Flavio Spampinato: da Roma a Bruxelles sulle ali della musica nera

Ho appena finito di ascoltare per la quarta volta “Nascente”, un bell’album firmato dal vocalist Flavio Spampinato per l’Alfa Music. Dicevo un bell’album e questo giudizio è del tutto condiviso da Maria Pia De Vito e da David Linx, che di canto jazz capiscono qualcosina. Non a caso scrive la De Vito, riporto testualmente: “In ‘Nascente’, questo primo lavoro di Flavio Spampinato, ritrovo grazia e profondità, ricerca, tensione desiderante, gioia, nella grana della voce. C’è amore. C’è tutto quello che occorre per un viaggio lungo con la musica. Ad maiora!”.

Flavio Spampinato è seduto proprio di fronte a me in un’afosa giornata d’estate e ci apprestiamo a concretizzare un’intervista a lungo progettata. Da siciliano doc sono molto incuriosito dal cognome del mio interlocutore dal momento che Spampinato sembra venire proprio dalla mia città, Catania.
“Spampinato è un cognome cento per cento siciliano, area catanese – mi conferma il musicista – comunque sono nato a Roma e dopo ventidue anni nella Capitale mi sono trasferito a Bruxelles, con un intermezzo a Berlino”.

-Come si è avvicinato alla musica, al jazz?
“Mi sono avvicinato alla musica un po’ per caso, in casa, ma il jazz l’ho scoperto in un secondo momento, da solo. Intorno ai sedici anni ho cominciato a conoscere meglio tutto ciò che prima avveniva spontaneamente, ho osservato la mia voce prendendo lezioni di canto, dopo il liceo è stato il Conservatorio e tutto ciò che ne consegue”.

-Come mai ha scelto il canto, disciplina di solito poco frequentata specie dagli uomini?
“Una scelta totalmente corporea. Il primo strumento che abbiamo a disposizione per esprimere noi stessi è proprio la nostra voce, il canto, e l’ho sentito da subito mio”.

-C’è stato sin dall’inizio un qualche modello di riferimento?
“Vari, troppi da mettere in lista, tanti e diversi tra loro. Comunque uno dei primi che mi ha fatto innamorare della musica è stato Stevie Wonder”.

-Scelta che personalmente considero ben fatta. Quindi l’inizio è da collegare strettamente alla musica nera globalmente intesa…
“Assolutamente. Il jazz è giunto dopo, quasi come una sorta di naturale evoluzione. Così, insieme alle voci del Soul e del Blues, mi sono ritrovato ad ascoltare gli improvvisatori di jazz e le cantanti, ma non ce n’è solo uno che posso dire d’avermi particolarmente influenzato. Mi ritrovo nel canto jazz, cerco ogni giorno di ampliare un vocabolario che viaggia tra storia e contemporaneità”.

-In Conservatorio con chi ha studiato?
“A Roma ho avuto la fortuna di incrociare sin dal primo anno Maria Pia De Vito e con lei ho studiato per tre anni. Gli ultimi due, dietro suo suggerimento, ho studiato con David Linx a Bruxelles e poi mi piace citare anche Elisabetta Antonini che è stata un’altra ‘mamma musicale’ che mi ha seguito fuori dal Conservatorio”.

-Quindi, se ho capito bene, lei è andato a Bruxelles sulla scia di David Linx. Ma come le è venuto in mente?
“Mi sono innamorato di lui attraverso la sua musica e ho pensato ‘devo incontrare questa persona’. Il suo stile, la sua musica erano molto vicini a ciò che alimentava il fuoco nello studio, la frenesia di carpire i segreti dell’improvvisazione”.

-Per cui è andato a Bruxelles e qui cosa è accaduto?
“L’ho incontrato ed è stato un percorso piuttosto accidentato, pieno di alti e bassi; David è una persona ricca di ‘artisticità’ se mi passa il termine, ma anche di carattere, di esplosività, e queste non sono caratteristiche che si trovano ogni giorno. Certo, stargli dietro non è stato facilissimo ma alla fine ne sono uscito enormemente migliorato: mi ha dato tanto, tantissimo. Gli devo davvero molto”.

