Sax Four Fun @ Rossini Jazz Club, Faenza “Opera Remix”

Giovedì 11 ottobre 2018, la stagione del Rossini Jazz Club di Faenza presenta “Opera Remix”, il nuovo progetto di Sax Four Fun, quartetto di sassofoni composto da Stefano Menato, Fabio Petretti, Fiorenzo Zeni e Giorgio Beberi. La rassegna è diretta da Michele Francesconi e in questa stagione si presenta con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Opera Remix è viaggio nella musica delle più significative arie d’opera dell’Ottocento e Novecento italiano ed europeo, il progetto nasce in occasione dell’invito ad esibirsi in Oman per alcuni concerti dalla “Royal Opera House – ROHM” di Muscat. Sax Four Fun prendono spunto da alcune tra le opere più importanti presenti nel cartellone della prestigiosa stagione per rileggere alcune delle pagine più celebri e per prendere spunto e ispirazione dalle armonie e dalla forza intrinseca delle melodie d’opera. Il risultato è un susseguirsi di musiche con sonorità che spaziano dalle atmosfere classiche, al jazz, alle sonorità più contemporanee, dove il dialogo fra i quattro sax è fonte di ispirazione per liriche improvvisazioni.

Nasce così un omaggio, che è anche uno stimolo, attraverso gli arrangiamenti originali del gruppo, verso questa musica sempre in “movimento” e fonte di ispirazione in tutto il mondo per un movimento vastissimo di musicisti, dando nuova linfa ed interesse sia per gli esecutori che per il pubblico.

Nel programma proposto da Sax Four Fun, ritroviamo arie celebri e scolpite nell’immaginario di tutti gli amanti della musica come “Un bel di vedremo” dalla Madama Butterlfy di Puccini, “Barcarola” da Una notte a Venezia di Strauss e le Polovetsian Dances dal Principe Igor di Borodin oltre a composizioni originali dei componenti del quartetto.

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

Giovedì 18 ottobre, il Rossini Jazz Club ospita il concerto T&nCò, il progetto di Alan Bedin dedicato alla musica di Luigi Tenco. Il trio è composto da Alan Bedin alla voce e all’elettronica, Marco Ponchiroli al pianoforte e Luigi Sella ai sassofoni, al clarinetto e al flauto barocco.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

Love Sick Duo @ Rossini Jazz Club, Faenza

Love Sick Duo
Paolo Roberto Pianezza: voce, chitarra
Francesca Alinovi: voce, contrabbasso

Rossini Jazz Club
Faenza. Piazza del Popolo, 22

Giovedì 4 ottobre 2018. ore 22
ingresso libero

web: www.bistrorossini.it
social network: facebook.com/rossini.jazzclub; twitter.com/rossinijazzclub; instagram.com/rossinijazzclub

Giovedì 4 ottobre 2018, la stagione del Rossini Jazz Club di Faenza prosegue con Love Sick Duo, la formazione composta da Francesca Alinovi al contrabbasso e alla voce e Paolo Roberto Pianezza alla voce, alla chitarra e alla lap steel. La rassegna è diretta da Michele Francesconi e in questa stagione si presenta con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Il Love Sick Duo porta al Rossini Jazz Club le atmosfere del rock’n’roll delle radici, del country e del bluegrass. Dopo diversi tour in Italia e in Europa, Paolo Roberto Pianezza e Francesca Alinovi decidono di approfondire la vecchia musica della tradizione, da Chuck Berry fino ad arrivare a Hank Williams passando per Buck Owens e Bob Wills e pescando nei “traditional” della musica di New Orleans, fulcro del groove e del sound della band e fonte di forte ispirazione.

Improvvisazione e interplay sono fondamentali nell’economia del duo: sono gli elementi che connettono i musicisti e portano sempre qualcosa di nuovo e unico in ogni concerto. Un valore aggiunto, alla selezione dei brani della tradizione americana, sono i brani originali in lingua italiana: alcuni sono stati pubblicati nella “live session” registrata a New Orleans nel 2016 con la clarinettista di fama internazionale Chloe Feoranzo. Il 25 maggio 2018 è stato dato alle stampe La Valigia Di Cartone, il nuovo disco composto da tredici brani originali..

