A Matera il Gezziamoci compie 35 anni

Prende il via il 15 luglio alle 21:00 nel Giardino dell’Hotel del Campo a Matera la trentacinquesima edizione del Gezziamoci, la rassegna storica dell’Onyx Jazz Club che quest’anno fa tappa in dieci comuni della Basilicata, fra grande musica, incontri letterari e percorsi di scoperta del territorio.  Primo ospite del programma sarà un’icona del jazz contemporaneo europeo, l’istrionico Gianluigi Trovesi, che torna al Gezziamoci insieme all’originale trio dei Mutanti Musicali, composto da Boris Savoldelli, voce, Stefano Zeni, violino, e Marco Remondini, violoncello. Un progetto certamente desueto ed originale, dove gli ascoltatori vengono catturati da un vortice sonoro che, in poche battute, li fa viaggiare nel passato, cullati da splendide atmosfere classiche e, subito dopo, li catapulta nel futuro più remoto con sonorità elettroniche originali e di sicuro effetto. Trovesi sarà protagonista anche della stagione autunnale del Gezziamoci, con il progetto del 1984 da cui prese avvio la storia dell’Onyx Jazz Club.

Trentacinque non sono solo gli anni del Gezziamoci, ma anche l’età limite di molti degli artisti che calcheranno il palco di questa edizione della rassegna, sempre attenta a mescolare grandi nomi della scena jazz nazionale e internazionale e giovani talenti del territorio.

Fra questi i pugliesi Kaleido Sea che si esibiranno il 17 luglio alle 21:00 nell’Abbazia di San Michele Arcangelo a Montescaglioso (MT).  Il progetto, un mare immaginario dove si incontrano colori, suoni e culture musicali differenti, a formare ogni volta nuove figure policrome, unisce le diverse esperienze e sensibilità musicali di Vito Ottolino, chitarra classica, Vincenzo Maurogiovanni, basso, Cesare Pastanella, percussioni. Come la loro Puglia storicamente esposta a invasioni e migrazioni da ogni direzione, la loro musica è il luogo ideale per la creazione di una fusione di sonorità mediterranee, ritmi afroamericani e mescolanze sonore che rivelano gusto jazzistico e armonia europea, brani originali che spaziano da episodi onirici all’incedere di ritmiche incalzanti.

Le azioni di mobilità sostenibile promosse dall’Onyx Jazz Club si inseriscono fra le pratiche che il Gezziamoci mette in campo come aderente a “Takes Jazz The Green”, la prima rete italiana dei festival jazz ecosostenibili.

Il Gezziamoci prosegue fra luglio e agosto con le seguenti tappe:

  • 22 Luglio: Maratea (Lykos)
  • 23 Luglio: Aliano (Kora Connection, Tra Jazz  Manouche & Libri)
  • 29 Luglio: Miglionico (Michele Fazio)
  • 4 Agosto: San Severino Lucano (Onyx Jazz Quartet)
  • 5 Agosto: Genzano Di Lucania (Andrea Sabatino Quartet)
  • 8 Agosto: Acerenza (K.Trio)
  • 20-21 Agosto: Grottole (Masterclass)
  • 20 Agosto: Grottole (Onyx Group)
  • 21 Agosto: Grottole (Kruptai Quartet)
  • 24 Agosto: Matera (Common Ground)
  • 25 Agosto: Matera (Mat Trio)
  • 26 Agosto: Matera (Klankpoeder)
  • 27 Agosto: Matera (Jesse Davis 4tet)
  • 27 agosto: Matera (installazione Pentangolo)
  • 28 Agosto: Matera (Concerto all’alba con Jesse Davis)
  • 28 Agosto: Matera (Gegè Telesforo Impossible Tour).

Per ragioni indipendenti dall’organizzazione del Gezziamoci, nei concerti del 27 e 28 agosto a Matera, Seamus Blake sarà sostituito dal sassofonista Jesse Davis.

In margine al Festival del Jazz

Il Sicilia Jazz Festival di Palermo, di cui vi abbiamo riferito, non è stato solo musica ma anche un’esplosione di creatività che ha investito soprattutto il settore immagini. Abbiamo, infatti, ammirato una bellissima installazione fotografica che ha impreziosito non poco le atmosfere della manifestazione.

