Nella musica di Randy Weston il mistero dell’amore

 

“The Power of Music”, “the Power of Spirit”: queste due frasi  potrebbero sintetizzare il radioso, energetico, coinvolgente concerto del Randy Weston’s African Rhythms Quintet alla Casa del Jazz il 19 luglio, per il “Roma Jazz Festival 2018. Jazz Is Now”.

Il direttore artistico Mario Ciampà ha in breve presentato il recital, affermando di aver fortemente voluto la presenza di Weston – splendido novantaduenne, nato lo stesso anno di Miles Davis – proprio nella dimensione contemporanea del jazz esplorata dal festival; è quella che nella programmazione vede, tra gli altri, Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso, Corey Harris acoustic trio, il settetto di Vijay Iyer, i Five Elements di Steve Coleman e la New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini. In questa “cornice” il pianista e compositore afroamericano rappresenta sì la “tradizione” ma non il “mainstream”, perché la ricerca e il valore delle musiche westoniane sono duraturi e si sviluppano in un percorso Africa-Afroamerica cominciato nei tardi anni ’50 e nutrito da innumerevoli esperienze, progetti, organici, iniziative. Tutto nel nome di una rigorosa coerenza che ha guidato Weston a generare la propria musica senza nessuna concessione al “mercato” o alle “tendenze”, in un’ampia dimensione che rivendica e valorizza l’enorme contributo dato dall’Africa e dai suoi “figli diasporici” alla storia dell’umanità, dalla musica all’economia.

Pubblico abbastanza numeroso e piuttosto partecipe, considerando la situazione jazzistica romana che soffre – in questo luglio – per eccesso di proposte, per la mancanza di una “cabina di regia” (strutture museali che fanno rassegne musicali…), per il conflitto fra concerti gratuiti e a pagamento, per i prezzi non differenziati (perché non fare biglietti ed abbonamenti “giovani”?), insomma per una situazione complessiva che tende ad affastellare date (spesso in concorrenza) e a non valorizzare gli artisti. Lo stesso “Roma Jazz Festival” ha dovuto annullare (e sostituire) l’annunciato concerto dei Freexielanders, da tempo in cartellone, dopo che i musicisti non hanno accettato il tardivo cambio delle condizioni d’ingaggio, con inevitabili code polemiche.

Si diceva del repertorio di Weston e dei suoi African Rhythms: l’ottimo T.K.Blue (sax alto e flauto), l’originale Billy Harper (sax tenore; collaboratore del pianista dal 1972), Alex Blake (contrabbassista virtuoso ed estroverso, dalla tecnica chitarristico-percussiva) e Neil Clarke (percussioni, infaticabile ma in alcuni episodi troppo presente). Randy Weston ha proposto, insieme al ben affiatato gruppo, lunghi brani “storicizzati” che, però, nei rispettivi arrangiamenti (uno della compianta ed eccellente Melba Liston) e nella concreta, vivace e dialettica esecuzione non hanno mostrato rughe. Si parla del fiammeggiante “African Cookbook” (nell’album omonimo del 1964), dell’orchestrale e trascinante “African Sunrise” che rievoca le atmosfere afrolatine di Dizzy Gillespie e Machito (si trova, tra l’altro, nel doppio “The Spirit of Our Ancestors”, 1992), della ballad in tempo dispari “Hi-Fly” (incisa nel 1958), del corposo “Berkshire Blues” che dà il titolo ad un long playing Black Lion del 1965, di “Blue Moses” ispirato alla musica devozionale gnawa (nel nord dell’Africa; il pezzo risale agli anni ‘70) e, come bis, del lento, mistico, profondo “The Mistery of Love” del compositore ghaniano Guy Warren (inserito nel disco “Highlife”, registrato nel 1963 dopo uno dei primi viaggi di Weston in Africa).

