Roberto Bottalico: non posso suonare solo standard

Il “Salotto Rosso” è la rubrica di interviste a cura di Daniele Mele: esponenti del Jazz italiano e internazionale parlano della propria visione musicale e del loro percorso artistico. In questa puntata, Roberto Bottalico racconta l’Alter&Go Project e il suo nuovo album: Il Favoloso Mondo di Wayne Lo Strambo.

 – Roberto, a che età hai iniziato a studiare sassofono?
“Fine liceo, 17-18 anni, a scuola. Il Jazz non sapevo neanche cosa fosse, all’inizio ascoltavo Progressive: Genesis, King Crimson…”.

– Classica e progressive? O solo progressive?
“No, classica dopo. Rock, progressive… comunque avevo 17 anni. Il percorso è stato Pearl Jam, Nirvana, The Doors, Led Zeppelin. Poi mi sono diplomato al liceo e ho iniziato Lettere a indirizzo Spettacolo all’università. Non era per me”.

– Indirizzo Spettacolo perché c’era già un’indole artistica?
“Sì, sempre andato a vedere concerti. E iniziavo a suonicchiare… e ad ascoltare Jazz, Blues. Ho iniziato ad andare a lezione da Deidda, Sandro”.

– Il fratello di Dario e Alfonso
“Sì. Dopo un po’ di tempo ho pensato di voler fare uno studio più accademico del sassofono, e lui mi indirizzò verso il Conservatorio (classico allora, non c’era Jazz). Io non conoscevo niente del mondo dei Conservatori, a casa mia non c’era una gran cultura musicale, al massimo si ascoltava Battisti. La prima volta che sono andato al Conservatorio mi hanno iniziato a parlare di orari di segreteria e di esami, ma io avevo bisogno di parlare con un docente. Un giorno mi sono presentato con il sassofono, ho detto che avevo lezione con il Maestro e son salito da lui. E lui mi ha detto “Ok, entra da me” “.

Ah così è andata?
“Sì, selvaggio proprio! (si ride) È che lui mi disse: “Sei troppo grande, al Santa Cecilia non hai possibilità, ci sono tre posti, prendono i minorenni” e io avevo questo sassofono da duecento euro. “A Perugia ci sono più cattedre, per te che suoni il tenore è più semplice”. Faccio l’ammissione ed entro con Mario Raia, la svolta della mia vita. Se non avessi incontrato lui, io non avrei fatto il musicista”.

– Ah sì?
“Mi ha insegnato che dipendeva solo da me, se volevo migliorare. È stata dura, sia psicologicamente che praticamente, perché ero solo con me stesso e questo rapporto interiore mi devastava… e io studiavo come un matto ma non bastava, 10 ore nette al giorno, le cronometravo e cercavo sempre di allungare i tempi degli esercizi. Il più grande insegnamento di Mario è stato il rispetto per la musica. Una volta mi disse: “Devi suonare il pezzo e cercare di comunicare sempre una sensazione, anche se è una Polka”. Non avrei capito molte cose senza di lui… anche perché sono entrato al Conservatorio già grande, a 23 anni. Mi ha salvato. Alla fine ho apprezzato il suo modo di fare, mi è stato dietro anche in momenti difficili. Mi ha fatto diventare un musicista”.

– E il recente percorso di studi ti ha portato al biennio a Santa Cecilia.
“Sì, e lì ho avuto una conferma che le cose che scrivevo piacevano. Potevo fare quello che volevo, e ho iniziato ad osare di più”.

– Ma tu già suonavi Jazz, anni prima, e pure parecchio bene.
”Sì sì, però lì mi sono realizzato completamente… soprattutto a livello compositivo. Al Conservatorio ho avuto dei riconoscimenti, in occasione della mia tesi, in cui ho portato un libro che ho scritto su Shorter e sui suoi principi compositivi e da cui nasce quest’ultimo disco “Il Favoloso Mondo di Wayne lo Strambo”. Anche grazie agli insegnanti che ho incontrato, in primis Pietro Leveratto che mi ha dato molta fiducia e molte idee, Fabio Zeppetella e Alfredo Santoloci, ho capito che nella musica potevo essere sincero con me stesso. Prima andavo alle Jam e studiavo il linguaggio, linguaggio, linguaggio… certo, la tradizione mi è servita, ma adesso suono come voglio. E non è che io sia innovativo, perché hanno fatto tutto, però mi sento libero di suonare come suono. Ho iniziato un percorso di elaborazione improvvisativa prima del conservatorio e qui ho capito che avevo delle particolarità che potevo sfruttare”.

 

 

– Ti sei accorto che tanto più eri spontaneo tanto più eri apprezzato.
“È quello! Ho sempre fatto un lavoro sugli accordi, su idee armoniche personali che escono quando improvviso. Ci inculcano che dobbiamo essere sempre simili a qualcuno, ma io non posso suonare frasi di altri. Anche io mi ispiro ai grandi del jazz da cui prendo idee, non se ne può fare a meno, ma un conto è prendere, capire e rielaborare e un conto è l’imitazione. Non posso suonare solo standards”.

– Perché no? Perché sono stati già fatti troppo bene da troppi musicisti?
“Ma sì, li devo stravolgere, come se fosse un gioco. O sei Brad Mehldau, oppure… Per me gli standards vanno studiati, sono la tradizione che va prima conosciuta e da cui successivamente ci si può allontanare. Sono un veicolo per comunicare con gli altri, a sei vai a suonare a un festival importante ti devi presentare con un’idea tua, personale”.

