A “Iseo Jazz” premiati musicisti e operatori del settore

 

Tra i festival jazz italiani che possono vantarsi di aver sempre dato spazio ai nostri musicisti c’è sicuramente “Iseo Jazz”. Le sue caratteristiche? Ventisette edizioni, sottotitolo “La casa del jazz italiano”, direzione artistica di Maurizio Franco, organizzazione Musica Oggi, patrocinio dell’associazione MIDJ (Musicisti Italiani Di Jazz). Per chi non le conoscesse, le località attorno al lago di Iseo (in provincia di Brescia) hanno un particolare fascino che unisce lo specchio d’acqua, un panorama prealpino, le viti della Franciacorta, pievi e castelli in una zona ad alto tasso turistico.

“Iseo Jazz” promuove vari progetti speciali e la manifestazione (7-14 luglio) ha visto, tra gli altri, la serata “L’importanza di chiamarsi Enrico” (10/7) in cui hanno suonato insieme i pianisti Enrico Intra ed Enrico Pieranunzi ed il trombettista Enrico Rava. Molti, peraltro, i giovani jazzmen ospitati tra cui Filippo Vignato, Marta Raviglia, Simone Graziano (presidente di MIDJ).

Il fine settimana conclusivo è stato contrassegnato da due doppi concerti e dal conferimento del Premio Iseo, una iniziativa che annualmente riconosce i meriti di musicisti ed operatori del settore. Il 13 luglio i recital si sono tenuti nella splendida cornice del Lido di Sassabanek, una lingua di terra proiettata nel lago, ricca di strutture immerse in un parco. Sul palco – allestito sullo sfondo lacustre, le montagne e la luce del tramonto – è salito il quartetto Double Cut con Tino Tracanna e Massimiliano Milesi (sax tenore e soprano, melodica), Giulio Corini (contrabbasso) e Filippo Sala (batteria). Hanno proposto al pubblico – con “didattiche” introduzioni del leader Tracanna – i brani dell’ultimo album, “Mappe” (Parco della Musica Records); in esso si valorizza con materiali originali e di repertorio (dal Jimmy Giuffre della “Western Suite” ad Ornette Coleman) un organico senza pianoforte e con due sassofoni, combinazione timbrica che Tracanna e Milesi sanno sfruttare al massimo in una vasta gamma di espressioni. Le musiche, infatti, hanno saputo esprimere la tensione e la macchinistica durezza in “Oli esausti” come la tenerezza nella ballad “Love and love again”, scritta da Milesi.

Molto interessante anche il secondo concerto, in parte penalizzato dall’irrigidimento del clima, con la Florence Pocket Orchestra di Riccardo Fassi. Il pianista (compositore e arrangiatore) ha costituito questo sestetto in cui si riproduce in piccolo una big band con ottoni (l’eccellente Fabio Morgera, tromba, e Stefano Scalzi, trombone), ance (il bravo Nico Gori, alto e clarinetto) e sezione ritimica (Guido Zorn al contrabbasso e Bernardo Guerra, batteria). I brani proposti, tutti di Fassi – come “Random Sequencer”, “Mon Vilain”, “The Hawk” – si sono mossi in una dimensione orchestrale, aprendo spazi ai solisti e lavorando sugli impasti timbrici.

Il 14 luglio la pioggia battente del tardo pomeriggio ha fatto spostare concerti e premiazione – previsti ad Iseo – dal sagrato della Pieve di S.Andrea al Castello Oldofredi la cui sala comunale non è riuscita a contenere il folto pubblico. Primo ad esibirsi l’Emanuele Cisi Quartet che ha suonato i brani del progetto-disco “No Eyes – Looking at Lester Young” (Warner), uno dei lavori discografici migliori degli ultimi tempi. Tra lo swing di “Jumpin’ at the Woodside” e l’incanto mingusiano di “Goodbye Porkpie Hat” il sassofonista tenore ha conquistato l’uditorio con la complicità di Dino Rubino (piano e tromba), Rosario Bonaccorso (contrabbasso) ed Adam Pache (batteria). Prima del set conclusivo, il direttore artistico – insieme al sindaco di Iseo e ad Enrico Intra – hanno consegnato i Premi Iseo 2019. Per i musicisti è stato insignito della targa Giovanni Tommaso, <<Per l’alto valore artistico della sua musica e per aver contribuito allo sviluppo del jazz italiano nel mondo>>; per gli operatori il sottoscritto << Per la preziosa attività critica ed editoriale svolta a sostegno della musica jazz più progettuale e della scena jazzistica italiana>>. Inutile dire che i riconoscimenti fanno piacere.

