Brotz: focus sullo Strid-De Heney-Norstebo Trio

Trio Broz2

Come alcuni di voi sanno, da Gennaio 2013 sto lavorando come staff member presso il Brötz Club, in qualità di pianista e collaboratore, grazie alla borsa di studio “Leonardo 2013” in collaborazione con il Conservatorio di Musica “L. Refice” di Frosinone. L’occasione è stata delle più ghiotte in quanto ha significato il mio ritorno in terra Svedese dopo due anni di soggiorno come studente presso l’Academy of Music and Drama di Gothenburg (2010-2012). Inoltre la mia presenza presso l’associazione Brötz mi ha indirettamente concesso il lusso di poter assistere a tutti i concerti in programmazione ogni mercoledi sera. L’appuntamento settimanale, oltre ad essere un ottima occasione per ascoltare musica ed incontrare musicisti eccezionali, è anche il giro di boa settimanale per quanto riguarda il lavoro svolto all’ interno del Club.

Per quanto riguarda il mio abituale appuntamento mensile con “A proposito di Jazz”, stavolta ho scelto di raccontarvi un solo concerto, concentrando la mia attenzione su un solo set e non come solitamente faccio, sull’intera programmazione mensile. Ho scelto questa strategia fondando la motivazione sul fatto che mercoledì 22 aprile, il concerto del Trio Strid-De Heney-Norstebo ha non solo impreziosito la programmazione del Brötz, ma ha decisamente dato un segnale maturo di Arte dell’Improvvisazione in senso lato.

Come ogni evento straordinario, il peggior modo di poterne parlare è proprio la scrittura. Un concerto, sopratutto se capolavoro, andrebbe semplicemente ascoltato nei suoi suoni e nelle sue coloriture, ma la tentazione di cercare una condivisione in questa sede è davvero troppo allettante.

Intanto è una questione di equilibrio: due veterani ed un giovane. Come dire…il corpo e le ali. I due grandi nomi della “scena impro” scandinava sono la contrabbassista Nina De Heney (Svizzera, ma ormai naturalizzata Svedese) ed il batterista Reymond Strid (di Stoccolma). I due musicisti hanno rappresentato quelle che io definisco “voci” nel proprio strumento. Quando si arriva ad una certa maturità artistica e strumentale, al di là dei gusti, si esprime un se sincero ed autentico, allora si entra in una zona franca in cui si può solo continuare a seguire se stessi. Quindi non parliamo di riferimenti artistici, di musicisti per forza fenomeni supernaturali, ma di artisti che, negli anni, si sono presi la briga di lavorare su se stessi senza cedere alle lusinghe del Jazz , del Free o del Cool…ma just themselves. In linea generale la bellezza di questa terra (la Svezia), è che si tende sempre a coltivare una propria identità il prima possibile. E molte volte il cerchio si chiude.

Il giovane del trio si chiama Henrik Munkeby Nørstebø, Norvegese di Trondheim, trombonista di appena 27 anni (www.henriknorstebo.com). Da tenere d’occhio questo trombonista farà cose interessanti.

La Musica del Trio inizia sicura e senza esitazioni come se fosse scritta. Nella loro performance sono insiti dialogo, comunicazione, ascolto reciproco, gestione dei ruoli e del fluire del tempo in relazione alla musica, condotta delle dinamiche e del “cosa” con cura quasi maniacale al “come”. Tutti elementi, quelli sopra elencati, che in realtà fanno parte della Musica tutta, in senso lato del termine. Ci si scopre dunque inventori di niente. Il piccolo miracolo di quando, però, tutti questi fattori si strutturano in maniera logica “ora e qui”, riguarda esclusivamente l’atto improvvisativo. I trenta minuti di musica sono scanditi da due set che terminano con due rispettivi finali che convincono ancora una volta il sottoscritto, ed il pubblico presente in sala, che la Musica Improvvisata è un Arte e che non si limita a confini stilistici o esecutivi, ma si matura nel tempo, e che in se, conserva una sua alchimia basata sulla naturale empatia dei musicisti. La caratteristica principale del Trio Strid-De Heney-Norstebo è la totale intercambiabilità dei ruoli durante la performance. Come la batteria di Strid può essere il riferimento metrico di una sezione, un secondo dopo il trombone può prendere le redini del metro e lasciare alla batteria un ruolo melodico ed allo stesso tempo il contrabbasso della De Heney adesso è complice, e fra un minuto sarà pulsione ritmica da far tremare il palco. Questo continuo passarsi il ruolo fa si che la musica non si chiuda mai in uno schema o in un “già detto”. Tutto quindi è in perfetto equilibrio e mutevole attimo dopo attimo.