– Certo. E preferisci esporti con pezzi originali piuttosto che con i soliti standards che tutti conoscono.
”Suonerei sempre pezzi originali se possibile, anche non miei volendo”.

– E in tal senso, ci sono dei musicisti che ti ispirano o che ti hanno ispirato a seguire questo “modo di fare musica”?
“Che sono in vita? In Italia… Manlio Maresca, lui fa tipo Punk-Jazz e secondo me ha moltissimo da dire. Anche Daniele Tittarelli è un grande, ma ce ne sono tanti altri… però ci sono altri che sono bravissimi, ma non hanno niente da dire”.

– Sono d’accordo, ma non basta.
“Non basta. Ormai chiunque suona è bravissimo, il sistema non premia chi è spontaneo ma premia chi si sa muovere, e ovviamente i talenti veri, che escono anche se non parlano con nessuno”.

– Che tipo di ascolti fai oggi?
“Io ascolto il Jazz che si ispira ai dischi Blue Note degli anni ’60. Coltrane, Hancock, Shorter… Shorter mi ha detto che potevo fare quello che volevo, basta che avesse un senso”.

– Sembra una cosa semplice. (si ride)
“Eh, certo. Scrivo dei brani a volte che armonicamente non si capiscono. Basta II-V-I, basta il V che va al primo, basta. Si gioca con gli accordi, è divertente, è artistico. Uso diversi metodi per unire gli accordi che non sono quelli del jazz standard, come il legame delle note guida, dare importanza alle singole note che insieme creano accordi e melodie, cercando di trovare un suono giusto completando la qualità degli accordi”.

– Quando devo scrivere una canzone Pop, io personalmente mi avvicino prima alla chitarra. Quando devo scrivere un tema strumentale, passo per il pianoforte. C’è una sorta di canovaccio che segui per la realizzazione di un brano, o di un album? Come si arriva alla fine?
“A volte non c’è niente. A volte c’è solo un’idea, ed è armonica. E passa sempre prima per il pianoforte, infatti i miei temi non sono mai tecnicamente difficili, perché inizio a comporre sulla tastiera e sono tecnicamente scarso. Sul disco ci sono due brani intitolati Giant Half Steps, e non c’entrano niente con Giant Steps, anche se gli accordi vengono da lì. Sono un esercizio, un lavoro mio fatto su quegli accordi. E nel comporre mi interessa più il lavoro “di concetto” che “di estetica”. Questi brani, per esempio, si chiamano così perché il tema è una sperimentazione cromatica sul giro armonico di Giant Steps. Parte sempre tutto da un’idea, un concetto con uno sviluppo in musica: così mi piace. Alter Shorter, il terzo brano, è stato scritto perché volevo approfondire gli accordi maj7(#11), senza accordi di dominante, tutto con quel suono. Ho scelto un suono, il tema è lento e melodico, e si ripete, tipo Nefertiti di Shorter stesso. Io scrivo molto dissonante, ma i temi sono melodici, creo un movimento che prepara all’ascolto”.

– E passi per il sassofono solo alla fine, in questo processo.
“Alla fine sì, se serve”.

– La parte compositiva è al piano. Perché sulla tastiera hai una visione “geometrica” del pezzo, oppure…?
“Il tema completa sempre gli accordi. Poi, prendo il sassofono per vedere come è in velocità, e improvviso, e qualcosa cambia”.

– Al sassofono si concretizza la parte più creativa. Quella più… autentica?
“Sì. Non è “bella questa frase, ora ci faccio un pezzo” quanto “bello questo giro, ora ci faccio un pezzo”. Voglio fare un pezzo “con questo suono”, voglio sviluppare quest’idea/concetto in musica”.

Molto interessante Roberto. La melodia viene dopo, è a funzione del brano. Pensi che questo posso contribuire a rendere le melodie più interessanti? Perché, dal mio punto di vista, se parti dalla melodia ti incaselli, anche se comunque seguendo il tuo gusto musicale, in una sorta di “catologo di idee melodiche” già preconfigurato. Invece, partire da un suono che ti stuzzica e poi “forzarsi” a costruire una linea che faccia da collante…
“Esatto. Così sei costretto a trovare delle soluzioni diverse. Shorter ci ha detto tutto eh: la struttura, per esempio, non viene prima. La struttura viene col pezzo. Vuoi farla durare 7, 8, 13? Ha senso? E va bene, se l’artista vuole farsi capire trova un modo efficace per comunicare quella spigolosità”.

– Roberto volevo chiederti: quanto è durata la scrittura dell’album?
“I brani li ho scritti velocemente. Tre-quattro brani erano fatti, il resto è venuto in tre giorni. Alter Shorter è, secondo me, il pezzo più bello che abbia mai scritto in vita, e l’ho scritto in un due ore. Un pezzo puro, spontaneo. Anche se, ovviamente, il lavoro di studio delle sonorità è durato molto tempo”.

E il tempo di produzione?
“Due-tre giorni, mi sono visto con il gruppo e gli ho dato temi e accordi. Alcuni brani sono cambiati in quei giorni, perché i ragazzi hanno dato il loro contributo. Non ho detto loro come si dovevano comportare, ed è stato meglio così”.