In pieno centro, passeggiando attraverso il Vicolo Valguarnera, la Via Canta Vespri e le Piazze Croce dei Vespri e Teatro Santa Cecilia, costeggiando, in vario modo, Palazzo Gangi di Valguarnera, il Teatro Santa Cecilia e la Galleria d’Arte Moderna, se il nostro sguardo si rivolgeva verso il cielo, non si poteva fare a meno di ammirare qualcosa di straordinario: una sequenza aerea di immagini che racconta la storia di questi ultimi 20 anni del jazz a Palermo. Le immagini, su tela, sono esposte tra gli edifici del quartiere secolare di Palermo, come una tettoia di lenzuola sotto il sole e l’azione del vento. L’artificio urbano, così ideato, nelle intenzioni di progetto, diventava una componente dell’architettura urbana, connotando l’anima popolare dei quartieri siciliani e della stessa musica Jazz. Le immagini, in vario modo disposte, definivano così una sorta di copertura dello spazio urbano interessato.

Una delle zone dell’istallazione è stata interamente dedicata al jazz femminile con uno sguardo di solidarietà alla realtà Ucraina, tema particolarmente delicato in un momento in cui assistiamo ad una serie di distinguo del tutto incomprensibili a parere di chi scrive.

Il progetto è frutto di un lavoro di squadra, in primo luogo dell’architetto Laura Galvano (lavora all’assessorato regionale per il turismo sport e spettacolo) che ha immaginato il posizionamento così ardito e poi di Rosanna Minafò che ha consigliato artisti e ruoli e infine di Arturo Di Vita che grazie alla decennale collaborazione con la Fondazione ha accumulato un archivio fotografico veramente corposo con artisti di fama mondiale.

Ma come sono state scelte le immagini? “La scelta – ci risponde Arturo Di Vita, il responsabile degli “scatti” – oltre all’intensità dei volti e delle posture tiene conto dei cromatismi e delle proporzioni così da dare una visione d’insieme armonica. La tecnica fotografica per realizzare tutti i ritratti è quella dell’osservazione dell’artista durante la sua performance e non appena si presenta una micro espressione si scatta nel tentativo di catturare il vero e il profondo dell’artista e forse anche il suono (come molti dicono).

Le microespressioni facciali sono espressioni del volto di brevissima durata che possono fornire informazioni sulle emozioni di base, se associate ad altre risposte fisiologiche. Questa misurazione quantitativa rientra nella sfera di ciò che ascoltiamo – grazie alle neuroscienze applicate – a livello psicofisiologico. Insieme a sudorazione, movimenti oculari e altri segnali, possiamo indagare l’inconscio e le emozioni in relazione a diversi tipi di esperienza, siano essi legati a un prodotto, un servizio, o a un momento”.

Data la bellezza del tutto, ci permettiamo di lanciare un’idea: perché non rendere l’installazione permanente almeno fino a quando le piogge non consiglieranno diversamente?

Gerlando Gatto

Per dodici giorni Palermo capitale del jazz

Varie produzioni in esclusiva europea e prime assolute per un totale di ben 10 produzioni orchestrali, 6 Direttori d’Orchestra, 110 concerti dislocati in 4 luoghi diversi tra il Teatro di Verdura, il Real Teatro Santa Cecilia, il Complesso Santa Maria dello Spasimo e il Palazzo Chiaramonte, conosciuto come Steri, sede dell’Università cittadina: questa, in poche ma eloquenti cifre, la carta d’identità del Sicilia Jazz Festival che in dodici giorni (dal 24 giugno al 5 luglio) ha trasformato Palermo in una sorta di mecca del jazz.
La capitale della Sicilia è stata come invasa da un’ondata di musica che ha interessato migliaia e migliaia di spettatori che hanno ascoltato con interesse i tanti concerti proposti. Peccato che nessuno di noi possegga il dono dell’ubiquità in quanto, ad esempio, avrei assistito assai volentieri alle performances di Dino Rubino, Giacomo Tantillo, Giuseppe Milici…tanto per fare qualche nome.

