Celano Jazz Convention 2020 non si ferma e rilancia con la presenza di Jerry Bergonzi

Dal 23 al 26 luglio 2020, ritornano i seminari di Celano Jazz Convention: una terza edizione particolare, in sintonia con il momento difficile attraversato in questi mesi e attenta a sviluppare le potenzialità del percorso didattico online.

Una scelta nel segno dell’innovazione e della tecnologia per dare un segnale importante in un momento difficile per la cultura e per lo spettacolo dal vivo. Se, come è ovvio, le lezioni tradizionali e la vicinanza tra docente e allievo mantengono la loro specifica importanza, la didattica musicale può essere svolta con lo stesso livello di interazione anche attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla rete e si arricchiscono inoltre di altri mezzi utili per l’apprendimento.

Anche quest’anno, il direttore artistico dei seminari, il chitarrista Franco Finucci, ha voluto coinvolgere una squadra prestigiosa, con alcuni dei nomi più importanti del panorama jazzistico nazionale: una squadra che conferma i docenti presenti nelle scorse edizioni e si arricchisce di nuove “firme”, con una sorpresa speciale, vale a dire il seminario del grande sassofonista statunitenste Jerry Bergonzi, in programma domenica 26 luglio 2020.

Celano Jazz Convention rinnova la mediapartnership con il webmagazine Jazz Convention.

La squadra di docenti scelta da Franco Finucci presenta, anche in questa terza edizione, una compagine di alto profilo ed è formata da Marco Di Battista (tecniche d’improvvisazione e storia del jazz), Giovanni Falzone (tromba), Max Ionata (sassofono), Umberto Fiorentino (chitarra), Elisabetta Antonini (canto), Luca Mannutza (pianoforte), Gabriele Pesaresi (contrabbasso e basso elettrico), Marcello Di Leonardo (batteria) e Marcello Malatesta (sound engineering).

Inoltre, alle ore relative allo strumento scelto ed alle materie complementari, il programma didattico di Celano Jazz Convention aggiunge delle lezioni interdisciplinari, tenute da docenti di uno strumento diverso da quello scelto: una strada per permettere agli iscritti di apprendere in maniera trasversale, approfondendo gli aspetti dell’interpretazione musicale peculiari di ogni musicista.

L’ospite speciale di questa edizione è il sassofonista Jerry Bergonzi che terrà un seminario riservato a tutti gli iscritti di Celano Jazz Convention, in programma domenica 26 luglio.

Jerry Bergonzi è un musicista e didatta di assoluta fama internazionale. Bergonzi si è esibito nei principali festival e club di tutto il mondo, alla guida delle sue formazioni e al fianco dei più importanti interpreti del jazz. La sua musica è riconosciuta per le sue capacità innovative per la padronanza del linguaggio e per l’integrità espressiva. La sua discografia comprende oltre sessanta titoli. Jerry Bergonzi ha insegnato nei conservatori e nelle scuole di musica statunitensi ed europee. È autore di una serie di libri didattici, tradotti in francese, tedesco e italiano.

Alla luce del successo dell’anno scorso, dal 30 luglio al 2 agosto 2020, torna anche l’esperienza di Jazz for Kids and Juniors, il progetto orchestrale rivolto ai ragazzi diretto da Andrea Gargiulo.

Una terza edizione “particolare”, in linea con la situazione generale del nostro paese e dell’intero pianeta, per mantenere una continuità con il disegno avviato dal direttore artistico Franco Finucci con il progetto Celano Jazz Convention: un percorso di lunga gittata, capace di unire qualità musicale, formazione, inclusione e accoglienza.

Informazioni per le iscrizioni

Il costo dei seminari di strumento è fissato in €200: sono previsti sconti per chi si iscrive entro il 30 giugno 2020, la quota di iscrizione in questo caso si riduce a €180.

Per l’edizione 2020 di Celano Jazz Convention, la quota d’iscrizione è la medesima per tutti gli strumenti e comprende l’accesso a tutte le lezioni, compresa quella che Jerry Bergonzi terrà il giorno 26 luglio 2020.

Le iscrizioni vanno perfezionate entro il 15 luglio 2020.