Giovanni Tommaso (in trio con Claudio Filippini al piano ed Alessandro Paternesi alla batteria) ha confermato la sua grande classe e statura con un intenso concerto proponendo, tra gli altri, un brano inedito (“Waltz for Lucca”) dalla toccante melodia, la ballad “Here’s That Rainy Day”, due testimonianze del suo amore per il cinema (“Cine Moderno” e il tema principale de “Il postino”, quest’ultimo del suo amico Luis Bacalov) ed una particolare versione di un brano di Aaron Copland. Pubblico entusiasta e appuntamento alla ventottesima edizione.

Luigi Onori

Sempre in primo piano il jazz italiano ad “Iseo Jazz”

 

Da ben ventisette anni il festival “Iseo Jazz” organizza le sue serate e articola il suo spazio sulla musica prodotta in Italia da jazzisti del Bel Paese. Con coerenza, rigore, divulgazione, ricerca gli organizzatori (la direzione artistica è di Maurizio Franco) propongono numerosi progetti speciali e artisti di varie generazioni, fornendo di anno in anno uno spaccato significativo delle ultime tendenze. Non a caso la rassegna si fregia del sottotitolo “La casa del jazz italiano” ed ha il patrocinio di MIDJ (l’associazione Musicisti Italiani di Jazz); in più, da sempre, la programmazione interagisce con un territorio di rara bellezza e suggestione, rinnovando quel rapporto tra musica e “luoghi” (anche nella loro dimensione amministrativa) che caratterizza le migliori rassegne della penisola.

“Iseo Jazz” inizia il 7 luglio a Palazzolo sull’Oglio (Palazzo comunale) con il trio del pianista Donatello D’Attoma (con Alberto Fidone ed Enrico Morello); completa la serata un progetto speciale intitolato “Il jazz a Milano negli anni cinquanta e sessanta”, epoca e repertorio proposto da Paolo Recchia, Andrea Dulbecco e Nicola Angelucci (sax, vibrafono, batteria).

Il 9 si prosegue a Sale Marasino (chiesa di San Giacomo di Maspiano) con un solo piano di Michele Di Toro, ispirato alle musiche di Nat Cole, George Shearing, Herbie Nichols e Lennie Tristano; anche questo è un progetto speciale della rassegna. Il 10 ci si sposta nell’Azienda Agricola Barone Pizzini (a Provaglio d’Iseo) per uno dei momenti clou del festival: “L’importanza di chiamarsi Enrico”, ovvero solo, duo e trio con i pianisti Enrico Intra ed Enrico Pieranunzi ed il trombettista-flicornista Enrico Rava (sempre progetto speciale dei “Iseo Jazz).

Le serate dell’11 e del 12 propongono le nuove generazioni di jazzisti: nella prima si approda ad Iseo (Sagrato della Pieve di Sant’Andrea) per il Francesco Diodati Trio (Laila Martial, Stefano Tamborrino) ed il Tony Arco Quartetto (Greg Burk, Sandro Cerino, Mauro Battisti) in “Colors of the soul”. Il 12 l’appuntamento è a Pratico (Parco delle erbe danzanti) per l’eversivo trio del trombonista Filippo Vignato (Yannick Lestra, Attila Gyarfas) arricchito dall’eclettica vocalist Marta Raviglia; la serata si completa con Simone Graziano, Francesco Ponticelli ed Enrico Morello.

