Gilson Silveira in concerto al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Valli del Noce Jazz
presentano:

Mercoledì 18 luglio 2018
ore 21:00
Piazza Padre Eusebio Chini
Segno (TN)

In caso di pioggia: Museo Padre Kino

GILSON SILVEIRA TRIO

ingresso gratuito

Proseguono gli appuntamenti dal vivo del TrentinoInJazz 2018 nelle Valli del Noce, stavolta con un focus – in verità mai assente nella lunga storia della programmazione del festival – sulla musica brasiliana, con un autentico asso: Gilson Silveira! A Segno (TN) si presenta in trio con il pianista Sergio Di Gennaro e il bassista Eddy Gaulein-Stef. Ad eccezione di qualche brano di Hermeto Pascoal, Thelonious Monk e Roberto Taufic, il trio propone composizione proprie che, per senso di appartenenza culturale, uniscono il linguaggio ritmico e melodico del Brasile alle cadenze armoniche e alla libertà di improvvisazione del jazz, un arrangiamento a sei mani consapevole che un concerto non è mai uguale al precedente.

Percussionista di Ipoema, nello stato del Minas Gerais, Gilson Silveira si è stabilito da molti anni in Italia, ha collaborato con moltissimi artisti italiani e star internazionali del calibro di Anna Torroja e Miguel Bosé, ha all’attivo anche collaborazioni con Chico Buarque di Hollanda e José Neto, con cantanti come Titane, Maurizio Tizumba, Marcos Buzana e tanti altri. In Europa ha lavorato fra gli altri con Marcella Bella, Franco Mussida, Tullio De Piscopo, Dom Um Romao, Giobbe Covatta, Flavio Boltro, Sergio Caputo, José Feliciano, Laura Fedele, Pitura Freska, Linea C, Mau Mau, Massimo Colombo.

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 giovedì 19 luglio: Fabio Rossato a Sanzeno (TN), Leburn Maddox a Moena (TN).

Tiziano Bianchi in concerto al TrentinoInJazz 2018

TRENTINOINJAZZ 2018
e
Valli del Noce Jazz
presentano:

Martedì 17 luglio 2018
ore 21:00
Corte del Nuovo Polo Culturale
Via Damiano Chiesa, 45 (ex Macello)
Mezzolombardo (TN)

In caso di pioggia: Cinema-Teatro S.Pietro

TIZIANO BIANCHI SEXTET: ‘NOW AND THEN’

ingresso gratuito

Appuntamento speciale, il secondo, per la sezione Valli del Noce del TrentinoInJazz 2018, che approda a Mezzolombardo (TN) martedì 17 luglio con il concerto di Tiziano Bianchi e il suo sestetto. Al centro della performance Now And Then, il disco d’esordio del trombettista reggiano, pubblicato nel 2016, prodotto dal Tiger Okoshi, e impreziosito dalla voce di Giovanni Lindo Ferretti. L’album viene distribuito in Italia da Irma Records e in Giappone da Pony Canyon: qui le due piu’ importanti testate jazzistiche, ‘Jazz Life’ e ‘Jazz Japan’, gli dedicano ampio spazio. In Italia, il video del brano ‘Now and then’, con la partecipazione di Giovanni Lindo Ferretti, viene pubblicato in esclusiva sulla pagina di ‘Repubblica’.

Bianchi ha suonato e collaborato con importanti artisti tra cui Vinicio Capossela, Cesare Cremonini, Mara Redeghieri, Stefano Cisco Bellotti, Julie’s Haircut e altri, ha tenuto tour e concerti in importanti Festival e club in Italia, Stati Uniti, Europa e India. Insieme al trombettista a Mezzolombardo ci saranno Enrico Ferri (violoncello), Silvia Sciolla (violoncello), Claudio Vignali (pianoforte), Matteo Zucconi (contrabbasso), Marco Frattini (batteria).

Prossimo appuntamento con il TrentinoInJazz 2018 mercoledì 18 luglio: Gilson Silveira a Segno (TN).