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

La stagione del Rossini Jazz Club presenta giovedì 11 ottobre il concerto “Opera Remix”, il nuovo progetto di Sax Four Fun, quartetto di sassofoni composto da Stefano Menato, Fabio Petretti, Fiorenzo Zeni e Giorgio Beberi.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

RFM Organ Trio al TrentinoInJazz

Mercoledì 19 settembre 2018
Ore 21.00
Mas dela Fam
Via Stella 18
Trento

R.F.M. ORGAN TRIO

Ultimo appuntamento estivo del TrentinoInJazz con un nuovo concerto targato TrentinoIn JazzClub, il ciclo del TrentinoInJazz ideato da Emilio Galante per coinvolgere i club di Trento e Rovereto, che torna alla centralità dell’organo elettrico con il RFM Organ Trio a Trento. Roberto Gorgazzini (organo), Fiorenzo Zeni (sax tenore, soprano e ewi) e Michele Vurchio (batteria) nascono come trio nel 2011, sono tre personalità con esperienze molto diverse, che in gruppo elaborano un sound tipico degli anni ’60 e ’70, rivissuto in chiave moderna.

Roberto Gorgazzini è da oltre 30 anni sulla scena musicale regionale e non solo, ha collaborato con musicisti del calibro di Gianni Basso, Carla Marcotulli, Tony Scott, Larry Nocella, Lilian Terry, Bruno de Filippi e tanti altri.
Michele Vurchio ha lavorato nel campo della musica brasiliana con Irio De Paula, Jim Porto, Roberto Duarte e molti altri, ma anche con Nada, Camaleonti e Anna Oxa. Fiorenzo Zeni ha dalla sua collaborazioni con grandi del jazz come Paolo Fresu, Franco d’Andrea, Enrico Marc Abrams, Maria Pia de Vito, Claudio Angeleri, Paul Wertico, Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Giovanni Falzone ed altri.

Prima consumazione minimo 7,00 €. Degustazione piatto unico “Gnoc en Toc” (spatzle bianchi con patate e formaggio casolet spolverata di semi di papavero, contorno di verdure). Illustrazione del piatto a cura dello chef Andrea Bassetti. Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 sabato 29 settembre: Tiziano Popoli e Vincenzo Vasi a Trento.

Tiger Dixie Band al TrentinoInJazz 2017!

TRENTINOINJAZZ 2017
e
Valsugana Jazz Tour
presentano:

Giovedì 20 luglio 2017
Ore 21.00
Piazza delle Scuole (Tendone)
Grigno Valsugana (TN)

Tiger Dixie Band

ingresso gratuito

Giovedì 20 luglio a Grigno Valsugana l’irresistibile spettacolo “old time” della Tiger Dixie Band, una delle poche formazioni a livello internazionale a dedicarsi sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, interpretandolo con un approccio originale e attuale. Le atmosfere tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime, sono filologicamente rispettate nel timbro e nello spirito, anche grazie ad alcuni strumenti originali dell’epoca, tuttavia il sound generale è filtrato attraverso le esperienze musicali dei singoli membri che si fondono dall’arrangiamento all’improvvisazione. Paolo Trettel (tromba), Stefano Menato (clarinetto), Fiorenzo Zeni (sassofono), Luigi Grata (trombone), Andrea Boschetti (banjo), Renzo De Rossi (piano), Giorgio Beberi (sax basso) e Claudio Ischia (batteria) pur operando nel territorio tradizionale non offrono uno spettacolo revivalistico ma dimostrano che questo genere musicale non è invecchiato più dello Swing, del Bebop o dell’inossidabile “corpo” degli standards. L’idea che guida la Tiger Dixie Band è che la musica di Louis Armstrong, Jelly Roll Morton, Fats Waller, Bix Beiderbecke e altri giganti del primo Novecento, ha pari nobiltà delle altre correnti jazzistiche e può essere riproposta senza ricadere in stucchevoli operazioni di ripristino conservativo.