Altra caratteristica del Festival: il ruolo dato all’ Orchestra Jazz Siciliana che ha avuto l’onore e l’onere di accompagnare alcuni dei grandi solisti presenti al Festival, e la possibilità fornita ai giovani musicisti dei conservatori siciliani di esibirsi finalmente in pubblico. Ed è proprio questa attenzione ai talenti locali che rende un Festival del Jazz degno di essere pensato, realizzato e sostenuto con fondi pubblici. In effetti il Festival, organizzato dalla Regione Siciliana – Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo – con il coordinamento artistico affidato alla Fondazione The Brass Group, istituita con legge del 1° febbraio 2006, n. 5,  si avvale della preziosa collaborazione del Comune di Palermo, dell’Università di Palermo, delle produzioni originali del Brass Group e degli apporti dei Dipartimenti jazz dei Conservatori “Alessandro Scarlatti” di Palermo, “Arcangelo Corelli” di Messina, “Antonio Scontrino” di Trapani, “Arturo Toscanini” di Ribera e dell’Istituto superiore di studi di musica “Vincenzo Bellini” di Catania. L’obiettivo: come si accennava, coinvolgere in una concreta sinergia strutturale le istituzioni didattiche regionali, i musicisti del territorio e le maestranze locali.

Ma veniamo adesso al lato più strettamente musicale.

Per motivi di lavoro ho potuto assistere solo agli ultimi cinque concerti, tutti comunque di spessore e tutti svoltisi nel magnifico scenario del “Teatro di Verdura”

Ma procediamo con ordine. Il primo luglio è stata di scena la vocalist Dianne Reeves con il suo quintetto completato da John Beasley al piano, Romero Lubambo alla chitarra, Itaiguara Brandao al basso e Terreon Gully alla batteria. A parere di chi scrive, la Reeves è oggi una delle voci più interessanti, suggestive, personali del mondo del jazz e tutto ciò è stato ampiamente evidenziato anche durante il concerto palermitano. Ben supportata dal gruppo, la Reeves ha sciorinato un repertorio godibile dalla prima all’ultima nota in cui le parole lasciavano spesso campo libero a vocalizzi che richiamavano la grande tradizione del canto afro-americano. A conferma della versatilità di un’artista che oltre a vincere vari Grammy Awards (gli ultimi nel 2006, per la colonna sonora del film “Good night, and good luck” diretto da George Clooney, e nel 2015, per l’album “Beautiful life” dopo i precedenti quattro conquistati nel 2001, 2002, 2003 e 2006), in questo ultimo scorcio di tempo si è maggiormente concentrata, come si diceva, sul solco tracciato da voci leggendarie quali quelle di Billie Holiday, Ella Fitzgerald e, soprattutto, di Sarah Vaughan, cui tempo fa ha dedicato un intenso omaggio discografico. Tra le interpretazioni più convincenti le originali versioni di “Morning has broken” scritta da Cat Stevens e “Talk” di Pat Metheny. Insomma un concerto straordinario, sicuramente tra i migliori ascoltati a Palermo, che resterà sicuramente nel cuore e nella mente di chi, come il sottoscritto, ha avuto il piacere di parteciparvi.

Il giorno dopo grande attesa per il concerto di Ivan Lins con Jane Monheit e l’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal maestro Riina. Ora, fermo restando il piacere di aver riascoltato dopo un po’ di tempo Ivan Lins, devo confessare che sono rimato un po’ deluso dall’andamento del concerto. Ed il perché è presto detto: Ivan Lins ha scritto vagonate di musica e quindi mi sarei aspettato di ascoltarlo quasi totalmente in brani di sua composizione. Invece ci ha offerto versioni di brani già iper-noti come “Dindin”, “Insensatez”, “Garota de Ipanema”, “Check to check” che nulla tolgono ma nulla aggiungono alla statura di un artista che, come si diceva, si caratterizza per essere non solo un grande performer ma anche – e forse soprattutto – per le sue straordinarie capacità compositive. Ovviamente non sono mancate sue composizioni ma non abbastanza.

Bene Jane Monheit che ha messo in mostra una bella voce, ben intonata ed equilibrata, accompagnata da una sicura presenza scenica. Altro elemento positivo, il ruolo dato ad alcuni solisti dell’orchestra quali Gaetano Catiglia e Fabio Riina alle trombe, Francesco Marchese e Alex Faraci al sax tenore, Claudio Giambruno e Orazio Maugeri al sax alto, Salvo Pizzo al trombone, Elisa Zimbardo alla chitarra.

