I nostri CD: jazz di viaggio

Si viaggiare. Con i dischi lo si può fare low cost, a rischio zero quanto a code, disdette, scioperi, ritardi, scali, turbolenze e chi ne ha più ne metta. Basta avere gli album giusti dove ci si trova ed un po’ di fantasia da stimolare attraverso l’ascolto. Eccone alcuni di quelli utili a immaginare viaggi virtuali verso mete vicine o lontane.

Parlando di Jazz di Viaggio, non potevamo non iniziare con la recensione di un cd inviataci da un critico musicale italiano che vive da tempo a Hong Kong. Il suo nome è Franco Savadori, esperto di jazz, diplomato al Conservatorio G. Tartini di Trieste in timpani e strumenti a percussione e da oltre 25 anni qualificato mercante d’arte e manager di importanti gallerie. Savadori recensisce il cd dei Green Tea inFusion, gruppo del Nord-Est formatosi di recente che annovera tra i suoi componenti tre veterani della fusion e un giovanissimo talento. (Redazione)

GreenTea inFusion, “GreenTea inFusion” (Autop.)

È proprio vero: le vecchie abitudini sono dure a morire… E così, in maniera a dir vero inaspettata, spunta questa nuovissima raccolta di tracce sonore svolte ed elaborate dagli immaginifici fratelli Fabris, Franco alle tastiere e Maurizio alle percussioni, integrati, per volere di sincronico destino, dal polistrumentista Gianni Iardino, nonché dal tornito e solido basso del giovanissimo Pietro Liut. Come d’abitudine propria al navigato Franco, non a caso forgiatosi anche sui campi di calcio, anche in questa circostanza è stata data piena preminenza al gioco di squadra collettivo, in un contesto di perfetta parità all’interno dei singoli ruoli esecutivi, per quanto sei degli otto brani incisi siano nati dalla felice vena compositiva di Gianni Iardino, pianista d’estrazione accademica, ma saxofonista per immagamento timbrico, come ben si può cogliere dall’ascolto di questa manciata di acquarelli timbrico-armonici. Una musica, questa, veramente posta in (in)fusione), ove le sensazioni speziate delle sonorità riportano ad un mélange ricco di rimandi, ispirazioni, citazioni appena accennate, fondali sonori che in parte inducono alla nostalgia per gusti antichi, all’improvviso riaffiorati per via retronasale, di quelli celati negli anfratti più reconditi di memorie archiviate, ma mai del tutto sopite. Tutto può accadere, e tutto accade, entro le mura all’apparenza ordinate di questi brani. La celebrazione della post-post-modernità in musica? L’amore per il bricolage di generi, stili e prassi organizzative? Forse, può darsi: ma lungi dall’essere una musica preparata “a tavolino”, questi brani procedono lisci e senza alcuna forzatura proprio al pari d’una suadente e profumata tisana dai risvolti concilianti e dagli intenti lenitivi.
Queste composizioni sono toccate e benedette dalla capacità comune all’intero gruppo di tendere ad una sorta di laconicità opulenta, tra cetre russe, kalimbe equatoriali, koti estremo orientali e tanto altro ancora, che, ben si noti, trova la propria base nel mozartiano lavoro compiuto da Maurizio Fabris alle percussioni, dove la pesantezza batteristica viene sostituita da una elegantissima levità percussiva, tanto timbricamente varia quanto dinamicamente contenuta nell’alveo della sonorità generale. Bello pure l’intreccio dei fondali, distribuiti tra le tastiere di Franco e Gianni, a supporto del traboccante itinerare del contralto dello stesso Iardino, mai dimentico della passionalità melodica, con probabilità la vera carta vincente della godibilità totale di questo fresco e delicato lavoro. Un’operazione portata a termine da quattro anime empaticamente musicali, il cui scopo primario era quello di riuscire a replicare su CD una musica scaturita per il puro gusto di creare assieme la giusta miscela timbrica per le vostre assetate orecchie. Quindi: buon ascolto e buona bevuta. (Franco Savadori)

