Festa in onore dei giovani jazzisti italiani

Lunedì 18 febbraio alle ore 21, presso il Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco
della Musica di Roma serata conclusiva del progetto AIR (Artisti in Residenza).
La manifestazione, che sarà presentata da Paolo Fresu, Ada Montellanico e Simone
Graziano, vedrà l’esibizione dei venti musicisti che hanno preso parte al progetto.
AIR, infatti, è stato un programma di residenze internazionali che ha coinvolto 20
giovani musicisti italiani under 30 per tutto l’arco del 2018, i quali hanno trascorso
dalle 4 alle 6 settimane di esperienza formativa nelle sedi degli Istituti Italiani di
Cultura nel mondo. Tutte le esperienze verranno raccontate in occasione della serata
di festa.

Il progetto AIR, ideato e progettato da MIDJ, è stato promosso e reso possibile grazie
al contributo economico di SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori, sostenuto
dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
nonché da Europe Jazz Network, associazione che coordina e promuove oltre 130
festival europei di jazz e musica contemporanea.
Come si accennava siamo dunque alla tappa finale di un viaggio che ha portato
lontano tutti: i venti musicisti vincitori, Midj – l’associazione Musicisti Italiani di Jazz
che lo ha ideato e progettato, SIAE che lo ha sostenuto, il pubblico che lo ha seguito e
incoraggiato. Un viaggio che è iniziato nel dicembre del 2017, con il sorteggio delle
destinazioni per i musicisti che avevano vinto il bando AIR – Artisti in Residenza –, e
che ha preso vita, corpo, libertà e sogni per tutto l’arco del 2018 spaziando da
Bangkok a Toronto, da Stoccolma ad Addis Abeba. Un giro del mondo in meno di
365 giorni grazie alla musica dei giovani talenti italiani che ha fatto nascere splendide
opportunità, concerti e collaborazioni virtuose; gli stessi musicisti il 18 febbraio 2019
avranno la possibilità di raccontarsi e raccontare la propria esperienza all’Auditorium
Parco della Musica di Roma, durante una serata (inizio alle ore 21) che siglerà la
conclusione ideale di tutto il percorso, una festa per loro stessi e per la musica italiana
e che lancerà la nuova edizione Air 2019-2020.
A presenziare e animare la serata saranno presenti Paolo Fresu, Ada Montellanico,
Simone Graziano (presidente di MIdJ) e i musicisti del direttivo: Marcello Allulli,
Romina Capitani, Claudio Carboni, Claudio Fasoli, Alessandro Fedrigo, Simone
Graziano, Lucia Ianniello, Antonio Ribatti e Gianni Taglialatela.
Ma cos’è stato in pratica il progetto AIR?
L’attribuzione di venti residenze di artista destinate ai giovani jazzisti italiani di
un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, i quali hanno trascorso all’estero, in
collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura e delle Ambasciate, un periodo
variabile dalle quattro alle sei settimane. Il bando che si rivolgeva ai musicisti
provenienti da tutta Italia ha avuto
un grande successo in termini di partecipazione, facendo riscontrare un livello
generale molto alto e quindi un duro lavoro da parte delle commissioni di MIdJ che li
hanno selezionati.

Simone Graziano è il nuovo presidente di Midj

©_ANGELO_TRANI 

 

Il 2 maggio scorso si è riunito il neo-comitato direttivo di Midj (Associazione nazionale dei musicisti di jazz) eletto lo scorso 8 aprile in occasione dell’assemblea svoltasi a Milano, nelle persone di: Marcello Allulli, Romina Capitani, Claudio Carboni, Claudio Fasoli, Alessandro Fedrigo, Simone Graziano, Lucia Ianniello, Antonio Ribatti, Gianni Taglialatela.

Primo atto del nuovo direttivo è stato quello di votare le due cariche previste dallo statuto e sono stati eletti presidente, il pianista toscano Simone Graziano, e vicepresidente, l’avvocato e sassofonista campano Gianni Taglialatela.

