I nostri CD

I NOSTRI CD

Paolo Fresu Devil Quartet – “Carpe Diem” – Tûk Music.

Carpe Diem, se vogliamo, è il detto latino più jazz che ci sia. Nel senso che quel “cogli l’attimo” di oraziana memoria sintetizza il modo di essere e di operare istantaneo proprio della musica afroamericana. Ma “Carpe Diem” è anche l’album che il Paolo Fresu Devil Quartet licenzia per la Tûk Music all’insegna del tutto acustico. Una formazione rodata in tre compact e in una dozzina d’anni d’attività che, fra le varie situazioni e progetti del trombettista sardo, rappresenta uno dei fiori all’occhiello.
Saranno la sensibile manualità del chitarrista Bebo Ferra (che firma il brano ‘Enero’), il timing rarefatto del contrabbassista Paolino Dalla Porta (autore di ‘Ottobre’, ‘Lines’ e ‘Secret Love’), il raffinato gusto ritmico del batterista Stefano Bagnoli (sua è ‘Ballata per Rimbaud’) fatto è che l’insieme “diabolico”, sotto la navigata conduzione di Fresu, funziona come un miracolo di sinergie. La composizione che risulta esser più dentro “l’attimo fuggente” è ‘Dum loquimur Fugerit invida Aetas’ ovvero mentre parliamo il tempo invidioso (o avido) sarà già passato; dove il quartetto declina, nel significato di declinazione, la propria idea di musica omogenea e poetica, fatta di astrazioni sfumate e gradazioni armoniche, di chiaroscuri e slittamenti melodici, di pause e “pieni” strumentali. Tutto ciò mentre la tromba di Fresu, autore di 5 brani sui 14 del compact, investiga, intercetta, si autoriflette nel suono prodotto, esponendolo ai più.

Hobby Horse – “Helm” – Auand Records/Rous Records

Hobby Horse, nome del trio di Dan Kinzelman (sax), Joe Rehmer (bass) e Stefano Tamborino (dr.), non va tradotto in italiano ” fissazione” perché se no sarebbe stato scritto hobbyhorse. Epperò quest’ultimo termine in qualche modo torna utile nel definire la musica del gruppo nel nuovo album “Helm” editato per i tipi della Auand/Rous Records, il sesto in otto anni di attività. Ma nel senso che i musicisti “fissano” un proprio metodo di lavoro che è un misto di libertà e aggregazione per produrre quella mutante pulsazione musicale, ibrida di materiali tech e sorgenti musicali (minimale, cyber funk, rock, jazz) che prefigura a sprazzi una sorta di medioevo prossimo venturo sonoro di cui l’elmo in copertina è rappresentazione simbolica di difesa/offesa. All’interno del disco sei original di cui quattro scritti da Kinzelman (tre in solitudine e l’altro in collaborazione con Joe Rehmer), un quinto di Stefano Tamborrino e un sesto attribuito a Rehmer, Bosetti e Tamborrino; ma non basta ché ritroviamo anche i riferimenti poetici a Robert Wyatt in ‘Born Again Cretin’ e alla fine, nel brano n. 7, i versi di ‘Evidently Chickentown’ contenuto nell’album “Snap, Crackle & Bop” (1980) del poeta punk inglese John Cooper Clark, che paiono stigmatizzare come voce, testo, contenuti restino coinvolti nel progetto-non progetto. Il lungo bordone finale appare un pendolio fra sonorità arcaiche (mutetos/raga) e proprie di mondi alieni, in quella che è, per la formazione, un’avvincente odissea nello spazio interno al caotico panorama delle nuove espressioni artistiche dell’era multimediale.

