I NOSTRI CD. Miatto, Piccioni, Scandroglio, Bardoscia: quando il basso vola alto.

Lorenzo Miatto – “Civico 19” – Caligola Records
Si può dire “il volare del basso” se un basso “vola alto”? Sì, probabilmente.
È quando, in altri termini, uno strumento come il basso elettrico rifugge dal ruolo di mero accompagnatore per librarsi improvvisativo e liberarsi in canto solistico per, appunto, “volare alto”. Questo espediente retorico è utile per meglio connotare il debutto discografico del giovane bassista veneto Lorenzo Miatto con l’album “Civico 19” (Caligola). Gli è a fianco il chitarrista Nicola Privato nell’attuare una coppia aperta agli scambi di ruolo, melodico e di sfondo armonico, per una sezione bass/guitar sorretta dalla bacchetta-misurino di Niccolò Romanin.  L’atmosfera, all’inizio di fusion sericea, si fa man mano più pastosamente sostanziosa. Il contesto è di un jazz non scevro da echi pop e rock in cui le composizioni del leader sono arrangiate in modo da esaltare la cantabilità tipica del basso elettrico, in un certo senso più opalescente rispetto allo strumento che ne è il fratello maggiore, quantomeno per stazza, il contrabbasso. Oltretutto un mirato uso di reverberi e vibrati ne rafforza l’affinità elettiva con la chitarra in una giostra di suoni variopinti e tempi sempre cangianti quasi uscissero imprevisti e insoliti dal compact, porta girevole di dodici tracce, emotive prima ancor che musicali.

Dario Piccioni – “Limesnauta” – Caligola Records
Ancora un debutto a marchio label Caligola col contrabbassista Dario Piccioni.
Il suo disco,”Limesnauta” è un neologismo che riassume un’autodefinizione della personalità del Nostro, cioè un navigatore del confine; verrebbe da aggiungere che è un esploratore del suono, un ‘traversatore’ di stili (nel cd appaiono le tablas di Daniele Di Pentima e l’oud di Stefano Saletti) un condensatore di ricami e richiami (a Renaud Garcia-Fons, per i sapori spanish dell’orchestrare e forse a Gary Peacock per il gusto nel ‘modaleggiare’). La bellezza del jazz è anche questa: il divagare dell’immaginazione di chi ascolta e intravede legami col proprio archivio mnemonico per confrontarli con chi oggi li maneggia e rimaneggia il processo di trasformazione e fusione di materiali preesistenti e nuovi, da solista o in gruppo. Già perché la fucina di Vulcano ha propri aiutanti! E così Piccioni si avvale del timone pianistico di Vittorio Solimene e col motore ritmico del batterista Ivan Liuzzo veleggia su una musica between/on/no borders in cui il contrabbasso si installa senza brontolii contando fra gli altri dell’ausilio “navigato” di Eugenio Colombo al sax e della voce, carezzevolmente erratica, di Veronica Marini.

Michelangelo Scandroglio – “In The Eyes of the Whale” – Auand
La Auand ci regala, con “In The Eyes Of The Whale”, ancora un contrabbassista in bella evidenza. Si tratta del ventitreenne toscano Michelangelo Scandroglio, reduce dall’affermazione del Conad Jazz Contest ad Umbria Jazz 2019 e vincitore del bando Mibac “Nuova generazione jazz” che si propone, prima facie, in veste di compositore dei 7 brani originali in scaletta oltre che come virtuoso. Verrebbe da capovolgere il motto “dimmi con chi suoni e di dirò chi sei” in “dimmi chi sei e ti dirò con chi suoni” nel senso che la scelta dei partners è quanto mai in linea con l’amalgama sonoro prefigurato da Scandroglio dalla sua collodiana “balena” che accoglie e lascia passar fuori, dal proprio grembo, elettrici spruzzi di energia.  Militano infatti nella formazione il pianista Alessandro Lanzoni, il trombettista Hermon Mehari e il batterista Bernardo Guerra. Come dire un fior fiore di musicisti di nuova generazione, in tutto (magnifici) sette se vi si considerano gli ospiti Michele Tinto e Logan Richardson (alto sax) unitamente al londinese Peter Wilson (chitarra). Si avverte, nel suo background, la mano del didatta Ares Tavolazzi in un collocarsi fra rock pop e jazz contemporaneo che ne costituisce la specifica distintiva cifra artistica. In Scandroglio Mente (compositiva) e Cervello (bandlearistico) si coniugano alla Technè ovvero ad un tocco sapiente e sicuro sullo strumento. Cosa che nel jazz non guasta mai!