*** ed ora, spazio alle recensioni di Amedeo Furfaro

Tatiana Valle & Giovanni Guaccero – “Canto Estrangeiro” – Encore Music

E’ come se alla storia piacesse … shakerare e sperimentare, nel proprio scorrere, nuovi cocktail. L’alchimia è avvenuta con la musica del Brasile dove la cultura dei conquistadores portoghesi, mixata con “spezie” locali, ha plasmato uno specifico heritage generando forme come choro, maxixe e samba, così “distanti” da fado e fandango, a volerne sottolineare la distanza dall’eredità culturale della madrepatria. Con la quale peraltro il rapporto è continuato ad esistere e vive tuttora in Europa, Italia compresa, a causa dell’approdarvi di artisti brasiliani in analogia ad altri colleghi ispanoamericani. Canto Estrangeiro, album della Encore Music a firma della vocalist Tatiana Valle e del pianista Giovanni Guaccero, è una tela sonora e canora del Brasile fuori dal Brasile, un paese-doppio, un’immagine riflessa richiamata e ricamata da Guaccero sui versi di Luis Elòi Stein a partire da Lingua Minha che precede una dozzina di splendide composizioni. Ne ha scritto la musica da “straniero” che ha assimilato Jobim, de Hollanda, Nascimento, il poeta de Moraes….per un viaggio “di ritorno” verso il Rio Grande do Sul, dal Tevere, il cui “voucher” è un compact carioca curato in ogni particolare. Vi hanno partecipato il batterista Bruno Marcozzi, la flautista Barbara Piperno, il chitarrista-mandolinista Marco Ruviaro, con ospiti Giancarlo Bianchetti alla chitarra elettrica, Henrique Cazes al cavaquinho, Fred Martins al canto, Carlos Cèsar Motta alle percussioni e Francesco Maria Parazzoli al cello. Nell’insieme il Brasile di Guaccero-Stein e della Valle non risulta oleografico né saporifero di vintage bensì è partecipe dell’oggi in ruoli di protagonista fra le nuove correnti della musica tropicale ad influsso jazz che spirano forti oltre l’Atlantico.

Aiòn – “Me vs Myself” – Alterjinga

Ricorda a momenti le elucubrazioni fonetiche di Bobby McFerrin l’album di Aiòn Me Vs Myself (Giorgio Pinardi) edito da Alterjinga, per lo scavo, a livello di vocalizzazione, effettuato su realtà musicali remote. Non cambia l’approccio sia che provengano dall’Africa della tribù Dagara inYelbongura” o dal gaelico in “Scriob” o dal danese arcaico di “Hyggelig”. C’è, in genere, una “manipolazione” dei materiali musicali trattati – e questo accade ancora in “Leys” – che forse lo stesso Demetrio Stratos oggi non avrebbe disdegnato nelle proprie “investigazioni” tendenti a far “cantare la voce”. Il lavoro continua con “Waldeinsamkeit”, impronunciabile termine tedesco che non ha una diretta traduzione in inglese e che vuol dire essere in connessione con la natura (e con la musica) e con “Rwty” (Sfinge in antico egiziano) a riprova di come, in musica, la ricerca etimologica si possa coniugare con quella etnologica. Chiudono l’album il desertico “Kamtar” quindi “aPHaSIa” (stesso significato in italiano) e “Nèkya” ovverossia la discesa agli inferi dei greci, detta in termini psicanalitici il processo younghiano di scoperta dell’inconscio.