Occorrerebbe troppo spazio per descrivere in dettaglio ciascuno dei sei brani ma su qualche prassi esecutiva è utile soffermarsi per avere un quadro della musica westoniana e del suo livello. Intanto il pianista ha ancora oggi un carisma fortissimo, sa comunicare con semplicità ed efficacia, dirige i suoi musicisti con piccoli cenni e lascia loro ampi spazi, si ritaglia rari momenti solistici ma costruisce il tessuto vivo della musica a livello armonico, timbrico e ritmico: non a caso è un discepolo di Duke Ellington e Thelonious Monk. Gli African Rhythms non utilizzano batteria ma un set di percussioni (congas, soprattutto, ma anche bongo, timbales e piatti): ciò evita un drumming jazzistico (tranne in rare situazioni) e favorisce una costruzione poliritmica dei brani, vivida e stratigrafica. Spesso i pezzi sono introdotti da preludi pianistici a tempo libero, delle autentiche e vertiginose escursioni in cui Weston accenna alla melodia del pezzo variandola già in modo radicale, inserendo i trilli, le ottave contrapposte, i ribattuti, i cluster e le dissonanze che seducono e rapiscono chi ascolta.  Le composizioni sono strutturate in più episodi scanditi dalla presenza dei due fiati usati in varie combinazioni: T.K.Blue ha uno stile alla Johnny Hodges ma modernizzato mentre Billy Harper evoca la lezione di Sonny Rollins però come prosciugata, essenzializzata. Antifonia, senso del blues e polifonia sono spesso presenti, come una dimensione ritmico-danzante: a volte il pianista sospende la sua azione e ascolta, compiaciuto, il gruppo, accennando qualche movenza di danza. Le alternanze tra tempi liberi e fortemente scanditi è un altro elemento della musica caleidoscopica di Weston, una miscela di collettivo e individuale che è l’essenza del jazz. A volte le personalità esplodono, come nel caso del funambolico Alex Blake il cui contrabbasso diventa chitarra flamenca, gumbri (strumento gnawa), percussione. Innumerevoli i momenti pregevoli ma chi scrive ha apprezzato – in un generale alto livello espressivo – l’esplosiva sezione B di “African Cookbook”, tutti i “preludi/introduzioni” di Randy Weston, sempre altamente ispirati ed intensi, il formidabile senso del blues collettivo, l’alternarsi di quattro battute tra T.K.Blue e Blilly Harper in “Hi-Fly”, il misticismo di “Blue Moses”, la potenza spirituale e melodica di “Mistery of Love”.

Una vita in un concerto, senza retorica e senza presunzione, con una freschezza ed un’immediatezza che rendono Weston e la sua musica campioni di una “saggezza giovanile”, di un desiderio di vivere e di suonare che sembra abbattere il tempo e lo spazio, una musica per tutti gli uomini e contro tutte le violenze: “Mistery of Love”.

22 luglio: una grande domenica al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2018
Panorama Music
e
Valli del Noce
presentano:

Domenica 22 luglio 2018
ore 12
Buffaure
Pozza di Fassa (TN)

DOLOMITI BRASS QUINTET

ore 14.30
Lago di Tovel
Ville d’Anaunia (TN)
In caso di pioggia: Teatro Parrocchiale di Tuenno

BIG BAND GIOVANILE DELL’ALTO ADIGE

ore 15.30
Spiaggia del Centro Visitatori
Lago di Tovel

HELGA PLANKENSTEINER & REVENSCH

Una domenica di jazz! TrentinoInJazz presenta un cartellone perfetto per i weekend in compagnia di ottima musica, e anche domenica 22 luglio ci saranno due iniziative in luoghi e per palati differenti. A mezzogiorno al Buffaure nuovo appuntamento con Panorama Music, la sezione che si svolge nel palcoscenico naturale delle Dolomiti della Val di Fassa, organizzata dalle società di impianti a fune della Val di Fassa, con la direzione artistica di Enrico Tommasini. Il Quintetto Dolomiti Brass, nato in concomitanza con il Primiero Dolomiti Festival (rassegna Internazionale dedicata agli ottoni), è un gruppo cameristico formato da musicisti provenienti da diverse esperienze professionali. Mirko Bellucco e Renato Pante (tromba), Stefano Rossi (corno), Mauro Piazzi (trombone) e Roberto Ronchetti (tuba) vantano un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero, maturata sia in veste orchestrale che solistica, con formazioni di prestigio quali La Fenice di Venezia, La Scala di Milano, Accademia di Santa Cecilia di Roma e Maggio Fiorentino di Firenze. Hanno al loro attivo numerose registrazioni discografiche e ricoprono tutt’ora ruoli didattici e artistici di primo piano. Il quintetto presenta un repertorio che spazia dal classico al moderno, dalla musica popolare alla colonna sonora curando particolarmente l’arrangiamento dei brani proposti. I concerti Panorama Music sono gratuiti. Il biglietto di andata/ritorno degli impianti di risalita è a carico dei partecipanti. In caso di maltempo il concerto si terrà presso il Padiglione Manifestazioni di Pozza di Fassa alle ore 14.30.

