Leonardo De Lorenzo: la batteria, il jazz, e non solo

 

Leonardo De Lorenzo e’ un batterista, compositore, arrangiatore, didatta in continuo fermento creativo, didattico, musicale. E’ un jazzista ma non è attratto solo dal Jazz, e si è interessato anche di musica popolare e musica applicata a lavori teatrali. Come musicista oltretutto ha sempre sentito anche l’esigenza di canalizzare le sue idee anche verso una intensa attività nel campo sociale. Non è facile incontrare nel Jazz personalità così aperte: De Lorenzo ha concesso di svelarci un po’ di sé e del suo lavoro.

Leonardo, innanzitutto vorrei che ti definissi come musicista. Sei un jazzista? Se si, quanto conta il Jazz per te, come e’ entrato nella tua vita?

Se per jazzista intendiamo un musicista che conosce ed utilizza un linguaggio improvvisativo riconosciuto, codificato, consolidato, e che ha suonato con musicisti internazionali riconosciuti come tali, allora si, sono una specie di jazzista. In realtà il mio background è molto più ampio e va considerato fin dalla mia più tenera età, circa 8 anni, quando ho cominciato ad ascoltare musica rock grazie ai miei cugini più grandi. Da li in poi, è stata una progressione di generi e sottogeneri di musica di alta qualità. Il jazz, quello vero e proprio, l’ho conosciuto solo verso i 17 anni quando, dopo essermi trasferito da Milano a Napoli, ho conosciuto persone che lo ascoltavano. Da quel momento, la mia vita non ha conosciuto un solo momento senza jazz. Detto questo, mi sento di dire che sono un musicista “totale” in quanto odio le definizioni che trovo troppo vincolanti. Quando scrivo musica ma anche quando mi siedo semplicemente dietro alla batteria, non mi interessa sapere se quello che sto per suonare sarà abbastanza jazz o meno, mi interessa che vibri e faccia vibrare. Ritmo!

Tu hai un approccio con il tuo strumento che non e’ solo “percussivo” : ti ho sentito durante un workshop a Batterika spiegare come i tuoi assoli fossero costruiti strutturalmente e addirittura melodicamente su alcuni standard. Potresti spiegarmi bene come nasce questa esigenza?

Partirò da lontano ma è necessario. Tanto per cominciare ti dico che amo la musica Africana e sono studioso di ritmi tradizionali dell’africa occidentale. Mi affascinano moltissimo e mi piace la musica che i gruppi di percussionisti riescono a generare anche solo con i tamburi. Questo perché ogni tamburo ha un suono preciso, una “voce” e questa voce ha un ruolo preciso all’interno di un ritmo. È così per qualsiasi ritmo di quella tradizione e quando senti suonare questi percussionisti non senti semplicemente ritmo ma melodie contrapposte, create da più tamburi intonati diversamente che insieme a campane ed altri sonagli metallici creano una sinfonia ritmico-melodica. Ognuno suona la propria parte. La propria “voce”. La batteria, può rappresentare l’insieme moderno di questi tamburi permettendo ad un solo musicista di fare tutto questo. Per me è semplicemente fantastico! Ecco perché cerco sempre la melodia sulla batteria. Le frasi più belle, più interessanti, sono sempre quelle melodiche e il grande Max Roach ci ha lasciato una grande traccia da seguire in tal senso: francamente quando sento batteristi bravissimi ma che affogano la propria mancanza di idee nella tecnica, quella più inutile, mi annoio a morte. Voglio sentire le frasi. Voglio sentire la melodia. Da qui parte la mia ricerca melodica sugli standard. È prima di tutto un esercizio e poi ricerca artistica. Suonare una melodia assegnata ad una tromba o ad un sax, con la batteria, è un grande esercizio che racchiude in se tante problematiche: la ricerca del balance, la scelta dei suoni (combinare tra loro le frequenze giuste grave/acuto) la coordinazione tra i quattro arti, la tecnica del tamburo (senza la quale i limiti sono enormi). Tutto questo senza ancora parlare di “arte”! Ari Hoenig è un grande maestro in questo campo. La mia esigenza nasce da qui. Dal desiderio di “suonare” davvero la batteria, sfruttandone al massimo la componente “orchestrale. Ti dico di più, io non ascolto tantissimo i batteristi, ma molto più i sassofonisti. Un tempo impazzivo per i pianisti, oggi per i sassofonisti. Chi suona strumenti “muscolari” come il piano, la chitarra, la batteria ecc ecc, con un po’ di buona tecnica è in grado di suonare per ore senza stancarsi eccessivamente. Tutto questo porta ed essere logorroici, ridondanti. Si suona sempre troppo! Pensa invece ad un trombettista o un sassofonista…loro suonano esattamente come si parla. Prima o poi si deve prendere fiato! Tutto questo, inevitabilmente, porta a pensare le frasi diversamente, ci deve essere per forza un equilibrio tra quello che vogliono raccontare e come va dipanato questo racconto all’interno di un brano. Ecco perché quando suono, cerco di imitare l’approccio di uno strumentista a fiato, cercando di pensare ed esprimere le frasi esattamente come se dovessi prendere fiato tra una e l’altra. Se posso dire una stranezza, mi piacerebbe suonare la batteria come se fossi Chris Potter! Ti svelo una curiosità: da poco sto studiando (con scarsissimi risultati ma chissenefrega!) il sax contralto! Lo faccio per due motivi principali a parte le passione per lo strumento in se: re-imparare a respirare e (spero) rendere più naturale l’approccio a suonare frasi “respirate”.