Bincoletto-Vio-Trabucco-Drago – “Duende” – Abeat Records

Il Duende, per Garcia Lorca, è un imprecisato non so che proprio di alcuni toreri, pittori, poeti, musicisti, uno “stile vivo”, “creaciòn en acto”, fluido irresistibile che arriva al pubblico e che, nei “suoni neri” del jazz, è stato da alcuni associato alla Holiday ed a Miles Davis. Il ribattezzare Duende un progetto discografico, come hanno fatto la vocalist Rita Bincoletto, il chitarrista Diego Vio, il percussionista Max Trabucco e l’ospite Anais Drago, violinista, assume l’intento di traslare la cultura flamenca del poeta spagnolo ricercando le relazioni di quel “potere” nel pianeta liquido del Mediterraneo. La loro traversata geOnirica in un ondoso campo largo li porta fino alla Grecia del traditional “Amygdalaki Tsakisa” ed al Medio Oriente di “Isfahan Trip”; quindi, tramite “Desert Way”, eccoli incrociare figure reali (“Isola”) e mitologiche (“Tres Sirenas”). Un lavoro “waterworld” pubblicato da Abeat Records che consta di nove brani in tutto per la maggior parte scritti e/o arrangiati da Bincoletto, Vio e Trabucco, navigatori fra i suoni marini.

Vincenzo Caruso – “Chansons sous les Doigts” – Dodicilune

Chansons sous les doigts è una selezione di 19 canzoni francesi arrangiate per piano da Vincenzo Caruso che ci ricorda quanto ci siano vicini, in musica, i cugini transalpini. Sono tratteggiate, nell’album Dodicilune, in modo essenziale, scarnificate del testo con focus sulla melodia e l’armonizzazione con sensibilità moderna. Caruso se ne innamorò giovanissimo tramite gli spartiti inviatigli dallo zio Antonio Di Domenico, chansonnier ed editore a Parigi, coltivando nel tempo una passione pianistica che lo avrebbe portato a collaborare a Irma la Douce, la famosa commedia musicata da Marguerite Monnot, di cui ripropone nel disco la “Piccola Suite per Piano”. I temi proposti sono di nomi altisonanti come Henry Salvador (“Syracuse”), Gilbert Becaud (“Quand il est mort le poète”), Georges Brassens (“J’ai rendez vous avec vous”) … L’antologia rappresenta un omaggio alla chanson in cui il pianoforte contende lo scettro di strumento principe alla fisarmonica e, nel contempo, ne offre un’ampia gamma – “Le tango corse”, lo swing di “On est pas là pour se faire engueler”, l’incipit musorgskiano di “Comèdie”, il walzer di “Domani”, il distillar note alla Satie di “Le deserteur” – che ne saggia la tavolozza espressiva e coloristica. Il disco è chiuso da “Après l’ourage” che potrebbe, perche no, commentare un film di Méliès, muto, tanto la narrazione è affidata alle dieci dita, les doigts, sulla tastiera.

TMR – “Tuscany Music Revolution” – Aut Records

Ci sono tre quarti d’ora buoni di musica nell’album TMR Tuscany Music Revolution, prodotto dalla label tedesca Aut Records, divisa in sette parti di durata varia che va dai due agli otto minuti. Ne è protagonista l’Improvvisazione con consonanze (II) e minimalismi (III), africanerie (IV) e simil-musica d’oggi (V)… Il parterre artistico internazionale (V. Sutera, v; M. Mazzini, cl; E. Novali, pf; A. Braida, pf; F. Calcagno, cl; A. Bolzoni, g; L. Pissavini, cb; S. Di Benedetto, cb; D. Koutè (perc); S. Scucces (vib.), G. Lattuada (perc); L. D’Erasmo (frame dr); S. Grasso (dr) non “inscena” un ritorno al postfree semmai si pone in termini di attualizzazione e “rivoluzionaria” evoluzione di quell’area creativa che l’ Europa, Italia compresa, ha espresso anche in anni recenti dall’asse anglo-olandese fin giù a scendere sulla cartina geomusicale. Il collettivo è un esempio di interazione democratica e paritaria che, al pari di stormi liberi ma coordinati, delinea impreviste dinamie sonore e traiettorie mutaforma, in un fluttuare a volte sincronico altre no comunque ancorato alla struttura dei vari insiemi che si avvicendano.