Terzultimo appuntamento per i concerti delle Valli del Noce con un evento all’aperto al Lago di Tovel. In apertura la Big Band Giovanile dell’Alto Adige: tredici giovani musicisti, tra i 16 e i 21 anni, diretti da Helga Plankensteiner in persona, che suonano composizioni e arrangiamenti originali dei più famosi musicisti jazz della regione (Stefano Colpi, Michael Lösch, Bernhard Brugger, Florian Bramböck, Damian Dalla Torre). Un concerto itinerante che rievoca la gioia dei primi tempi del jazz, quelli delle marching band. Formazione composta da Tobias Leiter, Stefano Eccher (tromba), Joy-Kirstin Schulte, Sofia Carlone, Felix Nussbaumer, Alex Radmȕller, Johannes Winkler (sassofono), Michael Taschler, Stefan Kamelger (trombone), Tobias Psaier (pianoforte), Victoria Winkler (basso), Valentin Ambach (batteria). Nel pomeriggio tocca proprio alla direttrice Helga Plankensteiner, che porta al TrentinoInJazz un progetto consolidato e amatissimo, quello di Revensch, artefice di un repertorio che spazia tra dixieland, klezmer e chanson degli anni venti, come la Moritat di Brecht /Weill, Smile di Charlie Chaplin, brani del repertorio di Marlene Dietrich e qualche brano originale. Un incontro/scontro tra generi musicali differenti, tra divertimento, ironia, rigore e grande professionalità. Con la fiatista ci saranno straordinari strumentisti quali Paolo Trettel (tromba), Hannes Mock (trombone), Michael Engl (tuba), Michael Lösch (pianoforte e fisarmonica), Paolo Mappa (batteria).

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 lunedì 23 luglio: Sonata Islands a Comano (TN).

Celano Jazz Convention. I concerti

Dal 26 al 29 luglio 2018, si terrà a Celano la prima edizione di Celano Jazz Convention. Il direttore artistico del festival, il chitarrista Franco Finucci, ha scelto una strada doppia per lanciare questa nuova iniziativa: da una parte con i concerti che si terranno sul palco di Piazza San Giovanni e, dall’altra, con le Masterclass dedicate ai giovani jazzisti. In entrambi i casi, la linea tracciata da Finucci propone un percorso di altissimo livello con la presenza di alcuni tra i nomi più eccellenti del panorama jazzistico italiano. Inoltre va sottolineata la mediapartnership con il webmagazine Jazz Convention.

Si comincia giovedì 26 luglio con Triology, concerto che vedrà impegnati Paolo Damiani, Rosario Giuliani e Francesco Merenda. Il repertorio si basa quasi interamente sulle composizioni dei tre solisti, andando a riprendere sia brani giù pubblicati nei lavori dei tre musicisti che inediti nati appositamente per la formazione. Pur essendo fortemente strutturate, le copmosizioni scelte permettono ai musicisti di generare spazi sonori aperti e flessibili grazie alle linee del contrappunto: in questo modo, il respiro e il gesto improvviso danzano liberamente. Si crea così un territorio di confine in cui la cantabilità delle composizioni non rinuncia mai alla ricerca, intesa soprattutto come ascolto curioso, invenzione e stupore. Paolo Damiani e Rosario Giuliani collaborano da tempo in duo ed entrambi hanno già avuto modo di collaborare con Francesco Merenda, batterista classe 1987, considerato senz’altro tra i giovani talenti più interessanti del panorama europeo.

Venerdì 27 luglio sarà il turno del trio guidato dal pianista Luca Mannutza. Il percorso disegnato da Mannutza affianca composizioni originali e standard riletti secondo una visione moderna del piano trio, insieme a Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Marcello Di Leonardo alla batteria. Il pianista si è avvicina al jazz nel 1990, assecondando una naturale predisposizione all’improvvisazione e alla creatività. Sin dalle prime collaborazioni con il sassofonista argentino Hector Costita e il trombettista statunitense Andy Gravish e dai concerti tenuti al fianco dei migliori jazzisti italiani – tra cui Paolo Fresu, Emanuele Cisi, Maurizio Giammarco, Bebo Ferra – si riconosce uno stile sempre elegante e ricercato. Mannutza è tra i pianisti più in vista sul panorama italiano e internazionale come attestano gli incontri musicali con Max Ionata, Lorenzo Tucci, Luca Bulgarelli, Nicola Angelucci, Roberto Gatto, Mario Biondi, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Marco Tamburini, Rosario Bonaccorso, Jeremy Pelt, Steve Grossman e moltissimi altri, sia nelle formazioni guidate da lui che come sideman.

