In ricordo di Gaslini

Foto Giorgio Gaslini
A vederlo, a sentirlo sembrava impossibile che se ne andasse. E invece la dura, durissima legge di natura ha colpito anche lui privandoci di un uomo, un artista che molto ha fatto per l’evoluzione della nostra musica in Italia.

La scomparsa di Giorgio Gaslini è uno di quegli eventi difficili da commentare per la statura del personaggio, per le sue innumerevoli opere, per l’influenza cha ha avuto su diverse generazioni di musicisti. Per non parlare delle sue teorie musicali davvero anticipatrici di sviluppi che si sarebbero compiutamente verificati solo molti anni dopo le su intuizioni.

Ma di questo hanno parlato e parleranno molte testate, molti giornalisti. Il mio vuole, invece, essere un saluto affettuoso ad un maestro che definire “amico” è troppo pretenzioso ma con cui avevo un bel rapporto da oltre quarant’anni.

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In ricordo di Pino Maffei

Maffei libroL’11 maggio 2013 è scomparso Pino Maffei. Ne ha dato notizia il compositore e  bandleader Dino Betti Van Der Noot in una lettera spedita ad amici e giornalisti, ricca di informazioni e testimonianza di un affetto e di una stima che il critico ed organizzatore si era conquistato in una vita di lavoro per il jazz.

Proviamo a parlarne mettendone a fuoco le attività di animatore culturale, giornalista e critico musicale, organizzatore di concerti.

Insieme ad Arrigo Polillo, Maffei è stato per un lungo periodo il propulsore dell’Hot Club di Milano, soprattutto nell’immediato, secondo dopoguerra.  Negli anni ’50 collaborò  con Gian Carlo Testoni, Polillo e Giuseppe Barazzetta alla “Enciclopedia del Jazz” (edita nel 1953, vide  la partecipazione anche di Roberto Leydi); la monumentale opera (523 pagine alla III edizione) per la sua innovativa concezione ispirò il critico statunitense Leonard Feather. Pino Maffei si occupò della terza parte del  volume costituito da schede biografiche. Tra le sue pubblicazioni c’è da ricordare anche la monografia dedicata a Benny Goodman nel 1961, edita dalla Ricordi per la serie “Kings of Jazz” (fra gli autori Martin Williams, Paul Oliver e Vittorio Franchini).

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Dino Betti van der Noot – “September’s New Moon”

Dino Betti van der Noot – “September’s New Moon”

Dino Betti van der Noot – “September’s New Moon”

Quando un musicista, compositore e direttore d’orchestra possiede inventiva, gusto e soprattutto carisma, dunque la grande capacità di aggregare una Band intorno ad un’idea musicale di fondo molto forte, può accadere che nasca un cd pieno di sorprese, di spunti, di racconti, di suoni come “September’s new Moon”, di Dino Betti van der Noot. L’ incredibile quadratura del cerchio che questo nostro eclettico eppure rigoroso artista riesce ad ottenere e’ quella di creare un substrato sonoro talmente forte e fondante da potersi permettere di lasciare ai suoi orchestrali l’ elettrizzante libertà di improvvisare tutti simultaneamente senza che il risultato sia un confuso insieme di suoni.

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Coraggio: almeno nel jazz i giovani avanzano

Jean-Luc Ponty - Franco D Andrea (foto di Philippe Marchin)

Jean-Luc Ponty - Franco D Andrea (foto di Philippe Marchin)

I risultati del “Top Jazz 2010”

Eccoci al primo numero dell’anno con il consueto appuntamento rappresentato dal “Top Jazz”, il referendum indetto da “Musica Jazz”, referendum discutibile quanto si vuole per i parametri scelti ma che tuttavia ha l’indubbio merito di fornire un quadro della situazione abbastanza attendibile… almeno di come noi operatori dell’informazione vediamo la situazione. Che poi questa visione si sposi appieno con la realtà dei fatti è tutt’altro discorso, anche se le ultime votazioni, a mio avviso, presentano importanti e “veritieri” elementi di novità soprattutto per quanto concerne le posizioni di rincalzo, vale a dire immediatamente alle spalle dei vincitori.

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Il “Top” del jazz italiano all’Auditorium di Roma

Enrico Rava

E’ stata una serata di poche ma dense parole e di tanta e densissima musica quella alla sala Sinopoli dell’ Auditorium per la 27° edizione del referendum “Top Jazz” della rivista “Musica Jazz”.
Le dense parole erano legate strettamente alla musica, e provenivano da artisti ora emergenti quale Luca Aquino, ora “pezzi da novanta”, quali Antonello Salis ed Enrico Rava, dunque (cosa non usuale) sono state belle anche esse. Come nel caso dei ricordi dello stesso Rava, che raccontava della prima edizione del referendum con il piacere legato ad un clima di “restaurazione” del jazz che finalmente, dopo il ‘68, ricominciava a poter essere suonato nei teatri e nei club invece che in luoghi “trasgressivi” come fienili o tetti o campanili.

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