-Scusi la mia curiosità, ma come fa un ragazzo nato e cresciuto a Roma, artisticamente alle prime armi, ad andare in un Paese straniero e riuscire ad ambientarsi sì da farne una seconda casa? Come funziona?
“Finché si sta in una struttura, in un’accademia – e mi riferisco al Koninklijk Conservatorium di Bruxelles, dove ho studiato altri quattro anni – si ha il confort delle mura. La sfida ovviamente viene dopo, quando si esce da lì, la sfida sta nel rimanere, creare nuove basi e contorni all’interno dei quali dare un senso a ciò che si fa. Superato il primo anno, quindi anche il secondo, la strada si è fatta meno impervia. Molto mi ha aiutato il supporto della famiglia, seppur a distanza, e il Belgio stesso, che mi ha dato fiducia”.

-Quindi lei ha studiato anche al Conservatorio di Bruxelles?
“Sì, nel dipartimento fiammingo ho conseguito il mio Master, mentre in quello francofono la mia formazione all’insegnamento”.

-E la parentesi berlinese?
“È stata un’esperienza Erasmus; quello è stato forse il mio primo salto “nel vuoto”, da solo in una capitale europea, ricca di stimoli. Lì ho incontrato molti musicisti preparatissimi, tra cui la cantante Judy Niemack”.

-Torniamo a Bruxelles. Uscito dal Conservatorio come si è procurato da vivere?
“Ho cominciato ad insegnare nelle scuole di musica, a dare lezioni individuali e poi finalmente nelle Accademie di Marchienne-au-Pont, Evere, e Watermael a Bruxelles. Un concetto che noi in Italia non abbiamo, quello dell’Accademia; si tratta di una struttura statale che non è né Conservatorio né scuola di musica: è una vera e propria Accademia delle Arti dove persone di ogni età possono apprendere l’arte della scena, della danza, della musica, ogni quartiere ne ha una, ed è un gran bel modo di vivere quello di insegnare canto jazz, che è la mia specialità”.

-E le attività più propriamente artistiche?
“Mi rendo perfettamente conto che specie in questo momento sono davvero pochi quanti possono contare sui concerti per introiti sicuri. Fino a oggi ho fatto in Belgio delle esperienze che forse in Italia non avrei potuto fare e mi riferisco alla fiducia che mi hanno accordato tanti promoter, club, anche alcuni festival dove mi sono esibito. Insomma ho fatto dei bei passi avanti, come migrante”.

-Adesso parliamo di questo bel disco che ha come titolo “Nascente”. Che vuol dire?
“Questo termine ha significati diversi a seconda delle due lingue che ho scelto per l’album. Così in italiano, lo sappiamo bene, indica qualcosa che viene alla luce, che nasce, quindi l’atto delle origini, mentre in brasiliano (portoghese), indica la fonte, la sorgente della luce, di un corso d’acqua. E come primo album ho pensato potesse essere un bel titolo”.

-Come mai pur vivendo a Bruxelles lo ha registrato con una etichetta italiana, l’’Alfa Music” nello specifico?
“Perché è un disco molto legato alla cultura mediterranea e italiana, quindi casa, e anche perché, utilizzando la lingua italiana, ho pensato che un’etichetta italiana potesse essere più indicata. Ma forse era anche un’esigenza più personale: volevo ‘nascere’, discograficamente parlando, con un disco edito nel mio Paese. E devo dire che i responsabili dell’Alfa Music si sono mostrati immediatamente interessati ed io mi sono affidato a loro. Da non trascurare poi il fatto che ci sono due musicisti che vivono in Italia, parlo di Alessandro Gwis al piano e del sassofonista Javier Girotto, ai quali si aggiungono la clarinettista francese Hélène Duret e il contrabbassista brasiliano Fil Caporali. I brani sono al sessanta per cento mie composizioni e al quaranta per cento di autori brasiliani: Guinga, Milton Nascimento, Egberto Gismonti”.

-Quindi non strade particolarmente battute…
“No, non è la bossa nova, non è il samba più conosciuto, si tratta di un Brasile che non si ha molto spesso l’occasione di apprezzare. L’album è uscito nel gennaio di quest’anno e finora ha avuto un’accoglienza positiva da parte di quanti lo hanno ascoltato, in special modo critici musicali. Poi il Covid ha messo tutto in standby”.

-In Italia che tipo di progetti ha?
“Mi lasci un attimo tornare in Belgio dove, per l’inizio del 2021, ci sarà un tour che si prospetta molto interessante. In Italia sto aspettando delle conferme per una presentazione del disco nella mia amata Roma. Mi piacerebbe presentarlo alla Casa del Jazz, che per me ha segnato una svolta importante”.