Il fine settimana conclusivo è tutto ad Iseo e vede artisti di notevole caratura ed esperienza. Sabato 13 al Lido di Sassabanek c’è la Riccardo Fassi Florence Pocket Orchestra; Fassi (piano, composizione, direzione) coinvolge i fiatisti Mirco Rubegni, Stefano Scalzi, Nico Gori e Dario Cecchini e la sezione ritmica composta da Guido Zorn e Bernardo Guerra. Nello stesso spazio si esibisce il gruppo Double Cut guidato da Tino Tracanna, con il “doppio” sassofonista Massimiliamo Milesi e i ritmi Giulio Corini e Filippo Sala. Domenica 14 il gran finale si sposta al Sagrato della Pieve di Sant’Andrea dove riceveranno il “Premio Iseo” alla carriera il contrabbassista-compositore Giovanni Tommaso ed il critico musicale e storico del jazz (in particolare italiano) (nonché nostro validissimo collaboratore) Luigi Onori; Onori anticiperà al pubblico i contenuti del suo libro sul Perigeo, in uscita per Stampa Alternativa in novembre. Tommaso si esibirà in trio con Claudio Filippini ed Alessandro Paternesi. Ultimo concerto per l’Emanuele Cisi Quartet (Dino Rubino, Rosario Bonaccorso, Adam Pache) che omaggerà l’arte sassofonistica di Prez in “No Eyes – Looking at Lester Young”.

 

Double Cut al TrentinoInJazz 2019

Venerdì 28 giugno
ore 21.30
Cortile di Palazzo Libera
Villa Lagarina (TN)

TINO TRACANNA DOUBLE CUT

Ingresso 10 Euro

Secondo appuntamento per il Lagarina Jazz, una delle sezioni “storiche” del TrentinoInJazz, venerdì 28 giugno a Villa Lagarina: uno dei concerti più attesi dell’intero programma della rassegna, quello dei Double Cut di Tino Tracanna, venerdì 28 giugno. E’ un graditissimo ritorno al TrentinoInJazz, dopo la loro partecipazione nel 2017, per Tino Tracanna (sax tenore e soprano, melodica), Massimiliano Milesi (sax tenore e soprano), Giulio Corini (contrabbasso) e Filippo Sala (batteria).

Double Cut, doppio taglio, si riferisce alla presenza nel quartetto di due sax tenori, che all’occorrenza diventano soprani. Un raddoppio delle prospettive, dei punti di vista, che nella musica di Tino Tracanna acquista un particolare senso di moltiplicazione, di intreccio in cui il contrasto e l’empatia ricevono uguale attenzione. Ma il doppio taglio può anche essere riferito alla presenza, all’incontro di due generazioni, che la regia di Tracanna mette in grado di esprimersi in modo multiforme e sfaccettato. Le parole dello stesso leader sono illuminanti: “Due segni non delimitano uno spazio ma ne moltiplicano il senso, generando infiniti rimandi e collegamenti. Così è la musica oggi, carica di un immenso passato con la necessità immediata di coniugarne la complessità o riscoprirne la perduta semplicità”.

Il quartetto ha due cd all’attivo: Mappe, pubblicato da Parco della Musica Records, è uno dei lavori più importanti del 2018. La rilevanza di Tracanna nella scena italiana è evidente: lo troviamo già giovanissimo nei gruppi di Franco D’Andrea e da più di trent’anni è componente dello storico quintetto di Paolo Fresu. I suoi lavori personali si collocano tra le cose più significative del jazz contemporaneo in Italia. Massimiliano Milesi è stato allievo di Tracanna e ne ha declinato con nuova linfa il rigore, la capacità di sviluppare un discorso musicale coerente. Giulio Corini è tra i più apprezzati esponenti della nuova scena nazionale ed ha collaborato tra l’altro con Enrico Rava, John Abercrombie, Ralph Alessi. Filippo Sala ha suonato con diversi solisti internazionali, tra cui Ralph Alessi, Sabir Mateen e Giovanni Falzone.

Prossimo appuntamento: sabato 29 giugno Stefano Colpi Atrio a Ala (TN).

