocativa di Claudia Cantisani, antidiva per eccellenza, disegna, con padronanza e ironia, scenari di irresistibile, autentica levità, intrisi di disimpegno solo apparente (Dimenticare il flamenco) e citazionismo dichiarato (si ascoltino gli incipit de Il mio vecchio coupé e L’entusiasta), vagheggiamento passatista e sberleffo giocoso.

Claudia Cantisani (voce e armonica) sarà accompagnata sul palco da: Felice Del Vecchio-pianoforte / Tony Arco-batteria / Valerio Della Fonte -contrabbasso / Felice Clemente- sax e clarinetto / Andrea Baronchelli- trombone

Ospiti: Franco Finocchiaro-contrabbasso / Antonello Fiamma-chitarra / Martino Pellegrini-violino

Tutte le informazioni sull’evento qui: www.bluenotemilano.com/evento/concerto-claudia-cantisani-8-aprile-2018-milano/

Comunicato stampa

 

Il Trio Mirabassi/Di Modugno/Balducci per l’Anteprima della 31esima edizione del Gezziamoci

 

Non si è mai fermata l’organizzazione dell’Onyx Jazz Club, che torna con la sua rassegna “Gezziamoci. Il Jazz Festival di Basilicata” giunta alla trentunesima edizione. Il festival più longevo del sud Italia ritorna con un concerto anteprima della parte primaverile il 27 marzo 2018 a Casa Cava con il Trio Mirabassi/Di Modugno/Balducci.

Con Gabriele Mirabassi al clarinetto, Nando Di Modugno alla chitarra classica e Pierluigi Balducci al basso elettrico, il palco di Casa Cava, la casa del jazz materano targato Onyx Jazz Club, si anima di mille suoni e colori. Il trio si caratterizza per una spiccata componente melodica e per un forte legame con l’identità italiana e mediterranea, sapendo cogliere la forte connessione fra pugliesità/mediterraneità e un magico Sud America che le rotte dei nostri emigranti hanno reso molto più vicino a noi di quanto si pensi. Un trio che ‘scava nel territorio di origine, e nelle sue melodie ancestrali’ e insieme sa mirabilmente fondere queste ultime ad un’America latina popolata di italiani nomadi e migranti, lì approdati e in un perenne “senso forse vano di sospensione”.

Anche nel 2018 l’Onyx Jazz Club si conferma un’associazione fatta di persone che per passione operano e realizzano un festival dalla durata annuale con una stagione invernale ed estiva. Con uno sguardo sempre attento all’Europa e al ruolo che Matera ricoprirà nel 2019, il Gezziamoci continua ad investire nella cultura e nella musica. Un pensiero che accompagna l’Onyx Jazz Club da oltre trent’anni.

L’Onyx Jazz Club ringrazia Nicola Andrulli per l’ideazione grafica della Trentunesima edizione del Gezziamoci.

 

Secondo @ Zingarò Jazz Club, Faenza

Mercoledì 28 marzo 2018, la stagione dello Zingarò Jazz Club presenta Secondo, il progetto ideato da Claudio Zappi come tributo alla musica di Secondo Casadei. Insieme al clarinettista Claudio Zappi, si esibiranno Alessandro Petrillo alla chitarra, Milko Merloni al contrabbasso ed Enrico Guerzoni al violoncello. La serata è ad ingresso libero con inizio alle 22.

Secondo è un progetto ideato da Claudio Zappi come tributo alla musica di Secondo Casadei. Il folk della Romagna si intreccia con il jazz, tradizionale e moderno, con l’etno jazz, con il rock, con echi classici, soprattutto negli arrangiamenti per gli archi.

Trasversale è l’aggettivo che meglio descrive il progetto Secondo. I famosi brani di Casadei sono stati riarrangiati da Claudio Zappi seguendo il suo eclettismo musicale e la sua inclinazione per il jazz, il latin, il funk e la musica popolare. Si è poi unito l’amico e chitarrista Alessandro Petrillo, la cui esperienza passata è legata al rock progressivo e contaminato del gruppo Transgender, la sua predilezione per le commistioni di genere e la conoscenza del jazz rientrano perfettamente nel progetto. Petrillo ha anche collaborato agli arrangiamenti.

