Cosa potrebbe accadere

Tra composizione e improvvisazione, groove e jazz-rock d’assalto il nuovo disco di Marraffa, Papajanni e Di Giacinto. Lo pubblica la berlinese Aut Records, ospiti Fabrizio Puglisi, Stefano De Bonis e Valeria Sturba
CASINO DI TERRA
COSA POTREBBE ACCADERE
Aut Records
8 tracce – 46′. 17”
“Rispetto ad altri miei progetti, Casino di Terra si contraddistingue per l’esplorazione di sonorità più affini al rock, senza però negare la continuità con l’approccio che ho cercato di sviluppare negli anni, basato sulla sperimentazione di pratiche compositive orientate all’improvvisazione. La contaminazione con espressioni musicali in cui è presente una componente ritmica più legata al groove, d’altra parte, è una costante nelle vicende del jazz e della musica improvvisata – basti pensare a Ornette Coleman. Il sound che contraddistingue la band è quindi un terreno di ulteriore sperimentazione, in cui cerco di dare alla mia ricerca uno sbocco coerente”.
Una presentazione avvincente, quella di Edoardo Marraffa, che illustra le caratteristiche del trio Casino di Terra. Un manifesto programmatico e artistico dal quale emergono gli elementi più rappresentativi di un progetto unico nel suo genere: jazz e groove, rock e improvvisazione, sperimentazione e ricercaricordando maestri come Ornette Coleman. Il nuovo album Cosa potrebbe accadere (Aut Records) è la dimostrazione lampante di un percorso fuori dalle classificazioni, alla continua ricerca di nuovi orizzonti.
Sassofonista e compositore, esponente di spicco della musica improvvisata in Italia, Edoardo Marraffa lavora dal 1993 sul suono del sassofono, in particolare il tenore, esplorando i confini del suo potenziale espressivo. Figura spesso nella programmazione di tanti festival europei e internazionali e ha suonato con giganti quali Tristan Honsinger, William Parker, Hamid Drake, Han Bennink, Wadada Leo Smith, realizzando più di venti album tra collaborazioni con altri artisti e progetti originali (l’ultimo è Diciotto, uscito nel 2018). Un tassello significativo di questo percorso è Casino di Terra, fondato con Sergio Papajanni e Gaetano Di Giacinto, artefice di un disco d’esordio nel 2015 intitolato Ori. Con l’arrivo di Valeria Sturba Casino di Terra diventa un quartetto e nel 2019 pubblica il secondo album con la indie-label berlinese Aut Records.
Dichiara Marraffa: “Ho esplorato a lungo le possibilità del sassofono, spesso illudendomi di aver inventato qualcosa di veramente nuovo, per poi accorgermi che non era vero. Ma ho l’intenzione di insistere per sempre. Mi diverto così. Casino di Terra nasce come trio, è stato questo il “formato” da cui siamo partiti nel concepire Cosa potrebbe accadere. La collaborazione con una musicista straordinariamente versatile e incline alla sperimentazione come Valeria Sturba ha rappresentato l’occasione per ampliare l’organico ad un nuovo elemento, nell’idea di conferire al sound della band una varietà timbrica più ampia e di aggiungere nuovi livelli di interplay tra i musicisti”. Come accaduto in Ori, ma con un’attenzione maggiore agli elementi del groove e all’impatto ritmico, Casino di Terra immagina un jazz-rock diretto, esplicito, nel quale trovano spazio anche colori, timbri e soluzioni all’insegna della varietà, come l’Arp Odissey di Fabrizio Puglisi e il Fender Rhodes di Stefano De Bonis.

Il nome della band – Casino di Terra è una località della Val di Cecina – allude a un’organizzazione razionale e terrena della materia sonora, nella quale il fulcro è l’improvvisazione, una pratica sistematica alla quale Marraffa dedica la sua vita musicale da anni, in costante dialogo con la composizione. “Gli otto brani di Cosa potrebbe accadere sono tutti composti. Non ci sono – qui e nella produzione di Casino di Terra in generale – dei pezzi totalmente improvvisati. L’improvvisazione viene spesso vista come contrapposta o addirittura antitetica alla composizione. Si tratta di una dicotomia fuorviante, legata al concetto molto recente (e tutto occidentale) di composizione come realizzazione di un prodotto “definitivo” che può al massimo essere “interpretato” da un esecutore diverso dall’autore. Se però si guarda alle pratiche musicali che caratterizzano le tradizioni musicali popolari in buona parte del mondo, ci si rende conto immediatamente di come, accanto alla trasmissione orale, l’improvvisazione sia un altro elemento che ritorna costantemente. Intendere l’improvvisazione come pratica sistematica vuol dire certamente spingersi sul terreno dell’improvvisazione totale – da sempre presente nel mio percorso – ma anche esplorare la dialettica tra composizione e improvvisazione – una dialettica in cui la composizione “apre” all’improvvisazione e l’improvvisazione si presenta come una forma di “composizione istantanea”.

