Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Daniele Pozzovio, pianista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Daniele Pozzovio, pianista

-Come sta vivendo queste giornate?
“Studio, cerco di migliorarmi come sempre, dopo aver passato anni fecondi per la composizione, ora non sto scrivendo, mi alleno un po’ facendo trazioni e stretching e cerco di passare dei momenti felici con mia madre, visto che dopo aver perso mio fratello di tumore a giugno siamo rimasti io, lei e mia sorella, che non vive con noi… mio papà se n’è andato 10 anni fa di silicosi”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Sul mio lavoro ha influito in maniera molto negativa, insegnavo in una scuola privata a Roma e ho perso il lavoro, facevo molti concerti e ho perso anche quelli, quindi sono completamente senza reddito, mi auguro che il futuro, cioè il presente di un mese fa, non sia ancora molto lontano. A febbraio ho suonato da Fano a Napoli passando per Pescara, Roma e Formia”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Sto vivendo con i soldi guadagnati in passato ed ho fatto un live su Facebook che mi ha dato un po’ di ossigeno… ma fino a quando?”

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Ho già risposto, stando da solo non so come l’avrei presa, la vicinanza dei nostri cari, credo sia fondamentale nella vita!!”

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Ho sempre considerato i rapporti umani di estrema importanza, mi auguro che ci sarà meno ipocrisia e più verità anche per essi “.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“La musica è l’antidoto”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“A tutte le cose che ci fanno sentire vivi, e comunque all’arte in generale, e a non smettere mai di essere curiosi e a farsi delle domande”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Penso solo che il potere stia cercando di salvare almeno la faccia con questi richiami all’unità, che comunque sono necessari altrimenti sarebbe il caos, però mi pare che lo stato centrale abbia perso molto potere allo stesso tempo”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Non saprei”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“La verità, nient’altro”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Domenico Scarlatti ed Antonio Vivaldi la loro musica è patrimonio dell’umanità”.

Gerlando Gatto

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Franco Piana, trombettista, direttore d’orchestra

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Franco Piana, trombettista, direttore d’orchestra

-Come sta vivendo queste giornate?
“Con dolore, preoccupazione, riconoscenza nei confronti di medici ed infermieri, ma anche con speranza e consapevolezza che sarà un periodo lungo”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Essendo musicista ha influito. Spero che in futuro la situazione migliorerà”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Da questo punto di vista mi ritengo fortunato.. ho un lavoro fisso”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo con mio figlio ed è molto importante”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e 
professionali sotto una luce diversa?
“Spero di sì… spero che ci faccia capire quanto è importante dare la precedenza alle persone piuttosto che alle cose, siamo sempre troppo presi da noi stessi e abbiamo poco tempo da dedicare alle persone care o a quelle bisognose. Devo dire che in questi ultimi anni ho rallentato un po’ la mia attività e ne hanno giovato i rapporti umani”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
Assolutamente sì, è troppo importante! Ora sta nascendo un progetto di un nuovo CD e questo mi aiuta molto. La musica è sempre stata fondamentale nella mia vita, soprattutto nei momenti difficili”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Alla fede, alla lettura, alla riflessione… La proposta di Carofiglio di riaprire le librerie è stata presa in considerazione”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Forse c’è un po’ di retorica ma essere uniti in questi momenti è molto importante, senza inutili polemiche”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Sì, forse qualche incomprensione all’inizio, ma ora mi sembra che ci sia una buona azione”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“Maggiore disponibilità per chi non ha un lavoro fisso e per chi fa fatica a dar da mangiare alla famiglia e naturalmente snellire la burocrazia, Non si è mai fatto, ma ora è arrivato il momento”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Non so, ma forse non smettere mai di essere curiosi, di sognare, di avere dei progetti”.

Gerlando Gatto

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Pasquale Innarella, sassofonista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Pasquale Innarella, sassofonista – ph: Adriano Bellucci

-Come sta vivendo queste giornate?
“Come ci consigliano i medici stando a casa e uscendo il meno possibile”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Questo accadimento improvviso ha stravolto completamente il mio lavoro, sia per quanto riguarda i concerti sia per quello che riguarda la parte didattica”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“La caduta è molto forte, per quanto riguarda i concerti, quelli nei club del nord Italia (Torino, Milano e dintorni e Brescia) sono saltati e non so se e quando ne riparleremo, per quel che riguarda il “Katowice JazzArt Festival” in Polonia mi hanno assicurato che il concerto e il workshop sono rinviati all’autunno prossimo. Lo spero.

Per quel che riguarda la parte didattica. da 3 anni ho lasciato tutti gli insegnamenti (conservatori e scuole di musica private) che avevo per concentrarmi esclusivamente sulla mia creatura musicale che è la “RusticaXBand”: si tratta di un laboratorio dove facciamo le prove 2 pomeriggi a settimana tutti insieme (sono 35 ragazzi circa) e 2 giorni sono dedicati alle lezioni individuali oppure di piccoli gruppi (massimo 3 ragazzi contemporaneamente). La parte del laboratorio e delle prove tutti insieme è sospeso ma riesco a portare avanti via Internet le lezioni e la conoscenza del jazz, tutti i giorni mando una foto di un musicista di cui abbiamo uno o più brani in repertorio e ogni ragazzo a partire da quel brano deve ascoltare almeno 3 dischi completi a partire dal brano in repertorio.
Le lezioni individuali le sto portando avanti con le video chiamate WhatsApp”. Assegno un esercizio da fare con lo strumento e loro hanno 2 giorni di tempo per studiarlo, videoregistrarlo e inviarmelo, se va bene ok altrimenti faccio un video dove segnalo le parti sbagliate da migliorare, loro correggono e mi rimandano il video. Così con tutti e 35 i ragazzi”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo con mia moglie e mio figlio che ha 30 anni e che abita sul mio stesso pianerottolo; quindi comunque viviamo insieme e dato che non stiamo lavorando né io né lui questi giorni ci stiamo frequentando molto, come penso non sia accaduto prima, per ovvi motivi di lavoro”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa? 