– Un bel lavoro di gruppo. Due parole sui musicisti?
“Augusto Creni mi completa, accompagna con la chitarra in un modo molto pianistico, mi asseconda a seconda del mio fraseggio come un pianista ma in modo meno “invadente” di un pianista. Il bassista Alessandro Del Signore e il batterista Massimo Di Cristofaro, sempre pronti a prendere delle idee e rinnovarle, sono, oltre che musicisti eccezionali, grandi amici ormai grazie alle molte prove che abbiamo fatto. Sono molto contento”.

Splendido. Grazie Roberto per l’intervista.

Daniele Mele

Il nuovo festival jazz del Conservatorio Santa Cecilia “Jazz Idea”, a Roma dal 6 marzo

Si inaugura il 6 marzo a Roma “Jazz Idea”, il nuovo festival jazz del Conservatorio Santa Cecilia, con la direzione artistica di Carla Marcotulli, cantante e docente di Canto Jazz presso il Conservatorio.
Una nuova manifestazione ad ingresso libero, che vede protagonisti grandi nomi del jazz italiano e internazionale accanto ai nuovi talenti provenienti dal Dipartimento Jazz del Conservatorio di Santa Cecilia. Tanti gli artisti presenti nel cartellone, tra cui David Linx e il suo Voices Unlimited in quartetto con il grande batterista statunitense Bruce Ditmas (concerto 3 aprile, Masterclass 4 aprile), Alex Sipiagin ospite del quartetto di Riccardo Fassi e Stefano Cantarano (27 marzo), Maurizio Giammarco con il suo Syncontribe trio (13 marzo), Franco D’Andrea (concerto in piano solo il 20 marzo, Masterclass il 21 marzo), Giovanni Tommaso (6 marzo nel trio guidato dalla pianista di Cinzia Gizzi, 7 marzo Masterclass), Paolo Damiani con Daniele Roccato (10 aprile), Bruno Tommaso con una Masterclass (21 aprile), Rosario Giuliani in duo con Pietro Lussu (20 marzo), Nicola Stilo con Carla Marcotulli (27 marzo), Mario Corvini e Claudio Corvini con il Santa Cecilia Jazz Ensemble (6 marzo), Fabio Zeppetella, Pietro Leveratto e Ettore Fioravanti in quartetto con Carla Marcotulli e Cinzia Gizzi per un tributo a Dick Halligan (10 aprile), Lucio Perotti in trio (13 marzo).

Tredici concerti aperti al pubblico, strutturati in sei appuntamenti, che si terranno nella bellissima Sala Accademica del Conservatorio (via Dei Greci 18), caratterizzata da una delle migliori acustiche al mondo e dal Grande Organo Walcker-Tamburini. Protagoniste del Festival sono le nuove idee musicali, attraverso un dialogo interattivo fra tradizione e nuovi linguaggi.
Rilevante, la partnership con l’Università Ca’ Foscari: il 3 aprile il gruppo di improvvisazione del Conservatorio di Santa Cecilia si unirà in concerto a quello dell’Università, denominato MusiCa Foscari e guidato dal M° Daniele Goldoni. Un incontro che sarà preceduto, qualche giorno prima, da un live all’Auditorium Santa Margherita di Venezia. Il concerto inaugurale, domenica 6 marzo alle 18, omaggia Charles Mingus in occasione del centenario della sua nascita, attraverso una formazione orchestrale con sonorità che ricordano uno dei suoi ensemble più rappresentativi: la Mingus Big Band. Protagonista sarà il Santa Cecilia Jazz Ensemble diretto da Mario Corvini, che interpreterà i brani di Mingus arrangiati dagli allievi del corso di Composizione Jazz del Conservatorio, tenuto da Pietro Leveratto. Special guest: il trombettista Claudio Corvini. In apertura, il trio guidato dalla pianista Cinzia Gizzi, con una ritmica eccellente formata dal celebre contrabbassista Giovanni Tommaso – una leggenda del jazz italiano e internazionale – e da Marco Valeri – uno dei batteristi più creativi del panorama nazionale.
Il festival “Jazz Idea” rappresenta anche un ideale passaggio di consegne: da Paolo Damiani – fondatore e direttore del precedente Festival “Percorsi Jazz” – a Carla Marcotulli, ideatrice del nuovo format che ha tra gli obiettivi proprio quello del trasferimento di informazioni tra gli artisti di riferimento del jazz e le energie della nuova generazione.
Oltre ai concerti, nel programma di Jazz Idea anche Masterclass: lunedì 7 marzo, Giovanni Tommaso in “Teoria della Piramide – 5 Steps to Heaven”; lunedì 21 marzo Franco D’Andrea in “Applicazioni pratiche delle aree intervallari”; lunedì 4 aprile David Linx nel suo “Voice Unlimited Workshop” aperto al pubblico con un contributo di €15; lunedì 21 aprile Bruno Tommaso in “Parafrasi, mascheramenti, plagi e truffe”.
Riservati esclusivamente agli studenti del Conservatorio i quattro incontri con Nicola Stilo per il Silver’n’voices Lab che si terranno il 4, 11, 18 e 25 aprile.