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Brötz: Marzo 2013 varietà nell’unità

trio facet

Ogni mese la programmazione del Brötz (http://www.brotznow.se) sembra farsi carico di un carattere innato ben distino dal mese precendente. Chi legge questi report ricorderà che Febbraio è stato il mese dell’apertura ai Paesi Europei ed Extraeuropei con ospiti da molte parti del mondo. Marzo 2013 è stato sicuramente il mese più variegato in termini di programmazione artistica.

Iniziamo: il ”Jazz art club”, composto da tre veterani del Brotz, Håkan Stränberg  (trombone), Gunnar Lindgren (sax) ed  Anders Waernelius (percussioni) ha proposto un “classico” , esibendosi in trio con l’aggiunta di opere d’arte e dipinti. I tre musicisti si muovono su ritmiche molto ben definite cercando un dialogo fra loro stessi e ”qualche altra cosa” che possa arrivar loro da grandi tele appese sulle pareti del club. Decisamente interessante  e creativo lo sforzo di cercare il quarto elemento della band, nella presenza visiva di dipinti sul palco. Ho già ribadito in atri articoli l’importanza della maturità in molti progetti di Musica Improvvisata Svedese. Il “Jazz art club” è senza dubbio uno di quelli meglio riusciti per cui forse spendere troppe parole scritte risulta riduttivo. Il buon vino va assaggiato dal calice.

Secondo set della serata dedicato ai “Facet” .Adrian Fiskum Myhr (contrabbasso, dalla Svezia), Joris Rühl (clarinetto, Francese) ed Maciej Sledziecki (chitarra preparata, dalla Germania). Oltre a rappresentare un trio quanto meno variegato in termini di provenienza, i tre musicisti hanno regalato al pubblico una pregevole performance di Musica Improvvisata. La tecnica eccellente del clarinettista francese ha sbalordito il pubblico soprattutto per la capacità, apparentemente semplice, di creare suoni, sibili, armonici ed ipertoni riuscendo ad essere allo stesso tempo musicale e comunicativo. Maciej, di suo, ha fatto un egregio lavoro di elettronica ed “art sound” portando avanti un discorso di chitarra preparata intelligente ed al servizio della musica. Meno incisivo, ma forse “giusto” proprio per questo, il contrabbassista svedese Adrian Fiskum Myhr, meno a suo agio si è limitato in maniera impeccabile a partecipare al gioco senza mai proporre o lanciare un idea. Ma forse, ripeto, il suo pregio è stato proprio quello di collocarsi fra i due infaticabili leader e compagni di gioco.

La serata del 6 Marzo è stata chiusa dal gruppo “Svelia”, band capitanata dalla cantante Svedese Casey Moir e coadiuvata da Reuben Lewis (tromba), Luke Sweeting (piano), Johan Moir (contrabbasso) e Aidian Lowe (batteria). Il set degli “Svelia” ha rivelato il lato debole della Musica Scandinava, quando ancora una band non ha le idee chiare su cosa e come suonare, ma vuole comunque esibirsi in concerto. E’ questo il caso del gruppo della Moir che oltre ad essersi dilungato molto nei tempi, in realtà ha dato una prova acerba e con parecchie pecche da un punto di vista esecutivo. Forse gli arrangiamenti poco equilibrati, forse solo poca cura nel suono o forse semplicemente un set andato storto. D’altra parte bisogna dare atto alla band, che il rischio di chi vuole proporre qualche cosa di “nuovo” è sempre in agguato nel concerto “che non riesce”, e che proprio per questo, il tempo, lo studio e l’esperienza fanno maturare i progetti.

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Dalla Svezia. Febbraio apre le porte al mondo

Settetto Karokh

Continua l’avventura musicale del Brötz (http://www.brotznow.se), piccola scatola magica a ridosso di un silenzioso bosco, lo Slottsskogen, a Gothenburg, Svezia.

La programmazione di Febbraio verrà di certo ricordata come una delle più ”internazionali” mai avute nel corso dei 20 anni di attività di questa associazione che ogni mercoledì sera apre le danze in un piccolo club. Da sempre c’è una bella osmosi musicale fra Svezia e Norvegia. Si sa, fra vicini di casa è sempre più facile incontrarsi. I musicisti Norvegesi, inoltre, si muovono in Europa con estrema facilità, godendo di finanziamenti statali a dir poco generosi. I gruppi musicali, i progetti, le bands, vengono cosi finanziate quasi per intero per potersi promuovere lungo tours e concerti in tutta Europa e per poter acquistare strumentazione musicale adeguata. Aimè i soldi, inutile nasconderlo, contano moltissimo nella Musica sopratutto lì dove si ha la necessità di investire in comunicazione, qualità e concerti.

