Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Cettina Donato, pianista e direttrice d’orchestra

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Cettina Donato – ph Massimo de Dominicis

-Come sta vivendo queste giornate?
“In casa il più possibile. Esco esclusivamente per casi di necessità. Sono una runner e non poter andare a correre, per chi lo fa tutti i giorni, è un gran problema. Tuttavia mi sono arrangiata correndo nel giardino di casa: 6 km al giorno girando come una trottola. Sempre meglio che perdere l’abitudine. Inoltre, su Facebook ho scoperto che un grande sportivo, Marcello Marini, ogni giorno fa delle dirette Facebook e dopo l’allenamento in giardino continuo ad allenarmi facendo aerobica con lui. E’ un grande!”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Con la chiusura dei teatri, la tournée Italiana de “Il Mio Nome E’ Caino” che mi vede impegnata in scena come esecutrice al pianoforte di mie composizioni (testo di Claudio Fava, regia di Laura Giacobbe, produzione Nutrimenti Terrestri) con l’attore e regista Ninni Bruschetta è stata cancellata. Anche il tour canadese e americano, nonché il mio temporaneo spostamento in India per insegnare al Global Music Institute, in partnership con il Berklee College of Music, è stato annullato”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Insegno Pianoforte Jazz al Conservatorio di Bari (su cattedra) e Composizione e Armonia Jazz al Conservatorio di Messina a contratto. Con i miei studenti ci vediamo regolarmente per le nostre lezioni on line. Cerchiamo di trarre, da questo momento di difficoltà, il meglio vedendoci e tenendoci sempre in contatto”.

-Vive da sola o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo con mio marito, anche lui insegnante di Pianoforte al Conservatorio di Messina e i nostri due gatti. E’ fondamentale stare insieme. Fortunatamente sono rientrata in Sicilia proprio la sera in cui il Presidente del Consiglio emanò il Decreto in cui esortava la popolazione a rimanere in casa. Se non fossi tornata a casa, probabilmente sarei stata costretta a rimanere per un tempo indeterminato in un’altra città. In un contesto normale non avrei avuto alcun problema ma in una situazione del genere mi sento fortunata di essermi trovata, per coincidenza, a casa. Il giorno successivo al mio rientro sarei stata impegnata a teatro con lo spettacolo “il mio nome è Caino” proprio in Sicilia. Per questo sono rientrata in Sicilia dalla Puglia in cui mi trovavo per le mie lezioni in Conservatorio. E’ stata una fortunata coincidenza.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Sicuramente. Anche se ormai da tanto tempo ho promesso a me stessa di dare spazio nella mia vita esclusivamente a persone e situazioni che mi danno gioia”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“A coloro che vivono la Musica come parte della propria giornata, sicuramente. Non tutti hanno la fortuna di confrontarsi con il bello d’arte, intendo nel proprio quotidiano. In un momento del genere, in cui una parte della popolazione ha perso il lavoro, e che già a stento riusciva ad arrivare alla fine del mese, non credo verrà in mente di mettere su un disco con della buona musica. Senza tralasciare quelle famiglie che devono occuparsi dei propri congiunti anziani e malati disabili. E’ un momento molto critico che forse abbiamo preso, almeno all’inizio, un po’ sottogamba”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Dobbiamo cercare di contenere il più possibile i contagi: stando a casa e abituandoci ad avere dei comportamenti igienico-sanitari sani. E ovviamente dobbiamo affidarci a Dio e alla preghiera affinché i nostri cari malati e anziani, i più deboli, possano scampare a questa strage di innocenti”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Il richiamo all’unità è un motto che sento spesso negli Stati Uniti. Gli Americani sono fieri di appartenere ad un Paese che li rappresenti. Forse a noi italiani questo un po’ è mancato e questa è stata un’occasione per farci riscoprire parte integrante di un popolo che può riuscire a liberarsi da questa pandemia globale. Non so se è retorica ma so che comportandoci tutti alla stessa maniera stando in casa e adoperando comportamenti adeguati, possiamo sconfiggere questo nemico invisibile che ha già seminato migliaia di morti”.