PROGRAMMA DETTAGLIATO
6 MARZO  
Cinzia Gizzi trio
Cinzia Gizzi pianoforte / Giovanni Tommaso contrabbasso / Marco Valeri batteria

Mingus Centenary – Santa Cecilia Jazz Ensemble
direttore Mario Corvini
feat. Claudio Corvini
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13 MARZO
Rivisitando SYMBIOSIS di Claus Ogerman
Lucio Perotti Trio
Lucio Perotti pianoforte / Giulio Scarpato basso / Massimo Di Cristofaro batteria

SYNCOTRIBE TRIO

Maurizio Giammarco sax / Luca Mannutza hammond / Enrico Morello batteria
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20 MARZO
Rosario Giuliani/ Pietro Lussu duo
Rosario Giuliani sax / Pietro Lussu

Franco D’Andrea piano solo
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27 MARZO
Santa Cecilia Silver’n’voices Lab
Nicola Stilo & Carla Marcotulli

Riccardo Fassi – Stefano Cantarano Quartet special guest Alex Sipiagin

Alex Sipiagin tromba / Riccardo Fassi piano / Stefano Cantarano contrabbasso
Valerio Vantaggio batteria
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3 APRILE
Santa Cecilia meets Ca’ Foscari
Alessio Sebastio & Minji Kim
Melting pot
Minji Kim voce / Alessio Sebastio pianoforte

David Linx Voice Unlimited
David Linx voce / Vittorio Esposito piano / Davide Di Mascio contrabbasso,
Bruce Ditmas batteria
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10 APRILE
Daniele Roccato & Paolo Damiani
Bass in the mirror
Paolo Damiani contrabbasso / Daniele Roccato contrabbasso

Tribute to Dick Halligan and his Music

Cinzia Gizzi piano / Carla Marcotulli voce / Fabio Zeppetella chitarra /
Pietro Leveratto contrabbasso / Ettore Fioravanti batteria

Redazione

Al Parco Archeologico dell’Appia Antica torna la rassegna ‘Dal Tramonto all’Appia: Around Jazz’

Una scenografia naturale spettacolare, grandi concerti con volti noti della musica e del cinema italiano, un nuovo Village con angolo food&beverage, e il fascino dell’Appia Antica.
Questi gli ingredienti della 2a edizione del Rassegna “Dal Tramonto all’Appia – Around Jazz”, promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica (Ministero della Cultura) in collaborazione con il Parco Regionale dell’Appia Antica (Regione Lazio) con la direzione artistica di Fabio Giacchetta.
Dal 1° al 10 ottobre, un cartellone di grandi artisti tra cui Alessandro Haber con Ramberto Ciammarughi, John De Leo con Roberto Gatto, Rita Marcotulli e Serena Brancale ospiti di Israel Varela, Fabrizio Bosso con Fabio Zeppetella, Stefano Di Battista con Stefania Tallini, Seamus Blake, Gegè Telesforo, Javier Girotto, Max Ionata, Flavio Boltro, Ares Tavolazzi. Il programma completo sul sito www.parcoarcheologicoappiaantica.it.
Già lo scorso anno, durante una indimenticabile prima edizione piena di consensi e di sold out, il Mausoleo di Cecilia Metella (via Appia Antica 161) ha incantato il pubblico divenendo cornice mozzafiato del palco allestito nel Castrum Caetani. Un’occasione unica per immergersi nella storia e nella bellezza della via Appia Antica, avvolti dal fascino della campagna romana.
Novità di quest’anno, l’allestimento di un’area Village all’aperto, con angoli dedicati all’accoglienza del pubblico, al food&beverage e agli incontri con gli artisti e un’area per i concerti, con una speciale copertura a prova di pioggia a protezione del palco e della platea.