Il Beppe Di Benedetto Concept Quartet in concerto al Rossini Jazz Club di Faenza

La stagione musicale del Rossini Jazz Club di Faenza prosegue, giovedì 14 marzo 2019, con il concerto del Beppe Di Benedetto Concept Quartet, formazione composta da Beppe Di Benedetto al trombone e all’euphonium, Gianluca Di Ienno al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso e Michele Morari alla batteria. La rassegna diretta da Michele Francesconi si presenta in questa stagione con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Un quartetto tutto nuovo per un progetto di musica originale: questa la formula che il trombonista Beppe Di Benedetto presenta nei brani di “Concept and Stories”, il progetto che porta in concerto al Rossini Jazz Club di Faenza. La musica, interamente composta dal leader negli ultimi mesi del 2016, raccoglie tutte le sue esperienze e le mette a confronto con le musiche del mondo, gli studi di nuovi linguaggi, il jazz europeo, americano ed italiano.

Beppe Di Benedetto ha voluto accanto a se una ritmica in grado di recepire le suggestioni date dalla scrittura ma allo stesso tempo musicisti con una grande personalità da mettere al servizio della musica. Ha trovato in Gianluca Di Ienno al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso e Michele Morari alla batteria, i compagni ideali per questo scambio di energie. La musica espressa dai quattro solisti prende cosi forma attraverso le suggestioni date dalla scrittura del leader mentre i momenti di improvvisazione sono caratterizzati da un grande interplay, il materiale sonoro è tratto dalla tradizione e dalle suggestioni del jazz contemporaneo oltre che dalla grande personalità dei musicisti.

Trombonista, compositore e arrangiatore, Beppe Di Benedetto ha condiviso il palco insieme a molti importanti protagonisti della scena nazionale ed internazionale, tanto nel jazz quanto in ambito pop, tra i quali, Eumir Deodato, Bob Mintzer, Burt Bacharach, Mario Biondi, Paul Anka, Dee Dee Bridgewater, Hengel Gualdi, Jovanotti, Antonella Ruggero, Fabrizio Bosso. In particolare, dal 2006 al 2013, Di Benedetto ha collaborato con Mario Biondi nei suoi tour in tutto il mondo come trombonista ed arrangiatore. Nel novembre 2011, Beppe Di Benedetto ha debuttato come leader con il disco “See The Sky”, progetto in cui ha concentrato conoscenze musicali ed emozioni acquisite attraverso tanti anni di musica, incontri e vita. Nel 2015, sempre con il Beppe Di Benedetto 5tet, è uscito “Another Point View”. Nel 2018, ha fondato la Jazz’ On Parma Orchestra di cui è direttore artistico e musicale.

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

Giovedì 21 marzo 2019, sul palco del Rossini Jazz Club di Faenza si esibirà il Paolo Ghetti Melody Quartet, formazione guidata dal contrabbassista Paolo Ghetti con Alessandra Abbondanza alla voce, Massimiliano Rocchetta al pianoforte e Andrea Elisei alla batteria.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

Sleego @ Rossini Jazz Club, Faenza

Giovedì 7 marzo 2019, il Rossini Jazz Club di Faenza ospita le sonorità irlandesi con il concerto di Sleego, trio formato da Manuel Vignoli al violino, Lucio Altieri alla chitarra acustica e al bouzouki irlandese e Domenico Strippoli alle percussioni. La rassegna diretta da Michele Francesconi si presenta in questa stagione con due cambiamenti sostanziali: il Bistrò Rossini di Piazza del Popolo è il nuovo “teatro” per i concerti che si terranno di giovedì. Resta immutato l’orario di inizio alle 22. Il concerto è ad ingresso libero.

Gli Sleego sono un trio strumentale nato con l’intento di rivisitare le melodie tradizionali celtiche in chiave moderna. Il progetto prende vita nell’estate del 2015 e, ad oggi, ha già all’attivo moltissimi concerti con feedback estremamente positivi da parte di pubblico e critica. Nel corso degli anni, il trio si è esibito in diverse regioni italiane ed ha vinto alcuni riconoscimenti degni di nota, tra cui il primo premio al concorso nazionale “Folk Nuove Generazioni” conferitogli dal “Li Ucci Festival” di Cutrofiano (Lecce) e il Premio della Giuria a “La Musica nelle Aie” di Faenza.

