Intervista raccolta da Gerlando Gatto

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Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Stefano Maltese, sassofonista, con Gerlando Gatto

-Come sta vivendo queste giornate?
“Trascorro il tempo suonando, scrivendo musica, leggendo, studiando. Da questo punto di vista per me non è cambiato molto. Allo stesso tempo cerco di comprendere quello che sta accadendo e i pensieri sono molto contrastanti. In questo maltrattato pianeta la maggior parte dei governanti – indotti da coloro che controllano l’economia – ha sempre preferito rafforzare il proprio potere investendo ingentissime somme in armamenti e guerre e sviluppando nel corso del tempo una sopraffina capacità di manipolare le masse e indurle a seguire stili di vita che sempre più allontanano gli esseri umani dal vivere in armonia con sé stessi, con la natura e con i propri simili. Avviene così che un microscopico organismo – un virus – nel volgere di breve tempo riesca a stravolgere l’esistenza degli abitanti di questo mondo. Abbiamo aerei da guerra che si rendono invisibili, navi portaerei che possono colpire da enormi distanze, missili telecomandati che possono colpire obiettivi con assoluta precisione, ma non abbiamo ospedali attrezzati per situazioni come quella che stiamo vivendo; abbiamo telefonini dalle funzioni fino a qualche tempo fa inimmaginabili e sulle nostre teste satelliti di ogni genere per poter essere sempre connessi ma non possiamo fermare una pandemia. Si è costretti alla reclusione – con tutti i rischi che potrebbero esserci di qualsiasi espansione autoritaria – ma non si è in grado di capire qual è la situazione reale”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Ovviamente sono stati annullati concerti e tutte le proposte sono congelate, probabilmente disperse in questo mare di incertezze. Inoltre, saltano a data da destinarsi due rassegne di cui sono direttore artistico, “Labirinti Sonori” e una nuova rassegna prevista per l’inizio dell’estate, e altre due rassegne di cui sono collaboratore. Credo che occorrerà molto tempo prima che si possa ricominciare a lavorare come prima e probabilmente bisognerà organizzarsi in modi differenti”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Per il momento non ho difficoltà di questo genere, e spero che lo stato di inattività non si prolunghi troppo”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo con la mia compagna, Roberta Maci, come è noto anche lei musicista, il che aggiunge un punto di forza al legame affettivo, poiché ogni giorno condividiamo ascolti, suoniamo insieme, progettiamo le nostre attività e così via”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Io sono stato sempre abbastanza solitario, conosco la forza interiore che possono dare l’introspezione e la riflessione – nonché le buone letture e l’ascolto di buona musica –, quindi mi auguro che questo triste periodo possa comunque essere colto come un momento di rinascita, che possa far prendere coscienza della necessità di rallentare i ritmi della vita, di prendersi maggior cura di sé stessi e di ciò che ci circonda, capire che lo sfrenato consumismo porta alla distruzione di qualsiasi valore umano ed etico, nonché alla devastazione del pianeta. Questa pandemia, anche se molto dolorosa per i molti che si sono ammalati e per i deceduti, dovrebbe veramente essere un monito, un ulteriore segnale per far riflettere l’Umanità, anche se non nutro molte speranze, in merito. Se pensiamo che ogni giorno muoiono per fame circa 24.000 persone, che oltre due miliardi e mezzo di persone vivono con circa due dollari al giorno e che situazioni catastrofiche di questo genere sono in atto da tempo immemorabile in varie parti del pianeta, senza che la parte di mondo benestante, quella che oggi è più colpita dal Coronavirus, abbia mai veramente cercato di risolvere il problema, non è facile essere ottimisti. Bisognerebbe sanare certe diseguaglianze sociali, bisognerebbe riscoprire il valore di una vita più semplice e ricca di soddisfazioni culturali: ma temo che la maggioranza sia troppo pigra per compiere la più grande rivoluzione che si possa mai attuare, appunto quella