Divertenti e brave Susanna Stivali e Chiara Viola

Serata “scoppiettante” quella di martedì scorso che alla Casa del Jazz, nell’ambito del ciclo “L’altra metà del Jazz” curato da Gerlando Gatto, ha visto protagoniste Susanna Stivali, accompagnata da Alessandro Gwis al piano, e Chiara Viola con Danilo Blaiotta al piano.

Come si accennava, ospite del primo tempo Susanna Stivali, che ha esordito rispondendo alla domanda di Gatto riguardo ad eventuali problemi legati al sessismo nel mondo del jazz; l’artista ha invitato tutti ad una riflessione, non su episodi specifici ma su un atteggiamento generale abbastanza arretrato nei confronti delle musiciste jazz in Italia sebbene oggi,  grazie ad iniziative di musicisti, organizzatori e manager si stia avviando un lento ma inesorabile cambiamento, con una conseguente apertura maggiore alle musiciste jazz. Tra gli eventi più significativi, la creazione dell’associazione Musicisti Italiani di Jazz (MIDJ) del cui direttivo Susanna fa parte, l’istituzione del Premio Gender Equality destinato al festival più impegnato dal punto di vista della parità di genere e un report annuale che descrive la situazione relativa a questa problematica con riferimento al panorama nazionale.

Conclusa la parte relativa alle questioni di genere Susanna, guidata dalle domande di Gatto, parla della sua carriera partendo dalla sua preparazione: nel raccontare dei suoi studi di pianoforte, canto classico e canto jazz ricorda come la sua formazione classica sia stata indispensabile per avere solide fondamenta su cui costruire anche il canto jazz – disciplina che aveva intrapreso di nascosto, contro il volere della sua insegnante di canto. Una particolarità che riguarda la sua formazione è che anche lei, come altre musiciste di questa serie di incontri, ha studiato presso il Berklee College of Music di Boston per un anno e mezzo, grazie al conseguimento di una borsa di studio; proprio a Boston Susanna decide di dedicarsi in toto allo studio della musica. Relativamente a quell’esperienza, ma anche ai suoi numerosi viaggi in vari paesi tra cui Sudafrica, Brasile, Thailandia, Lettonia e Mozambico, Susanna descrive una sensazione molto particolare, che si prova studiando a lungo all’estero: paradossalmente quando si è più lontani da casa, a suo dire, ci si avvicina di più alle proprie radici e alla propria terra e ci si trasforma; a questo proposito condivide un bel ricordo di una sua partecipazione ad un festival locale di musica internazionale. Tra gli insegnanti avuti in questo periodo ricorda Bob Stoloff, Mark Murphy, ma soprattutto Hal Crook, trombonista di vaglia nonché autore del libro How To Improvise, uno dei più conosciuti manuali di improvvisazione jazz in circolazione.

In seguito parla delle sue collaborazioni una volta tornata in Italia: oltre ai sodalizi  con artisti del calibro di Lee Collins, Miriam Makeba e Rita Marcotulli (già ospite di questa serie) Susanna dà particolare spazio al suo rapporto di amicizia con Giorgia, conosciuta in un campus in Inghilterra e con cui ha sviluppato fin da subito un legame grazie alla passione comune per Whitney Houston; legame che si è esteso  anche in ambito artistico, dal momento che Susanna ha scritto il brano Chiaraluce per l’amica, contenuto nell’album Stonata del 2007. Un’altra collaborazione di cui la cantante parla con affetto è quella con il Trio Corrente composto da Paulo Paulelli al contrabbasso, Fabio Torres al pianoforte e Edu Ribeiro alla batteria, trio brasiliano tra i più conosciuti nell’ambito jazz in patria per uno stile musicale che adotta una pulsazione ritmica diversa da quella tipica  brasiliana per fare spazio ad atmosfere più soavi e morbide (vincitori peraltro di un Grammy Award al miglior album di musica latina nel 2014 con Song For Maura, registrato con Paquito D’Rivera). Ed è collegandosi proprio a quest’argomento che si va a toccare l’ultimo punto della chiacchierata, ovvero l’importanza della scrittura, fondamentale a detta della vocalist che ha anche raccontato la sua evoluzione dal punto di vista della lingua usata: ha infatti iniziato a scrivere in inglese, cambiando poi registro quando è passata alla scrittura in italiano. Conclude quindi esprimendo la sua opinione riguardo alla correlazione tra sensibilità femminile e scrittura musicale, sostenendo l’effettiva inesistenza di questa dicotomia.

I brani cantati da Susanna, insieme al pianista Alessandro Gwiss, sono stati Valsinha, tratto dall’album Caro Chico; Fee-Fi-Fo-Fum dello scomparso Wayne Shorter e Decostruzione della stessa cantante, un’anteprima del suo prossimo album, in uscita a giugno in Brasile.