OPEN PAPYRUS JAZZ FESTIVAL edizione 38, la seconda giornata

VENERDI’ 23 MARZO, SECONDA GIORNATA

La seconda giornata di Open Papyrus Jazz Festival è tradizionalmente quella più corposa e ricca di eventi, che anche quest’anno si sono svolti nella Sala Santa Marta, per la prima parte, e poi al Teatro Giacosa.

Già molta gente in Sala per la presentazione del libro Il Michelone, Nuovo dizionario del jazz. 1200 dischi jazz in 100 anni di Guido Michelone. Le recensioni dell’autore di 1200 dischi di Jazz usciti in 100 anni, che diventa un nuovo dizionario del Jazz. Il pubblico non si è sottratto al fitto dibattito che ne è conseguito.

Alle 19, dopo l’ Aperitivo – Degustazione Consorzio Vini Canavese comincia il concerto di Oba Mundo Project.

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Per mia scelta i commenti sui concerti saranno, per tutte e tre le serate, divisi in due parti, delle quali la seconda è intitolata ” L’impatto su chi vi scrive” ed è il mio commento personalissimo e dichiaratamente non ammantato di alcuna pretesa obiettività. A prescindere dalla competenza, la musica impatta diversamente a seconda della personalità, della formazione, dei gusti di ognuno.

Foto di Carlo Mogavero

Sala Santa Marta, ore 19
Oba Mundo Project
Loris Deval: chitarra classica
Anais Drago: violino
Viden Spassov: contrabbasso
Gilson Silveirapercussioni

Quattro musicisti ineccepibilmente bravi, un progetto nuovo non nell’intento (non è certo la prima volta né sarà l’ultima che si decide di reinterpretare temi famosi da film), ma nuovo nella resa. La presenza di Gilson Silveira indica già che i brani passano per una rilettura in termini ritmici ma anche timbrici e armonici “latin” (ma non manca l’Ucraina e la musica balcanica).
Non è certo un latin da cartolina: suonano benissimo questi tre ragazzi.
Gilson Silveira non è un ragazzo e quasi li tiene a battesimo, lui che è un poeta delle percussioni.
Suonano benissimo, gli Oba Mundo, con la cura di chi la musica l’ha non solo studiata ma  fatta propria e metabolizzata, e di chi il proprio strumento lo padroneggia tecnicamente in maniera perfetta e si può dunque permettere di farne praticamente tutto. Gli assoli della Drago sono ineccepibili e straripanti di energia, il contrabbasso di Spassov è intenso, granitico, offre continui spunti al quartetto non limitandosi all’ accompagnare, la chitarra di Deval è cangiante, i suoi fraseggi connotati da una inesauribile vena creativa. Silveira è una fonte continua di suoni, battiti messi in relazione tra loro con maestria.
I brani abbracciano una bella fetta della storia del grande cinema (da La vita è bella, all’ Orfeo Negro, a Mediterraneo).
La parte tematica è lo spunto per dare il via alla bravura indiscutibile di un quartetto di musicisti fantasiosi e preparati. Le dinamiche sono raffinate, l’interplay impeccabile e la verve improvvisativa notevolissima. Non capita spesso di poter ascoltare ad un festival giovani artisti talentuosi, che cominciano a farsi conoscere al di là delle loro realtà locale. Non capita nemmeno spesso di vedere un musicista affermato mescolarsi così beneficamente e generosamente a musicisti nuovi e dar loro appoggio, fantasia, che sottolineino il loro innegabile estro.