Sei un batterista e componi anche la tua musica. Mentre scrivi in che “lingua’ pensi la tua musica? Il ritmo e’ sempre la sorgente dei tuoi brani o potresti pensarli addirittura “drumless”?

Non ho un metodo standard se non il fatto che l’innesco compositivo avviene quasi sempre sul pianoforte. A volte parte tutto da una cellula ritmica che poi sviluppo, altre volte parto da una semplice melodia ed altre da una progressione armonica che mi viene mentre suono il piano. La composizione è una pratica particolare e strana. È quello che secondo me accomuna più di tutto la musica alla pittura o alla scultura. Il lavoro su di un’opera diventa quotidiano e minuzioso, finché non lo porti a termine, oppure puoi lasciare un brano a metà per mesi, il foglio fermo sul leggio che non degni di uno sguardo. Poi un giorno ti siedi, esegui quelle otto misure di intro, si illumina la mente e ricominci a scrivere. Non ci sono regole in tal senso. Posso solo dire che la scrittura mi completa e sono sempre più preso da questa disciplina. Quanto al ritmo, la mia musica è sempre molto ritmica ma mi piace che abbia sempre un flow morbido, sensuale, non amo la musica spigolosa e spero di non aver scritto cose che siano risultate tali per qualcuno. Per quel che concerne la musica drumless, ti dico che sto preparando dei brevi pezzi con quartetto d’archi e piano o sax soprano, che aggiungerò ad un repertorio di musiche già pronte (musica per girasoli). L’organico è un nonetto ma tra un brano e l’altro inserirò questi brevi pezzi per solo quartetto e strumento solista. Devo dire che quando scrivo mi interessa poco il mio ruolo di batterista, ed è capitato fino ad oggi che non mi sia nemmeno ritagliato uno spazio per un assolo. Me ne ricordo sempre alla fine dopo aver scritto tutto! Ma la cosa non mi dispiace, forse anche perché essendo abituato a suonare da solo durante le esibizioni batteristiche o le master class non sento l’esigenza di emergere batteristicamente anche sulla mia stessa musica. In quel contesto preferisco essere apprezzato come autore.

Come nasce un tuo progetto discografico? Quale e’ il tuo percorso personale ?