La scheda di iscrizione si può scaricare dal seguente link:
http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=51&Itemid=28

La mail di riferimento per le iscrizioni e per ogni eventuale informazione è associazionebluenote@gmail.com

Esce il singolo “Mediterranea”, dedicato agli uomini e alle donne che attraversano il nostro mare, ai loro orizzonti di speranza, alle culture che ne legano le sponde

È dedicato al nostro mare il nuovo singolo “Mediterranea” dell’Arcadia Trio guidato dal sassofonista e compositore Leonardo Radicchi feat. il Grammy Awards winner Robin Eubanks (Art Blakey, Elvin Jones, Rolling Stones, Talking Heads, Sun Ra, Barbra Straisand, The Micheal Brecker, Dave Holland,…). Un mare che “unisce le nostre terre a quelle dell’Africa e del Medio Oriente, crocevia di culture, speranze, ambizioni, sfide e tragedie.”
Anticipando l’uscita dell’album “Songs for people” che avverrà a giugno con l’etichetta AlfaMusic (distr. Believe), il singolo è una dedica di Leonardo Radicchi e del trio “a tutti coloro che attraversano il Mediterraneo e agli orizzonti di speranza che essi immaginano”.
Da sempre impegnato nella diffusione di valori sociali e umanitari, il sassofonista e compositore Leonardo Radicchi esplora la realtà che ci circonda con la musica del suo Arcadia trio – formato con il contrabbassista Ferdinando Romano e il batterista Giovanni Paolo Liguori – con la volontà non tanto di proporre una visione del mondo quanto di sollevare interrogativi ed emozioni nel pubblico.
Nella tracklist originale del disco “Songs for people”, spiccano anche i brani “Sea Watcher” dedicato a Carola Rackete, comandante della nave Sea Watcher-3 che il 29 giungo 2019 ha forzato il blocco e portato in salvo nel porto di Lampedusa 53 esseri umani: “In un mondo dominato da uomini una donna ha sfidato un capo di governo, una nazione e forse l’intera Europa in nome dell’umanità.”.
Altro brano di grande rilievo è “The Hope”: “Credo che la speranza sia la molla più profonda che possa far scattare nell’essere umano la necessità dell’azione, sia essa di rivolta, di impegno, di lotta o di aiuto. Questo brano è dedicato a mio figlio e a tutti coloro a cui lasceremo questo mondo”.

Dopo essersi unito al trio come special guest in occasione del tour per il precedente album “Don’t call it justice”, il trombonista Robin Eubanks è presente in tutti i brani del nuovo album “Songs for People”. Considerato tra i più importanti trombonisti del panorama mondiale, è vincitore di 2 Grammy Awards e annovera tra le sue molteplici collaborazioni Art Blakey, Elvin Jones, Eddie Palmieri, Sun Ra, Barbra Straisand, The Rolling Stones, Talking Heads, Micheal Brecker, Dave Holland. Con Radicchi, Romano e Liguori condivide l’impegno nel raccontare i temi sociali e ambientali e l’estetica compositiva, con sonorità che vanno alla radice del jazz e dell’estetica folklorica afro-americana, e non solo.
L’album è stato registrato presso l’AlfaMusic Studio di Roma dal sound engineer Alessandro Guardia che ne ha curato anche mix e mastering con riguardo ai nuovi formati dell’alta definizione (HD – Native) per la diffusione sia nell’ambito della “musica liquida” sia in quello più tradizionale, che consentirà la pubblicazione di “Songs for people” in vinile nei prossimi mesi.

Tra i più attivi e apprezzati sassofonisti e compositori italiani, Leonardo Radicchi è un artista da sempre fortemente impegnato a livello sociale, civile e umanitario. Le sue attività in ambito sociale, tra cui una lunga esperienza in prima linea con Emergency per il progetto Ebola (in Sierra Leone) e il progetto War Surgery (in Afghanistan) e quelle presso un Centro per richiedenti asilo in Toscana, hanno contribuito a conferire un significato “politico” alla sua musica, riportando il grande valore di queste esperienze nel suo libro “In fuga” (ed. Rupe Mutevole) e nell’album “Don’t call it justice” (AlfaMusic). Non attraverso uno schieramento partitico, ma con una maturata consapevolezza dell’ingiustizia sociale e delle contraddizioni da cui essa deriva. Dopo gli eccellenti studi presso il Berklee College of Music di Boston, di cui è stato Student Ambassador con la sua band Creative Music Front, è tornato in Italia evolvendosi in una ricerca musicale parallela alla crescita della sua consapevolezza come individuo nella società civile.
Ha suonato in molti festival e rassegne in Italia e all’estero con diverse formazioni e musicisti, collaborando con Robin Eubanks, John Surman, Orchestra Nazionale di Jazz, Massimo Nunzi e Orchestra Operaia, Med Free Orkestra, Cristiano Arcelli, Francesco Cusa, Ulrich Gumpert, Silke Eberhard, Eliel Lazo, Jose Andres Marquez, Greg Fiengold, Roberto Gatto, Cettinaq Donato, Marta Capponi, Simona Bencini, Mario Nappi, Manuel Magrini.
Nella sua discografia, tre album come leader a cui si aggiungono dischi di prossima pubblicazione. E’ stato parte del collettivo tedesco Tonarbeiten registrando l’album Wrong turn swing (TBE- 2013).
I link per ascoltare o scaricare il brano: Spotify https://bit.ly/spotifyMEDITERRANEA, Amazon https://bit.ly/amazonMEDITERRANEA, iTunes https://bit.ly/itunesMEDITERRANEA, Deezer https://bit.ly/deezerMEDITERRANEA. Tutte le info su Leonardo Radicchi, i suoi vari progetti musicali e la sua bio, sul suo sito www.leonardoradicchi.com.