L’impatto su chi vi scrive

Un concerto scoppiettante, pieno di energia, divertente, costruito su musiche molto amate e giustamente molto applaudito.
Il limite del progetto l’ho trovato un po’ nell’applicare, a prescindere, una veste predeterminata  a temi molto diversi tra loro. La Canzone di Geppetto dal film televisivo di Comencini, per fare un esempio, mi è apparsa un po’ più travisata che riletta, mentre se ne sarebbe potuto fare un lavoro bellissimo di interpretazione interiore anche estrema, volendo. I temi vengono utilizzati essenzialmente come mero spunto per le evoluzioni virtuosistiche che seguono. Tra i due estremi della cover e del tema usa e getta preso solo per la sua struttura e poi  ingabbiato in una veste jazzistica preformata ed infilata a qualsiasi costo, c’è tutto un mondo espressivo che può essere infinitamente fecondo. Non a caso, una volta dimenticatami del suddetto tema, ho molto apprezzato le improvvisazioni e le belle introduzioni, che ne erano completamente avulse.
I ragazzi sono più che pronti, io credo, a scrivere e, se lo stanno già facendo, promuovere musica propria,  o a interpretare quella preesistente evitando di decidere “a tavolino” in che modo interpretarla. Lasciandosi andare piuttosto al loro flusso creativo interiore, che è lì che si affaccia prepotentemente e si percepisce vedendoli ed ascoltandoli suonare. Che queste considerazioni li incoraggino perché sono davvero molto bravi.

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Teatro Giacosa, ore 21:30

Helga Plankensteiner and Plankton

 

Helga Plankensteiner: baritone sax, clarinet, voice
Michael Lösch: hammond organ, piano
Enrico Terragnoli: guitar, banjo

Il primo dei concerti al Teatro Giacosa è anche il più interessante e stralunato di tutto il festival, in linea con il tema “Elogio della Follia” voluto dal direttore artistico Massimo Barbiero. Un sestetto dalla poderosa sezione fiati, ma anche con una sezione ritmica in grado di  cambiare registro con disinvoltura e di certo non in maniera didascalica. Helga Plankensteiner ne è la leader, e l’ideatrice, dalla personalità dirompente: eclettica suonatrice di sax baritono, clarinetto e corde vocali, suona per un’ora ed oltre musica originale, in tutti i sensi, intrecciando generi musicali in maniera così creativa che ogni genere viene trasfigurato anche quando sembrerebbe essere replicato fedelmente. Il batterio della creatività si impadronisce del Blues, o dello Swing, o di qualsiasi altra suggestione, modificandoli quasi geneticamente.
Questo è possibile con improvvisi cambi di rotta, di dinamiche, ma anche con una attento studio delle timbriche, appaiando le voci in maniera sempre diversa e quasi sempre a contrasto- il sax baritono con l’hammond, i fiati con il banjo, la voce con la tromba. Ma anche alternando unisoni possenti a improvvisi assottigliamenti che precedono la deflagrazione totale di tutto il sestetto. Matthias Schriefl e Gerhard Gschlössl alle trombe e al trombone sono il controcoro e l’alter ego imprescindibile della Plankensteiner. Enrico Terragnoli è infaticabile e prezioso con i suoi Banjo che ammorbidiscono e armonizzano le digressioni dei fiati. Nelide Bandello lavora come uno strumento armonico oltre che come generatore di battiti. Michael Lösch con l’hammond o con il pianoforte delinea e asseconda l’atmosfera dei brani introducendo anche una bella dose di rigore che, dato il clima sul palco, rende ancora più bizzarro il risultato finale.









L’impatto su chi vi scrive

E’ quel concerto che in un Festival, in mezzo ad altre proposte, mi aspetterei sempre di vedere: nomi meno di richiamo e un palcoscenico che permetta loro di farsi conoscere un po’ di più.
Musica divertente, diversa da quella che si incontra nei circuiti soliti, eppure con un livello di complessità notevole. Giocosa, circense, teatrale, stramba, intensa, energica, totalmente originale, con ampi stralci di improvvisazione che non si limita però ad assoli che si alternano ordinatamente, ma che esplode in momenti anche collettivi imponenti, di cui l’impatto è notevole. Ma anche apprezzabili “cornici” di musica scritta che contrasta mirabilmente con le parti più libere. Un concerto curioso e attraente.