Il quartetto è completato da Milko Merloni al contrabbasso – altro musicista eclettico che spazia dalla classica al jazz al rock – e da Enrico Guerzoni al violoncello – attivo in molteplici ambiti, dalla musica barocca e classica al rock, jazz, pop e etnica e collaboratore per molti anni di Zucchero con cui ha intrapreso anche il suo ultimo World Tour.

Secondo ha vinto il Premio Imola in musica che valorizza «la contaminazione tra le tradizioni popolari emiliano-romagnole e forme contemporanee di musica.» Il disco della formazione è stato pubblicato da Incipit Records ad aprile 2017 con una formazione ampia: oltre ai musicisti già citati, ci sono Gianluca Nanni alla batteria, Luisa Cottifogli alla voce e come ospite Simone Zanchini alla fisarmonica.

La stagione dello Zingarò Jazz Club prosegue, mercoledì 4 aprile 2018, con il concerto del Giacomo Toni Trio, formato dal cantante e musicista Giacomo Toni insieme a Roberto Villa al contrabbasso e a Marco Frattini alla batteria.

Lo Zingarò Jazz Club è a Faenza in Via Campidori, 11.

Saint Louis Big Band dal vivo all’Elegance con il sax di Iñaki Askunze

La Saint Louis Big Band diretta da Antonio Solimene è una formazione orchestrale che rispetta in pieno la struttura classica della big band. La formazione, nata nel settembre del 2007, ha al suo attivo la partecipazione a molti festival jazzistici di grande prestigio e numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale, quali Kurt Elling, Peppe Servillo, Gegè Telesforo, Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco, Marcello Rosa. Javier Girotto ha scelto la Saint Louis Big Band per eseguire ed incidere i brani del suo progetto “Escenas en Big Band”. Ospite della serata il sassofonista spagnolo Iñaki Askunze, che si esibirà nella performance di alcuni brani di sua composizione, unendo il jazz più tradizionale a sonorità di stampo sempre jazzistico, dal sapore spagnoleggiante e mediterraneo; dando al pubblico un assaggio dei suoi sofisticati arrangiamenti e dirigendo l’orchestra di casa nostra.
La Saint Louis Big Band diretta da Antonio Solimene è una formazione orchestrale che rispetta in pieno la struttura classica della big band. La formazione, nata nel settembre del 2007, ha al suo attivo la partecipazione a molti festival jazzistici di grande prestigio e numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale, quali Kurt Elling, Peppe Servillo, Gegè Telesforo, Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco, Marcello Rosa. Javier Girotto ha scelto la Saint Louis Big Band per eseguire ed incidere i brani del suo progetto “Escenas en Big Band”. Ospite della serata il sassofonista spagnolo Iñaki Askunze, che si esibirà nella performance di alcuni brani di sua composizione, unendo il jazz più tradizionale a sonorità di stampo sempre jazzistico, dal sapore spagnoleggiante e mediterraneo; dando al pubblico un assaggio dei suoi sofisticati arrangiamenti e dirigendo l’orchestra di casa nostra.
Sul palco Andrea Di Renzi (basso), Antonio Padovano (tromba), Antony Kuzac (sax), Augusto Ruiz Hernano (trombone), Daniele Natalini (batteria), Diego Bettazzi (sax), Edoardo Impedovo (tromba), Elisabetta Mattei (trombone), Federico Proietti (trombone), Francesco Maresca (sax), Francesco Sposato (piano), Giacomo Campolo (voce), Giulio Bozzo (tromba), Giuseppe Di Pasqua (basso), Giuseppe Scrima (tromba), Ivan Iacobellis (tromba), Leonardo Pruneti (piano), Lorenzo Lupi (batteria), Lorenzo Taddei (chitarra), Luca Padellaro (sax), Luigi Acquaro (sax), Marco Severa (flauto), Neno Coccia (trombone), Tomas Valente (percussioni), Valentina Ramunno (voce) e Iñaki Askunze (sax).

Venerdì 23 marzo
Ore 21.30
Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma
Euro 15 (concerto e prima consumazione)
Infoline + 39 06 57284458