Prossimo appuntamento TIJ 2017: venerdì 21 luglio, Kilometro zero in jazz: From Ella to Amy (Denno).

 

SaxArts Festival 2016 – diciottesima edizione

SaxArts Festival 2016 – diciottesima edizione
Faenza, Russi, Tredozio – 13/17 luglio 2016
www.faenzasaxfestival.com

Il SaxArts Festival presenta la sua diciottesima edizione e porta sui palchi di Faenza, Russi e Tredozio musicisti di grande qualità. Le attività della prossima edizione si svolgeranno dal 13 al 17 luglio e proporranno al pubblico diverse novità importanti tra cui l’ingresso, per la prima volta, del festival nel prezioso scrigno rappresentato dalle sale della Pinacoteca Comunale di Faenza dove sarà ospitato il concerto del SaxArt Project, una rilettura di pagine classiche e jazz con Branford Marsalis, Marco Albonetti e un ensemble di talentuosi sassofonisti provenienti da tutto il mondo. Branford Marsalis terrà inoltre una masterclass rivolta sia ai sassofonisti classici che jazz: un evento unico che il SaxArts Festival propone a Faenza, presso il Ridotto del Teatro Masini, nel corso della giornata di sabato 16 luglio.

Le scelte artistiche compiute dal direttore artistico Marco Albonetti come di consueto tengono conto, tra gli altri fattori, del legame umano con i musicisti invitati e questo avviene, usando le sue parole, per «dare a questi giorni un’energia che diventa linfa vitale per tutti.»

Mercoledì 13 luglio, Massimo Valentini apre a Russi, presso il Giardino della Rocca, il cartellone dei concerti del SaxArts Festival con la presentazione del suo recente lavoro, Jumble, pubblicato dalla Abeat Records. Il progetto di Massimo Valentini rivela sin dal suo titolo le intenzioni del sassofonista: mescolare stili ed epoche diverse, utilizzare suoni di varia provenienza, sia per riferimento geografico che culturale, per rappresentare la realtà di oggi.

Si prosegue giovedì 14 luglio, al Mens Sana di Faenza, con The Blowing Guitar Duet, il duo formato da Martina Effy, alla voce e alla chitarra, e Filippo Corbolini, al sax baritono: un combinazione sonora sofisticata ed elegante capace di riprendere brani celebri scelti in maniera ampia e variegata dai repertori di Paolo Conte, Michael Jackson, Ray Charles, Daft Punk e molti altri autori ancora, il tutto impreziosito anche dalle proprie composizioni.

Gli “anni ruggenti” del jazz sono la colonna sonora di venerdì 15 luglio al Palazzo Fantini di Tredozio. La Tiger Dixie Band conduce il pubblico in un viaggio attraverso le atmosfere di New Orleans e del Chicago Style, i ritmi del Charleston e del Ragtime. La formazione unisce il rispetto filologico dei timbri e dello spirito, anche grazie all’utilizzo di alcuni strumenti originali dell’epoca con una visione che tiene conto delle moderne esperienze musicali dei singoli membri ed evita di ricadere in una stucchevole operazione imitativa. (altro…)