Durante l’esibizione di Ivan Lins un siparietto simpaticamente comico: mentre il cantante brasiliano intonava la sua “Ai, Ai, Ai, Ai, Ai” il maestro Riina scivolava senza alcuna conseguenza ma dando così corposa consistenza al titolo del pezzo.

Eccellente prova il 3 luglio della vocalist Simona Molinari accompagnata dall’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal maestro Vito Giordano. A mio avviso la Molinari matura di giorno in giorno in quanto riesce sempre meglio ad attare le sue notevolissime capacità vocali al repertorio che ha scelto di presentare. Un repertorio che sembra fatto apposta per accontentare sia il pubblico del jazz (con una serie di straordinari pezzi quali “Fly Me To The Moon”, “All Of Me”, “The Look Of Love”, “Summertime”) alternate con pezzi più vicini ai giorni d’oggi come “Fragile”. Ma intendiamoci: ciò nulla toglie alla cantante che anzi, come si accennava, evidenzia una versatilità che sicuramente le gioverà nel corso di una carriera già luminosa. Non a caso il suo concerto a Palermo è stato tra i più applauditi con numerose richieste di bis.

Il 4 luglio un mostro sacro del jazz, Christian Mc Bride; quando si parla di questo artista è difficile definirlo dal momento che si tratta di un grande virtuoso del contrabbasso, ma allo stesso tempo di un grande compositore, grande arrangiatore, eccellente didatta e, ciliegina sulla torta, direttore artistico del Newport Jazz Festival. Nato a Filadelfia il 31 maggio 1972, in soli 50 anni ha avuto una carriera davvero incredibile. E come i grandi artisti, fuori dal palco è una persona estremamente gentile e disponibile concedendomi una lunga intervista che pubblicherò nei prossimi giorni.

Venendo al concerto di Palermo, McBride ha evidenziato tutti gli aspetti della sua variegata personalità, suonando magnificamente il contrabbasso ma allo stesso tempo presentando alcune sue composizioni da lui stesso arrangiate per big band e dediche particolarmente sentite: è il caso di “Killer Joe” di Benny Golson, del sempre splendido “Spain” di Chick Corea, “Full House” di Wes Montgomery, “I Should Care” di Axel Stordahl, Paul Weston e Sammy Cahn mentre l’altro hit, “Come Rain or Come Shine” è stato interpretato con bella pertinenza dalla moglie di Christian, Melissa Walker. Quasi inutile sottolineare come la performance di McBride sia stata salutata con applausi a scena aperta da parte dal numeroso pubblico che, d’altro canto, non ha fatto mancare il proprio supporto ai numerosi solisti dell’orchestra che grazie agli arrangiamenti di McBride hanno avuto l’opportunità di mettersi in luce.

Gran finale il 5 luglio con Snarky Puppy ovvero la band del momento. Nato nel 2004 come progetto estemporaneo di un gruppo di studenti di un college del Texas, il collettivo statunitense che ruota attorno al perno costituito dal bassista, compositore e produttore Michael League (la formazione è variabile e a volte comprende anche alcune dozzine di musicisti) ha consolidato il percorso artistico non solo con dischi accolti assai bene da pubblico e critica, ma soprattutto attraverso un’attività live che sembra costituire la loro dimensione ideale. Dimensione che è stata pienamente confermata dal concerto palermitano in cui il gruppo si è presentato in nonetto. Ma questo appuntamento è risultato particolarmente interessante in quanto il gruppo ha presentato tutta musica nuova, una serie di brani che andranno a costituire il prossimo lavoro discografico. Come al solito la loro musica è risultata coinvolgente essendo il risultato di una ricerca che riesce a mescolare jazz, fusion, funk, prog e rhythm’n blues in una miscela con cui  hanno rapidamente scalato le classifiche discografiche di questi ultimi tre lustri, conquistando anche vari Grammy Awards.