Pietro Lazazzara – “Gypsy Jazz Style” – Stradivarius

Il chitarrismo manouche, quello praticato a livelli alti di nomadismo dei polpastrelli, può talora lasciar trasparire una certa patina di “monadismo”, per così dire, quando vi si riscontra unità inclusiva del connotato stilistico di base. E’ il caso dell’album Gypsy Jazz Style di Pietro Lazazzara (Stradivarius), seconda uscita discografica a sua firma, con una dozzina di inediti eseguiti all’insegna della convergenza di varietà e contaminazioni. L’ ensemble annovera Antonio Solazzo al basso, Francesco Clemente e Sabrina Loforese al volino, Maria Pia Lazazzara al violoncello, Luigi Vania alla viola, Nicoletta Di Sabato al flauto e Giuseppe Magistro al tamburello. Campeggia sullo sfondo, sin dal primo brano “Mister Swing”, l’ologramma di Django. Poi la musica, strada facendo, si fa intima in “Precious”, intinta di classico in “La via di Pia”, melò in “Walk with Me”, walzer notturno in “The Tale of the Moon”, flamenco in “La tela di Picasso”, tarant(ell)a in “Puglia”, moderato swing in “Blue Night”, sostenuto in “La joie de vivre”, è balcanica in “Circus”, tutta coracon in “Spanish Boulevard”, infine tripudio di note in “Impro in D Minor” con il gruppo che si trasforma in Gypsy Jazz Style Kings.

Giovanni Angelini – “Freedom Rhythm” – A.MA Records

“Voyager” è uno dei brani di punta del secondo album firmato dal batterista Giovanni Angelini dal titolo Freedom Rhythm, otto brani, scritti di proprio pugno, dal groove eclettico che mette assieme jazz funk afro soul e che non disdegna il guardare indietro, fino ai fab ’70. Ovviamente si tratta di un jazzista moderno ma con il piacere di far “viaggiare” la propria musica nello spaziotempo pilotandola da bandleader. Piace pensare che il “ritmo in libertà” sia anche quello del drummer che si svincola, crea, costruisce, si autointerpreta. Ed è infatti la veste di compositore quella che vi rispecchia le qualità di ideatore di strutture compless(iv)e caratterizzate da franca immediatezza e circolarità di un suono plasmato con Vince Abbracciante al piano, Dario Giacovelli al basso, Alberto Parmegiani alla chitarra, Gaetano Partipilo all’alto sax, Giuseppe Todisco alla tromba, Antonio Fallacara al trombone quindi Giovanni Astorino al cello. Ai quali si aggiunge il canto di Simona Severini con la “gemma” di “I Need Your Smile”. La sezione dei tre fiati assume un ruolo energico nello sviluppo dei temi (e nell’alternarsi improvvisativo) dalle linee melodiche che effettivamente rimangono impresse, un po’ tutte, da “Subway” fino a “Unity”, “Release The Monkey”, “Wuelva”, “Compass”, e nel contempo si muovono su scansioni metriche e schemi accordali nient’affatto scontati. Insomma ancora un bel prodotto del catalogo A.Ma Records!

Massimo Barbiero – “In Hora Mortis”

Con In Hora Mortis la ricerca musicale del percussionista Massimo Barbiero, ancora una volta al confine fra filosofia e psicanalisi, si ritrova ad investigare, per il tramite del suono inteso come elemento vitale primario, il momento terminale del vivere. Un argomento che da Platone a Epicuro a Freud ha appassionato e arrovellato il pensiero umano antico e moderno. Barbiero lo affronta con gli “strumenti” che gli sono più congeniali e cioè quelli del suo ricco set percussivo. Per l’occasione suddivide l’hora in più momenti temporali gradualizzandola secondo una scala emotiva augmentante che non tradisce pathos mortiferi o pianti greci. La musica “domina” la possibile angoscia, la esorcizza, prende atto che i minuti che preludono all’ultimo atto dell’esistenza sono vita tout court e come tali possono essere vissuti magari riprodotti e sonorizzati da gong campane ritmi… Barbiero materializza così la propria “fantasia di sparizione” (Fagioli) in un disco coraggioso per Il tema che affronta e offre una lettura del tutto originale del fine vita che va ad installarsi in un percorso artistico di sperimentata coerenza culturale.