La seconda cantante della serata, Chiara Viola, entrata sul palco accompagnata dal pianista Danilo Blaiotta, inizia raccontando del suo rapporto con la musica, di cui si è innamorata soprattutto per quanto riguarda il canto, grazie al film Sister Act, la cui visione era una tradizione annuale nella scuola di suore che frequentava durante l’infanzia. In seguito, racconta dei suoi studi di chitarra classica e di come la sua passione per la musica degli 883 l’abbia da una parte spinta ad imparare a suonare lo strumento, e dall’altra l’abbia messa un po’ in contrasto con il suo insegnante. In seguito si iscrive alla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia per studiare canto, e a seguito di un concerto di Joey Garrison si innamora del jazz e decide che quella sarà la sua strada (una divertita Chiara racconta, a questo proposito, dell’indifferente reazione di Garrison all’entusiasmo della cantante). Prosegue raccontando dei tanti lavori da lei svolti al di fuori della musica: dal fare l’hostess di terra per Alitalia a lavorare in un albergo di Parigi, dove si è trasferita in seguito e dove adesso risiede.

Tornando alla musica, continua parlando del suo periodo di studio al Conservatorio Santa Cecilia, con insegnanti del calibro di Maria Pia de Vito (già anche lei ospite del ciclo) e Danilo Rea, e della tesi con cui si è laureata con 110 e lode, dedicata al silenzio. Dietro sollecitazione di Gatto, la Viola esprime una particolare ammirazione  per il “silenzio” che lei ama come una tela bianca che permette di apprezzarne i colori – in questo caso i suoni. Un dato curioso è che un’altra musicista ospite del ciclo, Miriam Fornari, aveva dedicato la sua tesi di laurea allo stesso argomento esprimendo più o meno le stesse opinioni di Chiara.

Il racconto prosegue con una artista assolutamente padrona del palco che denota una sorta di umorismo davvero apprezzabile con cui tiene desta l’attenzione del folto pubblico, chiaramente divertito e interessato. Ecco quindi l’esperienza in un gruppo di jazz tradizionale in contemporanea ad un suo tour con un complesso di free jazz – tour nato per puro caso, in cui lei era entrata in sostituzione della cantante titolare a causa di un malore di quest’ultima.

L’ultima parte della chiacchierata è dedicata ad un intenso dibattito, in cui è stato coinvolto anche Danilo, riguardo alle differenze tra l’Italia e Parigi per quanto riguarda il ruolo dei musicisti nella società: la nostra cantante racconta di un pubblico parigino educato fin da piccolo alla musica, grazie anche all’istituzione dei conservatoires, rinomate scuole di musica statali presenti in abbondanza nella Città delle Luci, una per ogni banlieue – ma più in generale grazie ad uno stato che investe di più sulla cultura rispetto a quello italiano, tanto che lì è in vigore una legge che consente ai musicisti di ricevere un sussidio statale (legge che, come fa notare Danilo, è passata in maniera molto più restrittiva anche qui in Italia); da qui è emersa un profondo disappunto da parte di Chiara nei confronti dello Stato italiano e degli organizzatori che non pagano abbastanza i musicisti, trascurando anche l’aspetto culturale.

I pezzi eseguiti da Chiara e Danilo sono stati Didsbury, tratta dall’album Until Down pubblicato da Chiara nel 2019, Lullaby for Francesco, anch’essa una toccante composizione della cantante, e una originale rielaborazione di Harvest Moon di Neil Young.

Degno di una nota a parte è stato il finale della serata: in virtù di un rapporto di amicizia che lega Chiara e Susanna, le due cantanti, accompagnate da Danilo Blaiotta al piano, si sono esibite insieme in una frizzante esecuzione di Bye Bye Blackbird.

Beniamino Gatto

Cinzia Gizzi e Noemi Nuti entusiasmano il pubblico: Ripresa alla Casa del Jazz la fortunata serie L’Altra Metà del Jazz condotta e ideata dal nostro direttore Gerlando Gatto

Dopo un’attesa di circa due mesi e mezzo, la fortunata serie L’Altra Metà del Jazz, a cura di Gerlando Gatto, è ricominciata alla Casa del Jazz con due valide artiste: la pianista Cinzia Gizzi e l’arpista e vocalist Noemi Nuti.
La prima parte della serata è dedicata appunto a Cinzia Gizzi, la cui intervista inizia con una riflessione sull’assenza del canto jazz nel Festival della Canzone Italiana di Sanremo, conclusosi pochi giorni prima dell’evento: riflessione da cui scaturisce l’amara considerazione di un confinamento del jazz in certe nicchie e ambienti definiti, nonostante  l’attuale tendenza alla contaminazione tra generi.