Gerlando Gatto

Grandi voci…e non solo al Sicilia Jazz Festival

La Sicilia è terra di jazz non solo perché ha dato i natali a tanti musicisti di livello (alcuni dei quali hanno davvero scritto la storia del jazz italiano) ma anche perché ogni anno vi si svolgono manifestazioni di grande interesse.
Tra queste figura senza dubbio alcuno il “Sicilia Jazz Festival” che ha aperto i battenti con la sua nuova edizione ricca di grandi nomi e con progetti artistici inediti.
La manifestazione si svolgerà da oggi, venerdì 24 Giugno, al 5 Luglio nel cuore del centro storico di Palermo ed in alcuni dei più bei suggestivi siti monumentali, e sarà impreziosita da concerti tra big, musicisti residenti, Maestri e giovani talenti dei Conservatori siciliani. In tutto sono previsti 110 concerti al Teatro di Verdura, Real Teatro Santa Cecilia, Complesso Monumentale Santa Maria dello Spasimo e Steri. Peculiarità di quest’anno sarà la direzione dell’OJS, affidata per ogni concerto a Direttori diversi al Teatro di Verdura, il M° Gabriele Comeglio, il M° Giuseppe Vasapolli, il M° Piero Romano, il M° Domenico Riina, il M° Antonino Pedone, il M° Vito Giordano.

L’apertura è stata affidata ad un doppio concerto: la Concertgebouw Jazz Orchestra con la grande artista olandese Trijntje Oosterhuis sul palco dello Steri nel JazzVillage alle ore 19.30 presenta “Sing Sinatra”; due ore dopo al Teatro di Verdura il pubblico potrà ascoltare le orchestrazioni e gli arrangiamenti di canzoni d’autori italiani appositamente commissionati al Grammy Award, Michael Abene, già Associate Professor of Jazz Composition at Manhattan School of Music, interpretati da Paolo Fresu in prima assoluta, accompagnato dall’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal resident conductor, Domenico Riina.

Il giorno dopo di scena una delle mie preferite: la vocalist Sarah Jane Morris; oramai da tanto tempo sulle scene la Morris nulla ha perso dell’originario fascino conservando una naturalezza ed una squisita gentilezza che raramente si riscontrano in artiste del suo calibro.
Il 26 Raphael Gualazzi e il 27 i New York Voices sempre con l’Orchestra Jazz Siciliana; il gruppo vocale statunitense è stato fondato nel 1987 da Peter Eldridge, Caprice Fox, Sara Krieger, Darmon Meader e Kim Nazarian.

Il 28 e 29 ancora spazio alle voci con le performances, rispettivamente, di Max Gazzé e della vocalist olandese Fay Claassen ( Nijmegen, 2 dicembre 1969 ) che bene hanno fatto gli organizzatori ad invitare dato che ancora nel nostro Paese non è molto conosciuta.

Il 30 giugno sarà di scena Tom Seals; il pianista e vocalist sta ottenendo un grande successo di pubblico e di critica grazie da un canto ad un pianismo a tratti elettrizzate sostenuto da una solida tecnica, dall’altro ad un modo di cantare con brillantezza e un pizzico di ironia che mai fa male. Il confronto con la formazione siciliana diretta da Vito Giordano si preannuncia, quindi, elettrizzante anche per l’inedito repertorio costituito prevalentemente da composizioni originali dello stesso Seals.

Il I luglio appuntamento da non perdere con un’altra delle grandi voci del jazz di oggi: Dianne Reeves che si presenterà con il suo quintetto insieme all’Orchestra Jazz Siciliana, diretta da Giuseppe Vasapolli. Artista versatile e di grande comunicativa, Dianne Reeves conosce assai bene non solo l’intero universo della musica “nera” ma anche tutti quei territori affini con cui il jazz si è misurato nel corso degli ultimi 100 anni; di qui le sue brillanti collaborazioni con musicisti di ambito assai diverso come Sergio Mendes, Harry Belafonte, Charles Aznavour e Salomon Burke.

Sabato 2 luglio escursione nel mondo della grande musica brasiliana con due artisti di assoluto livello mondiale: Ivan Lins, che si esibirà insieme a Jane Monheit e l’Orchestra Jazz Siciliana diretta da Domenico Riina. Lins è artista di fama internazionale che per oltre 30 anni ha scritto e interpretato i brani più belli di Música Popular Brasileira e jazz. È anche pianista di squisito tocco jazzistico e da mezzo secolo le sue canzoni, ricche di bellezza melodica e seduzioni armoniche, impreziosiscono il repertorio di grandi voci come Elis Regina, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Barbra Streisand, Dionne Warwick, Michael Bublé e, appunto, di Jane Monheit. Quest’ultima è una acclamata stella della nuova generazione del canto jazz statunitense che proprio col musicista di Rio De Janeiro vanta una intensa e felice collaborazione; la vocalist ha da poco pubblicato il suo ultimo album “Come What May”, prodotto da Joel Lindsey e Sharon Terrell e dedicato ad alcuni standard del jazz, ben coadiuvata da Michael Kanan (piano); Rick Montabano (drums); David Robaire (bass); Kevin Winard (percussion); Miles Okazaki (guitars).