A quasi 3 mesi dalla nascita della Federazione nazionale Il Jazz Italiano, che ha riunito soggetti già operanti e nuove associazioni, Midj è forte degli importanti risultati raggiunti dal direttivo uscente e orientata a consolidarli e a tracciare nuovi percorsi verso i quali indirizzare l’attività.

“Sono stati quattro formidabili anni, abbiamo lavorato con onestà e serietà – sono le parole di Ada Montellanico ex presidente per due mandati consecutivi – Un lavoro molto faticoso che però ha creato basi solide e impensabili risultati, di cui vado fiera. C’è sicuramente tanto altro da fare. La mia esigenza è stata quella di vivere l’essere artista con un coinvolgimento anche sul versante sociale e politico, un impegno che a partire da oggi sarà profuso nell’ambito della Federazione.”

Il neopresidente Simone Graziano dichiara “Sono felice e onorato dell’incarico che mi è stato attribuito. Nella difficoltà del ruolo che dovrò coprire è nascosta una bellezza immensa che è il patrimonio musicale di tutti noi jazzisti italiani. Cercherò di dar voce a questa fantastica risorsa.”

Ferrara in Jazz. Al via la XIX edizione

Ferrara in Jazz 2017 – 2018
40° anno – XIX Edizione
06 ottobre 2017 – 30 aprile 2018

Il 26 aprile 1977 il “Circolo Amici del Jazz” (che in seguito diverrà Associazione Culturale Jazz Club Ferrara) iniziava la propria attività di promozione del patrimonio musicale afroamericano. Da allora sono trascorsi quarant’anni senza alcuna interruzione, durante i quali Ferrara e il suo territorio sono stati teatro delle esibizioni di tutti i più importanti jazzisti nazionali e internazionali. A metà di questa storia si colloca Ferrara in Jazz, rassegna che si svolge nella suggestiva sede del Torrione San Giovanni (bastione rinascimentale iscritto nella lunga lista dei beni UNESCO e location per il cinema di Emilia-Romagna Film Commission), che si appresta ad inaugurare la XIX edizione con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Ferrara, Endas Emilia-Romagna ed il prezioso sostegno di numerosi partners privati.
Con alle spalle un’estate densa di appuntamenti in Riviera, l’inclusione nella guida alle migliori jazz venues al mondo da parte dell’internazionale DownBeat Magazine, la vittoria del bando S.I.A.E “S’illumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, e quella dei Jazzit Awards 2016 nella categoria “Jazz Club Italia” per il sesto anno consecutivo, Ferrara in Jazz prende il via venerdì 06 ottobre 2017 con la contagiosa energia dell’apprezzata Tower Jazz Composers Orchestra, la resident band del Torrione formata da oltre 20 elementi, diretta da Alfonso Santimone e Piero Bittolo Bon. (altro…)

Fazzini-Fedrigo XY Quartet @ Zingarò Jazz Club, Faenza

Le nuove strade compositive del Fazzini-Fedrigo XY Quartet in concerto allo Zingarò Jazz Club di Faenza.

Fazzini-Fedrigo XY Quartet
Nicola Fazzini. sax alto
Alessandro Fedrigo. basso acustico
Saverio Tasca. vibrafono
Luca Colussi. batteria

Mercoledì 26 ottobre 2016. ore 22

Zingarò Jazz Club
Faenza (RA). Via Campidori, 11.
web: www.twitter.com/zingarojazzclub ; www.ristorantezingaro.com

Mercoledì 26 ottobre 2016, il concerto settimanale dello Zingarò Jazz Club di Faenza avraà come protagonista il Fazzini-Fedrigo XY Quartet. Il quartetto è composta da Nicola Fazzini al sax alto, Alessandro Fedrigo al basso acustico, Saverio Tasca al vibrafono e Luca Colussi alla batteria. Il concerto avrà inizio alle 22 ed è ad ingresso libero.