Sabato 28 luglio con il concerto del chitarrista Umberto Fiorentino in trio con Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Marcello Di Leonardo alla batteria. Umberto Fiorentino, chitarrista e compositore, ha esordito negli anni settanta al fianco dei suoi coetanei dell’area romana come Roberto Gatto e Danilo Rea. Negli anni ottanta partecipa, soprattutto con la formazione Lingomania, a una innumerevole quantità di concerti, rassegne internazionali ed esibizioni radiofoniche e televisive italiane ed estere, riscuotendo grandi riscontri di pubblico e critica. In veste di Leader e side man ha avuto collaborazioni con grandi nomi quali: Paolo Fresu, Enrico Rava, Mike Stern, Manu Roche, Rita Marcotulli e moltissimi altri. Ha anche occasione di partecipare ad alcune importanti produzioni nell’ambito della musica pop e, in particolare, nei lavori di Mina. Ha pubblicato diversi libri, video e metodi di didattica musicale, ha collaborato alla rivista “Chitarre” pubblicando più di 80 articoli di carattere didattico e insegna da molti anni presso le più prestigiose scuole di musica italiane.

Celano Jazz Convention si concluderà infine, domenica 29 luglio, con l’esibizione di Sonic Latitudes, il duo formato da Marco Di Battista al pianoforte e Franco Finucci alla chitarra. L’esplorazione musicale di Finucci e Di Battista passa attraverso la conoscenza reciproca, la pratica del duo, l’interesse comune per la melodia: i due musicisti disegnano la tessitura di un dialogo maturo, coinvolgente dal punto di vista ritmico, sempre ricco di soluzioni armoniche raffinate. Il senso melodico si riflette in brani dalla concezione personale dove si uniscono gli spunti provenienti dal jazz contemporaneo e dall’attualità musicale con le necessità del supporto ritmico, dell’incrocio armonico, del sostegno alle improvvisazioni, delle questioni poste da una formazione esigente e scarna come il duo.

Ogni sera, poi, al termine dei concerti, si aprirà la jam session presso l’Osteria degli Artisti. Tutti i concerti sono ad ingresso gratuito e, in caso di pioggia, si svolgeranno presso l’Auditorium Enrico Fermi.

Come si diceva sopra, a fianco dei concerti delle jam session e delle attività collaterali, si sviluppa il percorso didattico voluto da Franco Finucci: tutti i musicisti presenti nel programma, infatti, condurranno masterclass di strumento e seminari sull’improvvisazione. In questo modo, durante i tre giorni del festival, Celano diventerà una vera e propria cittadella del jazz, con la presenza di jazzisti già affermati e di giovani talenti che verranno a studiare insieme a loro. La squadra dei docenti è di assoluto livello e annovera la presenza di Paolo Damiani, Marco Di Battista, Rosario Giuliani, Marcello Di Leonardo, Luca Mannutza, Umberto Fiorentino e Gabriele Pesaresi.

Una prima edizione di grande spessore. Il disegno del direttore artistico Franco Finucci di un punto di partenza sul quale costruire un percorso di lunga gittata, capace di unire qualità musicale, accoglienza e promozione del territorio.

Celano Jazz Convention
il programma dei concerti

giovedì 26 luglio
Paolo Damiani/Rosario Giuliani/Francesco Merenda. Triology

27 luglio 2018
Luca Mannutza Trio

28 luglio 2018
Umberto Fiorentino Trio

29 luglio 2018
Marco di Battista & Franco Finucci. Sonic Latitudes

 

 

 

Majazztic Quartet e FaRe Jazz Big Band al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2018
Valsugana JazzTour
e
Associazione FaRe Jazz
presentano:

Venerdi 20 Luglio 2018
Ore 21.00
Piazza delle Scuole (Tendone)
Grigno Valsugana (TN)

MAJAZZTIC QUARTET

Sabato 21 Luglio 2018
Ore 20.45
Piazza Municipio (Via Alberé)
Tenna (TN)

In caso di cattivo tempo il Concerto si terrà nella Pagoda del Parco urbano di Tenna.