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Presskit IJM: http://www.ijm.it/component/music/display/913
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Jazz for Kids & Teens: Celano Jazz Convention conferma i seminari dedicati ai ragazzi tenuti da Andrea Gargiulo

Dopo il grande successo dello scorso anno, Celano Jazz Convention presenta anche nell’edizione 2020 “Jazz For Kids & Teens”. I corsi tenuti dal Maestro Andrea Gargiulo con la collaborazione di Giusi Martino si svolgeranno on line dal 30 luglio al 2 agosto 2020.

Jazz for Kids and Teens è il progetto orchestrale rivolto ai ragazzi diretto da Andrea Gargiulo. L’obiettivo del progetto è quello di far dialogare i ragazzi attraverso la musica e di portarli a scoprire la propria personalità e le potenzialità espressive.

La musica come elemento di condivisione e crescita. Il percorso di laboratori di musica d’insieme è costituito da lezioni collettive e da momenti personalizzati, pensati in modo da sviluppare le caratteristiche dei vari strumenti e le capacità dei singoli partecipanti.

Un progetto fortemente voluto dal direttore artistico dei seminari, il chitarrista Franco Finucci, all’interno del programma di Celano Jazz Convention già dallo scorso anno: il grande successo riscontrato lo scorso anno e le tante richieste di replicare l’esperienza arrivate immediatamente dopo l’edizione del 2019, hanno portato alla conferma del percorso didattico rivolto ai giovanissimi anche in questa particolare edizione on line.

La terza edizione di Celano Jazz Convention si presenta con una scelta nel segno dell’innovazione e della tecnologia per dare un segnale importante in sintonia con il momento difficile attraversato in questi mesi.

Anche quest’anno, per i seminari di Celano Jazz Convention, il direttore artistico Franco Finucci ha voluto coinvolgere alcuni dei nomi più importanti del panorama jazzistico nazionale per dare vita ad una squadra di docenti di assoluto prestigio. Il programma inoltre si chiuderà con una sorpresa speciale, vale a dire il seminario del grande sassofonista statunitenste Jerry Bergonzi, in programma domenica 26 luglio 2020.

La squadra di docenti scelta da Franco Finucci presenta, anche in questa terza edizione, una compagine di alto profilo ed è formata da Marco Di Battista (tecniche d’improvvisazione e storia del jazz), Giovanni Falzone (tromba), Max Ionata (sassofono), Umberto Fiorentino (chitarra), Elisabetta Antonini (canto), Luca Mannutza (pianoforte), Gabriele Pesaresi (contrabbasso e basso elettrico), Marcello Di Leonardo (batteria) e Marcello Malatesta (sound engineering).

Celano Jazz Convention rinnova la mediapartnership con il webmagazine Jazz Convention. La scheda di iscrizione è disponibile al seguente link: http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=21&Itemid=28

Una terza edizione “particolare”, quindi, in linea con la situazione generale del nostro paese e dell’intero pianeta. Celano Jazz Convention non si ferma e mantiene la continuità del disegno avviato dal direttore artistico Franco Finucci nel 2018: un percorso di lunga gittata, capace di unire qualità musicale, formazione, inclusione e accoglienza.