Helga Plankesteiner – “Plankton, Lieder/Songs” – Jazzwerkstatt,

Ma Schubert è … jazzabile? A vedere anzi a sentire la sassofonista e vocalist altoatesina Helga Plankesteiner pare proprio di sì. Ci aveva già provato due anni fa col progetto “Schubert in love” dedicato ai lieder del grande compositore viennese.
Un’idea alquanto spregiudicata che nei fatti trova applicazione certa. Vero è che interpretare un autore classico col linguaggio del jazz, non è una novità. Ma perché proprio Schubert? Bill Evans lo amava, ma non può bastare. Sarà che la musica di Schubert ha un che di instabile e inesplorato, è ricca di invenzioni e rivelazioni, è complessa anche se semplice in apparenza. Adorno ne parla in termini di “the mimic par excellence” analizzandone i processi creativi. Questa indefinizione e magmaticità è carattere che può autorizzarne la rielaborazione come nel caso in esame.
Dei 603 lieder di Schubert la musicista ne ha selezionati alcuni per un album che si consiglia di ascoltare confrontando versione classica (anche su youtube) e jazzata per individuare le variazioni apportate all’originale. Un esempio: ‘Der Greise Kopf/ The old’s man head’ perde ogni seriosità e si trasforma in una sorta di Nouvelle Orleans in salsa teutonica. E così più avanti altre sorprese. Fino a delineare il lieder romantico come una possibile forma del jazz, songs, con buona pace dei puristi. Nella formazione figurano il trombettista Matthias Schriefl, il trombonista Gerard Gschlöbl, il chitarrista Enrico Terragnoli, l’autore degli arrangiamenti Michael Lösch all’hammond e Nelide Bannello alla batteria. Nell’album anche una lirica di Heine e una composizione di Bruhne.

Tiziano Popoli e Vincenzo Vasi al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Ai confini e oltre
presentano:

Sabato 29 settembre 2018
ore 17.00
Sala Sosat
Via Malpaga
Trento

Muti Musicati – In motocicletta sulle Dolomiti

Con Tiziano Popoli e Vincenzo Vasi

Sabato 29 settembre a Trento si apre Ai confini e oltre, la nuova sezione del TrentinoInJazz 2018 che si svolgerà in città e a Rovereto con l’obiettivo di far dialogare aree musicali ed extra tra jazz, avanguardie e cinema. Primo appuntamento con Tiziano Popoli e Vincenzo Vasi, che musicheranno In motocicletta sulle dolomiti, un documentario sceneggiato e diretto da Lothar Rubelt (Austria, 1926, 46 min, BN), la cui copia originale è conservata presso il Filmarchiv Austria a Vienna.

Un gruppo di entusiasti motociclisti viennesi progetta di realizzare un film sulle Dolomiti. Dopo avere superato intoppi e contrattempi burocratici, con mezzi tecnici ridotti e in appena due settimane, la troupe lo concretizza. La comitiva parte da Vienna, attraversa il confine, tocca Cortina d’Ampezzo e il Lago di Misurina, scala l’altopiano delle Tofane passando accanto ai resti recenti della Prima Guerra e raggiunge il Rifugio Cantore a 2588 metri sul livello del mare. Riprese di ambienti montani, passione per viaggio e motori si fondono in questo documentario che per qualità e tematiche rappresenta un unicum nella cinematografia sportiva dell’epoca. Le star del film sono le moto, presenti in quasi tutte le inquadrature e i paesaggi alpini che incantano i protagonisti come gli spettatori.

Il Centro Audiovisivi di Bolzano ha curato l’edizione di In motocicletta sulle Dolomiti nel 2003 in collaborazione con il Filmarchiv e ha commissionato la colonna sonora a Tiziano Popoli. In questa edizione “live” del film la sonorizzazione nasce dall’incontro tra il theremin, il basso e l’elettronica di Vasi e il pianoforte, i sintetizzatori e i giocattoli sonori di Popoli, nell’intreccio tra temi musicali scritti e composizione istantanea; tra sonorità acustiche ed elettroniche. Tiziano Popoli e Vincenzo Vasi collaborano da molti anni e hanno creato le musiche per molti film muti, tra cui L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, Der Golem, wie er in die Welt kam di Paul Wegener, Das Cabinet des Dr. Caligari di Robert Wiene, Kreuzspiel di Ludwig Hirschfeld-Mack, Filmstudie di Hans Richter, Ein Lichtspiel schwarz-weiss-grau di László Moholy-Nagy e Blue Movie di Marc Adrian.

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 sabato 6 ottobre: Osso, Mastrosso e Carcagnosso a Trento.