Open World Jazz & foto Festival di Ivrea

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Foto Daniela Crevena

Ogni festival del Jazz in Italia si distingue dagli altri per una sua precipua caratteristica, che dipende da molti fattori.
L’ Open Jazz Festival di Ivrea è diverso da tutti gli altri per il fortissimo legame che Massimo Barbiero ha con il suo territorio non solo eporediese ma anche del canavese intorno. Questo legame, lungi dall’ essere un legame “costringente” e provincialistico è piuttosto, come spesso abbiamo sottolineato, un punto di partenza, un trampolino di lancio per valori (culturali e sociali) condivisibili in assoluto.
Il tramite per questa condivisione è naturalmente la musica. In tutte le sue multiformi potenzialità: che passi (come per la prima parte del Festival, in cui purtroppo non eravamo presenti) per l’ importante progetto di Enten Eller con l’ Orchestra Exstinzione – performance non solo musicale, forte dei testi di Franco Bergoglio e delle foto e videoproiezioni di Luca D’ Agostino – testimonianza di una realtà territoriale posteriore alla dismissione dell’ Olivetti ma che testimonia nel particolare valori di certo universali; o che passi , come in questa seconda parte del Festival, attraverso concerti che anche solo per la estrema differenza tra progetti, mostrino le enormi potenzialità della musica e del Jazz. E la diversità non è forse sinonimo di apertura, soprattutto culturale, valore insito già esplicitamente nell’ intitolare questo Festival “Open World Jazz Festival”?
Performance anche in questo caso non solo musicali (stage di danza, mostre fotografiche, aperitivi con specialità del territorio), concerti in comuni differenti; qui su “A proposito di Jazz” vi documenteremo i quattro concerti a cui abbiamo assistito.

SABATO 3 NOVEMBRE
Ivrea, ore 18.30, Sala Santa Marta – Concerto Aperitivo

Davide Merlino: vibrafono; Dario Trapani: chitarra; Simone Prando: basso elettrico
Riccardo Chiaberta: batteria

I MU quartet si autodefiniscono vicini al NuJazz, al Jazz di origine indoeuropea, nonché a sonorità elettroniche, jazzistiche, rock, insomma si propongono come artefici di nuove contaminazioni. Noi abbiamo sentito echi di World Music, Lounge, Swing, alcune atmosfere Rock, musica indiana, Funky ed altro ancora.
Senza cercare traccia di ognuna di queste suggestioni – intento didascalico che risulterebbe fine a se stesso – ciò che si è ascoltato è una musica di atmosfera, suggestiva, in cui il quartetto ha mostrato una tendenza tutt’ altro che “finita” (in senso di definitivamente strutturata) a ricercare un flusso sonoro uniforme, nonostante gli ampi spazi dedicati ai soli improvvisativi. Note tenute a lungo in attesa di arrivare ad un timbro suggestivo, atmosfere volutamente eteree, progressioni fisse di accordi sui quali si impernia di volta in volta uno sviluppo tematico che rimane comunque “ipnoticamente” circolare; incursioni esotiche in estremo oriente (compreso un breve episodio vocale che potremmo avvicinare al canto tibetano, ad opera dello stesso Merlino).
Il quartetto (Merlino si conferma ottimo vibrafonista e percussionista) crea dapprima un tessuto armonico – ritmico spesso circolarmente reiterato, in modo da predisporre l’ ambiente e chi ascolta quasi ad un rilassamento sensoriale (non anestetico, anzi denso di suggestioni) sul quale poi la creatività – collettiva ed anche individuale – ha base per dipanarsi in grande libertà. Per ottenere questo potete immaginare quanta coesione sia necessaria in un quartetto che ha come fine quello di ottenere varietà di timbri, fluidità, flussi sonori ondivaghi e dinamiche dalle sfumature continue.

Ivrea, Teatro Giacosa – ore 21.30

Odwalla & Hamid Drake – The world of percussion and Dance;
Massimo Barbiero: marimba, vibes, steel drum e percussions; Matteo Cigna: vibes, marimba, steel drum, dum dum; Stefano Bertoli: drums; Andrea Stracuzzi: percussions, steel drum; Alex Quagliotti: drums, steel drum; Doudù Kwateh: percussion; Doussu Tourrè: Djembè; Thomas Guei : Djembè
Laura Conti, Sabrina Olivieri, Marta Raviglia: vocal; Sellou Sordet, Gerard Diby, Lucien Koffi, Willy Romuald, Astride Géridan: dance
Special guest: Hamid Drake