Il mio cruccio fondamentale è quello di lasciare tracce ( spero di qualità). È vero che il musicista rispetto al pittore ha il vantaggio di poter riprodurre “live” la propria musica quando gli pare, ma i dischi sono la nostra documentazione e credo che chi ha qualcosa da dire   debba registrare la propria musica. È anche vero che esistono tonnellate di dischi inutili tra i quali sicuramente si potranno includere i miei, ma finché c’è la possibilità di registrare perché non farlo? I miei cd nascono un po’ tutti alla stessa maniera: comincio a pensare a musica nuova e organico, tutto questo solo mentalmente e quasi ossessivamente, come fosse un pensiero fisso. In realtà è la mia modalità per fissare l’idea. Poi comincio a scrivere un progetto su carta, strumenti, fonti d’ispirazione, modalità di messa in opera, budget, possibili strutture in cui suonare (sigh!) organizzazione ecc. e attendo “l’onda”. Appena arriva questa prima ispirazione comincio. Metto insieme materiale, scrivo rigorosamente a matita col pianoforte. Quando c’è qualcosa che comincia a piacermi, la fisso sul pc con “finale” che è un software di notazione musicale e vado avanti così fino a quando tutto il materiale è pronto. A questo punto convoco i musicisti e comincio a provare e mettere a punto la musica. Quando si è pronti si entra in studio. Più o meno funziona così”.

Quando realizzi un tuo progetto qual è la parte piu’ semplice e quale la piu’ complessa?

Paradossalmente la parte più complessa per me è la più semplice, cioè scrivere. Questo perché scrivere dipende solo da me e tutto quello che dipende solo da me è semplice. I dolori cominciano quando bisogna provare e coinvolgere i musicisti che spesso ragionano più come operai specializzati che come artisti, e la cosa peggiora quando si deve proporre la musica a strutture e organizzatori. Quest’ultima fase è quella che odio di più. Sempre le stesse risposte, sempre gli stessi atteggiamenti. Tutto questo rende faticoso e frustrante un lavoro che pochi mesi prima è stato idilliaco”

Quanti dischi hai al tuo attivo come compositore e/o leader?

Dal 2006 ad oggi ho registrato come leader-compositore quattro dischi ed un DVD e sono in ordine cronologico : “Entropia” trio (domanimusica) “Pictures” quintetto (skidoo records) “Waiting” nonetto (videoradio-digitale) “Le favole dell’isola dei girasoli” nonetto ,audio libro (l’isola dei girasoli) “My point of view” drum solo DVD. Su internet ci sono abbondanti tracce di ognuno di questi lavori da sound cloud a spotify passando per youtube.

Come batterista quale e’ il tuo organico preferito?

Da batterista preferisco il quartetto o il quintetto. Parlo di gruppi miei ma vale anche per formazioni non mie. Questo perché con gruppi così piccoli suono in genere musica più agile e “libera” e la cosa mi diverte di più sotto l’aspetto prettamente batteristico.

Come cambia il tuo approccio allo strumento rispetto all’ organico?

Sono molto sensibile alle sonorità, in tutte le situazioni. Mi piace essere parte integrante ed attiva dell’arrangiamento della musica che si sta suonando, a prescindere che sia la mia musica o che stia in un gruppo come gregario, e questo è strettamente connesso alla tipologia dell’organico. Quando suono col quartetto d’archi per esempio, ho un mood percussivo più morbido, raffinato ed elegante. Quando suono con l’ensemble con la sezione fiati, divento un po’ più aggressivo con un suono più marcato. Col trio di Elisabetta Serio ho una sonorità più rarefatta. Ogni situazione richiede un “peso” diverso Ovviamente ed è la musica stessa ad indicare approcci differenti di volta in volta.”

Tu tieni moltissimo anche alla tua attivita’ di didatta. Hai scritto e continui a scrivere metodi per lo studio della batteria, uno e’ appena uscito. Quanto conta per te questa parte della tua attivita’ di musicista?