A giugno 2016 è uscita la prima produzione dal titolo “Inspire”, contenente otto brani tradizionali da loro rivisitati, più due tracce remixate create in collaborazione con il maestro e compositore Paolo Castelluccia, autore di colonne sonore per la RAI e per SKY. Nel 2018, invece, è venuto alla luce il secondo album della band, “Metamorphosis”, composto unicamente da brani inediti. Questo lavoro rappresenta una evoluzione nel percorso del gruppo, frutto di una ricerca sonora rivolta a cercare un connubio tra le sonorità celtiche e la world music: ritmi incalzanti, sonorità etniche e melodie romantiche creano un mondo intimo e immaginifico in cui avvolgere l’ascoltatore.

La rassegna musicale diretta da Michele Francesconi, dopo oltre dieci anni, cambia sede e si sposta al Bistrò Rossini che diventerà, ogni giovedì, il Rossini Jazz Club: la seconda importante novità riguarda proprio il giorno della settimana, si passa appunto al giovedì come giorno “assegnato” ai concerti. Resta invece immutato lo spirito che anima l’intero progetto: al direttore artistico Michele Francesconi e all’organizzazione generale di Gigi Zaccarini si unisce, da quest’anno, la passione e l’accoglienza dello staff del Bistrò Rossini e l’intenzione di offrire all’appassionato e competente pubblico faentino una stagione di concerti coerente con quanto proposto in passato.

La rassegna musicale del Rossini Jazz Club di Faenza prosegue, giovedì 14 marzo 2019, con il concerto del Beppe Di Benedetto Concept Quartet, formazione composta da Beppe Di Benedetto al trombone e all’euphonium, Gianluca Di Ienno al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso e Michele Morari alla batteria.

Il Bistrò Rossini è a Faenza, in Piazza del Popolo, 22.

I NOSTRI CD

Emanuele Coluccia – “Birthplace” – Workin Label
Emanuele Coluccia, pianista e multistrumentista, presenta “Birthplace”, cd edito da Workin Label in collaborazione con Puglia Sound.  Un disco in cui si relaziona ai validi Luca Alemanno al contrabbasso e Dario Congedo alla batteria, che ha come idea di partenza anzi di ritorno il rientro a casa dopo lo smarrimento del viaggio, l’approdo al luogo di nascita, inteso come proprio presente emotivo, vita interiore, come culla di sentimenti ed espressione creativa. Sono otto suoi brani, a parte “Azzurro” di Paolo Conte, che all’origine si configurano come semplici appunti, idee melodiche affiorate nei momenti più imprevedibili della giornata, non dunque come ci si potrebbe aspettare sollecitate davanti ad un pianoforte, un sax, una chitarra, ma fuori, in movimento, fissate in genere sul cellulare.  Schizzi che poi al momento opportuno vengono organizzati sul piano armonico e inquadrati seguendo una sintassi jazzistica all’interno di una cornice che è appunto quella stilistica del mondo musicale d’appartenenza, formatasi anche tramite la pluriennale esperienza artistica in Europa ed a New York.
L’album si presenta come note di un diario di note, genius loci di storia umana e artistica, in una narrazione fatta di temi (in uno dei quali, “Eagle’s Wish”, c’ė l’apporto della vocalist Carolina Bubbico) costruiti con attenzione al suono, al suo scorrere, resi con un pianismo immediato, dai riflessi coloristici mutevoli, fluido, come la placenta di un grembo materno, sia detto metaforicamente, per indicare quel luogo di provenienza e d’arrivo a cui l’album, tutto, protende.

