Bernstein, Zirilli, Moroni e Deidda al FolkClub – Torino

 

FolkClub, Torino, ore 2130

Radio Londra

Peter Bernstein, chitarra
Dado Moroni, pianoforte
Dario Deidda, basso
Enzo Zirilli, batteria

Le foto sono di Carlo Mogavero

Prima premessa: il Folk Club a Torino è uno di quei locali in cui ascoltare Jazz è bellissimo. E’ bello entrare in un portone anonimo e scendere le scale per arrivarci. E’ bello lo spazio in cui si svolgono i concerti, è bello stare a contatto con i musicisti sul palco: è un vero Jazz Club, di quelli che potresti trovare anche a Chicago o New York. C’è la giusta atmosfera: tra un set e l’altro si può bere una birra al bancone, ma durante il concerto il silenzio permette di ascoltare (e guardare) senza distrazioni ciò che avviene sul palco. Il patron Paolo Lucà è accogliente e gentile. L’atmosfera è quella dei club degli anni 70 ma senza la puzza di fumo, e con un’organizzazione che non lascia nulla al caso (dall’assegnazione dei posti, alla presenza di un guardaroba). E la musica si sente bene, la programmazione è variata e ricca.

Seconda premessa: Radio Londra è una rassegna preziosa. Come detto più volte il batterista Enzo Zirilli, oramai residente a Londra da anni, esattamente dieci anni fa decise di portare, ad intervalli regolari, sul palco del Folk Club, artisti britannici con cui collabora in Inghilterra a suonare in Italia: spesso sono artisti che qui è raro che vengano. Sono dunque concerti unici, fuori dai circuiti soliti organizzati da uffici stampa e promoter, ed è per questo che una volta l’anno questo blog, e specificamente io Daniela Floris, mi muovo da Roma per ascoltarne almeno uno.

Fatte le dovute premesse, andiamo a parlare del concerto di sabato 10 marzo.

Zirilli, Moroni, Deidda e la guest star Bernstein sono quattro musicisti con una padronanza dello strumento assoluta.
Bernstein è un chitarrista newyorkese quotatissimo che ha all’attivo collaborazioni di lusso, Brad Mehldau, Jimmy Cobb o Diana Krall, tanto per dirne qualcuno, ed è un virtuoso della chitarra, dal suono e dall’impronta molto personali e riconoscibili.
Zirilli è un’ inesauribile fonte di idee, di suoni, percuote la sua batteria in tutti i modi espressivi possibili e percorrendo tutte le dinamiche dal pianissimo al massimo della deflagrazione.
Moroni ha un pianismo personalissimo, travolgente, istintivo, ed è capace di passare dal lirismo più dolce all’ andamento impetuoso con la disinvoltura del fuoriclasse.
Deidda ha una tecnica pazzesca unita ad una fantasia inesauribile e con il suo basso semiacustico (per saperne di più vi riporto a questa intervista a Danilo Gallo) che suonava né più ne meno come un contrabbasso è stato a dir poco funambolico.
Stiamo parlando quindi di un quartetto eccellente.

Dunque, se sabato 10 marzo per caso o per scelta aveste voluto ascoltare un Jazz di alto livello legato alla tradizione, standard di autori come Wes Montgomery, Cole Porter, Wayne Shorter, Benny Golson, Horace Silver, Jerome Kern ed altri ancora; se aveste voluto ascoltare brani strutturati come succede nel Jazz tradizionale (esposizione del tema iniziale – improvvisazione ed assolo in sequenza di tutti e quattro i musicisti – scambi ogni 4 battute tra batteria chitarra o batteria e pianoforte, o batteria e basso, e ritorno al tema iniziale con rallentato finale ); se aveste voluto ascoltare assoli mirabolanti per tecnica e virtuosismo, dinamiche, velocità adrenalinica di esecuzione, o ballad toccanti che si intensificano progressivamente; se aveste voluto ascoltare swing a manetta, walkin’ bass inappuntabili, ghiotti fraseggi chitarristici in stile Wes Montgomery; se aveste voluto vedere musicisti sul palco che si divertono a giocare tra loro percorrendo tutto ciò che è tecnicamente possibile fare col proprio strumento, lasciandovi con la rassicurante cintura di sicurezza di brani celeberrimi; se aveste voluto godervi un bel Missile Blues di Wes Montgomery fatto con tutti i crismi; bene, se aveste voluto tutto questo, questa serata di Radio Londra con Bernstein, Zirilli, Moroni e Deidda sarebbe stata per voi quella giusta, anzi, perfetta. Ma non avreste trovato posto: il locale era sold out. E gli applausi hanno dimostrato che non era sold out a caso: un altro grande successo per questo decimo anno di Radio Londra.







