Il complesso mondo di Rosalba Bentivoglio: il concerto della vocalist in apertura di “Milo Jazz&Wine”

Cielo stellato, calura estiva delle classiche serate siciliane, sedute distanziate, nelle gradinate dell’anfiteatro “Lucio Dalla” a Milo, piccolo paese alle falde dell’Etna, ricco di storia contadina, costruito  sulla pietra lavica di precedenti colate. Sentori di vini che restano nell’aria, dopo le vendemmie autunnali. Questo è un  luogo magico, dove scorrono fiumi rossi o bianchi nei bicchieri, perché bere in compagnia rende la vita più preziosa e interessante, ce ne siamo accorti ancor di più durante il lockdown… Ed è in questo luogo che Lucio Dalla aveva trovato il suo “buen retiro” e a cui oggi il Comune ha dedicato una targa e  dato il nome all’anfiteatro in cui adesso siamo, in attesa dell’inizio deel concerto di Rosalba Bentivoglio, artista che da tempo vive qui in questa Milo, che accoglie anche un altro personaggio, artista e poeta importante: Franco Battiato.

È il 2 agosto, giorno d’inizio del primo “Festival Jazz&Wine”, che vede in cartellone, in una veste quasi da madrina, un’artista importante per la Sicilia – regione che ha ben saputo rappresentare in Europa – Rosalba Bentivoglio, musicista compositrice, cantante jazz e docente di Canto al Conservatorio. La vocalist, con le sue composizioni, traccia oramai da anni un percorso nuovo nella musica, fuori dai soliti schemi. Il panorama musicale è impreziosito da artisti quali Norma Winstone, Sainkho Namtchylak, Greetje Bijma, Mejra Asher, Susanne Abbuehl che, affrancandosi dalla cultura e dalle radici afroamericane, hanno voluto percorrere strade innovative, avventurose, muovendosi lungo i confini, tra jazz ed espressioni musicali colte contemporanee. Tra queste voci, da diversi anni, si pone Rosalba Bentivoglio, che ci propone melodie di ampio respiro, linguaggi jazz personali, improvvisazioni d’impronta europea e seducenti e merlettati vocalizzi, ispirati all’insondabile profondità dell ’animo umano.
La sua voce, che a tratti, esplode in vortici di ricordi ancestrali, si libera in  performance improvvisative, ispirata e ben sostenuta da quattro bravi professionisti dei suoni  che, in perfetta sintonia con le composizioni della Bentivoglio, hanno modo di esprimere al massimo le loro personalità artistiche,

La cantante collabora anche con Paul McCandless (cofondatore, insieme a Ralph Towner, degli Oregon) con il quale ha inciso tre album, tutti a suo nome e con le sue composizioni, avvalendosi in uno di questi della collaborazione del pianista Art Lande.
In questo periodo sta incidendo “Sciroccu” con la Gateway Music / Subzonique di Copenaghen con Kim Kristensen al piano e  bass flute, Marilyn Mazur  alle percussioni e Klavs Hovman, al basso acustico.

A Milo l’artista ha presentato un progetto dal titolo: “La mia Musica, il mio Jazz  – ritratto di un’Artista, Musicista e Donna” con il suo ben affiatato Sicilian Jazz Quintet, completato da Valerio Rizzo al piano, Samyr Guarrera ai sax soprano e tenore, Gabrio Bevilacqua al contrabbasso e Carmelo Graceffa alla batteria; musicisti tutti siciliani, giovani ma dotati di grande talento e tutti in sintonia col sentire musicale della leader.
In apertura “Rememb’rin”, composizione della Bentivoglio che troviamo nel suo sempre attuale  album  “Transparences”, brano che inizia come una nenia o una preghiera per poi sfociare in una ballad che ben presto  passa in 5/4.
A seguire “Orange blossoms in summertime” (C. Landy/Kurt Elling) e una splendida “Tight “di Betty Carter; quindi altri due original della vocalist, al cui interno ritroviamo suoni che ci fanno ricordare con delicatezza il blu intenso del mare siciliano e i gialli odorosi di miele delle ginestre che si stagliano luminose in tutta la loro bellezza sul terreno vulcanico dell’Etna.

Ed è una musica estremamente evocativa che coinvolge pienamente gli spettatori.
“Cieli di marzo” è un’altra composizione della Bentivoglio che così illustra la genesi del pezzo:  «Questo brano l’ho scritto ispirandomi ai nostri cieli, azzurri, alti, profondi, cangianti come una stagione appena accennata, non ancora definita, con le nuvole veloci in cielo che ci chiudono o aprono… la vista del sole».
Lasciata sola sul palco dai suoi musicisti, Rosalba imbraccia la sua Takamine sei corde
acustica e propone un omaggio ad una grande compositrice, poetessa e cantante americana, Joni Mitchell, con due brani: “A case of you” e “Blue motel
room”; in conclusione di concerto la vocalist presenta “The sing of the white sea” (brano che troviamo nel suo cd “Only Light Blue” con un virtuosistico Paul McCandless ai fiati) e il mare bianco non è altro che il Mare Mediterraneo nell’antica lingua araba e turca, le cui popolazioni così indicavano questo mare.

Per il bis, chiesto a gran voce dal folto pubblico, un’altra perla delle sue composizioni: “I Luoghi di Eolo”, dove Il luogo è un non luogo.
La forma di questa musica è eterea e il «soffio» è corrente di vita, afflato di energia, filo conduttore che unisce il corpo umano all’universo; il linguaggio-canto implica una visione del mondo in cui non esiste più alcuna differenza tra microcosmo e macrocosmo. «I luoghi di Eolo sono i luoghi del mio immaginario, ed è anche così che io mi identifico con la mia Sicilia», spiega Rosalba.
Tutti brani molto intensi, che mettono in evidenza le sue non comuni doti compositive e vocali e che nulla concedono alla dimensione commerciale, facendone un prodotto di musica colta, raffinato per alcuni versi, che fa riaffiorare alla mente certa musica contemporanea nord europea (leggasi ECM), con sfumate suggestioni etniche e  non trascurabili riferimenti        jazzistici.
Insomma una musica originale, mai scontata o banale, carica di emozioni e di comunicatività, che certamente richiede un ascolto impegnativo ma proprio per questo con risultati assolutamente appaganti.

(MT)

Foto di Enrico Guarrera