Jimmy Cobb: il grande batterista se n’è andato in povertà

Il ricordo del batterista Giampaolo Ascolese

Carissimo Jimmy,
anche tu sei andato via e, spero, sia andato in un mondo migliore, che si chiami Paradiso o Inferno o Purgatorio, questo non lo so, ma la cosa importante è che sia un mondo migliore di questo, dove i grandi musicisti come te siano riconosciuti davvero per la loro grandezza e per le gioie che hanno dato alla Musica.

Jimmy Cobb

Poco prima di morire avevi sommessamente ma fermamente lanciato un grido di dolore perché non potevi più sostenere la tua famiglia con la tua stupenda musica, perché eri infermo e non potevi più suonare.

Hai chiesto aiuto e noi musicisti, sbigottiti, abbiamo cercato di aiutarti almeno psicologicamente, se non economicamente, poiché noi certo non abbiamo i mezzi, o per lo meno la maggior parte di noi.

Dovrebbe essere lo Stato in cui si vive, la Nazione a cui una persona “appartiene” ad occuparsi dei grandi Artisti e sicuramente io nulla so dell’America da questo punto di vista ma, ad esempio, qui in Italia non abbiamo alcuna possibilità di aiutare i grandi artisti, a qualsiasi arte essi appartengano.

Posso ricordare innumerevoli casi, come, ad esempio Salvo Randone, da tutti considerato uno dei nostri più grandi attori, morto fra gli stenti, e, molto più vicino a me, Nicola Arigliano, che è finito in una clinica privata, grazie al sostegno dei parenti più stretti e degli amici, perché le strutture sanitarie pubbliche non potevano assicurargli le terapie necessarie.

Ma gli esempi possono essere infiniti e quindi, spero vivamente che ora ti rifarai abbondantemente di tutti i sacrifici che hai dovuto affrontare, specialmente alla fine della tua vita, perché, per fortuna, quando eri giovane, ed anche dopo, la vita ti ha sorriso e ti sei potuto esprimere come il grandissimo batterista che eri.

Nel mio piccolo conservo il ricordo che ho di te, quando, dopo il concerto che feci con il Quartetto di Eddy Palermo a Perugia, in occasione di “UmbriaJazz 1985”, mi fermasti e mi facesti dei grandi complimenti, dicendo che io, oltre ad essere un batterista di Jazz “sapevo fare anche altro”, perché con Eddy suonavamo molti brani  latini e “fusion”.

Ecco, ora ti chiedo scusa se io non mi sono subito inginocchiato ai tuoi piedi, perché all’inizio non ci ho creduto, e forse non avevo nemmeno capito chi tu fossi, non ti ho riconosciuto subito… l’ho capito dopo, me lo hanno detto, quando non ti ho più visto e ti ho cercato… e non ti ho più trovato e le vicissitudini della vita non ci hanno più fatto incontrare.

Volevo ringraziarti poi anche perché, con “Kind of Blue” hai segnato il tempo, gli anni del mio primo amore, ascoltando continuamente il disco nei momenti più belli e poi anche perché, con il tuo tempo di spazzole su “All Blues”, hai definito la regola finale di come si debba suonare in 6/8 con le spazzole, e questa regola non si discute.., si impara.

Grazie Jimmy, e buona musica !!!

Giampaolo Ascolese

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Nico Morelli, pianista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Nico Morelli, pianista e compositore

-Come sta vivendo queste giornate?
“Mi sto dedicando a tutte quelle cose che avevo tralasciato a causa dei ritmi di lavoro… ad esempio a prendermi cura di me stesso: sport, letture, ascolti, e finalmente a suonare esclusivamente per me stesso”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Sul mio lavoro ha influito in maniera disastrosa. Concerti e attività in generale annullate per mesi e mesi, si pensa fino a dicembre. Una vera catastrofe”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Sto utilizzando i miei risparmi, sperando che mi siano sufficienti. Do lezioni online e spero che presto si torni alla normalità”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Vivo con la mia compagna ed il mio gatto. Penso che da solo sarei impazzito. Quindi importantissimo”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Probabilmente sì. Ma una volta finito l’isolamento ci sarebbe da verificare se il ritorno alle abitudini del passato sarebbe inevitabile”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“Da musicista, da creatore di musica (più che da fruitore) forse mi è più difficile rendermene conto. Sono in molti a chiedermi di essere presente con video online di mie esecuzioni in diretta, dicendomi che questo aiuterebbe molto e sarebbe di conforto. La gente me lo chiede. Questa cosa mi conforta e un po’ mi sorprende questa grande richiesta. Solo adesso la gente si accorge di questa forza della musica”.

-Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Meditazione?…. Sport?….. Letture?…. Film?…. Arte in generale”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
Non lo so, ma in questo momento, sembra, dobbiamo agire tutti in un’unica direzione, altrimenti, sembra, sarà difficile uscire da questo problema. Questo è il messaggio che ci viene ripetuto”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vostri organismi di rappresentanza?
“Tutto sommato sì”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal governo, cosa chiederebbe?
“Da musicista, da lavoratore dello spettacolo, chiederei quel che in questi giorni vedo che si sta cercando di chiedere: una presa in considerazione delle difficoltà di tutto il nostro settore, che assieme a quello del turismo sembra essere il più danneggiato da questi avvenimenti”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Mi piacerebbe poter suggerire a tutti di ascoltare altro, anche ciò che non siamo abituati ad ascoltare…. Di essere un po’ più curiosi riguardo la musica, così come lo possiamo essere riguardo a tutti gli altri aspetti della vita”.

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Pippo Guarnera, organista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Pippo Guarnera, organista

– Come sta vivendo queste giornate?
“Il fatto di dover formulare la risposta a tale domanda mi risulta piuttosto vago e non ben delineabile in quanto non è chiaro neanche a me stesso, mi sento in uno stato altalenante tra sconforto, pseudo euforia, paura (per i miei cari), rabbia, noia, frustrazione”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Un nostro illustre, qualificato e talentoso collega ha scovato il termine intermittente per definire il tipo di attività in cui mi muovo seppur goffamente. So solo che, nonostante si siano moltiplicate le iniziative concertistiche “on line”, mi trovo e mi sento orfano del suonare ”live” con altri musicisti, il far succedere delle cose musicali al momento, tramite la complicità di altri musicisti, ciò che nel Jazz e non solo si chiama “cooking” e in più la percezione della presenza del pubblico a qualche spanna da te, dove anche ogni occhiata casuale a qualcuno degli astanti riesce a restituirti una corrente di sensazioni non esprimibili sia nel pensiero che tanto meno nello scrivere, ma che alimenta il processo in atto.
Tutto questo è rimandato a chissà quando, dal momento che se l’interruzione è stata causata inizialmente dai motivi sanitari di cui tutti sappiamo, in seguito verrà protratta da quello che è realistico attendersi come una lunghissima sospensione in attesa di un vaccino che potrebbe non arrivare mai; in più ci sarà da mettere in conto una depressione economica senza precedenti. Così, ciò che si viveva già prima del patatrac come un’attività ingrata, asfittica e magra, da adesso in poi arriverà alla cancellazione del concetto dell’intermittenza, stabilizzando lo switch sulla posizione “OFF” lasciando così lo spazio musicale al buio”.

-Come riesci a sbarcare il lunario?
“In queste condizioni il lunario non si riesce e non si riuscirà a farlo sbarcare in nessun porto. L’unica mia fortuna è quella di avere un pochino di denaro da parte, cosa che mi sta permettendo di non attaccarmi alla canna del gas (almeno per adesso) come invece tanti miei colleghi in sofferenza stanno purtroppo facendo, tanto che mi sento anche abbastanza colpevole a causa del mio temporaneo privilegio”.

Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“Sarei dovuto partire il 10 marzo scorso per gli USA dove ho mia moglie (a Chicago) che sta facendo da badante a mia suocera, andare a visitare successivamente mio figlio, il maggiore, ad Atlanta GA e andare a visitare mia figlia con annessi genero e due nipotini (già… sono nonno) a Honolulu HI. Ovviamente tutto è stato cancellato quasi una settimana prima di quella data, di fatto bloccandomi a casa in provincia di Bologna. Diciamo che non sono contento, l’unica salvezza sta nella comunicazione tramite WhatsApp … Per il resto, stare in lockdown per me non è un gran sacrificio, anche prima di tutto questo uscivo da casa solo per andare a suonare e procurarmi il cibo, per tutte le altre cose non mi estraevano da casa neanche col forcipe. Diciamo che l’essere e vivere da solo rende più facile l’isolamento sanitario pur pesandomi in maniera considerevole la separazione dalla famiglia, magari sarà una questione di karma e chi lo sa. Ultimamente prendo anche della vitamina D3 come integratore e sembra giovi all’umore, a volte abissalmente tetro”.

– Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Praticamente inevitabile la rimodulazione dei rapporti umani a seguito di questi eventi, anche se non so quanto sarebbe corretto aspettarsi una maggiore apertura nei rapporti interpersonali dell’eventuale dopo; comunque c’è maggior voglia di “chiacchiera” tra la gente, avverto però anche molto nervosismo e tensione. Per quanto riguarda gli altri musicisti c’è il macigno della separazione fisica, molti dei miei amici e colleghi non abitano vicino per niente. In Italia, a differenza degli Stati Uniti, non abbiamo mega centri urbani con larghe comunità di musicisti dove puoi sostenere un’attività musicale restando sempre nell’ambito dell’area cittadina. I colleghi con i quali interagisco abitano distanti da me, batterista a Pistoia oppure a Forlì, chitarrista a Napoli oppure a Padova e così via … Nel quadro della limitazione degli spostamenti questo stato di cose diventa praticamente atroce”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“La musica potrebbe dare forza sì, però è anche vero che ciò che ti rende sensibile alla musica – ed anche la musica stessa – ti renderà indifeso e cagionevole di fronte alla follia di un mondo che sembra uniformarsi sempre più al vecchio mito di Babele. In effetti non ho neanche la più vaga idea di come potrebbe essere il mio esistere senza la musica. La percezione della musica anche la più casuale, cosa che non puoi mai spegnere, il tuo essere e tutto ciò che ti circonda.  La musica si fonde con la tua vita come una sorta di benevola metastasi che rende indistinguibili e inseparabili entità, pensiero, musica, quotidiano … tutto”.

Se non la musica a cosa ci si può affidare?
“Per le ragioni espresse al punto precedente non ho risposta a questo, ma non sono di sicuro il tipo da impugnare il rosario (abbiamo tristissimi esempi)”.

– Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità? E’ soddisfatto di come si stanno muovendo i vostri organismi di rappresentanza?
“L’insopportabile retorica chiamata in causa ultimamente dai media e autorità varie mi ricorda il ritrovarsi a nuotare nel Mar dei Sargassi dove, al posto delle omonime alghe, si trovano a galleggiare masse di deiezioni di tutti i generi.
Abbiamo semplicemente raccolto ciò che abbiamo seminato negli ultimi 30/40 anni, come Italiani (chi si ricorda della barzelletta dove all’inferno l’organizzazione viene affidata agli Italiani?) senza quasi alcun senso civico e appestati dall’analfabetismo funzionale (credo che ne possiamo vantare il primato in Europa). Qui è costume che il merito venga deriso ed evitato come la peste, in seguito a questo ci gestiamo malissimo e affidiamo i nostri voti per il 99% dei casi ad emeriti e pomposi imbecilli, con le varie cariche istituzionali ridotte a vuoti contenitori di stupidaggini. In più abbiamo un nostro sotterraneo sentimento antiscientifico che finisce per condurre le cose pubbliche ad usare la rudimentale irrazionale logica della convenienza e della scorciatoia illetterata al posto del cuore e dell’intelligenza. Inoltre quando sento rivisitato in varie salse l’inno di Mameli (che personalmente trovo musicalmente orrido, non so neanche se dovrei scusarmi per questo) mi sale la rabbia e m’incazzo, mi ricordano quelli che pensano che mettere il rossetto ad un maiale lo possa elevare ad uno status superiore, azione vana… sempre maiale resta. In questa ottica mi aggrappo a quello che “passa il governo”, tutti in ordine ben sparso con poche idee e ben confuse. Praticamente non ho scelta”.

– Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“La domanda è forse un po’ surreale, non ho alcunché da chiedere. Mi potrei augurare che l’immaginario collettivo possa cambiare verso zone più artisticamente frequentabili. Dove l’onestà, la curiosità, l’intelligenza e i valori umani possano avere un peso maggiore nella conformazione del quotidiano, anche se questo purtroppo sarà difficilmente realizzabile nella pratica e restare una dolce utopia”.

-Ha qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Duke Ellington: “Harlem Airshaft”; Thelonious S. Monk: “Crepuscule With Nellie”; John Adams: “Harmonium – Part 2 — Because I Could Not Stop For Death”; Evan Ziporyn: “Frog’s eye”; John Corigliano: “Symphony No. 2 For String Orchestra – II. Scherzo”; Andrew Hill: “Ball Square” – “Shades”; Horace Silver:  “Sister Sadie”; Pergolesi: “Stabat Mater” – “Stabat Mater dolorosa”.