Intervista raccolta da Marina Tuni

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Intervista raccolta da Marina Tuni

Rita Marcotulli, pianista e compositrice – ph Luca d'Agostino – Udin&Jazz 2014

–Come stai vivendo queste giornate?
Vivendo in campagna, chiaramente, non ho le problematiche delle persone che vivono in città, non ho quel senso di claustrofobia, di chiusura, quindi mi ritengo fortunata, faccio la casalinga, faccio di tutto, pulisco, faccio la giardiniera, cucino e devo dire che mi piace! In realtà suono molto poco proprio perché in questo momento sospeso – e lo è in tutto il mondo – tutto sommato sto riscoprendo delle cose che non faccio mai, per cui anche nelle attività più semplici trovo un piacere; peraltro, sai, per noi che viviamo quasi sempre fuori, girando e viaggiando in continuazione, devo dire che non mi capitava forse da 35 anni di rimanere a casa per più di un mese! Quindi me lo sto godendo così, essendo di  indole positiva cerco di trovare anche nella situazione più tragica qualcosa di buono. Questo stato ti fa riflettere, alla fine devo dire che tutto sommato la sto vivendo abbastanza bene, sono tranquilla in questo momento.

-Come ha influito la situazione attuale sul tuo lavoro e  pensi che in futuro sarà lo stesso.
Come riesci a sbarcare il lunario in questo periodo?
Il nostro settore è stato quello più penalizzato, siamo stati i primi a smettere di suonare e saremo gli ultimi a riprendere. La situazione economica è abbastanza disastrosa, nel senso che siamo tutti senza lavoro e non sappiamo quando ricominceremo. Io, fortunatamente, ho messo da parte un po' di risparmi e quindi sto vivendo con quelli, però è tutto un'incognita; se il lavoro non riparte saremo in grande difficoltà. Comunque, in questo momento sto facendo un film, per cui a casa, per , un pochino lavoricchio, tuttavia siamo tutti sulla stessa barca. Sai, qui mi sono creata un orticello, ho le mie zucchine, i pomodori e poi devo dire che se uno sta a casa spende molto poco, quindi stiamo molto attenti e utilizziamo i soldi per fare la spesa, quel minimo indispensabile. Siamo tutti nelle mani di Dio e non sappiamo come andrà a finire questa cosa… non si possono fare previsioni certe, solo supposizioni, dobbiamo trovare la forza in noi, credere che finirà presto e che troveremo il modo di farcela.

-Vivi da sola o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante in questo delicato momento?
È molto importante avere qualcuno in casa, penso a tante amiche e a tutte quelle persone che vivono da sole… Io in questa situazione mi sento un po' orsacchiotta, nel senso che ci si abitua a tutto e quindi alla fine anche la solitudine ha un suo perché… cioè, io non sono da sola, ho mio marito, mia figlia, tre cani, due gatti e mi fanno tanta compagnia, dunque non sento così tanto la solitudine… Quello che mi manca sono le amiche, le persone care. Mi chiedo, però, “sarò pronta a rivederle?”; anche qui avverto questo stato di sospensione, ormai sono più di quaranta giorni che siamo isolati e quindi c'è una strana percezione…

-Pensi che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
Indubbiamente! A volte ho come la sensazione di stare vivendo in una fiaba, nel bel mezzo di un sortilegio per cui ti ritrovi bloccata oppure in un film di fantascienza, dove c'è qualcuno che ti ha messo alla prova. La cosa certa è che non dobbiamo mai dare niente per scontato, perché in realtà niente lo è mai, nel senso che è la vita stessa a non essere scontata, tutto può cambiare e trasformarsi da un momento all'altro. L'insegnamento è che dobbiamo “vivere”… anche adesso. Ci lamentiamo di dover stare in casa ma io ho degli amici, anche molto cari, che hanno perso una parte della famiglia, delle situazioni veramente disastrose… c'è gente che vive al Nord che sente solo ambulanze e campane che suonano a morto. Io mi ritengo fortunata anche per questo, perché noi stiamo vivendo tutt'altra situazione. La vita ci porta continuamente a pensare ed io cerco di imparare a vivere nel presente… viviamo adesso, in questo momento, e cerchiamo di godere delle cose belle senza troppo scervellarsi, anche quando la mente va… e pensi… pensi… pensi… fai supposizioni… “come sarà, come non sarà?”. Questa agitazione, quest'ansia, questa paura alla fine è la paura di un pensiero, che però non è certo, nel senso che nessuno può sapere come andrà, quindi secondo me bisogna vivere un po' con filosofia, per riuscire a godere anche di questo momento di attesa fermandosi un attimo, per leggere un libro, per provare a ritrovarsi con sé stessi, per guardare un bel tramonto.

-Credi che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
Assolutamente! Non potrei immaginare un momento così tragico senza bellezza, la musica così come l'arte; soprattutto, penso che la musica sia terapeutica. Ho visto che in qualche ospedale, al Nord, a Brescia, hanno donato un pianoforte e un medico lo suonava dicendo che quella era energia… Io credo di capire che cosa significhi lavorare in un ospedale come quello, dove c'è così tanta tensione, dove il malato ha bisogno di energia e il personale sanitario deve cercare di trasmettergliela… e dove possono trovarla se non attraverso un momento di leggerezza, che sicuramente la musica ti può dare? Quindi cercano di lavorare con la musica, di condividerla, di cantare e questo, secondo me, aiuta, può contribuire anche ad alzare le difese immunitarie, in questo momento anche questo può aiutare e l'unica cosa che possiamo fare è tirare fuori quello spirito, quella forza, quel coraggio e anche, se possibile, un po' di allegria… abbatterci e criticare non serve a niente.
Abbiamo sentito di complotti cinesi, americani e via discorrendo ma sono tutte supposizioni. Certo, tutto può essere, però non ci serve saperlo in questo momento, ora è importante rendersi conto che siamo tutti sulla stessa barca e io sono d'accordo con Mattarella quando dice che ci vuole l'unità. Siamo tutti esseri umani, gli errori si fanno, si sa, l'Italia è un paese contraddittorio… abbiamo delle qualità meravigliose ma poi… “siamo italiani” e c'è sempre qualcosa che non va, che non funziona… è proprio il nostro modo di essere. Siamo tutti così e quindi, in questo senso, potrebbe essere una rinascita in meglio, capire, vedere, riflettere e soprattutto metterci in discussione, insomma… smettere di criticare questo o quello…