Il 3 luglio una delle più belle voci del panorama musicale nazionale, Simona Molinari, con l’Orchestra Jazz Siciliana diretta da Vito Giordano, in un programma che accanto ad alcuni capolavori del jazz propone anche canzoni del nostro tempo.

Ultime due giornate col botto, se ci consentite l’espressione: il 4 avremo modo di ascoltare uno dei grandi del jazz in assoluto, il contrabbassista Christian McBride, con l’orchestra Jazz Siciliana diretta nell’occasione da Domenico Riina, in un omaggio a Jimmy Smith, Wes Montgomery e Oliver Nelson, ovvero lo stesso progetto che proprio da poco ha guadagnato al contrabbassista l’ottavo Grammy Awards della sua carriera. Christian McBride è a ben ragione considerato uno degli indiscussi maestri del contrabbasso jazz, per virtuosismo tecnico, senso dello swing, gusto musicale e sapiente uso dell’archetto. Inutile in questa sede ricordare gli artisti con cui McBride ha collaborato…forse sarebbe più facile elencare quelli con cui non ha suonato, esercizio che comunque rimandiamo ad altra occasione. Per il momento è importante sottolineare come il musicista abbia scelto Palermo e il Sicilia Jazz Festival per inaugurare il suo tour europeo.

Martedì 5 luglio chiusura straordinaria con Snarky Puppy . Nato nel 2004 come progetto estemporaneo di un gruppo di giovani musicisti attorno al compositore e produttore Michael League, nel corso di questi ultimi anni la formazione ha ottenuto straordinari riconoscimenti di pubblico e di critica grazie ai notevoli album presentati ma soprattutto alle esibizioni live in cui riesce a dare il meglio di sé evidenziando eclettismo, presenza scenica e ovviamente preparazione musicale di ogni singolo partecipante.

Il Festival è organizzato dalla Regione Siciliana – Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, il cui coordinamento artistico è affidato alla Fondazione The Brass Group, e si avvale della preziosa collaborazione del Comune di Palermo, dell’Università di Palermo, delle produzioni originali del Brass Group e degli apporti dei Dipartimenti jazz dei Conservatori “Alessandro Scarlatti” di Palermo, “Arcangelo Corelli” di Messina, “Antonio Scontrino” di Trapani, “Arturo Toscanini” di Ribera e dell’Istituto superiore di studi di musica “Vincenzo Bellini” di Catania.

Gerlando Gatto

Udin&Jazz torna a Udine, nella sua sede naturale, dal 12 al 16 luglio

Udin&Jazz ritorna nel suo luogo naturale: il capoluogo friulano ospiterà dal 12 al 16 luglio la 32° edizione di “Udin&Jazz”, a cura di Euritmica, la gloriosa manifestazione che nel corso degli anni ha assunto un’importanza sempre crescente nel pur vastissimo panorama dei festival italiani dedicati alla musica afro-americana.
Viene così archiviata la parentesi, per altro più che positiva, di GradoJazz, che per tre anni, anche in tempi di pandemia, ha portato in regione grandi stelle della musica nazionale e internazionale (King Crimson, Paolo Conte, Stefano Bollani, Gonzalo Rubalcaba, Paolo Fresu, Dee Dee Bridgewater, Brad Mehldau e molti altri…) e il successo delle due edizioni invernali di Udin&JazzWinter al Teatro Palamostre di Udine.