Il Fazzini-Fedrigo XY Quartet attraversa diversi linguaggi musicali e artistici per aggiornarli alla contemporaneità: i brani originali dei due leader esplorano nuove strade compositive con un approccio curioso che si può definire “oltre-jazzistico”. Il progetto è nato nel 2011 tra Veneto e Friuli, dall’incontro di due identità artistiche complementari: il sassofonista Nicola Fazzini e il bassista Alessandro Fedrigo autori di una musica scritta, originale e innovativa, provvista di profonda coerenza e omogeneità. (altro…)

XYQuartet al TrentinoInJazz 2016!

TRENTINOINJAZZ 2016
…il percorso del jazz…
Autumn Edition: 21 settembre – 11 dicembre 2016

Mercoledì 12 ottobre 2016
ore 21.30
Il Circolino
Piazza Venezia
Trento

XYQUARTET

Nicola Fazzini: alto sax
Alessandro Fedrigo: acoustic bass guitar
Saverio Tasca: vibes
Luca Colussi: drums

ingresso gratuito (altro…)

I NOSTRI CD. Novità dall’Italia e dall’estero

a proposito di jazz - i nostri cd

Matteo Addabbo – “Bugiardi nati” – abeat 550
bugiardi-natiAtmosfere d’antan ma assolutamente gradevoli quelle ricreate dal trio composto da Matteo Addabbo all’organo Hammond, melodica e voce, Andrea Mucciarelli alle chitarre elettrica e acustica, Andrea Beninanti alla batteria e al violoncello con la vocalist Giulia Galliani ospite d’onore nel solo brano “Sempre le solite frasi”. Il gruppo si misura su un repertorio di dieci pezzi tutti originali composti dallo stesso Addabbo eccezion fatta per “Remember Sammy Jankis” e “Un altro principio” firmati da Andrea Mucciarelli. Come accennato, il clima che si respira è quello che caratterizzava l’opera di celebri organisti americani quali Jack McDuff , Larry Young e ovviamente Jimmy Smith. Quindi un ‘soul’ a tratti trascinante in cui l’organo Hammond si carica sulle spalle la parte della tastiera e del basso. A questo punto sorge spontanea una domanda: ha ancora senso proporre una musica del genere? So bene di attirarmi le critiche dei “modernisti” a tutti i costi ma la mia risposta è SI’ a patto che siano rispettate alcune condizioni: l’onestà intellettuale di chi questa musica propone e la volontà di introdurre un quid di personale. Nell’album in oggetto queste due condizioni mi sembrano rispettate: in particolare, per quanto concerne gli elementi di originalità, gli stessi vanno ritrovati nel fatto che nello stile, nelle composizioni di Addabbo si notano riferimenti sia ad organisti più moderni sia a quella ricerca melodica che da sempre caratterizza la musica made in Italy.

Luca Aquino & Jordanian National Orchestra – “Petra” – Talal Abu-Ghazaleh International Records
petraCapita raramente… ma capita che un album si qualifichi non solo per il suo contenuto musicale ma anche e soprattutto per i suoi significati che vanno ben al di là del fatto squisitamente musicale. E’ il caso di questo “Petra” prodotto dalla Talal Abu-Ghazaleh International Records, una nuovissima etichetta fondata con lo scopo di sviluppare e sostenere l’industria musicale in Giordania e presentato il 23 luglio, insieme all’Orchestra Nazionale Giordana, diretta da Sergio Casale, nel sito archeologico di Petra. Il progetto è promosso dalla campagna globale UNESCO #Unite4Heritage e i ricavati della sua vendita andranno al sito Unesco di Petra e alla JOrchestra.‬‬ E non credo ci sia bisogno di ulteriori parole per sottolineare l’importanza di una iniziativa del genere. Dal punto di vista squisitamente artistico, si tratta di un’ulteriore prova di grande maturità del trombettista Luca Aquino sempre alla ricerca di situazioni e soluzioni che possano dar risalto alla propria musica. Di qui la scelta di ‘Piccola Petra’, parte del Parco Archeologico di Petra, quale sito ove effettuare una registrazione. E i risultati sono sorprendenti: il potenziale acustico del sito si rivela davvero superbo fornendo alla tromba del leader tutta una serie di riverberi che conferiscono all’ensemble una ineguagliabile peculiarità. Anche perché nella musica proposta da Aquino e compagni si mescolano, in un unicum di grande originalità, echi provenienti da varie realtà: l’organico comprende il trio italiano composto da Luca Aquino (tromba e musiche), Carmine Ioanna (fisarmonica), Sergio Casale (flauto e arrangiamenti), i musicisti dell’ensemble della Jordanian National Orchestra, la violinista tedesca Anna Maria Matuszczak, il contrabbassista siriano Bassem Al Jaber, il percussionista Brad Broomfield di New Orleans, il violista armeno Vardan Petrosyan e l’oboista rumeno Laurentiu Baciu. In programma nove brani tutti scritti dallo stesso Luca Aquino con l’eccezione di “Smile” di Charlie Chaplin la cui interpretazione è forse una delle pagine più belle dell’intero album.