I concerti
Un cartellone eclettico e multistilistico caratterizza questa edizione 2021, con una grande attenzione alla voce, filo conduttore della Rassegna nelle sue varie declinazioni e sfaccettature: dalla narrazione al jazz tradizionale, dal prog alla sperimentazione.
Si inizia venerdì 1° ottobre alle ore 19 (link per i biglietti qui), e in replica alle ore 21 (biglietti), con un grande ritorno live nella Capitale: quello del grande pianista Antonio Faraò, punta di diamante del panorama jazz internazionale, ammirato da giganti della musica come Herbie Hancock. Sul palco, salirà in trio con Mauro Battisti e Vladimir Kostadinovic.
Sabato 2 ottobre, ospiti della rassegna due grandi della musica italiana: John De Leo e Roberto Gatto, sempre alle ore 19 (biglietti) e in replica alle 21 (biglietti), con il loro ensemble “Progressivamente” formato con Alessandro Presti, Marcello Allulli, Andrea Molinari, Alessandro Gwis, Pierpaolo Ranieri.
Domenica 3 ottobre alle 21 il celebre attore Alessandro Haber sarà protagonista dell’emozionante spettacolo “Johann dalle Nuvole” di Ramberto Ciammarughi: uno dei più geniali pianisti e compositori della musica italiana, già lo scorso anno presente nella rassegna per uno dei concerti più acclamati. Insieme a loro uno speciale ensemble costituito da Gianni Maestrucci, Leonardo Ramadori, Francesco D’Oronzo, Angelo Lazzeri, Samuele Martinelli e Stefano Mora. Link per i biglietti qui.
Lunedì 4 ottobre un altro ritorno per “Around jazz”: quello del noto trombettista Fabrizio Bosso con il grande Fabio Zeppetella alla guida di un quintetto completato da Roberto Tarenzi, Jacopo Ferrazza e Fabrizio Sferra. Due gli orari: alle 19 (biglietti) e alle 21 (biglietti).
Martedì 5 ottobre, protagoniste la raffinatezza e le sonorità di uno dei musicisti argentini più amati in Italia: il sassofonista Javier Girotto con il suo progetto “Pasos”, in quartetto con Francesco Nastro, Luca Bulgarelli e Giuseppe La Pusata. Due gli orari: alle 19 (biglietti) e alle 21 (biglietti).
Mercoledì 6 ottobre spazio alla voce e all’energia di Cinzia Tedesco con il suo “Jazz Trip”, insieme a tre fuoriclasse della musica italiana: Stefano Sabatini, Luca Pirozzi e Pietro Iodice. Doppio concerto: alle ore 19 (biglietti) a alle 21 (biglietti).
Giovedì 7 ben due concerti: alle 19 l’arrivo a Roma del sassofonista britannico-canadese Seamus Blake insieme a due eccellenti musicisti brasiliani: il percussionista Reinaldo Santiago e il chitarrista Nelson Veras (biglietti). Alle 21, “Three Generation” con una grande band: Flavio Boltro e Simone La Maida, ospiti del trio di Leo Caligiuri, Ares Tavolazzi e “Checco” Capiozzo (biglietti).
Venerdì 8 protagonista della rassegna sarà uno dei volti più amati della radio e della tv: Gegè Telesforo, che ospiterà il grande sassofonista Max Ionata insieme al suo quartetto completato da Domenico Sanna, Luca Bulgarelli e Michele Santolieri. Due i concerti: alle ore 19 (biglietti) e alle 21 (biglietti).
Sabato 9 ottobre in scena una delle pianiste più interessanti del jazz italiano: Stefania Tallini, con il suo trio “Uneven” insieme al bassista Matteo Bortone e al batterista Gregory Hutchinson. Special guest, il grande sassofonista Stefano Di Battista.          Concerti alle 19 (biglietti) e alle 21 (biglietti).
Domenica 10 ad “Around Jazz” uno stupendo omaggio alla celebre pittrice Frida Kahlo, firmato dal travolgente batterista e cantante messicano Israel Varela: insieme a lui sul palco, oltre ad un quartetto d’archi, la ballerina di flamenco Nazaret Reyes, la grande Rita Marcotulli, la cantante Serena Brancale, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e il giovane prodigio Josei Varela alle tastiere. Concerti alle 19 (biglietti) e alle 21 (biglietti).

Altra novità 2021 saranno i concerti del mattino, ambientati nella suggestiva Chiesa di San Nicola antistante al Mausoleo di Cecilia Metella, che si terranno nei week-end. Protagonisti delle quattro matinées le voci di Mafalda Minnozzi (2 ottobre) e Susanna Stivali (3 ottobre) con due omaggi alla musica e alla cultura brasiliana; un altro giovane prodigio, Simone Locarni, insieme a Fabrizio Sferra e Yuri Goloubev (9 ottobre), e il quartetto di Lorenzo Bisogno feat. Massimo Morganti (10 ottobre). Prevendite al link https://ticketitalia.com/around-jazz-2021-matin%C3%A8e.

La rassegna
La rassegna “Around Jazz”, all’interno del festival Dal Tramonto all’Appia del Parco Archeologico dell’Appia Antica, è nata nel 2020 da una idea di Marco Massa, dal suo amore per il jazz e dal suo legame con l’Appia Antica. Dopo la scomparsa dell’amico la direzione artistica è stata affidata a Fabio Giacchetta, noto produttore in ambito jazz e organizzatore da oltre 30 anni di concerti con artisti internazionali.
L’ingresso ai concerti è acquistabile in prevendita su Ticket Italia al link https://ticketitalia.com/around-jazz. Informazioni ai contatti: info@ticketitalia.com – tel. 0743.222889.
L’organizzazione metterà comunque a disposizione un dispositivo elettronico sul luogo dell’evento per consentire un eventuale acquisto in autonomia dei biglietti fino a qualche minuto prima dell’inizio concerto. Il Parco Archeologico dell’Appia Antica riserva un ingresso ridotto a €10 per gli under 18 e per gli iscritti a Conservatori statali e Istituti Superiori di Studi Musicali.
Tutte le info su www.parcoarcheologicoappiaantica.it.

L’ingresso è consentito solo con Green Pass e con il possesso dell’Appia Card, il biglietto nominativo a durata annuale con il quale è possibile accedere illimitatamente a tutti i siti del Parco Archeologico dell’Appia Antica. L’Appia Card può essere acquistata online (€10 + €2 di prevendita) oppure direttamente presso il Mausoleo di Cecilia Metella (€10): la biglietteria sarà aperta nei giorni dal 1° al 10 ottobre con orario continuato 9.00-21.00.

Come arrivare
Mausoleo di Cecilia Metella – Castrum Caetani in via Appia Antica 161: raggiungibile in auto o con la Metro A (Arco di Travertino) e poi autobus 660 oppure 118 dal centro di Roma.