Marco Bardoscia – “The Future is A Tree” – Tûk Music
“The Future Is A Tree” (Tûk Musik) è l’interessante album del contrabbassista salentino Marco Bardoscia inciso con il collaudato trio completato dai corregionali William Greco al pianoforte e Dario Congedo alla batteria. Il lavoro si incentra sul Tempo inteso come cronologia ma anche frazione, scansione, struttura organizzata per lo zampillio dell’espressione musicale. La suite iniziale, divisa in Estate-Autunno-Inverno-Primavera, pur non essendo una rivisitazione vivaldiana, presta il fianco a possibili analogie: il respiro dell’atmosfera estiva, le mezze tinte autunnali, la chiusa pensosità invernale, la leggerezza primaverile. Ma la sua “quattro stagioni” non è né bucolica né arcadica a causa della costante contaminazione di terra mare e natura nel mondo odierno.L’artista scevera in jazz le proprie preoccupazioni sull’emergenza climatica del pianeta mentre guarda alle prospettive future delle nostre comunità, dei nostri figli. È dunque il suo un non-viaggio che lo porta ad enucleare, da fermo, i propri moti d’animo attraverso la musica, che è lirica, ispirata all’albero, quello che nella cover è costruito con rustiche matite dalla punta rossa, una pianta che rinvia idealmente a quella di Tranströmer che “prende vita dalla pioggia come un merlo in un frutteto”. I successivi cinque brani sviluppano in varietà di note la riflessione sulla gravità degli effetti del cambiamento climatico che l’uomo, dopo averli causati, non intende anzi non riesce ad arginare, come lo stregone che non sa esorcizzare gli spiriti del male che ha evocato.
Un jazz dunque impregnato di contenuti, quello di Bardoscia, che è anche un’ulteriore rivendicazione ed “espropriazione” del ruolo di prim’attore che il contrabbasso si è saputo conquistare sulla scia di Mingus, Pastorius ed altri capostipiti.
Insomma jazz bass e doublebass, dopo decenni in retrovia, son sempre più alla ribalta anche nel contemporary jazz di casa nostra. Come l’anatroccolo che finalmente può brillare di luce propria e pavoneggiarsi con gli altri per la propria avvenenza.

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Silvia Manco, vocalist e pianista

Silvia Manco, vocalist e pianista

Intervista raccolta da Daniela Floris
Le foto sono di  di EMILIA DE LEONARDIS

 

Come stai vivendo queste giornate?

Sono relativamente serena, sto cercando di avere una sorta di routine che mi aiuti a organizzare la giornata.
Mi dispiace molto non poter essere utile alla mia famiglia, in particolare a mia sorella che vive al Nord in zona rossa : vorrei poter badare ai miei due nipoti quando lei o il marito sono a lavoro in ospedale.

Come ha influito sul suo lavoro?

Drasticamente nel senso che da un giorno all’altro i miei impegni sono stati annullati a tempo indeterminato, come per tutti.

Pensi che nel prossimo futuro sarà lo stesso?

Spero in una graduale riapertura di esercizi commerciali e locali pubblici, realisticamente non prima di maggio. Forse sono persino ottimista.

 

Come te la stai cavando senza poter suonare?

Attingo ai miei risparmi, a parte qualche sparuta lezione on line. Attendo fiduciosa il pagamento di alcuni lavori arretrati.

 

Vivi da sola o con qualcuno?

Vivo da sola in un monolocale con un bellissimo terrazzo con molte piante che curo amorevolmente, molto più della casa in sé.


-E quanto ciò risulta importante?

Per me è importante avere uno spazio solo mio perché questo mi da molta autonomia, è una condizione a cui non posso rinunciare, se non per brevi periodi e con pochissime persone. Sono fortunata di potermi permettere di scegliere se e quando condividere il mio spazio e il mio tempo senza coercizioni. In questa situazione sarebbe davvero difficile per me.


-Pensi che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?

Certamente sceglieremo con più consapevolezza a chi e a cosa dedicare energia e attenzione


-Credi che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?

Se io non avessi la musica mi sarei già buttata dal balcone, ma non in questi giorni, bensì in passato: ho avuto decisamente momenti peggiori, fasi di estrema fragilità in cui la musica ha sempre rappresentato per me una risorsa interiore a cui attingere, una fonte di equilibrio conquistato attraverso la dedizione.
Se dai alla musica, la musica ti restituisce moltissimo. Può valere per molte altre cose, naturalmente.


-Se non alla musica a cosa ci si può affidare?

Ci si può affidare a ciò che ci fa stare bene: può essere la lettura, la visione di un film, una chiacchierata con un’ amico, il giardinaggio, la vicinanza, anche solo affettiva, non necessariamente fisica,  delle persone amate, l’hula-hoop. L’importante è trovare queste risorse: si può anche scoprire di amare delle cose che non avevamo mai considerato prima: la ricerca è molto importante.


-Mi racconti una tua giornata tipo?

Mi sveglio non presto perché non sono mai stata mattiniera, ho dei rituali abbastanza precisi che culminano con la prima tazza di the verde della giornata, esco in balcone a fare un po’ di movimento, prendere la luce del sole anche se è nuvoloso, purché non piova, faccio la doccia, prima calda e poi fredda, preparo il pranzo, aspetto le h.16 per iniziare a suonare perché voglio evitare lamentele dai miei vicini, nel frattempo ascolto musica, rispondo a mail e messaggi, poi mi metto a suonare e continuo fino alle h. 20:30/21, preparo la cena, guardo un film in inglese con sottotitoli in inglese. Vado a letto non prima delle 2. Cercherò di anticipare e svegliarmi un po’ prima: è il mio obiettivo prima della fine della quarantena.