Double Cut – “Mappe” – Parco della Musica Records
Il quartetto Double cut presenta “Mappe”, secondo album pubblicato da Parco della Musica Records. La formazione, abbastanza inusuale, annovera i due sassofoni di Tino Tracanna e Massimiliano Milesi, con una sezione ritmica composta Giulio Corini al contrabbasso e Filippo Sala alla batteria e affini. Ma perché mai Mappe? Proviamo ad immaginare un navigatore satellitare che non sia ben aggiornato e che porti, si, a destinazione ma attraverso un percorso frastagliato, più lungo, certamente più panoramico e variegato. È così che si passa da un brano alla Ornette Coleman (“Spiritual Legacy”) ad un omaggio a Jimmy Giuffre con la riproposizione della sua “The Train and The River” a mò di boogie-shuffle; dall’omaggio divertito a Tom Waits in “Love and Love Again” ai giochi infantili dell’onirico “Biglie e Castelli di Sabbia”, scritto dal batterista (le altre composizioni sono in alternanza di Milesi e Tracanna). Il sat nav ci porta su e giù per la carta geomusicale, fra esplosioni ritmiche (“Olii esausti”) e contrasti armonici (“Triads”), twist (“Charivari”) e improvvisazioni corali (“Settepersette”) fino a “Pow How”, l’indianino animato dei Caroselli di una volta che diventa titolo per un brano basato su una nota sola (no, la samba omonima non c’entra!) legata ad una sequenza ben ritmicizzata. Buon per Tracanna aver trovato un alter ego ideale in Milesi. C’era gente, nel jazz, come Roland Kirk che i due sax se li suonava da solo! I due musicisti, per quanto di personalità differente, lavorano, è il caso di dire, di concerto, impiegando energia e voglia di sperimentazione in congiunzione. Double Cut, Doppio taglio, allora, per I Due Tenori (ma anche soprano e strumentario vario) sta per questo approccio duplice al materiale da segnare durante il percorso: put on the map.

Marco Magnelli – “Dress Code” – Nusica.org
In diverso modo legata allo stato d’animo degli artisti è la proposta discografica del chitarrista trentaseienne Marco Magnelli, cosentino di nascita, bolognese d’adozione, che licenzia in Trio, per i tipi musicali di Nusica.org, l’album “Dress Code”. Titolo che dà l’idea di una musica che “veste” la nudità del vuoto, con una chitarra struccata che abbiglia il suono in modo circolare, lo avvolge di accessori funk e rock, lo avviluppa entro collane di note e si mostra, come in un fashion show, su una pedana dove una compiacente sezione ritmica ne sostiene il passo a volte felpato altre volte calcato con decisione. I modelli, in senso musicale, sono Brill Frisell e Esbjörn Svensson ma la trama del tessuto è di conio artigianale, preparata in team con Federico Gueci al contrabbasso e Simone Sferruzza alla batteria. Il “Dress Code” di Magnelli and partners è casual, nelle parti improvvisate; sofisticato, nei momenti più soft dell’esecuzione; a tratti di taglio semiformale. La scaletta si alterna fra “Ironic Smile” e “Piccoli Idilli” per trasformarsi infine in “Wild”, che è il brano in cui partecipa l’ospite Mariolino Stancati, musicista sperimentale conterraneo di Magnelli. Quasi come se il cerchio si facesse quadrato per occupare integralmente l’habitus entro cui i musicisti si son mossi fino a qualche momento prima.

Federica Michisanti – “Silent Rides“ – Filibusta Records
Stefano Bonnot di Condillac riconduceva le facoltà attive dell’anima alle sensazioni.
Le quali, secondo il filosofo, si trasformavano in azione attraverso fibre nervose e movimenti non essendo l’anima, senza il corpo, in grado di generare alcuno sviluppo. Questo è quanto ricordava, nel 1832, lo storico della filosofia Guglielmo Tennenmann nel suo manuale storico-filosofico. E questo è quanto è venuto in mente al cospetto dell’album “Silent Rides”, del Federica Michisanti Horn Trio, edito da Filibusta Records. In effetti la giovane contrabbassista romana potrebbe esser vista come una ideale continuatrice di Condillac per il rilievo che l’impulso delle sensazioni assume nella sua pratica musicale. Fatta di un jazz molto “a pelle” in cui lo strumento ė funzionale ad “animare” armonie attraverso contrappunti, fraseggi in sequenza, linee improvvisative… qualità che si vanno sempre più riscontrando nella consolidanda tradizione del contrabbassismo femminile. In questa direzione l’essere affiancata, nella suite in otto tracce, dal sax e clarinetto di Francesco Bigoni e dalla tromba di Francesco Lento, la affranca ulteriormente da quei compiti canonici che di norma vengono assegnati ai bassisti. Per girare o meglio viaggiare (Rides) verso territori espressivi già silenti, senza ostruzioni e paletti stilistici e, con tono discorsivo e tocco leggero, cesellare il proprio percorso ricucendone le trame creative unificandoci gli interessanti spunti dei due fiati, spesso intersecati, protagonisti per niente complementari del progetto.