Amedeo Furfaro

Salvatore Maiore al TrentinoInJazz

Giovedì 31 ottobre 2019
ore 20.30
Sala Filarmonica
Via Giuseppe Verdi, 30
Trento

SALVATORE MAIORE
QUARTETTO A CORDE

Ingresso: euro 5

https://www.filarmonica-trento.it/jazz-2.html

Quarto appuntamento con Ai Confini e oltre, la sezione del TrentinoInJazz 2019 dedicata alla “terza corrente”, la Third Stream nata negli anni ’50 negli Stati Uniti allo scopo di creare un terreno di incontro fra musica classica e jazz, evidenziando la valenza del jazz come “musica d’arte” e non solo ‘leggera’ o ‘da ballo’ come era considerato lo swing. Giovedì 31 ottobre a Trento sarà in concerto il Quartetto a Corde di Salvatore Maiore.

Il quartetto riunito da Salvatore Maiore dà vita a un progetto basato sulle sue musiche, che compongono il nuovo album Infinito e prendono spunto dalla grande passione per la musica latinoamericana del contrabbassista e violoncellista sardo. Insieme a lui ci saranno Peo Alfonsi (chitarra classica), Giancarlo Bianchetti (chitarra classica 7 corde) e Maria Vicentini (viola). E’ una formazione inusuale nata dall’esigenza di recuperare la dimensione acustica del suono e un respiro che prendono ossigeno sia dalla libertà offerta dall’approccio improvvisativo, terreno su cui i quattro si confrontano ormai da decenni, sia dall’approccio cameristico che mette in luce le loro qualità timbriche e interpretative, frutto di una formazione accademica.

L’impostazione, la cura del suono e un gusto attento alla ricerca ritmico/melodica e alla forma sono le caratteristiche principali del quartetto. Gli arrangiamenti ritmici per le due chitarre, ispirati a danze di tradizione popolare sudamericane o mediterranee, sono il territorio perfetto in cui viola e violoncello sviluppano le loro linee melodiche. Queste qualità non comuni offrono a Maiore la possibilità di tessere strutture formali estese, evitando lo sviluppo ciclico della forma chorus, tipico di una parte estesa della produzione jazzistica. Questa musica al contrario cerca una relazione paritaria tra scrittura e improvvisazione, nel tentativo di lasciare al contempo la fluidità e la naturalezza garantiti da un impianto ritmico popolare.

Prossimo appuntamento: giovedì 7 novembre Saverio Tasca e AlterArco a Trento.

Tati Valle @ Rossini Jazz Club, Faenza

Giovedì 14 febbraio 2019, la stagione musicale del Rossini Jazz Club di Faenza prosegue con il il concerto in solo per voce e chitarra di Tati Valle. La rassegna diretta da Michele Francesconi si presenta in questa stagione con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

La cantautrice brasiliana Tati Valle, residente da diversi anni in Italia, racconta in musica l’amore e il silenzio che pervadono gli animi degli abitanti di una terra ricca di passioni e contraddizioni, colori e magia. Per farlo sono sufficienti una chitarra e alcune percussioni che accompagnano la sua splendida voce. Il repertorio include brani originali come “Voz e Violão” e grandi classici quali “Cuccurucucú Paloma” di Thomás Méndez.

Tatiana Valle, cantante, strumentista e cantautrice originaria di Londrina (Paranà, Brasile) ha maturato diverse esperienze musicali in Brasile dando vita a molti progetti legati al samba partecipando a numerosi programmi televisivi e radiofonici. Arriva in Italia nel 2007 e subito inizia a collaborare con musicisti attenti a coniugare il jazz con le suggestioni provenienti dal mondo musicale brasiliano come, tra gli altri, Nicola Di Camillo, Bruno Marcozzi ed Eddy Palermo.