-Se avessi la possibilità di essere ricevuta dal Governo, cosa chiederesti?

Di avere dei buoni pasto per la spesa alimentare basati sulla dichiarazione dei redditi. Semplicemente. Non mi addentro in altre questioni perché non sono un’esperta.


-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?

Io sto ascoltando molte cose diverse come al solito: suggerirei di prendersi del tempo quando si ascolta per poter seguire percorsi mentali non lineari che ci possano portare a scoprire cose nuove. Sono davvero troppo caotica per suggerire qualcosa in particolare. Cerchiamo il nome dei compositori di ciò che ci piace, a volte il valore della composizione è sottovalutato rispetto al valore dell’esecuzione o degli assolo mentre io credo che approfondire il jazz  anche dal punto di vista dei compositori possa aiutare i neofiti a forgiare il proprio gusto.


-Quale tuo progetto è rimasto incastrato in questa emergenza e che invece vuoi segnalare?

Forse il disco realizzato dal mio Lemon Three-O che si intitola The Italian Songbook.
Stavo lavorando sul del materiale originale in vista di una registrazione il prossimo autunno. Non voglio avere fretta però…e poi comunque tutto il mondo è in stand by quindi ne approfitto per studiare cose non mie che avrei voluto scrivere io. Quando tornerò alle mie magari non mi piaceranno più ma voglio correre questo rischio.

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Lorenzo Tucci, batterista

Lorenzo Tucci, batterista
Intervista raccolta da Daniela Floris
Foto di Adriano Bellucci

Come stai vivendo queste giornate?

Le vivo normalmente, per quello che è la normalità di questo brutto momento.


-Come ha influito questa emergenza sul tuo lavoro?

Ha influito molto negativamente, concerti annullati  e credo (anche se spero di no!) che molti altri concerti verranno annullati per i prossimi mesi,  finché non si ripristina una certa sicurezza. Il mio lavoro prevede un pubblico e non è facile applicare il “ Distanzianento Sociale”. Mi sembra giusto però che il pubblico non rischi la propria vita  per assistere ad un concerto e nemmeno noi che siamo sul palco. Mi auguro che tutto si risolva al più presto, per me e per tutta la mia categoria.

Pensi che nel prossimo futuro sarà lo stesso?

Si, credo che ancora per qualche mese saremo molto compromessi anche se si potranno fare concerti e manifestazioni. Lo stato sta giustamente spendendo tutte le risorse che ha a disposizione e dovremo stringere un po’ i denti tutti .

Come riesci a cavartela senza poter suonare?

Con le lezioni online. Non c’è altro modo per nessuno in questo periodo.


-Vivi da solo o con qualcuno?
Siamo un nucleo familiare di tre persone: io mia moglie e mio figlio.

E quanto ciò risulta importante?

Gli affetti sono importanti in questo periodo. Avere persone con cui confrontarsi, “sfogarsi” e condividere le preoccupazioni che il futuro ci impone è molto importante. Ho anche un bimbo che è in prima elementare e deve fare i compiti online , quindi va seguito, stimolato, aiutato, e anche questo occupa molto spazio nella mia giornata.


-Pensi che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?

Credo di no, se tutto si risolve al meglio tutto tornerà come era prima, con pregi , difetti e abitudini delle varie culture colpite.

Credi che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?

La musica può dare la forza a chi ama la musica, le bocce possono dare la forza a chi ama il gioco delle bocce. Ognuno trova  la forza dove può e dove gli riesce meglio .


-Se non la musica a cosa ci si può affidare?

Molti si affidano a Dio.

Quale tuo progetto è rimasto incastrato in questa emergenza e vorresti segnalare?

Sono rimasto “incastrato “ io e di conseguenza i miei progetti. Tutti

Mi racconti una tua giornata tipo?

La mattina mi organizzo con le lezioni online, soprattutto con i miei allievi del Conservatorio di Trento che fortunatamente sono molto bravi, e con loro il tempo vola.
Il pomeriggio lo dedico alla musica, alla mia batteria , cerco di scoprire nuove cose e di stare in forma tecnicamente. Verso sera sto di nuovo con la mia famiglia finché non vanno tutti a dormire, dopodiché mi siedo al mio piano elettrico e suono in cuffia cercando di scrivere qualche nuovo brano.


-Se avessi la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederesti?

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere!


-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?

Si! Vorrei dire a tutti  di ascoltare tutto ciò che li emoziona e di fare un piccolo sforzo cercando  cose nuove, di incuriosirsi del nuovo,  di cose che non avevano mai ascoltato prima, senza pregiudizi e senza tabù. Approfittare in questo periodo per andare più in profondità con le emozioni attraverso la musica, visto che c’è un po’ più di tempo libero. Se proprio dovessi consigliare un disco consiglierei Trilogy 2 di Chick Corea, Christian McBride e Brian Blade , è disco live veramente bello. Buon ascolto.