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Teatro Giacosa, ore 22:30
Enrico Rava New 4ET

Enrico Rava: flicorno
Francesco Ponticelli: contrabbasso
Enrico Morello: batteria

Il concerto di Enrico Rava in quartetto è l’evento del Festival, il nome celebre capace di attrarre anche il pubblico meno avvezzo al Jazz. Ed Enrico Rava non delude nemmeno stavolta.
Solo brani originali: “Inutile che ve li annunci, sono tutti brani originali”, dice lui stesso.
Brani originali, e il timbro inconfondibile del flicorno di Rava, i suoi fraseggi essenziali (in quanto a “numero di note” usate) e anche in virtù di ciò ricchi per intensità, dinamiche, efficacia espressiva. Con il suo trio Rava  si mette continuamente in gioco: dialoga moltissimo con Diodati, quasi un alter-ego elettrico, lascia molto spazio a chitarra, contrabbasso, batteria lasciando che si apra una finestra su un gruppo di per sé notevolmente interessante: un concerto nel concerto, in pratica. La batteria di Morello passa agevolmente dal soffio alla potenza massima,  sempre modulata da un controllo totale che ne rende intellegibile ogni istante di ogni successione ritmica, anche la più ardita. Il contrabbasso di Ponticelli è in continua proficua interazione ritmico – armonica con chitarra e batteria. Diodati è un chitarrista dalla personalità musicale ben spiccata, che padroneggia il suo strumento non smettendo mai di sperimentare.










L’impatto su chi vi scrive

Non si può che dire bene di un concerto come questo. Mai nulla di musicalmente scontato. Un musicista pressoché leggendario, che da sempre continua a rimettersi in gioco con musicisti nuovi – giovani – o semplicemente diversi da altri con cui ha interagito in precedenza. Il suo carisma e la sua personalità artistica ne escono sempre rafforzati. Il tre giovani artisti sul palco con lui sono tre talenti del Jazz oramai giustamente affermati,con un loro linguaggio ben riconoscibile e una creatività in continuo divenire. Il dialogo tra i quattro è fitto, è un dialogo tra pari.
In alcuni momenti ho personalmente percepito un certo sbilanciamento tra quella sintesi (intensa) di Rava di cui parlavo sopra, spesso incentrata sul suono in sé,  e la musicalità traboccante di note e battiti del trio con lui sul palco. Quasi certamente questa dualità è cercata e voluta,  e sono consapevole dunque che il contrasto che io sento in alcuni casi come sporadico squilibrio potrebbe per altri rappresentare il valore aggiunto del progetto.

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La nottata è andata avanti fino a notte inoltrata al Caffè del Teatro con i bravi, giovani  e infaticabili The Essence 4tet ( Sara Kari: sax, Emanuele Sartoris: pianoforte, Antonio Stizzoli: batteria e Dario Scopesi: contrabbasso) che hanno animato la nottata con il loro Jazz vitale ed energico

PercFest a Laigueglia: la serata finale

Il Percfest si conclude con un’altra bella serata di musica. Certo la piazza è meno affollata dei giorni precedenti, ma la gente rimasta a Laigueglia sfida imperturbabile il tempo incerto (ma alla fine pioverà solo qualche goccia) e prende posto non appena le sedie vengono sistemate davanti al palco.
Non si può certo dire che Rosario Bonaccorso non abbia fatto le sue scelte da direttore artistico in maniera monocorde: in programma c’è un Trio interessante di un giovane pianista il cui nome sta girando sempre più insistentemente, Dario Carnovale, e a seguire il concerto di una cantante “storica” che ha una serie di collaborazioni al suo attivo da lasciare a bocca aperta: Rachel Gould, in quartetto insieme al chitarrista Luigi Tessarollo.

Ma prima si esibiscono le giovani cantanti premiate al termine della Masterclass di Danila Satragno: il PercFest è anche promozione di cultura e di giovani talenti.