I batteristi Vittorio Riva e Gabriele Morcavallo, due colleghi ma prima di tutto cari amici che mi stimano, pur non conoscendosi tra loro mi hanno definito più volte allo stesso modo: “ricercatore della batteria”. Questo termine mi è piaciuto particolarmente perché mi ci ritrovo. Ho sempre ricercato il suono, la gestualità che conduce ad un certo tipo di suono, istintiva all’inizio appena si scopre una certa possibilità sonora e voluta e replicata in seguito (divenendo tecnica) per riprodurre quel suono. Non smetto mai con questa pratica e la didattica serve in primis a me stesso perché mi aiuta a mettere a punto le idee, ad ordinare pensieri e concetti che riguardano il mio strumento e non solo: non mi piace scindere la studio tecnico dalle possibilità artistiche. Credo che tutto quello che impariamo sullo strumento debba essere utilizzato nell’immediato, sperimentato, per sentire come funziona, se suona bene, se ha un senso, se è bello o meno. L’estetica, per esempio, ha un ruolo fondamentale nel mio modo di pensare alla musica: tutto quello che ritengo brutto o poco funzionale lo scarto, ma per fare questo occorre tanta pratica sullo strumento e nella musica in generale. Ecco perché penso non si possano scindere didattica e arte musicale. Sono complementari, essendo la vita di un musicista un percorso di studio che dura per tutta la vita. Ed ecco perché tutto quello che insegno e che pubblico è costituito da esercizi che spesso non ho ancora metabolizzato completamente nemmeno io: degli esercizi in se stessi in realtà mi interessa poco, quello che davvero mi preme divulgare sono i concetti. Mi piace creare sistemi di studio “aperti”, in cui una volta spiegato il concetto e proposto qualche esercizio-campione, il percorso di studio possa diventare in senso più ampio un percorso anche artistico e i veri esercizi li possa creare da solo l’allievo che a sua volta potrebbe diventare mio maestro con una nuova visione dello stesso concetto. La didattica per me è questo: poter attingere ad una letteratura che mi permetta di scegliere ed elaborare a mio piacimento e secondo le mie esigenze del momento sistemi di studio della tecnica dello strumento. Questo per arrivare ad una conoscenza sempre più profonda dello strumento stesso e delle modalità e possibilità di utilizzo di tale strumento a livello artistico. Ecco perché insegno e perché ricerco: io stesso sono il primo allievo ad avere bisogno di tutto questo.

Hai spesso legato la tua intensa attivita’ compositiva a progetti di beneficenza: penso alla tua esperienza con i detenuti del carcere di Lauro di Nola, e anche al tuo progetto “Isola dei girasoli”, per i bambini negli ospedali. Portare la musica in luoghi di sofferenza. Vorrei che mi parlassi di questa tua esperienza: questo dare quanto restituisce in termini umani e in termini artistici?