Ma, a mio avviso, un festival che si chiama “Udin&Jazz” trova il suo perché anche per la località in cui si svolge. In effetti molte volte mi è capitato di sottolineare come oggi un Festival del Jazz assume rilievo solo se soddisfa determinate condizioni. In primo luogo essere strettamente legato al territorio in cui si svolge, sì da valorizzarne i contenuti cultuali ed economici (prodotti tipici); in secondo luogo se, contrariamente ai “grandi festival” non  si inseguono i grandi nomi solo per fare cassetta (poco importa se poi con il jazz poco o nulla hanno a che vedere) e viceversa si dà il giusto spazio ai musicisti locali. E sotto questo specifico aspetto tutte le regioni italiane potrebbero benissimo dare spazio ai tanti talenti locali solo che a Udine si fa da sempre e in molti altri posti purtroppo no.
Ciò, ovviamente, nulla toglie che si dia ampio rilievo alle stelle di primaria grandezza e più in generale a quei musicisti che si esprimono su alti livelli qualitativi. E anche da questo punto di vista Udin&Jazz non ha mai deluso, cosa che accadrà anche quest’anno visto le prime notizie che si hanno sul programma il cui dettaglio verrà presentato a breve.
In effetti si sa già che la chiusura del Festival sarà affidata sabato 16 luglio 2022 alle 21, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ad una delle band più acclamate dello scenario del nuovo jazz contemporaneo mondiale, gli Snarky Puppy. Guidato da Michael League, il collettivo, con circa 25 musicisti in rotazione, si muove tra jazz, funk e R&B, musica scritta e improvvisazione totale e ritorna nel 2022 con un nuovo album live appena inciso, “Empire Central”, il quattordicesimo, una lettera d’amore a Dallas, il luogo dove l’avventura è iniziata nel 2004. “Empire Central”, per loro stessa ammissione, è il progetto più ambizioso e comunicativo di sempre, e arriva dopo quasi 2.000 spettacoli, 13 album, 4 premi Grammy, 8 premi JazzTimes e Downbeat e centinaia di masterclass presso istituzioni educative in tutto il mondo.
Ovviamente appena sarà varato il calendario completo avrete modo di leggerlo su questo stesso spazio.
U&J è ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Euritmica e gode del sostegno di: Regione FVG, Fondazione Friuli, Reale Mutua Assicurazioni Udine Franz&Dilena, Banca di Udine, oltre agli importanti partenariati con Radio 1 Rai, Radio 3 Rai e Rai FVG. Udin&Jazz è altresì gemellato con alcuni tra i più prestigiosi festival jazz europei, come quello di Vienne in Francia, di cui è partner nell’organizzazione della 3a edizione di JazzUp.

Gerlando Gatto

Il nuovo festival jazz del Conservatorio Santa Cecilia “Jazz Idea”, a Roma dal 6 marzo

Si inaugura il 6 marzo a Roma “Jazz Idea”, il nuovo festival jazz del Conservatorio Santa Cecilia, con la direzione artistica di Carla Marcotulli, cantante e docente di Canto Jazz presso il Conservatorio.
Una nuova manifestazione ad ingresso libero, che vede protagonisti grandi nomi del jazz italiano e internazionale accanto ai nuovi talenti provenienti dal Dipartimento Jazz del Conservatorio di Santa Cecilia. Tanti gli artisti presenti nel cartellone, tra cui David Linx e il suo Voices Unlimited in quartetto con il grande batterista statunitense Bruce Ditmas (concerto 3 aprile, Masterclass 4 aprile), Alex Sipiagin ospite del quartetto di Riccardo Fassi e Stefano Cantarano (27 marzo), Maurizio Giammarco con il suo Syncontribe trio (13 marzo), Franco D’Andrea (concerto in piano solo il 20 marzo, Masterclass il 21 marzo), Giovanni Tommaso (6 marzo nel trio guidato dalla pianista di Cinzia Gizzi, 7 marzo Masterclass), Paolo Damiani con Daniele Roccato (10 aprile), Bruno Tommaso con una Masterclass (21 aprile), Rosario Giuliani in duo con Pietro Lussu (20 marzo), Nicola Stilo con Carla Marcotulli (27 marzo), Mario Corvini e Claudio Corvini con il Santa Cecilia Jazz Ensemble (6 marzo), Fabio Zeppetella, Pietro Leveratto e Ettore Fioravanti in quartetto con Carla Marcotulli e Cinzia Gizzi per un tributo a Dick Halligan (10 aprile), Lucio Perotti in trio (13 marzo).