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
Al buon senso, ovvero al senso della vita e al modo in cui ti rapporti con essa… alla beatitudine di vivere. In questo momento di grande incertezza è l'unica cosa alla quale ci si può appigliare.

-Quanto c'è di retorica in questi continui richiami all'unità?
Non so se ci sia retorica… io vedo che c'è sempre gente che continua a lamentarsi, che critica e basta. È un po' quello che ti dicevo prima… ora serve forza, unione, comprensione per uscire da tutto questo. Bisogna essere uniti, non ci serve adesso questo continuo contraddittorio. Io paragono questo momento al dopoguerra e questo dovrebbe farci riflettere.

-Sei soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
Se intendi quelli legati alla nostra categoria, beh, credo che per la prima volta si sia compreso veramente che dobbiamo essere uniti. È solo con l'unione e con la partecipazione che riusciremo a fare qualcosa: non è utile a nessuno criticare senza far seguire il  “fare”. Bisogna provarci! Poi, è ovvio, siamo esseri umani e lo sbaglio è sempre dietro l'angolo ma se c'è il desiderio e la voglia è proprio questo il momento in cui possiamo ritrovarci. Certo, le teste sono tante e non è mai facile riuscire a mettere tutti d'accordo, però se uno si prefigge un obiettivo, perché non contribuire per portarlo tutti insieme a termine?

-Se avessi la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederesti?
Mah… il nostro settore è sempre stato tra i più penalizzati perché la musica, soprattutto, non è mai stata considerata un lavoro. Ho letto di recente un'intervista a che parlava della visione che parecchi hanno in Italia dei musicisti:  “Mi capita di andare a una festa e sentirmi dire ‘dai, perché non ci canti una canzoncina?'. Nessuno nella stessa situazione chiederebbe a un dentista di levargli un dente”.
La musica è un lavoro e nessuno si rende conto di quanta disciplina occorra per riuscire a suonare a certi livelli… non basta una vita, è una missione. Si studia per sette, otto ore al giorno, ci vuole un tale impegno… non puoi permetterti svogliatezza. Chi non lo comprende ignora qual è la vita di un musicista, specialmente se professionista.
Io suono da quando avevo 16 anni, penso si possa immaginare la fatica che ho fatto per avere dei frutti da questo mio lavoro di tutta una vita…
Negli altri paesi europei, in Francia, ad esempio, ci sono altri sistemi, altri parametri, hanno un'altra organizzazione, anche fiscale; è tutto più trasparente, i musicisti prendono millecinquecento euro al mese; certo pagano tante tasse e devono suonare un certo numero di ore ma, una volta fatte, hanno un supporto economico. So che magari non sarebbe giusto fare certi confronti perché alcuni paesi sono magari più ricchi ma in Germania, in questo particolare momento hanno ricevuto cinquemila euro… noi non abbiamo niente, zero, zero, zero… Io non sto prendendo niente e mi sento fortunata perché ho qualche risparmio, altrimenti non saprei come vivere. Si, i seicento euro, ma non so nemmeno se ci rientreremo, al momento a me non è arrivato niente. Comunque, seicento euro ti servono solo per mangiare, non ti bastano neppure per pagare le bollette…
Però mi rendo conto che siamo in uno stato di emergenza e che il nostro Stato deve fare i conti con il debito pubblico, sono cose che vanno valutate e se hai un minimo di coscienza devi tenerlo in considerazione. Ci vorrebbe un'organizzazione diversa ma anche l'onestà di tutti i cittadini… gli italiani  dovrebbero cambiare testa…
Ti faccio un esempio, il mio compagno veniva qui da me in vacanza e in quel periodo non lavorava. Avrebbe comunque avuto diritto ad un sussidio dal suo Stato ma non lo prendeva, non si sarebbe mai permesso di prenderlo. Lo Stato è al tuo servizio, se ti serve qualcosa è presente ma lo è anche perché tu paghi regolarmente. È tutto chiaro e cristallino.
Qui ci sono altri parametri, per noi lo Stato è sempre lì per fregarci invece che tutelarci. È proprio un atteggiamento mentale che andrebbe cambiato e io spero che quello che stiamo vivendo ora possa servire anche perché ciò avvenga, io me lo auguro.

-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
Dipende sempre dagli stati d'animo. Se ho voglia di mare e di estate ascolto sempre Elis Regina che mi porta in Brasile, nella musica melodica e armonica, come in “Essa Mulher”, un album che ho consumato, oppure Jobim con Elis regina (“Elis & Tom” N.d.A); mi piace molto João Gilberto, amo molto la musica brasiliana. Ascolto anche pop, Björk, ad esempio. Poi  Miles, Keith Jarrett… tutta la musica! In realtà non ti saprei dare un suggerimento più preciso, dipende dal mio stato d'animo. L'altra mattina ascoltavo Béla Bartók, “Allegro barbaro”… Ora sto scrivendo la musica per un film, quindi mi metto lì e compongo… Io consiglio comunque di ascoltare tanta musica, che sia classica, jazz, pop, indiana… insomma, andate a curiosare!

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