Si, sono anni che mi dedico alla promozione sociale attraverso la musica, attraverso quello che io chiamo “utilizzo etico” della musica, che in fondo deve avere una canalizzazione, una funzione non solo commerciale (io suono-tu mi paghi per farlo). Esistono tanti luoghi di disagio sociale e di sofferenza: i musicisti sono persone privilegiate che possono accedere con più facilità ed immediatezza al cuore e alle menti di persone meno fortunate e che hanno problemi sociali, psicologici, fisici. Perchè non farlo? Ricordo che al carcere di Lauro arrivai per caso, partecipando ad un concerto di solidarietà. Era il 2002 più o meno ed avevo un po’ di ansia perchè in carcere non ero mai entrato. In effetti Lauro era un istituto trattamentale, per cui non aveva l’aspetto di quei grandissimi casermoni di cemento come Secondigliano a Napoli o San Vittore a Milano per intenderci. Ad ogni modo, suonai. Chiacchierando con la direttrice mi proposi per un laboratorio di musica e da quel giorno in poi ho lavorato li per circa dieci anni, conoscendo tanti detenuti, tanta umanità. Ho chiuso quel lavoro credo nel 2011-2012 con un’ultima chicca: mi chiesero di partecipare ad una raccolta di vari brani su un cd con tanti artisti Napoletani in cui ognuno di noi avrebbe arrangiato un brano della playlist. Il cd era prodotto da un’etichetta Napoletana e partecipava al cinquantenario dei diritti di Amnesty International, “Io pretendo dignità”. Il cd recava lo stesso titolo e a me toccò arrangiare un brano famosissimo ed intoccabile, “Enfant eyes” di W. Shorter. Non ti dico l’ansia! Qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe risultata sbagliata! Comunque pensai ad un arrangiamento molto R&B e chiamai una mia cara amica cantante Campana, Rossella Costa, chiedendole di scrivere un testo che parlasse di un uomo che da dietro le sbarre (ma poteva essere un semplice finestra appannata in una casa qualunque perché il testo riflette la vita di uno qualsiasi di noi) pensava a cosa sarebbe potuto essere se avesse fatto un percorso di vita diverso. Il brano diventò “Uocchie è criaturo”, e coinvolsi alcuni detenuti del mio laboratorio perché eseguissero un clapping e dei cori che registrammo direttamente in carcere. Realizzammo anche un video di questo pezzo, con mezzi super economici grazie all’aiuto del mio fido amico pubblicitario-filmaker-fotografo ecc. Domenico Catapano. Il video è visibile su youtube. Da qualche anno invece mi sto dedicando alla musica negli ospedali pediatrici attraverso la mia associazione “L’isola dei girasoli”. Abbiamo indetto un concorso di scrittura creativa per le scuole elementari e medie del mio comune di residenza San Giuseppe Vesuviano e le storie più belle complete di illustrazioni sono state selezionate per essere incluse nell’audio libro intitolato “le favole dell’isola dei girasoli”. Io ho musicato il tutto con un organico di nove elementi: piano-chitarra-sax soprano-c.basso-batteria-quartetto d’archi-voce recitante-voce cantante femminile. Questo prodotto viene donato ai bambini ospedalizzati in seguito a brevi performance musicali-teatrali che proponiamo agli ospedali nell’ambito del progetto “musica in corsia-i concerti del sorriso”. Questo progetto mi porta via molto tempo, ma la soddisfazione di portare un po’ del mio lavoro a questi bambini mi ripaga moltissimo. Artisticamente parlando, poi, credo che tutti abbiamo partecipato ad una delle mie più belle produzioni. In questo libro convergono i lavori dei bambini che hanno scritto consapevolmente per altri bambini (sapevano già dal bando quale sarebbe stata la destinazione del libro) e il mio lavoro di compositore, oltre che musicista: non potrei essere più felice di così, perché credo di essere riuscito a trovare un buon equilibrio tra le storie e la musica in un mix che piace anche a chi vuole sentire musica “suonata”. Non manca infatti l’improvvisazione e mi sono molto divertito a comporre in maniera “aperta” brani abbastanza lunghi costituiti da diverse sezioni in cui ad ogni cambio si entra in una scena diversa. Oltretutto ci sono sviluppi futuri come la versione in braille e qualche edizione tradotta in lingue straniere. Insomma posso dire che questo progetto, partito già con un notevole spessore ed una forte personalità, può solo essere implementato sotto diversi aspetti e questo mi rende più che soddisfatto. Una cosa che tengo molto a dire quando parlo di questo progetto è che “musica in corsia-i concerti del sorriso” non è una mia idea ma un progetto ideato e realizzato nel 2004 dal compianto Enzo Lucci, presidente dell’associazione Otto Jazz Club, l’associazione più prolifica e importante degli ultimi trent’anni a Napoli. A questa associazione si devono tante iniziative di rilievo realizzate a Napoli. Da diversi anni Enzo è scomparso e la guida dell’associazione è stata assunta dalla sorella Maria. E’ lei che mi ha proposto il progetto proponendomi di accettarlo: l’audio libro è nato anche grazie a questo.

Stai lavorando a nuova musica? Quale e’ la prossima tappa del tuo viaggio?