-“La sostanza che questo improvviso accadimento possa far cambiare in meglio i nostri rapporti umani e professionali lo spero ma temo che non sia così”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento? 
“Sicuramente la musica è di grande aiuto sempre, a maggior ragione in questi momenti di clausura forzata per tutti. Io ne sto approfittando anche per studiare tra una lezione e l’altra”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare? 
“Non saprei, ognuno di noi ha le sue personali risorse, io mi rifugio nella musica, nell’arte e nella cultura”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unita? 
“Penso molta retorica, se non seguiranno fatti concreti per migliorare la vita di tutte le persone e per ridurre o eliminare del tutto la parola competizione dal vocabolario di tutta la nazione, la competizione bisogna dirlo forte è una pessima cosa che dà via libera ad ogni uomo di tirare fuori il peggio di sé.
Io resto convinto che per migliorare la vita di tutti sia più utile una sana relazione tra le persone e una sana condivisione di beni e saperi”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza nazionale?

“Il governo nazionale si sta muovendo come può, con qualche incertezza ma giustificata, visto l’enorme meteorite che gli è toccato in sorte ricevere. Certo si può sempre fare di più e meglio ma non lancerei la croce su questo governo che trovo il migliore possibile oggi in Italia”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe? 
“Chiederei, come prima cosa, di rendersi conto di quanto è potente il mezzo televisivo che se utilizzato bene potrebbe innescare in Italia un processo di crescita e di conoscenza culturale enorme, che è proprio quello che serve a questo Paese: una grande iniezione di sviluppo culturale individuale delle persone”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Sì; ovviamente consiglio di ascoltare i miei due cd “Ayler’s Mood” e “Go_Dex” a cui ho lavorato con tantissimo amore e poi c’è talmente tanto da ascoltare… io sto ascoltando “Changes 1” e “Changes 2” di Mingus, in più sto riascoltando “Ascension” e “Interstellar Space” di John Coltrane, alcuni dischi di Pharoah Sanders e sto approfondendo l’ascolto di tutti i  musicisti del periodo del free jazz storico che ritengo sia stato buttato via tutto in un blocco unico, senza guardare in modo specifico i dettagli  dove si trovano delle perle fantastiche tutte da scoprire”.

Gerlando Gatto

“The War of the Worlds”. Soundscape’s Activity pubblica il suo terzo lavoro, un disco ispirato alla storica performance di Orson Welles

Soundscape’s Activity, uno dei più innovativi gruppi italiani d’improvvisazione elettronica, pubblica per l’etichetta Revenge Records il suo terzo CD dal titolo: “The War of the Worlds”.

Il 30 ottobre del 1938, l’allora poco più che ventenne Orson Welles realizza un’operazione-capolavoro che, con largo anticipo sui tempi, soddisfa l’assunto moderno secondo il quale ciò che va prodotto, ancor prima che la merce in sé, è il suo consumo. Welles, negli studi della CBS, nell’ambito della trasmissione radiofonica “The Mercury Theatre on The Air”, decide di mandare in onda una versione reinterpretata del romanzo “La Guerra dei Mondi” di Herbert George Wells. Welles escogita un falso notiziario che annuncia, sovrapponendosi alla regolare trasmissione, un atterraggio alieno nel New Jersey. Il risultato è un magistrale corto-circuito che, a distanza di ottant’anni, assume la fisionomia di una profetica fake-news moderna.

È questo il suggestivo pretesto che ha ispirato il nuovo album concept di Marcello Malatesta (piano, keyboards, live electronics) e Marco Di Battista (piano, keyboards, live electronics), che con il loro progetto Soundscape’s Activity dedicano a “The War of the Worlds” di Welles una Suite-Poema concepita per mettere a dialogo musica elettronica ed improvvisazione, grazie anche alla partecipazione chitarristica di Roberto Zechini, veterano dei linguaggi improvvisativi e delle contaminazioni stilistiche. Malatesta e Di Battista costituiscono un tandem oramai consolidato in cui l’elaborazione, la costruzione del suono e il plurilinguismo pianistico articolano uno spazio sonoro in cui il tecnico e il compositore lavorano insieme, coabitando perfettamente nello stesso individuo. Il lavoro, pur muovendo come già detto da “The War of the Worlds” e traendone il paratesto (com’è evidente dai titoli) e importanti frammenti del radiodramma originale, non ne ricalca l’esatta organizzazione, muovendosi piuttosto liberamente lungo l’asse della narrazione radiodrammatica.

Con questo lavoro, l’esplorazione musicale condotta da Marcello Malatesta e Marco Di Battista nel progetto Soundscape’s Activity arriva al suo terzo capitolo, dopo il disco omonimo pubblicato nel 2014 ed Elektromagnetik Sketches (Revenge Records, 2015), lavoro dedicato alla figura di Nikola Tesla.

“The War of the Worlds” è un disco pubblicato da una delle più prestigiose etichette indipendenti, la Revenge Records, si trova nei migliori negozi di musica e sui più importanti webstore mondiali. Inoltre è possibile acquistarlo in formato digitale sulle principali piattaforme di vendita online ed ascoltarlo in streaming su Spotify.