Comincia il bel Trio di Dario Carnovale, alle 21:30


Dario Carnovale, pianoforte
Lorenzo Conte, contrabbasso
Alfred Kramer, batteria

E’ un bel pianista Dario Carnovale, che ascolto per la prima volta qui a Laigueglia. Appena comincia a suonare penso che probabilmente, dalle evoluzioni sulla tastiera dalla travolgente pienezza di suoni durante il primo brano, abbia amato o ascoltato o suonato anche musica classica, o colta, come vogliamo definirla. La conferma la dà lo stesso Carnovale dichiarando il suo amore per Hindemith mentre dichiara il titolo della sua compositione “Interpolation”, termine in musica strettamente connesso all’improvvisare, non a caso.
Dunque Carnovale è un pianista colto, eppure molto diretto emozionalmente: bellissima la sua interpretazione di “I’ll Close my eyes”, tutta giocata su volumi al minimo ma con un’intensità particolarmente vibrante, con l’indugiare anche su delicate domande-risposte tra la mano sinistra e la destra, che danno vita a momenti di indiscutibile lirismo. Così come è d’impatto il contrario di questo, quando suona in modo potente, percussivo, percorrendo improvvisi silenzi contraddetti dopo un attimo dal fragore di corse sulla tastiera, ottave parallele, arpeggi adrenalinici. O ancora nelle atmosfere sospese in cui la bella batteria di Kramer tiene il tempo destrutturandolo, così come fa anche il contrabbasso del bravo Lorenzo Conte. Entrambi sono capaci di cambiare registro e di creare un tessuto adeguato alle diverse possibilità espressive di Carnovali, che di idee ne ha da vendere.  Molti, e meritatissimi, gli applausi!

E’ il momento del cambio palco: invece di attendere a vuoto, Gilson Silveira al birimbao e Marco Fadda con uno dei suoi mille tamburi  ci regalano un poetico, dolce, profondo ed intenso omaggio al grande Nanà Vasconcelos, poeta della musica brasiliana scomparso quest’anno. Suoni di una bellezza struggente.

GilsonFadda

Gilson Silveira e Marco Fadda – Foto Carlo Mogavero

Ore 2230

Rachel Gould Luigi Tessarollo quartet


Rachel Gould, vocals
Luigi Tessarollo, chitarra elettrica
Aldo Zunino, contrabbasso
Adam Pache, batteria

Si finisce in bellezza con la voce densa, graffiante, profonda ed intensa di una interprete con un curriculum di tutto rispetto: in effetti Rachel Gould vanta collaborazioni con Jazzisti stellari, uno per tutti,  Chet Baker. E ad ascoltarla cantare si capisce perché: una voce che in alcuni momenti ricorda le asperità timbriche di colleghe nere come Carmen McRae, un fraseggio incisivo poggiato non tanto su una estensione vocale estrema ma su raffinatezze dinamiche, di accenti, di inflessione.
Il concerto è  veramente di ottimo livello: sono belli gli scambi con Luigi Tessarollo, chitarrista dall’estro improvvisativo notevole, swingante, e che non a caso firma insieme a Rachel Gould il quartetto. Due protagonisti alla pari, che cantano le proprie storie ognuno con il suo strumento (gli assoli di  chitarra sono piccoli gioielli come lo sono gli scat vocali) e che si avvalgono dell’apporto fondamentale di Zunino e Pache. “Skylark” è costruita con un taglio ritmico ed un arrangiamento inusuali e accattivante; “Zanzibar” è un latin contagioso in cui il groove è costruito con fluida energia da Pache, in perfetta sintonia con Zunino. D’ altronde se si decide di seguire gli intrecci della chitarra sull’andamento del contrabbasso di Zunino si scopre quanto nulla sia affidato al caso anche nei momenti più liberi.