Gerlando Gatto

 

Successo per la rassegna “Around Jazz” al Parco Archeologico dell’Appia Antica. Sul palco arriva il travolgente Perfect Trio di Roberto Gatto.

Successo di pubblico e grande emozione nello scenario mozzafiato del Parco Archeologico dell’Appia Antica per la Rassegna musicale “Dal Tramonto all’Appia. Around Jazz”, promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo con il sostegno della Regione Lazio e la direzione artistica di Fabio Giacchetta.

Vincente la formula che unisce location uniche e suggestive con la Musica dei grandi artisti del panorama jazz nazionale e internazionale.
Le due serate, che hanno sfiorato il sold out, sono state impreziosite dalla presenza di un pubblico eterogeneo, appassionato, attento e coinvolto dall’atmosfera poetica del luogo: il Mausoleo di Cecilia Metella – Castrum Caetani e la Chiesa di San Nicola.
Ad aver inaugurato la Rassegna venerdì 11 settembre è stata una prima assoluta: il progetto “Changes” del talentuoso batterista e compositore Nicola Angelucci, accompagnato dal noto clarinettista Gabriele Mirabassi, dalla pianista, cantante e songwriter tedesca Olivia Trummer e dall’eclettico contrabbassista Luca Bulgarelli. Grande entusiasmo per i due concerto del sabato “Atomic Bass” di Giuseppe Bassi dedicato alla popolazione di Fukushima, featuring il grande sassofonista argentino Javier Girotto, e il trio del raffinato pianista Domenico Sanna che ha trasportato gli spettatori nelle atmosfere newyorkesi insieme a due fuoriclasse del jazz mondiale, Greg Hutchinson e Ameen Saleem.
Sull’onda di questo grande risultato, è attesissimo sabato 19 settembre alle ore 19 il travolgente Perfect Trio di uno dei musicisti più rappresentativi della scena italiana, il batterista e compositore Roberto Gatto, che porterà sullo stesso palco grandi energie, groove, elettronica e nuove sonorità esplorando la grande musica pop italiana e internazionale in una chiave completamente diversa e con un approccio libero da dogmi musicali, dimostrando la grandissima capacità improvvisativa e la perfezione dell’imprevisto. Da qui, “Perfect trio”. Due i compagni di palco: Alfonso Santimone, uno dei più intraprendenti e creativi musicisti in attività impegnato al pianoforte, al Fender Rhodes e ai live electronics, e Pierpaolo Ranieri, uno straordinario strumentista e attento conoscitore delle nuove tendenze. Il gruppo ha all’attivo un album dal titolo “Starship for lovers”, edito dall’etichetta Parco della Musica Records. Prevendita biglietti su https://ticketitalia.com/concerti/around-jazz
Previsto per il 18 settembre e spostato a sabato 26 settembre, nonché primo concerto al Casale di Santa Maria Nova nell’area archeologica della Villa dei Quintili è uno degli eventi clou della Rassegna, con l’inedito duo del trombettista Paolo Fresu, uno dei massimi esponenti del jazz nazionale e internazionale, e del raffinato pianista e compositore Ramberto Ciammarughi, che insieme arrivano a toccare livelli compositivi unici come uniche sono le loro due anime musicali. Questo incontro sancisce una nuova collaborazione tra due fra i migliori artisti italiani, riconosciuti a livello internazionale come grandi colonne portanti della nostra musica. Due i set: il primo alle 18.30 e la replica alle 20.30.
Tre opzioni disponibili per coloro che hanno acquistato biglietti per il concerto del 18 settembre:
– validità: i biglietti sono automaticamente validi per la data del 26 settembre, nel corrispondente orario scelto. Gli spettatori potranno presentarsi direttamente all’entrata del concerto con il vecchio biglietto acquistato, senza necessità di ulteriori comunicazioni.
– rimborso: possibilità di rimborso direttamente con Ticket Italia scrivendo alla mail info@ticketitalia.com o al tel. 0743.222889.
– cambio concerto: possibilità di cambiare il biglietto acquistato per assistere ad un altro concerto della Rassegna, compatibilmente con le disponibilità di posti, scrivendo alla mail info@ticketitalia.com o al tel. 0743.222889.