Tredici concerti aperti al pubblico, strutturati in sei appuntamenti, che si terranno nella bellissima Sala Accademica del Conservatorio (via Dei Greci 18), caratterizzata da una delle migliori acustiche al mondo e dal Grande Organo Walcker-Tamburini. Protagoniste del Festival sono le nuove idee musicali, attraverso un dialogo interattivo fra tradizione e nuovi linguaggi.
Rilevante, la partnership con l’Università Ca’ Foscari: il 3 aprile il gruppo di improvvisazione del Conservatorio di Santa Cecilia si unirà in concerto a quello dell’Università, denominato MusiCa Foscari e guidato dal M° Daniele Goldoni. Un incontro che sarà preceduto, qualche giorno prima, da un live all’Auditorium Santa Margherita di Venezia. Il concerto inaugurale, domenica 6 marzo alle 18, omaggia Charles Mingus in occasione del centenario della sua nascita, attraverso una formazione orchestrale con sonorità che ricordano uno dei suoi ensemble più rappresentativi: la Mingus Big Band. Protagonista sarà il Santa Cecilia Jazz Ensemble diretto da Mario Corvini, che interpreterà i brani di Mingus arrangiati dagli allievi del corso di Composizione Jazz del Conservatorio, tenuto da Pietro Leveratto. Special guest: il trombettista Claudio Corvini. In apertura, il trio guidato dalla pianista Cinzia Gizzi, con una ritmica eccellente formata dal celebre contrabbassista Giovanni Tommaso – una leggenda del jazz italiano e internazionale – e da Marco Valeri – uno dei batteristi più creativi del panorama nazionale.
Il festival “Jazz Idea” rappresenta anche un ideale passaggio di consegne: da Paolo Damiani – fondatore e direttore del precedente Festival “Percorsi Jazz” – a Carla Marcotulli, ideatrice del nuovo format che ha tra gli obiettivi proprio quello del trasferimento di informazioni tra gli artisti di riferimento del jazz e le energie della nuova generazione.
Oltre ai concerti, nel programma di Jazz Idea anche Masterclass: lunedì 7 marzo, Giovanni Tommaso in “Teoria della Piramide – 5 Steps to Heaven”; lunedì 21 marzo Franco D’Andrea in “Applicazioni pratiche delle aree intervallari”; lunedì 4 aprile David Linx nel suo “Voice Unlimited Workshop” aperto al pubblico con un contributo di €15; lunedì 21 aprile Bruno Tommaso in “Parafrasi, mascheramenti, plagi e truffe”.
Riservati esclusivamente agli studenti del Conservatorio i quattro incontri con Nicola Stilo per il Silver’n’voices Lab che si terranno il 4, 11, 18 e 25 aprile.

PROGRAMMA DETTAGLIATO
6 MARZO  
Cinzia Gizzi trio
Cinzia Gizzi pianoforte / Giovanni Tommaso contrabbasso / Marco Valeri batteria

Mingus Centenary – Santa Cecilia Jazz Ensemble
direttore Mario Corvini
feat. Claudio Corvini
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13 MARZO
Rivisitando SYMBIOSIS di Claus Ogerman
Lucio Perotti Trio
Lucio Perotti pianoforte / Giulio Scarpato basso / Massimo Di Cristofaro batteria

SYNCOTRIBE TRIO

Maurizio Giammarco sax / Luca Mannutza hammond / Enrico Morello batteria
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20 MARZO
Rosario Giuliani/ Pietro Lussu duo
Rosario Giuliani sax / Pietro Lussu

Franco D’Andrea piano solo
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27 MARZO
Santa Cecilia Silver’n’voices Lab
Nicola Stilo & Carla Marcotulli

Riccardo Fassi – Stefano Cantarano Quartet special guest Alex Sipiagin

Alex Sipiagin tromba / Riccardo Fassi piano / Stefano Cantarano contrabbasso
Valerio Vantaggio batteria
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3 APRILE
Santa Cecilia meets Ca’ Foscari
Alessio Sebastio & Minji Kim
Melting pot
Minji Kim voce / Alessio Sebastio pianoforte

David Linx Voice Unlimited
David Linx voce / Vittorio Esposito piano / Davide Di Mascio contrabbasso,
Bruce Ditmas batteria
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10 APRILE
Daniele Roccato & Paolo Damiani
Bass in the mirror
Paolo Damiani contrabbasso / Daniele Roccato contrabbasso

Tribute to Dick Halligan and his Music

Cinzia Gizzi piano / Carla Marcotulli voce / Fabio Zeppetella chitarra /
Pietro Leveratto contrabbasso / Ettore Fioravanti batteria

Redazione