Ecco che allora il settetto Karokh (http://www.karokh.com/), arriva direttamente da Oslo con un furgone carico di strumenti.  La band è composta da giovani musicisti, quasi tutti studenti presso l’Academy of Music in Olso. I Karokh sono: Ina Sagstuen-voce, Thomas Husmo Litleskare- tromba, Christian Skår Winther- chitarra, Jonas Cambien- piano, synth and moog, Jan K Hovland- piano, synth and moog, Magnus Skavhaug Nergaard- basso, Jan Martin Gismervik- batteria. Ascoltando il settetto si entra in una dimensione che somiglia ad un concerto suite di matrice sicuramente rock / hard-rock, con ampie parti dedicate all’improvvisazione, forti venature elettroniche e noise. La musica è organizzata in maniera molto arrangiata e scritta alternata a sezioni improvvisate. Il risultato è uno spettacolo a metà strada fra un concerto rock con echi anni ’70, un concept con respiri improvvisativi, silenzi, ed un ammirabile equilibrio rivolto sempre all’elemento primario; il Suono. La grande abilità di questa band è senza dubbio l’eleganza di non saturare mai da un punto di vista compositivo e sonoro evitando la confusione, rischio che, con sette musicisti ”armati” di strumenti amplificati, è sempre in agguato.

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Brotz la musica improvvisata a Gothenburg

LUIGI BOZZOLAN:

Luigi Bozzolan

Pianista, didatta e compositore, Luigi Bozzolan ha una intensa attività concertistica che lo ha portato a suonare in numerosi festivals in Italia, Marocco, Gabon, Camerun, Polonia, Germania, Guatemala, Colombia, Peru’, Cile, Brasile, Argentina, Kenia, Francia, Danimarca e Svezia. Dal 2010 al 2012 ha vissuto in Svezia dove ha studiato Improvvisazione presso la Academy of Music and Drama di Gotheborg con Anders Jormin. Nel 2013 Luigi è risultato vincitore del progetto Working With Music 3 coordinato dalla Prof.ssa Lucia Di Cecca del Conservatorio di Musica di Frosinone. Da Gennaio a Giugno 2013 Luigi è cosi coinvolto in qualità di pianista e di staff member nell’associazione di musicisti improvvisatori Brötz di Gothenburg, in Svezia.

www.luigibozzolan.com

E’ con immensa gioia che presento il primo di una serie di cinque appuntamenti mensili riguardanti il Brötz. Il Brötz (www.brotznow.se) è un associazione di musicisti improvvisatori professionisti legalmente riconosciuta e finanziata dallo Stato Svedese. Totalmente autogestita da uno staff di musicisti, è attiva da oltre vent’anni con una programmazione settimanale di concerti, performances, readings e manifestazioni inerenti l’Improvvisazione. L’agenda ospita per lo più musicisti Svedesi, Norvegesi, Finlandesi e Danesi, ma non mancano piacevoli incursioni dal resto d’Europa e talvolta da paesi d’oltre Oceano.

Ho lavorato in questo splendido angolo di mondo durante i due anni in cui ero studente presso l’Academy of Music and Drama, e torno nuovamente a lavorarci da Gennaio a Giugno 2013 grazie alla borsa di studio del progetto Working With Music 3 (WWM3) coordinato dalla Prof.ssa Lucia Di Cecca del Conservatorio di Musica di Frosinone.

Ogni mese vi racconterò cosa accade, chi suona e come “vanno le cose” in questa scatola magica incastonata in un bosco della città.

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RIFLESSIONI SULLA MUSICA

Luigi Bozzolan (piano) , Jonny Wartel (sax) Henrik Wartel (drums)

Luigi Bozzolan (piano) , Jonny Wartel (sax) Henrik Wartel (drums)

E’ con vero piacere che pubblico queste acute riflessioni dell’amico Luigi Bozzolan, dopo la sua esperienza in Svezia. Sono riflessioni che, forse, nel nostro Paese si farà fatica a comprendere ma io, avendo avuto il piacere di trascorrere un certo lasso di tempo in Norvegia, ritrovo molte delle considerazioni che mi trovai ad elaborare al mio ritorno in Italia.

Pianista, didatta e compositore, Luigi Bozzolan ha una intensa attività concertistica che lo ha portato a suonare in numerosi festivals in Italia, Marocco, Gabon, Camerun, Polonia, Germania, Guatemala, Colombia, Peru’, Cile, Brasile, Argentina, Kenia, Francia, Danimarca e Svezia. Collabora stabilmente con il sassofonista Eugenio Colombo con il quale ha pubblicato il disco in duo “Sud America”. Dal 2010 al 2012 ha vissuto in Svezia dove ha tenuto concerti e suonato con molti musicisti Scandinavi fra i quali Jonny Wartel ed Henrik Wartel.

Ha studiato Improvvisazione presso la Academy of Music and Drama a Gotheborg con Anders Jormin. Scrive testi, ed ha tenuto lezioni che riguardano l’ improvvisazione ed il jazz, presso le Università della Musica ed Accademie Musicali in Europa ed in Sud America. (Gerlando Gatto)

Da oltre quindici anni svolge attività didattica a Roma e Torino.

www.luigibozzolan.com
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