culturale”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“La musica è una delle più grandi forze dell’universo e certamente può contribuire in modo determinante per avere consapevolezza, per lo sviluppo delle capacità cerebrali, per sviluppare maggiore sensibilità, per risvegliare sentimenti umani. Nella scena finale di “Orizzonti di gloria”, il capolavoro di Stanley Kubrick, una ragazza tedesca viene costretta a cantare in un bar di fronte a soldati francesi in procinto di ritornare al fronte: questi iniziano a sbeffeggiarla in quanto appartenente alla nazione nemica. La ragazza, con il volto segnato da lacrime silenziose, incomincia a cantare una canzone nella sua lingua, sola, senza alcuno strumento, e i militari pian piano smettono di insultarla e rimangono in impietrito silenzio, poi sommessamente si uniscono al canto della ragazza – senza parole, perché non le conoscono – e i loro occhi diventano umidi e piangono insieme a lei. Non ci sono più nemici, solo essere umani accomunati dal terribile dolore della guerra e dall’impossibilità di comprendere perché tutto ciò sta accadendo. Ecco la forza della musica, potente, che annulla le barriere e diventa il più alto livello di comunicazione e fratellanza”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Come dicevo prima, bisogna affidarsi alle buone letture, riconsiderare gli stili di vita, interrogarsi, cercare di capire come affrontare il futuro”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Di solito non guardo la televisione, adesso lo faccio quel poco che serve per informarmi sulla situazione, quindi non so molto di richiami all’unità, ma in quel po’ che ho sentito la retorica è veramente tanta, e poi non capisco: unità per cosa? Sono assolutamente allergico a questi luoghi comuni”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Non saprei, non seguo ciò che accade in tal senso, ho una certa riluttanza verso aggregazioni di questo genere, troppo spesso ho visto che servono al beneficio di pochi. Credo che manchi qualcosa che possa far sentire i musicisti come parte di un unico organismo culturale, e a mio avviso questo dovrebbe essere il primo obiettivo da raggiungere, altrimenti le esigenze e le aspettative saranno sempre troppo differenti all’interno della stessa categoria, se così posso definirla”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“Ma io non vorrei mai essere ricevuto da nessun esponente di questo governo! Tranne rari e isolati casi, sono più di vent’anni che il Paese è stato portato verso una deriva culturale che ne ha segnato in modo devastante il declino. Insisto sull’importanza della vita culturale perché da ciò dipende la possibilità di progettare un serio programma per lo sviluppo della società, perché se regna l’ignoranza allora nascono corruzione, diseguaglianze sociali, sopraffazione, povertà e crimine, e non potrà mai esservi un vero sviluppo sociale. Certo, se questo governo non affronta subito il problema immediato di una crisi economica più che incombente non so quali scenari potranno prospettarsi. E qui tornano i dubbi: in questi ultimi 15-20 anni una serie di crisi economiche ha portato la gente a essere sempre più sfiduciata e sempre meno interessata all’arte, più propensa a cambiare telefonino due volte all’anno piuttosto che andare a concerti, mostre e altro”.

-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Suggerirei di cercare qualcosa che non si conosce o si conosce poco, la curiosità può ripagarci piacevolmente, a volte. Detto questo potrei suggerire qualcosa: “November Steps” e “A Flock Descends Into The Pentagonal Garden”, di Toru Takemitsu; “Pres and Teddy” e “Cool Riffs” di Lester Young; Bach, “The Well-Tempered Clavier Complete” by Glenn Gould; “Mingus Oh Yeah” e “Mingus Pre Bird”, di Charles Mingus; “Black Brown and Beige” di Duke Ellington; “The Inflated Tear” e “I talk with the Spirits”, di Roland Kirk; “Bring ‘Em In”, di Buddy Guy; “Rubber Soul” e “The White Album”, dei Beatles, “The Complete Decca Recordings” e “Lady In Satin”, di Billie Holiday. Mi fermo qui, perché di buona musica ce n’è veramente tanta, basta cercare”.

Gerlando Gatto

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