Info e contatti
www.parcoarcheologicoappiaantica.it
Prevendite: https://ticketitalia.com/around-jazz
FB https://www.facebook.com/archeoappia
IG https://www.instagram.com/archeoappia/
TWITTER https://twitter.com/archeoappia

Comunicazione e Ufficio Stampa “Around Jazz”
Fiorenza Gherardi De Candei
tel. +39 328.1743236
info@fiorenzagherardi.com

Ufficio comunicazione e promozione
Parco Archeologico Appia Antica
Lorenza Campanella
tel.+39 333.6157024
pa-appia.comunicazione@beniculturali.it

Con le masterclass di Roberto Gatto e Roberto Tarenzi, torna in presenza la didattica jazz di Celano Jazz Convention

Venerdì 27 agosto 2021, dalle 14 alle 17, Celano Jazz Convention torna alla didattica in presenza con due incontri di altissimo spessore. Il batterista Roberto Gatto e il pianista Roberto Tarenzi condurranno infatti due masterclass dedicate ai rispettivi strumenti, trasmettendo ai partecipanti l’importanza e il valore delle loro esperienze musicali, sia quelle più strettamente tecniche sia quelle maturate suonando dal vivo come leader di formazioni o al fianco dei più importanti protagonisti del jazz italiano ed internazionale.

Gli incontri si svolgeranno a Celano, nelle sale di Palazzo Don Minozzi. Per iscriversi, occorre prenotarsi inviando una mail all’indirizzo conferenze@celanojazzconvention.com. Il costo di iscrizione a ciascuna delle due masterclass è di 35€.

Roberto Gatto si esibirà in concerto, poi, nella serata di venerdì 27 agosto, sempre a Celano, alla guida del suo quartetto e con la presenza di Beatrice Gatto come ospite alla voce.

Roberto Gatto è sicuramente il più rinomato batterista italiano all’estero e vanta importanti partnerships con artisti del mondo del jazz e non solo. Nato a Roma il 6 ottobre 1958, il suo debutto professionale risale al 1975 con il Trio di Roma (insieme a Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli) e da allora ha suonato in tutta Europa e nel mondo con i suoi gruppi e a fianco di artisti internazionali. È stato inoltre componente di Lingomania, una delle formazioni più importanti della storia jazz italiano. Oltre ad una ricerca timbrica raffinata e a una tecnica esecutiva perfetta, i gruppi a suo nome sono caratterizzati dal calore tipico della cultura mediterranea: questo rende senza dubbio Roberto Gatto uno dei più interessanti batteristi e compositori in Europa e nel mondo. Nella sua carriera musicale, Roberto Gatto ha collaborato come sideman con i più importanti interpreti della storia e dell’attualità del jazz internazionale: da Chet Baker a Freddie Hubbard e Lester Bowie, da Gato Barbieri a Kenny Wheeler e Randy Brecker e poi con Enrico Rava, Ivan Lins, Vince Mendoza, Kurt Rosenwinkel, Joey Calderazzo, Bob Berg, Steve Lacy e moltissimi altri.

Come leader ha registrato molti album: Notes, Fare, Luna, Jungle Three, Improvvisi, Sing Sing Sing, Roberto Gatto plays Rugantino, Deep, Traps, Gatto-Stefano Bollani Gershwin and more, A Tribute to Miles Davis Quintet, Omaggio al Progressive, The Music Next Door, Roberto Gatto Lysergic Band, Remebering Shelly, fino ai più recenti Sixth Sense, Now e My Secret Place. Nel corso degli anni ha composto musica per il cinema, in particolare insieme a Maurizio Giammarco la colonna sonora di “Nudo di donna” per la regia di Nino Manfredi, e, in collaborazione con Battista Lena, le colonne sonore di “Mignon e Partita”, che ha ottenuto cinque David di Donatello, “Verso Sera” e “Il grande cocomero”, tutti diretti da Francesca Archibugi.

Nel 1993 ha realizzato due video didattici “Batteria vol. 1 e 2”. È stato il direttore artistico di Jazz in progress presso il Teatro dell’Angelo a Roma. Per oltre dodici anni ha insegnato batteria e musica d’insieme presso i seminari di Siena Jazz. Ha frequentato il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e il Conservatorio de L’Aquila. Roberto Gatto è titolare della cattedra di batteria jazz al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma.

Dopo lo studio del pianoforte classico, iniziato all’età di otto anni, Roberto Tarenzi scopre il jazz nell’adolescenza e studia con Enrico Intra e Roberto Pronzato ai Civici Corsi di Jazz di Milano, dove ottiene il diploma nel 1999, e frequenta i seminari della Berklee School a Umbria Jazz e i corsi di Siena Jazz.

Nel 1995 entra a far parte della Big Band diretta da Enrico Intra con cui incide quattro dischi e accompagna, tra gli altri, Dave Liebman, Max Roach, Bobby Watson, Bob Brookmeyer, Franco Cerri, Enrico Rava, Franco Ambrosetti. All’inizio del 2006 si trasferisce a New York per sei mesi, dove svolge un’intensa attività concertistica nei club e registra con la cantante Alice Ricciardi, Gaetano Partipilo, Franco Ambrosetti e Michele Bozza. Al ritorno dagli Stati Uniti, viene scelto assieme ad altri undici pianisti in tutto il mondo (tra cui Aaron Parks e Gerald Clayton) per partecipare al prestigioso “Thelonious Monk International Piano Competition”, esibendosi di fronte ad una giuria presieduta da Herbie Hancock e comprendente, tra gli altri, Danilo Perez e Andrew Hill. Nel 2008 si trasferisce a Roma e inizia una intensissima attività concertistica al fianco di Stefano Di Battista e Rosario Giuliani, collaborando altresì con Roberto Gatto, Maurizio Giammarco, Dario Deidda, Fabio Zeppetella, Fabrizio Bosso, Max Ionata e praticamente tutti i migliori musicisti della scena italiana.