Attesissimo venerdì 25 settembre l’arrivo del celebre trombettista Fabrizio Bosso. Anche in questo caso doppio concerto al Mausoleo di Cecilia Metella – il primo alle 18.30 e la replica alle 20.30 – per un incontro particolarmente interessante tra il poliedrico e virtuoso strumentista e il jazz dalla spiccata matrice europea del Norma Ensemble, in cui si fondono le diverse identità culturali e le personalità dei quattro componenti: il sassofonista Marcello Allulli, il pianista Enrico Zanisi, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e il batterista Valerio Vantaggio.
Venerdì 2 ottobre dalle 19.00 salirà sul palco allestito al Casale di Santa Maria Nova il Blue Note Quartet feat. Daniele Scannapieco, con il grande e carismatico batterista Gegè Munari insieme al pianista Domenico Sanna, al trombettista Francesco Lento e al contrabbassista Vincenzo Florio. La tradizione dello swing e del bebop sono le linee guida di questo gruppo di star del jazz italiano, perfettamente condotte dal maestro di lungo corso Gegè Munari, memoria storica del jazz italiano che non poteva mancare in questa rassegna.
A seguire, una grande jam session con alcuni dei musicisti della rassegna e tanti ospiti: un evento speciale dedicato a Marco Massa, ideatore della rassegna scomparso prematuramente. Sarà una delle serate più emozionanti di “Around Jazz”, all’insegna della grande musica e dei grandi valori, per ricordarlo insieme a tutti gli amici e agli artisti che hanno avuto l’onore di conoscerlo.
Un messaggio di speranza che guarda alle sonorità del futuro nel concerto finale della rassegna, sabato 3 ottobre, sul palco della Villa dei Quintili. Alle 18.30 spazio alla sperimentazione con il duo della cantante Alice Ricciardi e del pianista Pietro Lussu, compagni nel progetto e nella vita, con le sonorità di ricerca del loro album “Catching a Falling Star” in cui si ritrova tutta la sintonia umana e musicale della coppia di artisti. Alle 20.30 protagonista l’Hammond Trio formato da alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama jazz italiano: l’hammondista Leonardo Corradi, il contrabbassista Luca Fattorini e il batterista Marco Valeri. Una band dal grande interplay che si fonda intorno all’intrigante sound dell’organo Hammond, terreno fertile per l’improvvisazione.
La loro è una musica che vuole tracciare una strada, così come la via Appia Antica su cui si svolge la manifestazione è traccia del mondo antico, che ancora oggi ci permette di percorrere un viaggio tra memoria e presente.
L’ingresso ai concerti è acquistabile esclusivamente in prevendita su TICKET ITALIA (https://ticketitalia.com/concerti/around-jazz). L’organizzazione metterà comunque a disposizione un dispositivo elettronico sul luogo dell’evento per consentire un eventuale acquisto in autonomia dei biglietti fino a qualche minuto prima dell’inizio concerto. Per favorire i più giovani e gli studenti iscritti a scuole musicali il Parco Archeologico dell’Appia Antica riserva un ingresso ridotto a €6 per gli under 18 e per gli iscritti a Conservatori statali e Istituti Superiori di Studi Musicali.
Biglietto unico €12
Ridotti €6 (under 18 e iscritti a Conservatori statali di musica e Istituti Superiori di Studi Musicali)
Carnet 10 concerti intero €90 – ridotto €50
Carnet 5 concerti intero €50 – ridotto €25
Carnet 2 concerti per le date con due spettacoli intero €20 – ridotto €10.

L’ingresso è subordinato alla misurazione della temperatura corporea, che dovrà essere inferiore a 37.5 °C. Per accedere alle location è necessario indossare la mascherina, coprendo naso e bocca e mantenere una adeguata distanza interpersonale.
Come arrivare
Mausoleo di Cecilia Metella – Castrum Caetani in via Appia Antica 161: raggiungibile in auto o con la Metro A (Arco di Travertino) e poi autobus 660 oppure 118 dal centro di Roma.
Casale di Santa Maria Nova nell’area archeologica della Villa dei Quintili in via Appia Antica 251: raggiungibile in auto o con la Metro A (Colli Albani) e poi autobus 664 oppure 118 dal centro di Roma.

Info e contatti
www.parcoarcheologicoappiaantica.it
FB https://www.facebook.com/archeoappia
IG https://www.instagram.com/archeoappia/
TWITTER https://twitter.com/archeoappia

Ufficio Stampa “Around Jazz”
Fiorenza Gherardi De Candei
tel. +39 328.1743236 info@fiorenzagherardi.com

Ufficio comunicazione e promozione
Parco Archeologico Appia Antica
Lorenza Campanella
tel.+39 333.6157024
pa-appia.comunicazione@beniculturali.it