FARE JAZZ BIG BAND LATIN PROJECT
feat. ANTONIO MOLINA

Presenta e canta: Damiana Dellantonio
Direttore: Stefano Colpi

Venerdì 20 luglio 2018 parte una nuova sezione del TrentinoInJazz 2018, ovvero la più longeva, un pezzo di storia del jazz nostrano: Valsugana Jazz Tour, giunto alla Sedicesima Edizione, organizzato come sempre da Associazione FaRe Jazz. E’ la parte del lungo cartellone del TrentinoInJazz concentrata nei comuni della Valsugana, e parte venerdì 20 luglio con un’anteprima succulenta: il Majazztic Quartet a Grigno Valsugana. E’ un quartetto trentino di area pop-funk attivo dal 2012, con un repertorio dedicato a grandi nomi come Stevie Wonder, Michael Jackson, Jamiroquai e altri.Provenienti dal jazz, i quattro membri propongono una serie di arrangiamenti e rivisitazioni dei brani più conosciuti agli amanti del genere: Roberto Dassala (basso), Marco Mattia (tastiere), Enrico Desilvestro (batteria) e la vocalist Damiana Dellantonio.

Damiana Dellantonio sarà anche la voce del secondo concerto del Valsugana Jazz Tour, sabato 21 a Tenna: la FaRe Jazz Big Band, diretta da Stefano Colpi, con lo special guest cubano José Antonio Molina in una serata speciale dedicata al latin-jazz. Attiva dai primi anni 2000, la FaRe Jazz Big Band nacque a Pergine dai laboratori di improvvisazione jazz della Scuola Civica “Camillo Moser” e nel corso degli anni l’ensemble di giovani musicisti ha familiarizzato con repertori di brani storici, da Count Basie a Duke Ellington e Stan Kenton, con la guida di Roberto Di Marino. Dopo un periodo di direzione affidata al trombettista americano J Kyle Gregory, la Fare Jazz Big Band è attualmente diretta da Stefano Colpi, con un organico di diciotto elementi che ha lavorato anche sul repertorio di Bob Mintzer e di Gorni Kramer con Renzo Ruggieri. Nel “Progetto Latino” l’orchestra eseguirà famosissimi brani della musica latina (Besame Mucho, Mambo Jumbo, Mambo Number Five, Manteca, Perfidia ecc.) nella versione originale delle orchestre di Perez Prado, Tito Puente e della regina del salsa Celia Cruz. Ospite di eccezione il percussionista cubano Josè Antonio Molina, straordinario conoscitore della tradizione musicale del suo paese. Formazione: Nicola Piras, Lorenzo Sighel, Adriano Corà, Luca Boninsegna (sassofoni), Alessio Tasin, Michele Tamanini, Emiliano Tamanini (trombe), Demetrio Bonvecchio, Fabrizio Carlin, Fabio Beber (tromboni), Andrea Oss (chitarra), Angelo Giacomozzi (piano), Chiara Brighenti (contrabbasso), Thomas Samonati (batteria).

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 domenica 22 luglio: Big Band Giovanile Alto Adige e Helga Plankensteiner & Revensch al Lago di Tovel (TN), Dolomiti Jazz Quintet a Pozza di Fassa (TN).

Inside Jazz Quartet e Nilza Costa al TrentinoInJazz 2018

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Valli del Noce Jazz
presentano:

Venerdì 20 luglio 2018
ore 21:00
Cortile di Palazzo Parisi
Via Roma 24
Denno (TN)

In caso di pioggia: Teatro Comunale

INSIDE JAZZ QUARTET

Sabato 21 luglio 2018
ore 21:00
Santuario di S. Romedio
Sanzeno (TN)

In caso di pioggia: Casa de Gentili

NILZA NASCIMENTO COSTA

Ingresso gratuito

Uno splendido fine settimana nelle Valli del Noce con due ottimi concerti: il programma del TrentinoInJazz 2018 è sempre sorprendente, venerdì 20 e sabato 21 luglio ospita due appuntamenti imperdibili, che caratterizzano fortemente il cartellone di questa nuova edizione. Parliamo di Inside Jazz Quartet e Nilza Nascimento Costa!