Sto scrivendo un nuovo lavoro dedicato alla mia città, Napoli. Si intitolerà “Neapolis”: giusto per non cadere in nessun equivoco, a dispetto della dedica e del titolo la musica non sarà didascalica, oleografica, non darà modo all’ascoltatore di pensare immediatamente “ehi ma questo mi fa pensare a Napoli!”. Desidero semplicemente scrivere della musica nuova e la dedicherò a Parthenope, a quello che di bello questa città controversa e difficilissima è capace di rilasciare nonostante tutto. L’organico di questo lavoro sarà ancora più grande perché scrivo sempre per più elementi ( in un periodo storico in cui imperano i DUO 😀 ) cosicchè avremo una ritmica completa formata da piano-chitarra-c.basso-batteria una sezione archi e una sezione fiati così composta: flauto traverso- clarinetto basso-tromba-basso tuba. La voce solista sara per il sax soprano che farò suonare ad un ospite internazionale. Non so ancora quando registreremo ma c’è una bella variante già in divenire: suoneremo il primo concerto ufficiale di questo repertorio con l’orchestra filarmonica campana diretta dal Maestro Giulio Marazia. Siamo già in cartellone e solo la data è ancora da concordare. Tutto questo rientra in una produzione speciale che l’associazione Otto Jazz Club sta organizzando per il 2016, anno in cui cadrà il trentennale dell’associazione stessa fondata dall’indimenticabile Enzo Lucci ed oggi presieduta dalla sorella Maria. Quest’anno quindi mi dedicherò a poche cose ma tutte molto belle, i miei quattro progetti musicali: il tour ospedaliero “le favole dell’isola dei girasoli” il progetto teatrale “musica per girasoli” il progetto contemporary jazz col nonetto “waiting jazz ensemble” il “pictures quintet” e il nuovo progetto “neapolis”. Diciamo che avrò un bel da fare!

 

 

 

 

 

Il Jazz della New Orleans d’inizio secolo rivive per una sera a Roma

Vacuna´s Jazz Band
Jazz Classico, Jazz Tradizionale, Dixieland, Extra Dixie, New Orleans, ecco cosa vi aspetta Venerdì 11 Aprile al Cotton Club di Roma

Il Jazz della New Orleans d’inizio secolo rivive per una sera a Roma

Roma, 11 Aprile, sul palco del noto ristorante e sala concerti nel quartiere africano di Roma, torna con la sua travolgente musica la Vacuna’s Jazz Band e il suo magico repertorio fatto di Jazz Classico, Jazz Tradizionale, Dixieland, Extra Dixie e New Orleans.

La Vacuna’s Jazz Band ripropone al pubblico del locale, Il genere musicale delle “Brass Band”, orchestrine dei bordelli e locali equivoci di New Orleans. Le performance musicali della band presentano uno stile jazzistico di facile ascolto, quasi popolare, come se il Jazz tradizionale fosse musica nostrana!

Qualche nota Biografica
La Vacuna’s Jazz Band nasce nel 2002 per volontà di Bruno Castracucchi, noto clarinettista Jazz dell’area romana con lo scopo di portare il Jazz tradizionale nelle sale da concerto di Roma e del Lazio. La band fin da subito ha partecipato a trasmissioni televisive sulle principali reti nazionali, ha collaborato con l´UNICEF per la raccolta fondi a favore dell´infanzia, altre organizzazioni umanitarie di beneficenza, così come da sempre s’addice a questo genere musicale così generoso.

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A Palermo concerto di Natale per i bambini di San Paolo di Borgo

Flora Faja

Flora Faja

A Palermo , un Natale all’insegna della generosità per i bambini dell’Oratorio della Parrocchia San Paolo di Borgo Nuovo grazie alla replica, mercoledì 23 dicembre, del Concerto di Natale della Fondazione The Brass Group nella suggestiva cornice del Blue Brass Jazz Club. L’iniziativa vuole sensibilizzare tutti e ciascuno nel reperimento dei fondi necessari per la realizzazione dei campi di calcetto dello stesso oratorio voluti da Padre Antonio Garau.
Un’occasione per gli allievi della Scuola Popolare di Musica per esibirsi e regalare al pubblico presente le emozioni e le sensazioni che caratterizzano i giorni di festa.
Il Coro è diretto da Flora Faja e Lucia Garsia, docenti della Scuola. Eseguiti alcuni brani della tradizione natalizia come Jingle Bells, Joyful Joy e Have Yourself A Merry Little Christmas.