Ha al suo attivo collaborazioni con L’Orchestra di Piazza Vittorio, con la Filarmonica di Brasov. Guida il Tatiana Valle Quartet con cui si presenta in veste autorale e, con Cristina Renzetti, ha formato il duo “As Madalenas”. Ha collaborato con il chitarrista svedese Gustav Lundgren, Gabriele Mirabassi, Guinga, Valentino Corvino, Vincenzo Abbracciante, Giancarlo Bianchetti, Choro de Rua. Nel 2014 esce il suo primo disco da solista dal titolo “Livro dos dias” (Edel/Cramps) e nel 2015 pubblica con il duo As Madalenas “Madeleine” successo di critica italiana e brasiliana. Nel 2018 esce il secondo album del duo intitolato “Vai, menina!” (Brutture Moderne).

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

Il prossimo appuntamento con il Rossini Jazz Club di Faenza è per giovedì 21 febbraio 2019, con il concerto del Francesca Ajmar Quintet feat. Hector “Costita” Bisignani: la formazione è composta da Francesca Ajmar alla voce, Michele Franzini al pianoforte, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, Vittorio Sicbaldi alla batteria e Hector “Costita” Bisignani al sax tenore.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

TrentinoInJazz 2017: l’unione fa… il jazz!

TRENTINOINJAZZ 2017
L’unione fa… il jazz!
1 giugno – 25 novembre 2017

1 giugno – 25 novembre: TrentinoInJazz 2017 – L’unione fa… il jazz! Con la sua Sesta Edizione torna TrentinoInJazz, una delle rassegne dedicate al jazz più originali, significative e lunghe del panorama musicale italiano ed europeo: un cartellone che copre due stagioni all’insegna di un networking tra enti locali e organizzatori. Sei mesi di musica, oltre 70 concerti, centinaia di musicisti, addetti ai lavori e promoter coinvolti, un’organizzazione che mette in comunicazione alcuni dei comuni e dei luoghi tra i più suggestivi d’Europa, attivati per l’accoglienza di protagonisti del jazz, di spettatori e turisti. La Associazione Trentino Jazz – soggetto coordinatore del Festival presieduto da Chiara Biondani – è un circuito di festival, fino al 2011 solo un cartellone di manifestazioni affini e dal 2012 riunite finalmente in un percorso comune, una vera rete dal nome TrentinoInJazz, che si snoda nel corso di quasi tutto l’anno e sull’intero territorio della provincia di Trento.

Nato dunque come “federazione” di rassegne preesistenti, TrentinoInJazz rafforza l’unitarietà organizzativa e la fisionomia artistica puntando sulle diverse espressioni del jazz contemporaneo, sia italiano che straniero. TrentinoJazz rilancia per il sesto anno il progetto del percorso comune che non annulli l’autonomia dei singoli eventi, con un cartellone esteso fino alla fine di novembre, ingressi gratuiti per la maggior parte delle serate, un’attenzione da parte delle istituzioni pubbliche trentine per il turismo e la cultura. Anche quest’anno TrentinoInJazz sottolinea la sua peculiarità di “rassegna network”, di festival che fa sistema e rete, unificando infatti varie iniziative nate in autonomia sul territorio e ora federate sotto la sigla TIJ. Nello specifico del 2017, TrentinoInJazz è articolato in otto “microfestival” dislocati nelle varie aree della provincia, ognuno con la sua peculiarità artistica e con la sua connotazione territoriale: TrentinoIn Jazzclub (partito in anticipo il 18 marzo 2017 con live di anteprima), Valsugana Jazz Tour (partito il 5 maggio), Ars Modi Jazz (dal 13 maggio), Suoni d’acqua, suoni di vini (dal 4 giugno), Lagarina Jazz (dal 16 giugno), Panorama Music (dal 2 luglio), Valli del Noce Jazz (dal 15 luglio), Ai confini ed oltre (dal 29 settembre). (altro…)