In arrivo a Pescara la diciannovesima edizione di Jazz ‘n Fall con Antonio Sanchez, Fabrizio Bosso e uno sguardo ai nuovi talenti del jazz italiano

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Mercoledì 14 novembre si apre a Pescara la diciannovesima edizione di Jazz ‘n Fall, la rassegna di jazz diretta da Lucio Fumo e contenuta all'interno del musicale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara”. Il Teatro Massimo di Pescara ospiterà tre giorni di concerti con musicisti di grande respiro internazionale come Antonio Sanchez e Fabrizio Bosso a fianco di alcuni tra i talenti più interessanti del panorama nazionale come Emilia Zamuner (in duo con il contrabbassista Massimo Moriconi), Alessandro Lanzoni e i musicisti della New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini.

Il programma di Jazz ‘n Fall sarà aperto, come si diceva sopra, mercoledì 14 novembre 2018 dal concerto di Antonio Sanchez & Migration e prosegue, giovedì 15 novembre, con il duo formato da Emilia Zamuner e Massimo Moriconi e con la New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini. Venerdì 16 novembre, infine, la rassegna si completa con il piano solo di Alessandro Lanzoni e con “Voce di terra”, concerto che vedrà impegnati il Fabrizio Bosso Quartet e l'Estro String Orchestra sulle musiche composte e dirette da Paola Crisigiovanni.

Jazz ‘n Fall si svolgerà al Teatro Massimo di Pescara. Il biglietto di ingresso per le singole serate costa 20€ (ridotto a 15€ per i soci della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara”) e si può acquistare sui circuiti online e a Pescara, presso la sede di Via Liguria. Le tre serate avranno inizio alle ore 21.

Cinque concerti diversi tra loro: il tratto comune è l'attenzione al dialogo tra la vicenda storica e il presente del jazz. Sicuramente Antonio Sanchez, tra i batteristi più ricercati ed acclamati del panorama internazionale, porta nel suo progetto Migration tutto l'esperienza personale costruita a fianco dei musicisti più importanti della scena attuale e la forza espressiva di un leader che sa cogliere idee e spunti da ogni direzione.

Se il batterista è il personaggio che per primo cattura l'attenzione di chi legge il programma, gli altri appuntamenti riescono a ad aggiungere altri elementi allo sviluppo del discorso che Jazz ‘n Fall ha ripreso dallo scorso anno, mutuando il titolo da un celebre disco di Gil Evans: nuove forme per materiali già esistenti, abiti eleganti e ricercati per sonorità apparentemente lontane dagli schemi precostituiti del jazz. E così ogni concerto si ritrova a fare i conti, in qualche modo, con questa duplice chiave. Il percorso monkiano della New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini e il lavoro compiuto in questi anni su tantissimi repertori diversi unisce la pratica dell'ensemble ampio alla necessaria apertura a nuovi mondi sonori e ad arti diverse dalla musica. La scrittura classica di Paola Crisigiovanni si confronta con il senso per l'improvvisazione e la profonda conoscenza del jazz di un solista come Fabrizio Bosso. Alessandro Lanzoni porta nel suo piano solo la competenza consolidata con cui ha superato lo status di talento emergente per diventare ormai una certezza del pianoforte jazz nazionale. Emilia Zamuner, infine, è tra le novità più fresche venute alla ribalta nel panorama del jazz italiano, capace di coniugare la dimensione comunicativa della musica, il rispetto per la tradizione e uno sguardo curioso verso materiali di altra provenienza. Un percorso sintetizzato dall'incontro con un grande protagonista del jazz italiano, vale a dire il contrabbassista Massimo Moriconi, con cui ha registrato un disco in duo che uscirà in autunno: un incontro essenziale, giocato su interplay e freschezza, divertimento e conoscenza della storia e del repertorio.

Non è un caso che Lanzoni e Zamuner abbiano vinto entrambi il premio dedicato al grande sassofonista Massimo Urbani, un musicista in grado di coniugare riletture nuove, personali e travolgenti con la considerazione più convinta e incrollabile delle vicende tracciate dai grandi maestri. Ecco, questo alla fine dei conti, è il senso del titolo ideato da Gil Evans e scelto per la passata edizione ed è anche il senso di molta della vicenda del jazz, soprattutto negli ultimi decenni, vale a dire un equilibrio instabile ma sempre creativo tra quanto è stato già suonato e quanto si può ancora sperimentare.

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