A Roma è Natale per tutti

E’ in corso dal 18 dicembre l’iniziativa “E’ NATALE PER TUTTI” che porta negli ospedali e nelle carceri della regione Lazio attori, registi e cantanti per una serie di concerti e proiezioni di film dedicati alle persone costrette a vivere le festività in una condizione di disagio.
Il primo appuntamento, presso l’istituto penitenziario di Regina Coeli, ha visto protagonista Enrico Ruggeri che ha suonato dal vivo per i detenuti del carcere romano. Alle ore 16,00 il cinema protagonista con la proiezione del film “Io, loro e Lara” presentato ai degenti del Policlicnico Gemelli dall’attore e regista Carlo Verdone.
“E’ NATALE PER TUTTI” è proseguita con una serie di appuntamenti musicali e cinematografici nelle carceri di Rebibbia, Civitavecchia e Viterbo e negli ospedali San Pietro, Bambino Gesù, Grassi e Sant’Eugenio di Roma e in quelli di Viterbo, Frosinone e Fondi.

E’ in Calabria il jazz più “piccante”

Roberto Gatto

Roberto Gatto

Dal 16 luglio al 25 agosto

In programma dal 16 luglio al 25 agosto 2010 nelle più belle località della provincia di Cosenza, il Peperoncino Jazz Festival, evento che coniuga grande musica, gastronomia e cultura sotto il segno di uno dei simboli della regione (il peperoncino), si conferma ancora una volta come uno dei più importanti appuntamenti culturali e turistici dell’estate calabrese, nonché uno dei festival musicali più caratteristici d’Italia.

Dopo il successo delle ultime edizioni, anche quest’anno l’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Pìcanto con il contributo della Regione Calabria – Fondi Europei POR CALABRIA FESR 2007/2013 Asse V Linea di intervento 5.2.3.1. – della Provincia di Cosenza, degli enti Parco Nazionale del Pollino e Parco Nazionale della Sila, di numerose amministrazioni comunali e con il patrocinio di C.C.I.A.A. e Confindustria di Cosenza, AGIS e ANEC Calabria, verrà riproposto nella formula organizzativa della rassegna itinerante e avrà il sottotitolo “Terre Sonanti”. (altro…)

La Corte in Festa

Mauro Pagani

Mauro Pagani

Prende il via, venerdì 25 Giugno 2010, la prima edizione de “La Corte in Festa. Mondi Musicali nel Lodigiano”, dedicata al “Mediterraneo”, nella sua forma più espansa. L’ iniziativa è promossa e realizzata dalla Provincia di Lodi. La rassegna animerà il primo fine settimana d’estate presentando 6 concerti e altre eventi collaterali ad ingresso libero, dal 25 al 27 Giugno 2010, ed avrà come suggestiva cornice la Corte di San Domenico all’interno degli Ex Conventi di San Cristoforo e di San Domenico, oggi sede della Provincia di Lodi.
Il programma de “La Corte in Festa. Mondi Musicali nel Lodigiano” attraversa due continenti: l’Europa e l’Africa. Due galassie culturali vicine e da sempre in contatto, talvolta in conflitto, la cui cerniera è il bacino del Mediterraneo. Il rapporto con la musica popolare e la forma canzone sono i comuni denominatori a tutti i concerti ed incontri proposti nella prima edizione del festival.
“La Corte in Festa. Mondi Musicali nel Lodigiano” si pone 2 obiettivi: offrire al pubblico un primo ventaglio di mondi musicali già presenti sul territorio, di elevato valore culturale oltre che di grande coinvolgimento e divertimento; valorizzare e far conoscere ai lodigiani e a tutti i frequentatori della rassegna le splendidi corti di San Domenico e San Cristoforo, edifici monastici del XIII-XIV sec. recentemente restaurati dalla Provincia di Lodi. (altro…)