Sale Rosario Bonaccorso sul palco chiamando come è tradizione tutti gli artisti presenti in quel momento a Laigueglia, e intona la canzone finale seguita da tutto il pubblico : è un momento emozionante che nessuno qui al PercFest si vuole perdere, perché segna la conclusione di un Festival ma anche l’inizio del prossimo che verrà l’anno dopo. Il pensiero va a Naco, ma con quella musica che sale dolce nell’ aria di questa sera di fine giugno ognuno sorride a qualcuno che con lui sta suonando o ballando o chiacchierando, chi lo sa!


All’anno prossimo, mi auguro, di nuovo a Laigueglia. La vostra inviata vi saluta! Grazie ancora di cuore a Carlo Mogavero per le sue belle foto che sono state una parte importante di questi reportage quasi in tempo reale. W il Jazz!

PercFest di Laigueglia: la terza serata e Billy Cobham

La terza serata vede la piazza di Laigueglia gremita di gente già molto prima del concerto. E’ sabato sera, l’aria è dolce, i ragazzi della Escola de Samba passano per le vie portando in giro i loro ritmi festosi. Davanti all’ Albatros, il locale dove si svolgono le Jam Session notturne è stata allestita una passerella dove si svolge la sfilata di moda delle stiliste Flavia Bonaccorso e Manuela Guasco (Flauel).
Magliette e abiti. Le magliette indossate dai musicisti presenti oggi al PercFest. Chi sono? Tutti! Ellade Bandini, Nicola Angelucci, Bebo Ferra, Francesco Gimignani, Tullio De Piscopo, Alessio Menconi, Gilson Silveira, Francesco Lento, Rosario Bonaccorso e … Billy Cobham! Che percorre la passerella giocando, facendosi ammirare, voltandosi su se stesso con la sua maglietta rosso fuoco: il più fotografato di tutti, naturalmente, ride e scherza tra due ali di pubblico praticamente incredule, compresa la sottoscritta .

I concerti cominciano in anticipo: la partita la si gioca sempre con il maltempo. E’ prevista pioggia in nottata, ma vi faccio lo spoiler subito: vince Rosario Bonaccorso 3 a 0, perché comincia a piovere solo dopo l’ultima nota del secondo concerto (e comunque la musica continua all’ Albatros).

Alle 21:30 comincia il concerto di Andrea Pozza e Scott Hamilton in duo.

Andrea Pozza, pianoforte

Scott Hamilton, sax tenore

Un tuffo ristoratore nel mainstream più elegante, questo concerto di Scott Hamilton e di Andrea Pozza: ogni tanto è bello ritrovare suoni e atmosfere rassicuranti, un timbro caldo di sax tenore e un pianoforte che costruisce lo sfondo armonico ritmico per esaltarne i fraseggi.
E’ un Jazz tranquillo, scorrevole, fatto di esposizione del tema, sviluppo, assoli, scambi ogni quattro battute in forma di domanda – risposta, di feeling e grande interplay.
Andrea Pozza suona garantendo linee di basso fondanti, accordi corposi presentati anche in modo percussivo quando serve l’apporto ritmico che darebbe la batteria: ma non si esime da improvvisazioni gradevoli e divertenti.
“You’ve changed” è accarezzata dal sound inconfondibile del sax di Hamilton , che trasforma un tema melodico in una sorta di racconto emotivo affascinante e che provoca il pericoloso effetto collaterale che canteresti insieme a lui, disturbando il vicino che ascolta accanto a te: tanto più che lo faresti accompagnata da un pianoforte che sa bene come va trattata una ballad, in questo tipo di Jazz.
Il Blues non fa eccezione ed è trascinante come deve essere un Blues, decretando il successo di un duo pregevole, che la piazza dimostra con grande, grande calore.