Odwalla è un gruppo che si può ascoltare mille volte senza poter dire fino in fondo “il concerto era lo stesso della volta prima”. Un po’ perché il gruppo di sole percussioni spesso si arricchisce (o si priva, per motivi squisitamente espressivi) di qualche elemento, il che fa la differenza. Un po’ perché c’è una rilevante parte improvvisativa che per forza di cose fa “cambiare le carte in tavola” anche se i brani portati in scena sono gli stessi. In effetti Massimo Barbiero può contare sulla versatilità sonora del suo gruppo ed accostarvi ospiti anche diversissimi (dal punto di vista stilistico o anche solamente di genere – strumentale e vocale) senza che essi mai sembrino “avulsi” da un contesto pur così riccamente connotato.
Ad Ivrea stavolta con Odwalla c’erano tre voci femminili (Laura Conti – già essenziale nell’ orchestra Exstinzione, Marta Raviglia – voce notevole del panorama jazzistico italiano dotata di una versatilità davvero rara, e Sabrina Olivieri – voce “gospel” ma non solo), e il batterista statunitense Hamid Drake. Drake, dotato di una forte personalità artistica ha donato questa sua irripetibilità ad un gruppo che come si diceva è affiatatissimo, riuscendo nell’ impresa duplice di emergere come solista ma anche in quella non facile di amalgamarsi in maniera armonica nel complesso intreccio di voci, poliritmie, ritmi arditissimi (sia simmetrici ma resi asimmetrici con le accentuazioni, che asimmetrici di ogni genere fino ad esplodere in un finale strutturato in 7 + 8 ), interagendo con le altre due batterie , le multiformi percussioni di Doudù Kwateh, gli esplosivi e inesauribili Djembè di Tourrè e Guei, la marimba e il vibrafono di Barbiero e di Cigna. La straordinarietà della cosa non è certo nella capacità tecnica di Drake (che è ovvia), ma nella sua elevatissima capacità artistica, nella sua musicalità, che hanno reso questo concerto un evento ancora più spettacolare di quanto già non sia (e vi garantiamo che lo è moltissimo).
Anche perché con Odwalla si torna all’ unione della musica con l’ aspetto coreografico della danza, e quindi ad un importante e fondante aspetto visivo dei suoni. Quella di Odwalla non è musica che nasce per accompagnare la danza: quella di Odwalla è musica sorgente di danza così come la danza che avviene sul palco dà impulso alla musica. Non si può nemmeno catalogare la danza come “Afro”. E’ la celebrazione del movimento, del ritmo, del battito cardiaco sviluppato in ogni modo all’ ennesima potenza o all’ ennesima potenzialità. Ma – non paia strano – è anche la celebrazione di temi melodici che vengono esposti dalla marimba ma che poi passano per ogni strumento a percussione. Da momenti di inaudita dolcezza e rarefazione a momenti di potente energia in cui tutti gli strumenti suonano – vibrano – tintinnano – risuonano, a momenti in cui è l’ acqua a risuonare, descrivendo ed evocando paesaggi naturali che potrebbero essere in ogni angolo della terra, non c’è un attimo di stasi emotiva o creativa.
Ci sono anche duetti (vedi quello tra la marimba di Barbiero e il tamburo di Drake) in cui emerge tutta la sensibilità reciproca tra musicisti che oltretutto creando si divertono. E’ proprio Barbiero, con la sua marimba, a dare sempre il segnale per una nuova presentazione tematica, o per la ripresa di un originario episodio di partenza, o per l’ esposizione di un nuovo tema ritmico. Tutto diventa descrittivo, ma tutto può in ogni momento divenire simbolico. Addirittura poetica la voce di Doudù Kwateh, in uno dei brani, così come in quel contesto diventano poetici gli energici assoli di Drake.
I danzatori sono a dir poco emozionanti: e Sellou Sordet ha un’ energia ed una grazia tali da lasciare senza fiato. Vorremmo poter avere maggiori conoscenze sulla danza perché la parte coreografica di questi ballerini è veramente notevole e meriterebbe una recensione a parte.

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