Rino Arbore – “The Roots of Unity” – Dodicilune 345
the-roots-of-unityIn questo nuovo progetto discografico, il compositore e chitarrista pugliese Rino Arbore è affiancato da Mike Rubini (sax e flauti), Pippo D’Ambrosio (batteria e percussioni) e da Michel Godard (tuba e serpentone). L’album indaga sul concetto di unità prendendo spunto dalla “coincidenza” iconografica della madonna addolorata con la donna musulmana. In senso musicale, la sovrapposizione di queste due immagini porta, secondo Arbore, all’identificazione di un linguaggio che muovendo dalle tradizioni popolari si muove verso un futuro incerto che comunque tende ad unificare le influenze della religiosità araba e bizantina presenti in Puglia con la religiosità e i riti di matrice cattolica. Di qui una musica di certo non semplice, che nulla concede al facile ascolto, con sonorità alle volte stranianti prodotte da un organico inusuale data la copresenza di chitarra, tuba e serpentone. Le composizioni, tutte di Rino Arbore, prendono spunto dalla tradizione popolare ma vengono elaborate in modo tale che, come accennato, il risultato finale, oramai lontano dal jazz, si avvicina molto da un canto alla musica da camera dall’altro a quella che comunemente si definisce ‘libera improvvisazione’, nonostante la presenza di strutture alle volte ben definite. Si ascolti, al riguardo, “Mother (Addolorata)”, un brano complesso, caratterizzato dalle libere improvvisazioni di Rubini, del leader e soprattutto di Godard che alla tuba riveste il duplice ruolo di solista e poi di strumento ritmico insieme alla batteria di D’Ambrosio . Ed in effetti in tutto l’album appare particolarmente significativo il contributo di Michel Godard , da anni tra i più importanti ed attenti studiosi dei rapporti tra musica popolare e improvvisazione jazzistica. Ciò, ovviamente, senza alcunché togliere agli altri musicisti con Rubini che si conferma uno degli “altisti” più originali del panorama sassofonistico non solo italiano (lo si ascolti specialmente in “Flowers (to Ornette Coleman)” e Arbore la cui chitarra costituisce il vero e proprio collante dell’intero album.