-E’ soddisfatta di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Credo che i nostri rappresentanti non si sarebbero aspettati un disastro del genere e forse sono stati impreparati all’arrivo di questa ondata di morte. Attualmente, con le risorse che abbiamo, credo che stiano facendo del loro meglio. Credo tuttavia che se non ci fossero stati negli anni milioni di euro di tagli alla sanità forse saremmo stati in una situazione più confortevole. Tuttavia bisogna ammettere che anche il miglior sistema nazionale sanitario del mondo, di fronte a un’ondata infettiva del genere, sarebbe stato in seria difficoltà”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuta dal Governo, cosa chiederebbe?
“Tutela ai lavori dello spettacolo. Per tutti i lavoratori dello spettacolo. Dai tecnici agli artisti. E agli artisti raccomanderei di non svendersi per quattro soldi al primo offerente e di essere lungimiranti”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Sin da quando ero bambina, nei momenti di tristezza, guardavo i classici Disney. Lo faccio tutt’ora. Mi danno conforto. Le musiche sono orchestrate magistralmente da grandi arrangiatori. Ascoltate quello che vi fa sentire bene, ascoltate le orchestre sinfoniche, Dudamel che dirige la Los Angeles Symphony Orchestra, “Un Americano a Parigi”, Bill Withers che purtroppo è scomparso il 3 aprile. Ascoltate coloro che ci hanno preceduto e che hanno lasciato una parte di loro che non morirà mai. Una parte di loro che rimarrà per sempre immune da qualsiasi grave pandemia”.

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Ivano Nardi – batterista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Ivano Nardi

-Come sta vivendo queste giornate
“Resistere per esistere… cerco di prendere l’aspetto più “sano” dello stare in casa… anche se in genere sono casalingo; certo senza nessuna costrizione, però leggendo e rileggendo libri e non solo, studiando un po’, cercando di scoprire o approfondire cose nuove… facendo pulizie e piccoli lavoretti…Lo so ma sarebbe troppo lungo il discorso da affrontare in poche righe; in definitiva cerco di dare valore al tempo, sospeso e senza tempo, alla riflessione al silenzio ai profumi… scrivendo e pensando al dopo”.

-Come ha influito sul suo lavoro; pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Io vivo di musica e di solito è già molto dura, ma mai come in questo periodo. Sono fortunato nonostante tutto perché percepisco una piccola pensione di invalidità; penso invece a chi non ha neanche quella. Comunque nonostante le mie difficoltà cerco sempre di dare una mano, seppur piccola a chi ne ha più bisogno di me…non sto a elencare cose e persone. Spero che almeno per il futuro tutto ciò ci serva da lezione, una lezione sociale e politica per tutti noi”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Dopo mille vicissitudini della mia vita un po’ travagliata, vivo con mia madre (che però adesso si trova da mia sorella) ma prima ancora con tutta la mia famiglia compreso mio nipote nei primi anni di vita, nella casa dei nonni dove sono nato e cresciuto, una volta si usava così. Le case di cui parlo erano assegnate ai dipendenti della provincia e ad esempio anche Massimo Urbani viveva con nonna e famiglia. Anche in questo caso mi sento abbastanza fortunato in quanto gli affitti non sono altissimi altrimenti non so”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Sì, ne sono sicuro. La maggior parte delle persone non ha mai avuto tutto questo tempo per pensare, riflettere e scoprire se stessi… aiuterà a capire tante cose”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“La musica aiuta sempre! Musica per guarire e non solo; la musica suggerisce, insegna ed è pura magia e come per magia può fare miracoli”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Alla cultura questa sconosciuta! Approfondire per migliorare i rapporti nella famiglie, con i figli visto che normalmente tutto questo è lasciato da sempre indietro… e la fede perché no!”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“L’unità già… siamo da sempre i campioni del mondo della retorica, ma forse in questo periodo visto che in molti stanno scoprendo di nuovo cose dimenticate o mai conosciute c’è un filo di verità in più, almeno lo spero. Riassaporare tutti, e sono molti, i valori di solidarietà, amicizia, amore rispetto…aspetti a me molto cari”.

-E’ soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Vorrei tanto poter dire no comment! Comincerei a essere polemico e non solo, ma di confusione ce n’è già abbastanza in questo periodo così strano e imprevedibile; quando finirà si penserà a chi mandare a quel paese pubblicamente e perché”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“La prima cosa aiutare TUTTI quelli che necessitano di aiuti fondamentali per tirare avanti e sono una gran parte di questo Paese: disoccupati, nullatenenti, pensionati a basso reddito, famiglie numerose… bloccherei sfratti e pagamenti impossibili… chiederei a chi ha grandi possibilità economiche e non solo di dare un aiuto concreto invece di parlare in tv e social, solo chiacchiere, siamo stufi e non ne possiamo più di bugie battibecchi sterili e mafiosità”.

-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Gli ascolti, certo: sto riascoltando tutti i miei dischi che sono stati importanti per la mia crescita musicale ma visto che sono ancora molto curioso spingo oltre le mie conoscenze. Comunque forse a tutti suggerirei di ascoltare o riascoltare ‘A LOVE SUPREME’ di Coltrane che fa sempre bene al cuore e all’anima”.