Giuliana Soscia e il suo Indo Jazz Project

Foto di Paolo Soriani

E’ possibile immaginare una musica in cui siano presenti elementi tratti dalla musica indiana classica e dal jazz eseguiti da un gruppo di musicisti provenienti da questi due mondi musicali?

Certo, detta in questo modo, l’impresa sembra al limite del possibile, ma se ad occuparsene è un’artista di grandi qualità compositive e interpretative come Giuliana Soscia allora il discorso cambia. E la prova si avrà lunedì prossimo (19 marzo) quando presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma la Soscia eseguirà il suo “GIULIANA SOSCIA INDO JAZZ PROJECT”.

L’evento è stato presentato ieri (12 marzo) alla stampa nel corso di una conferenza organizzata presso l’ambasciata indiana a Roma alla presenza dell’ambasciatrice della Repubblica dell’India a Roma, Reenat Sandhu, del prof. Fabio Scialpi dell’Università La Sapienza di Roma, del prof. Adriano Rossi e del dott. Francesco Palmieri rispettivamente presidente e addetto stampa dell’ISMEO. I giornalisti erano stati convocati per illustrare le iniziative promosse nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni delle relazioni Italia – India. Così questa sera alle ore 21, ad ingresso libero, presso l’Accademia Filarmonica Romana ci sarà “A Symphony in Serenity”, un concerto di musica classica indiana del musicista e virtuoso Partho Sarothy al sarod accompagnato da Anandi Chowdhury alle tabla e Ashis Paul al tanpuri. Il concerto è di quelli da non perdere data la statura artistica di Partho Sarothy considerato a ben ragione uno dei più importanti musicisti indiani contemporanei.

Venerdì 23 e sabato 24 marzo presso il Teatro di Villa Torlonia e sempre ad ingresso gratuito, potremo assistere ad uno spettacolo di danza e musica.

Ma veniamo all’evento che più ci interessa in questa sede, vale a dire il progetto di Giuliana Soscia di cui in apertura, progetto presentato dall’Ambasciata della Repubblica dell’India a Roma e dall’ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente).

Per i lettori di “A proposito di jazz”, Giuliana Soscia è nome familiare dal momento che tante volte è stata oggetto delle nostre recensioni in relazione a concerti e produzioni discografiche. Ciò non toglie che sia comunque il caso di ribadire come la Soscia, diplomata nel 1988 in pianoforte con il massimo dei voti presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, abbia poi intrapreso una brillantissima carriera di fisarmonicista ottenendo straordinari successi nel mondo del jazz… senza comunque del tutto abbandonare il suo coté classico. Ed è proprio da questa doppia valenza di grande fisarmonicista jazz ma anche di apprezzata compositrice e pianista classica che prende le mosse il progetto dedicato alla musica classica indiana.

L’idea comincia a prendere corpo nel 2016, quando in occasione della Festa della Donna, Giuliana si esibisce in un prestigioso tour in India valorizzando il ruolo della donna anche nel mondo del jazz; forte di questo “messaggio” si esibisce in alcuni importanti teatri indiani. L’esperienza indiana si ripete pochi anni dopo: è il febbraio di quest’anno quando l’artista è chiamata ad un altro tour promosso dall’ Ambasciata d’Italia in India, dal Consolato Generale d’Italia di Mumbai e di Calcutta, dagli Istituti Italiani di Cultura di New Delhi e Mumbai. Ed è quindi Giuliana Soscia con il suo concerto ad aprire le Celebrazioni dei 70 anni di Relazioni Diplomatiche tra Italia e India, il 3 febbraio presso “The India Council for Cultural Relations” di Kolkata, il 7 febbraio presso “India Habitat Centre, Stein Auditorium” di New Delhi e il 9 febbraio nell’ambito del Festival “16th East West Music & Dance Encounters from Feb 4 – 18, 2018” a Bangalore.

Adesso è la volta dell’Italia; come accennato in apertura lunedì 19 marzo la Soscia sarà all’Auditorium Parco della Musica coadiuvata da Mario Marzi uno dei più importanti sassofonisti di area classica, Paolo Innarrella flautista che tutti gli appassionati di jazz conoscono assai bene (nonché specialista di bansuri), Rohan Dasgupta al sitar, Marco de Tilla al contrabbasso e Sanjay Kansa Banik alle tabla. Credo non sia neppure il casso di aggiungere che si tratta di un’occasione unica, da non perdere.