Jesper Bodilsen – Acouspace Plus – “TID” – Family Music Production 201601
acouspace-plusPer questo album di debutto di “Acouspace Plus” il contrabbassista danese Jesper Bodilsen ha chiamato a collaborare due sassofonisti, Claus Waidtløw e Joakim Milder, e Spejderrobot all’elettronica. Una tantum particolarmente significativi sia il nome del gruppo sia il titolo dell’album: in effetti lo Spazio-Acustico collocato nel Tid (Tempo) è forse la chiave di lettura più appropriata per gustare la musica di Bodilsen e compagni. Una musica in cui l’elettronica gioca sì un ruolo importante ma non di primissimo piano: è lì, in sottofondo, a costruire, un tappeto su cui si inseriscono gli interventi degli altri tre che in uno spazio acustico costruiscono linee improvvisate che non disdegnano una certa cantabilità. Il tutto esaltato da un sound particolare determinato dall’originalità dell’organico, senza pianoforte e batteria. Così Bodilsen ha modo di evidenziare la sua sapienza strumentale che gli consente di legare il tutto senza far rimpiangere l’assenza di strumenti armonici e percussivi non rinunciando, per questo, a interventi solistici. Le atmosfere sono spesso rarefatte, alle volte oniriche, influenzate da una certa malinconia sin dal brano di apertura, “Snowland” in cui si apprezza, tra l’altro, il sound pieno, corposo, chiaro del contrabbasso di Bodilsen mentre i due sassofoni iniziano quel dialogo che sarà costante per tutta la durata dell’album. A chiudere una riproposizione di “Blue Monk” che riesce a dire qualcosa di nuovo e personale su un brano che è stato interpretato davvero centinaia di volte.

Till Brönner – “The Good Life” – Okeh 88875187202
the-good-lifeAmate un tipo di jazz di non difficile lettura, che non sperimenti alcunché ma che si proponga con una serie di standard ottimamente eseguiti? Se la risposta è affermativa, questo è un album imperdibile. Vi si ascolta colui che a ben ragione è il musicista jazz tedesco più noto in Europa. Trombettista dalla raffinata tecnica e dal suono particolarmente coinvolgente, nonché vocalist di rara sensibilità, Till Brönner ha vinto il prestigioso premio tedesco Echo Jazz ed è stato nominato svariate volte per i Grammy. In questa sua fatica discografica si presenta alla testa di un quintetto completato da John Clayton al contrabbasso, Anthony Wilson alla chitarra, Larry Goldings al piano e Jeff Hamilton alla batteria a costituire una sezione ritmica da sogno. In repertorio due sue composizioni originali – “Her Smile” e “The Good Life” – e ben undici gemme del songbook americano, brani celebri portati al successo da artisti del calibro di Frank Sinatra, Nat King Cole, Billie Holiday. Brönner non ha paura di confrontarsi con simili modelli e sciorina tutte le sue capacità sia di arrangiatore sia di esecutore. Riascoltiamo così, ad esempio, “Sweet Lorraine”, “For all we know”, “Love Is Here To Stay”, “I Loves You Porgy” , “I’m Confessin’ that I Love You” in versioni che, nulla perdendo dell’originario fascino, trovano nuova linfa nelle eleganti e sofisticate interpretazioni di Brönner che, con questo album, si iscrive definitivamente nella grande tradizione dei cantanti-strumentisti, alla Nat King Cole tanto per intenderci.

Santi Costanzo – “Deeprint” – Improvvisatore Involontario 048
deeprintcopertina-1E’ una sorta di miracolo che una terra come la Sicilia in cui le opportunità di lavoro non abbondano (per usare un eufemismo) continuino a germogliare tanti artisti talentuosi anche nel campo del jazz. A questa nutrita schiera si iscrive di diritto il catanese Santi Costanzo al suo album di debutto. Alla testa di un quartetto del tutto inusuale con Alessandro Borgia alla batteria, Carlo Cattano alto flauto e sax baritono e Fabio Tiralongo flauto, sax soprano e tenore, Costanzo – alla chitarra elettrica – ci presenta otto sue composizioni innervate da un linguaggio che nulla concede al facile ascolto. Siamo in territorio “free” o se preferite di composizione estemporanea in cui l’artista ha modo di evidenziare la sua conoscenza dell’universo musicale globalmente inteso, con assonanze non secondarie con la musica classica contemporanea. Affascinante il sound che Costanzo è riuscito a creare con un organico contrassegnato dall’assenza del contrabbasso per cui molta responsabilità è ricaduta sulle spalle dei due ‘fiatisti’ e dello stesso leader che si è assunto l’ingrato compito, oltre che di compositore dell’intero repertorio, di ricondurre ad unità quelle varie influenze cui prima si faceva riferimento. Altra notazione tutt’altro che secondaria: pur dopo diversi ascolti è difficile distinguere tra improvvisazione e parte scritta e questo va a tutto merito di chi queste pagine ha scritto e arrangiato.