 

Ore 22:30 Billy Cobham & Italian All Star

Dado Moroni, pianoforte
Francesco Lento, tromba
Francesco Gimignani, sax
Alessio Menconi, chitarra
Rosario Bonaccorso, contrabbasso
Giorgio Palombino, percussioni

Presenta: Tullio De Piscopo

Il concerto viene introdotto dal grande Tullio De Piscopo, batterista a dir poco epico, non solo in Italia, che intrattiene il pubblico giocando con il suo stile inconfondibile e presentando uno ad uno i musicisti di questo eccezionale settetto guidati da un gigante del Jazz nero americano, Billy Cobham.
Il palco si popola velocemente e la musica esplode all’istante.
Billy Cobham aveva aperto la prima edizione del Festival, vent’anni fa: Rosario Bonaccorso ha voluto fortemente ricostituire la Band di allora, che vedeva insieme lo stesso Rosario, Cobham, Moroni e Menconi. Ed è riuscito nell’impresa regalando più di un’ora di un Jazz traboccante di energia, groove, sonorità possenti e assoli incredibili.
Non è la prima volta che ascolto e guardo Cobham dal vivo: ma ero sempre capitata ai concerti in cui il suo drumset era fantasmagorico, sovradimensionato, con cento tamburi cento ride cento elementi e mille accessori.
Ieri sera a Laigueglia ho assistito al concerto di Cobham in versione “side man” nonostante fosse il leader della formazione: una formazione di star, musicisti e solisti bravissimi, che hanno creato un palco da brivido. E Cobham anche in questa versione (che non posso definire minimal, perché Cobham per fortuna è sempre Cobham) mi è piaciuto moltissimo.
Un drumming potente ed esplosivo, lo sappiamo tutti, che ha però la capacità di armonizzarsi con il contesto: e, reciprocamente, la sicurezza di musicisti capaci di rapportarsi ad una personalità musicale deflagrante come quella di Cobham, batterista che ha fatto e fa la storia del Jazz americano, no, anzi, mondiale.
Un timing entusiasmante, più che perfetto sovrumano: inarrestabile sia nelle parti libere che negli accompagnamenti, così come negli obbligati. Gli assoli di Cobham non ve li devo descrivere io: sono momenti da cardiopalma, raffiche infinite sul rullante, evoluzioni impressionanti su tamburi e piatti, sequenze di battiti ripetuti fino a quando l’orecchio quasi si abitua, ed è lì che parte l’improvviso cambio sonoro che ti fa sussultare. Ogni assolo è improvvisazione pura ma non è mai casuale: Cobham nella testa ha un percorso ben preciso, e dunque costruisce fraseggi musicali compiuti, non certo bordate a destra e a manca per dimostrare quanto può essere veloce e potente un batterista.
Dado Moroni è il pianista splendido che chi ama il Jazz conosce bene: il suo stile ricco di pathos è quello che ci vuole in un’occasione come questa. E Rosario Bonaccorso tira fuori dal suo contrabbasso la solidità ed il suono necessari a contribuire alla massa sonora importante per trovare la sintonia con la batteria.
La sezione fiati ha dato un apporto ottimo: il sempre più bravo trombettista Francesco Lento, solo apparentemente intimidito da un sound così pieno, e il giovane sassofonista Francesco Gimignani hanno strappato molti applausi con il loro rigore ma anche con le loro improvvisazioni ed i loro scambi. Alessio Menconi è apparso elemento fondamentale nella costruzione del tessuto sonoro ma anche negli assoli che si sono stagliati nettamente sulla imponente mole di suoni in cui si inserivano. E Giorgio Palombino non ha fatto che esaltare, con le sue percussioni, l’atmosfera esuberante e gioiosa che ci si aspettava da un settetto simile e che puntualmente si è avverata.
Vi avevo dato già un accenno di spoiler, ed ora vi svelo esattamente l’accaduto : appena l’ultima nota si è librata nell’aria si è materializzato acquazzone pazzesco. Il tempo si è sicuramente adeguato al timing sovrumano di Cobham… sovrumano come l’intuito incredibile di Rosario Bonaccorso, che ha anticipato il concerto del numero di minuti esatti per evitare il disastro. Quanti saranno stati? 19? 13? 17? 23? Non si sa. Secondo me, un numero primo: una magia!