A suo nome ha pubblicato diversi lavori discografici, tra i quali “Other Digressions”, “Trio Live”, “Love and Other Simple Matters” e “11 Little Things”, mentre con Cues Trio, formato insieme a Lucio Terzano e Tony Arco, ha inciso”Introducing Cues trio” e “Feel” con David Liebman come ospite.

Insegna stabilmente presso il Saint Louis College of Music di Roma, il Conservatorio di Latina, oltre a tenere seminari e workshop di improvvisazione.

Il percorso didattico di Celano Jazz Convention, tracciato dal direttore artistico della rassegna Franco Finucci, torna in presenza dopo aver continuato le attività online durante il periodo della pandemia. Sia l’edizione 2020 della rassegna che le iniziative promosse nel corso dell’inverno si sono tenute in rete e hanno proposto i seminari condotti da alcuni dei protagonisti più rilevanti della scena jazz italiana come Marco Di Battista, Max Ionata, Giovanni Falzone, Luca Mannutza, Marcello Di Leonardo, Ada Montellanico, Claudio Filippini, Umberto Fiorentino, Roberto Gatto e Tino Tracanna e con un ospite di assoluto rilievo internazionale come Jerry Bergonzi.

CORINALDO JAZZ 2021 – XXIII edizione

Puntuale e sempre carico di musica arriva anche quest’anno il calendario dei concerti di Corinaldo Jazz, l’atteso festival organizzato dal Comune di Corinaldo e dall’Associazione Culturale Round Jazz nello scenario di uno dei borghi più belli d’Italia.
Siamo arrivati alla ventitreesima edizione e dopo l’attesissima anteprima del 14 luglio con il trio di John Patitucci feat. Chris Potter, Brian Blade, all’Anfiteatro romano dell’Antica Città di Suasa, per gli ultimi due appuntamenti, la rassegna ritorna nella tradizionale Piazza Il terreno a Corinaldo.
Il primo appuntamento sarà mercoledì 4 agosto con il nuovo progetto di Fabio Zeppetella e Fabrizio Bosso.
La musica che suoneranno è tutta musica inedita con una forte connotazione jazz ma con lo sguardo rivolto anche al lirismo tipico della poetica compositiva di Zeppetella che ha firmato tutte le composizioni.
A completare il quintetto ci sono Roberto Tarenzi, già presente in molti progetti di Fabio Zeppetella degli ultimi 10 anni, Francesco Puglisi al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria.

Il festival si concluderà giovedì 5 agosto con il collaudato trio Lanzoni – Morgan – McPherson, un magico incontro tra musicisti di differenti generazioni, annoverati tra le maggiori personalità della scena jazzistica odierna. Alessandro Lanzoni, pianista fiorentino venticinquenne, è una delle più importanti rivelazioni del jazz italiano.
Per l’occasione sarà accompagnato da una ritmica di tutto rispetto: Thomas Morgan (Bill Frisell, Steve Coleman, Craig Taborn) al contrabbasso e Eric McPherson (Jackie McLean, Andrew Hill, Fred Hersch) alla batteria.

Tutti i concerti avranno luogo nella Piazza del Terreno con inizio alle ore 21:15 e saranno seguiti dalla tradizionale jam session ai 9 Tarocchi.

Il costo del singolo biglietto è di €10.

Per informazioni e prevendita : www.corinaldojazz.com

In caso di cattivo tempo i concerti verranno annullati ed il costo del biglietto rimborsato.

Info : 071 7978636 (Ufficio Turismo); 329 4295102;
Email : roundjazz@gmail.com;

Adam Pieronczyk Quintet al Civitafestival 31 edizione

Le foto sono di LAURA GIROLAMI

CIVITAFESTIVAL

Forte Sangallo, Cortile Maggiore

Venerdì 12 luglio 2019

Ore 21:30

Adam Pieronczyk Quintet

Adam Pieronczyk, sax tenore e soprano
Ramberto Ciammarughi, pianoforte
Jacopo Ferrazza, contrabbasso
John B. Arnold, batteria

guest Fabio Zeppetella, chitarra elettrica

Trentunesima edizione del Civita Festival: una volta di più il direttore artistico Fabio Galadini riesce a portare a casa un Festival denso di eventi di ogni genere, quest’ anno senza alcun contributo pubblico, ma solo con sponsor e incassi di biglietti di ingresso a prezzi popolarissimi, che si svolgono per la maggior parte nello stupendo Cortile Maggiore del Forte Sangallo. Teatro, Danza, Musica, Reading, una varietà di spettacoli davvero notevole, un successo di pubblico altrettanto notevole: un pubblico variegato di esperti, appassionati, ma anche di curiosi, a riprova che se si investe nella cultura in maniera intelligente la gente risponde eccome. Anche quest’anno, come ogni anno.