Miles Davis – “Miles Ahead – Original Motion Picture Soundtrack” – Columbia 88985306672
miles-aheadEcco uno di quegli album che non esiterei a definire imperdibile: contiene, infatti, la colonna sonora del film “Miles Ahead” del 2015 diretto da Don Cheadl che narra la vita di Miles Davis. Il film è uscito nella sale statunitensi nell’aprile scorso ottenendo riscontri piuttosto positivi. Comunque, al di là delle valutazioni che si possono esprimere sul film, la colonna sonora è semplicemente superba non fosse altro che per la presenza di molti brani incisi dallo stesso Davis, brani che nel film rispettano un ordine cronologico, cosa che nel CD non avviene. Le 24 tracce documentano l’ arte di Miles dal 1953 al 1981 con 11 titoli, con l’aggiunta di otto brevi parti recitate da Don Cheadle che ricrea la voce rauca di Davis e cinque titoli di Glasper con ospiti tra gli altri Herbie Hancock, Wayne Shorter, Esperanza Spalding, Antonio Sanchez… Così, mentre il film si apre con “Prelude (Part 2)” dall’ album Agharta del 1975, la prima traccia del CD è “Miles Ahead” inciso nel 1953 con John Lewis (p), Percy Heath (cb), Max Roach (d), dopo di che si affrontano i vari periodi della vita di Miles contrassegnati da diversi episodi musicali, tra cui “So What” da “Kind of Blue” del 1959, “Nefertiti” dall’album omonimo del 1967 che rappresenta l’ultima fatica del quintetto acustico di Miles prima della “svolta elettrica”, “Frelop Brun” da “Filles de Kilimanjaro” ambedue del 1968, “Duran” e “Go Ahead John” da “The complete Jack Johnson Sessions” del 1970. Le composizioni di Robert Glasper nulla tolgono all’omogeneità dell’album … anche perché in questo periodo Glasper sta molto studiando la musica di Davis tanto da registrare un album a lui dedicato e di cui parliamo in questa stessa rubrica.

Miles Davis & Robert Glasper–“Everything’s Beautiful” – Columbia 88875157812
everythings-beautiful-glasperIl titolo del disco, così come scritto, potrebbe trarre in inganno qualche lettore più giovane: in realtà l’album contiene composizioni di Davis ma non da lui interpretate, anche se quello del trombettista resta l’universo di riferimento. Da tenere presente che l’album esce subito dopo il successo del film Miles Ahead della cui colonna sonora parliamo in precedenza. Qual è, dunque, il senso dell’operazione portata a compimento da Robert Glasper pianista che ben conosce la storia del jazz? A nostro avviso quello di realizzare una produzione che potesse accontentare allo stesso tempo gli appassionati del jazz e il pubblico più giovane. Obiettivo raggiunto solo a metà. In effetti la musica di Davis resta un capolavoro così come è stata scritta e certe rivisitazioni, per quanto cerchino di introdurvi elementi di novità, mai raggiungono la bellezza dell’originale. E questo album non fa eccezione. Invece, per quanto concerne i gusti del pubblico giovane, siamo sicuri che Glasper avrà fatto centro anche perché è stato capace di radunare alcuni degli idoli della moderna musica nera (che come ben sappiamo è ben diversa dal jazz propriamente detto); abbiamo quindi l’opportunità di ascoltare, tra gli altri, Bilal, Illa J, Erikah Badu, gli australiani Hiatus Kaiyote, Stevie Wonder… accanto ad alcuni campionamenti del Miles periodo Columbia e di Joe Zawinu. L’esito del tutto è un album sicuramente ben studiato, ben ‘suonato’, sotto certi aspetti accattivante ma, ovviamente, ben distante dall’originale. (altro…)