Cosa potrebbe accadere:
1. Cosa potrebbe accadere
2. Orlando
3. Fantasmi di Nadia
4. Golden Square
5. Red Carpet
6. Belka
7. Ma te ne sai di più
8. La gran follia
Edoardo Marraffa: tenor sax
Sergio Papajanni: bass
Gaetano Di Giacinto: drums
Featuring:
Fabrizio Puglisi: Arp Odissey 1 & 8
Valeria Sturba: electric violin  2 & 4
Stefano De Bonis: Fender Rhodes 7
Edoardo Marraffa:
Aut Records:
Synpress44 Ufficio stampa:

Until Now: il disco d’esordio di Chiara Viola! 

Debutta con Filibusta Records la cantante romana: otto brani tra jazz e melodia, ricerca e appunti di viaggi ed esperienze, con ‘Harvest Moon’ di Neil Young, ‘Within’ dei Daft Punk e la presentazione di Danilo Rea
CHIARA VIOLA
UNTIL NOW
(Filibusta Records | Believe Distribution Services / Goodfellas  )
8 tracce – 38.50 minuti
“Spesso accade che un musicista, dopo anni di preparazione, non trovi una dimensione propria e si limiti a rifarsi a ciò che più lo ha colpito, senza rischiare, senza osare. Chiara ha il coraggio della sua passione, si mette in gioco: ha creatività e una voce calda e tagliente, ma con dentro il ricordo di una sonorità quasi infantile. Il suo disco è un bell’esempio di come i giovani jazzisti italiani abbiano molte cose da dire”. Una presentazione importante, quella che Danilo Rea ha scritto per Until Now, il disco d’esordio di Chiara Viola: il suo docente al Conservatorio Santa Cecilia ha sottolineato la centralità della passione, del voler osare, del mettersi in gioco. Caratteristiche che emergono da Until Now, pubblicato da Filibusta Records dopo l’uscita del singolo Didsbury.
Until Now è un debutto solo discograficamente parlando, visto che la cantante romana è attiva da anni e in varie esperienze musicali; questo lavoro per Filibusta rappresenta un punto di partenza ma è anche la sintesi di un lungo percorso nel quale gospel, jazz, didattica per bambini e altre esperienze hanno costituito per Chiara una grande palestra: “Il gospel è sempre stato un sogno mai realizzato: avrei voluto nascere tipo Whoopi Goldberg in Sister Act. Il jazz, invece, l’ho scoperto per caso a 20 anni e non ho più potuto farne a meno. Oggi oltre a cantare insegno anche musica ai bambini perché spero di contribuire alla creazione di buoni ascoltatori e, soprattutto, di dare loro uno strumento in più per rendere bella la vita. Ogni cosa che ho fatto nella mia vita è entrata a far parte di questa musica”.
Nata a Roma nel 1986, Chiara Viola ha praticato musica sin da giovanissima, cantando in cori scolastici e chiese, ha studiato chitarra classica prima e canto moderno dopo, infine canto jazz. Allieva di nomi come Cinzia Spata, Maria Pia De Vito e Danilo Rea, ha condiviso studi e palchi con Antonella Ruggiero, Claudio Rocchi, Max Gazzè, Riccardo Biseo, La Batteria, Ultimo e tanti altri, ha partecipato a festival come Jazzit Fest e Gezz Night. Until Now racchiude il mondo di Chiara, che ha dato voce al suo universo interiore: “Avendo scritto anche i testi la musica assume una dimensione di narrazione anche testuale, oltre che musicale. I viaggi, le persone, gli incontri e i paesaggi rappresentano semplicemente tutta la mia vita fino adesso. Li racchiudo nella musica così non potrò perderli mai!”.
Gli otto brani di Until Now rivelano armonie e arrangiamenti moderni, melodie sofisticate che richiamano sia il jazz che il pop, tra suoni contemporanei e richiami alla tradizione. Gianluca Massetti al pianoforte, Francesco Pierotti al contrabbasso e Valerio Vantaggio alla batteria sono gli artefici di un eccellente risultato complessivo: “Hanno fatto suonare il disco come piaceva a me, mettendoci dentro anche il loro gusto musicale e la loro personalità. Se c’è una cosa che non cambierei mai, sono proprio loro tre”. Accanto ai sei titoli firmati Viola, compaiono due sorprendenti cover, a dimostrazione dell’ampiezza degli ascolti dell’autrice, e della varietà dei suoi riferimenti musicali: “Si tratta di Within dei Daft Punk ,che ho ascoltato tanto durante un periodo molto bello della mia vita, e Harvest Moon di Neil Young, che ascolto sempre quando voglio piangere. Sono due brani estremamente diversi, che avrei voluto scrivere io. Quindi, siccome lo hanno già fatto loro prima di me, ho voluto reinterpretarli a modo mio!”.
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