Tra gli eventi il concerto del quintetto di Adam Pieronczyk. Un gruppo inedito, formatosi per l’occasione, con la regia del batterista John B.Arnold. Una regia attenta che ha messo insieme cinque musicisti portatori di personalità musicale alquanto spiccata. Questo è ciò che è accaduto al Forte Sangallo, o meglio, ciò che io ho visto e ascoltato accadere dal mio punto di vista (e di osservazione)

Adam Pieronxczyk apre il concerto con un assolo di sax: una intro libera che dopo qualche minuto svela il tema portante del brano, che viene doppiato dalla mano sinistra di Ramberto Ciammarughi al pianoforte, e dal contrabbasso di Jacopo Ferrazza. John B. Arnold entra con la batteria, senza toccare il rullante, insistendo sui tom e sui ride. La chitarra di Fabio Zeppetella comincia ad incalzare ed elegge ad alter ego, in un dialogo serrato, il pianoforte. Il suono potente del contrabbasso tira le fila della tessitura complessiva, fino all’ assolo di Ciammarughi.

Un assolo in cui idee estemporanee si intrecciano con frammenti del tema principale, mai buttati via. La mano destra e la mano sinistra sono totalmente indipendenti tra loro, è come ascoltare l’esecuzione di due strumenti, due linee complementari, non linea principale e accompagnamento.
Segue l’improvvisazione di Pieronxczyk: un fraseggiare legato, melodico, denso di idee ma aperto alle sollecitazioni degli accordi pieni del pianoforte e del procedere instancabile del contrabbasso.

Al rientro in scena della chitarra elettrica, con una nota ribattuta ostinata, il volume si intensifica fino ad un massimo che poi gradualmente si assottiglia: si torna al sax che rimane solo, come all’inizio, e che sussurra, fino all’ultimo armonico.

Il secondo brano comincia con sax e contrabbasso all’unisono: la batteria colora con suoni sospesi. Il pianoforte interviene con tocchi sporadici. Si unisce all’unisono anche la chitarra, unico suono non acustico. A un breve silenzio, suggestivo, segue il tintinnare del ride e una sezione in quartetto. Il (doppio) pianoforte di Ciammarughi, la batteria di Arnold, il contrabbasso di Ferrazza e la chitarra di Zeppetella procedono insieme in un dialogo serrato, fino a quando non entra Pieronxczyk. Tacciono chitarra e piano, e un nuovo trio entra in scena: contrabbasso, batteria e sax.
Su giri armonici semplici si imperniano idee suggestive. La composizione dei musicisti sul palco cambia continuamente dando adito a una ricerca sonora e timbrica costante.

Quando il dialogo è tra Pieronxczyk e Ciammarughi, in alcuni brani che prevedono questo inizio, il sax accenna il tema e il pianoforte prende corpo lentamente, passando da una leggera scansione armonico – ritmica ad una interazione paritaria. Niente è mai ripetuto, ma, allo stesso tempo, nessun “mattoncino sonoro” viene prematuramente abbandonato. Una cellula melodica, o ritmica, può nascere dal sax, passa alla chitarra elettrica, rimbalza sul pianoforte, viene ripresa dal contrabbasso, mentre anche la batteria riesce a cantarla. Il tutto veleggiando tra momenti adrenalinici ed episodi intimisti, passando per molte sfumature possibili.
Dimenticavo di scrivere che tutta la musica suonata, bis compreso, è stata musica originale.

L’IMPATTO SU CHI VI SCRIVE

Un quintetto, come accennavo, che – poste precedenti collaborazioni tra alcuni di loro, come quella lunghissima tra Ramberto Ciammarughi e Fabio Zeppetella, o quella tra John B. Arnold e Adam Pieronxczyk, si è costituito per la prima volta proprio in occasione del Civitafestival.
I musicisti, come spesso accade in questi casi, hanno provato poco prima di suonare: le possibilità di solito sono due. Si può assistere a una Jam Session, magari anche di altro livello, o si assiste a un concerto in cui non si improvvisa su schemi prevedibili, ma si compone estemporaneamente qualcosa di nuovo e, chissà, anche irripetibile.
Ho assistito alla performance di un quintetto affiatato, composto da cinque musicisti capaci di dare forma comune e suggestiva alla spiccata personalità di ognuno, estemporaneamente.
Ho notato i dialoghi serrati tra Fabio Zeppetella e Jacopo Ferrazza: chitarra elettrica e contrabbasso intrecciati in una trama base fondante della pienezza, della compiutezza del sound complessivo. E protagonisti di assoli interessanti e intensi.
Ritengo una fortuna quella di aver avuto la possibilità di ascoltare Ramberto Ciammarughi, artista tanto defilato quanto originale, capace di essere delicato e vulcanico, ovvero dall’espressività sanguigna, torrenziale, ma anche improvvisamente intimista. Consiglio a tutti di non perdere i pochi concerti cui cede: è un pianista originale, dallo stile del tutto particolare.
Non conoscevo Adam Pieronxczyk: è stato una bella scoperta, ho trovato il suo modo di suonare singolarmente in equilibrio tra una spiccata vena melodica e una istintiva propensione alla sperimentazione, con fraseggi inusuali che spiccano durante le parti in solo o l’esposizione dei temi ma anche la capacità di intrecciarsi con il resto del gruppo diventando parte di un voicing interessante anche quando le sequenze armoniche sono costruite su schemi semplici.
John B. Arnold fa parte di quel voicing: con la sua batteria spesso va oltre l’accompagnamento ritmico e si inserisce armonicamente nel tessuto complessivo. Davvero un bellissimo suono.