Venerdì 20 luglio, Denno. Un ensemble come Inside Jazz Quartet non ha certo bisogno di presentazioni: Tino Tracanna (Sassofoni), Massimo Colombo (Pianoforte), Attilio Zanchi (Contrabbasso) e Tommaso Bradascio (Batteria) sono quattro personalità fondamentali per il jazz nostrano ed europeo, sia per il proprio percorso personale che per le numerose collaborazioni incrociate negli anni. Il nuovo album Four By Four (Abeat Records) è un tributo ad alcuni fra i più importanti compositori jazz del Novecento: Billy Strayhorn, Charles Mingus, Dave Holland e Kenny Wheeler, omaggiati con due pezzi scelti da ogni membro del quartetto e con un brano originale a testa, ispirato allo stile di questi grandi maestri. Inside Jazz Quartet abolisce il tradizionale concetto di leader e sideman e favorisce l’agire dei singoli in modo completamente equiparato: interagiscono fra di loro come non mai, un interplay naturale e fluido con scambi di frasi ritmiche e armoniche che si ripetono come cercarsi l’un l’altro, il tutto come fosse un unico vedere, sentire, abbracciare la forza del jazz su un’unica strada.

Sabato 21 luglio, San Romedio. Dal Brasile arriva Nilza Nascimento Costa, una voce profonda e scura, nata vicino al mare di Ondina a Salvador de Bahia con il cuore che pulsa per l’Africa. E’ cresciuta in una città brasiliana fortemente influenzata dalle tradizioni “africane” presenti nel Candomblé, nella Capoeira, nel Samba Duro, nel Maculelé e nelle Cantigas de roda. Musiche ispirate ai ritmi e alle danze sacre del Candomblé mescolate sapientemente alle sonorità della cultura popolare brasiliana e lusofona, dove si insinuano con libertà contaminazioni di rock, blues, reggae, jazz. I suoi testi sono in portoghese, yorubà (lingua dialettale dell’Africa nord-occidentale, approdata nei campi di lavoro brasiliani negli anni dello schiavismo) e italiano. Con lei Massimo Zaniboni (sassofono), Daniele Santimone (chitarra), Roberto Rossi (batteria).

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 domenica 22 luglio: Big Band Giovanile Alto Adige e Helga Plankensteiner & Revensch al Lago di Tovel (TN), Dolomiti Jazz Quintet a Pozza di Fassa (TN).

Randy Weston Un maestro che non ha rivali

 

Al Roma Jazz Festival (Casa del Jazz, 19 luglio, ore 21), il pianista-compositore afroamericano Randy Weston si presenta con il suo quintetto, gli African Rhythms. E’ un gruppo formato da musicisti con cui vanta una lunga collaborazione ed una profonda empatia: Neil Clarke (percussioni e trombone), Alex Blake (contrabbasso), T.K. Blue (sax alto) e Billy Harper al sax tenore, con cui aveva già suonato in duo il 19 maggio scorso a Vicenza. Sull’esibizione del duo al teatro Olimpico vicentino (per il Vicenza Jazz Festival) i nostri lettori hanno potuto seguire un ampio reportage di Daniela Floris, con foto di Daniela Crevena.

Randy Weston, dopo Roma, sarà al jazz festival di Nizza (21 luglio) e con la stessa formazione che suona in Europa (meno Harper) si è già esibito di recente a New York (il 7 luglio, al Jamaica Performing Arts Center). In maggio, sempre nella Big Apple, ha ricevuto l’importante “Founders Award” dall’istituzione “The Jazz Gallery. Where the Future Is Present”; tra i “titolati” anche Eddie Palmieri, Terrilyne Carrington e Bruce Gordon. Il pianista – instancabile – ha, peraltro, da pochissimo editato (etichetta Africanrhythms) un doppio cd: “Sound”, trentanove tracce, soprattutto dal vivo, in cui suona in solitudine. Sta, peraltro, scrivendo un libro che si chiamerà “African Spirituality”.

Il recital romano del 19 luglio è davvero imperdibile, perché il pianista afroamericano è da tempo assente dalla scena romana e perché, a novantadue anni, Randy Weston è ancora straordinario nel proporre il suo originale jazz, una sintesi sublime e unica tra Africa ed Afroamerica. Un “maestro” che non ha rivali.