Parla poi della sua carriera: partendo dal primo incontro con la musica che avvenne per caso durante i suoi studi universitari in una facoltà impostale dalla famiglia . Ma ben presto la musica ebbe la meglio e nell’arco di poco tempo si andò delineando la personalità di una grande artista che  proseguì con il suo rapporto con il piano classico, che lei definisce fondamentale per una buona formazione jazzistica ma non indispensabile. Sulla musica classica tornerà in seguito, esprimendo la sua preferenza, tra i compositori, per Bach, genio capace di donare equilibrio a chi lo ascolta. Enumera quindi alcune delle sue collaborazioni più significative e di alto profilo come Harry “Sweets” Edison, Joe Newman, Sammy Davis e Tony Scott, dei quali ricorda con grande affetto l’aspetto umano oltre a quello artistico. E si arriva così  al 1988, anno della svolta per la sua carriera: sarà infatti quello l’anno in cui vincerà una borsa di studio, grazie ad una sua amica che la convinse a presentare la domanda, che la porterà negli USA, a Berkeley; Cinzia ricorda questi tempi negli Stati Uniti come duri ma molto soddisfacenti. Altri incontri e collaborazioni l’hanno segnata: nello specifico con Chet Baker, Dizzy Gillespie e in particolare Jaki Byard, con cui ha studiato metodologia a seguito di un incontro presso il Mississippi Jazz Club, allora gestito dai fratelli Toth.
Racconta poi del suo ritorno in Italia e della pubblicazione del suo primo disco Trio and Sextet, nel 1991, con la collaborazione di musicisti come Flavio Boltro alla tromba, Piero Odorici al sassofono, Giovanni Tommaso al basso, Gianni Cazzola alla batteria e Mario Migliardi al trombone, e della sua carriera didattica di cui ricorda luci e ombre: tra le prime ricorda la soddisfazione dell’insegnamento, sottolineandone tuttavia la complessità; tra le seconde illustra le difficoltà affrontate a causa di un sistema che imponeva al detentore della cattedra unica l’insegnamento di sette materie in tutto il semestre ed anche del fatto che, in quanto donna, ha dovuto dimostrare più degli altri colleghi maschi. Da questo complessivo bagaglio di esperienze le deriva la forza e la capacità di scrivere due libri dedicati agli “Arrangiatori Jazz”.
Toccando infine gli aspetti più recenti della sua carriera, ricorda il premio alla carriera vinto nel 2017 nell’ambito del Premio Internazionale Profilo Donna, grazie alla segnalazione di Patricia Adkins Chiti, e conclude con una piccola riflessione sulla quasi totale assenza di jazz nella Rai, collegandosi alla prima domanda fatta durante l’incontro da cui si evince, secondo Cinzia, che i giovani d’oggi vengono bombardati da un determinato tipo di musica, mentre dovrebbero avere la possibilità di scegliere la musica che amano e la Rai – servizio pubblico, non dimentichiamolo – dovrebbe dare modo ai suoi ascoltatori, che pagano un canone, di seguire ogni genere musicale.
Come al solito non sono mancati interventi musicali: in questo caso Cinzia è stata accompagnata dal contrabbassista Pietro Ciancaglini e dal batterista Marco Valeri, e insieme hanno suonato I Keep Love in You di Bud Powell, Subconsciously di Lee Collins e Te Vojo Bene Assaje.

Dopo il consueto intervallo di cinque minuti, la serata è ripresa con l’arpista e vocalist Noemi Nuti che purtroppo, a causa di un problema tecnico con l’arpa, si è presentata solo nelle vesti di cantante, accompagnata dall’eccellente pianista Andrew McCormack, compagno non solo sulla scena ma anche nella vita.
La vita di Noemi è caratterizzata da numerosi viaggi e contatti con diverse culture: nasce infatti a New York da famiglia italiana e ci rimane fino agli otto anni; da quel momento si trasferisce in Italia dove passerà la tarda infanzia e l’adolescenza, per poi trasferirsi a Londra, dove tuttora risiede. Già fin dall’età di otto anni Noemi inizia a studiare l’arpa, di cui si è innamorata grazie alla copertina di una rivista che la raffigurava in tutto il suo splendore; comincia quindi con lo studio dell’arpa classica e folk (soprattutto celtica) fino all’ottavo grado, ma grazie al contatto con la musica di Kurt Rosenwinkel ed Ella Fitzgerald decide di passare alla musica jazz: ed è in questo ambito che nel 2012 si diplomerà al Trinity College di Londra, studiando con insegnanti del calibro di Anita Waddell, John Hendrix e Sammie Purcell.
Nella sua musica risulta evidente un vivo interesse per la musica brasiliana, soprattutto per l’unione, da lei illustrata, tra ricchi ritmi e melodie leggere, semplici solo all’apparenza ma che in realtà nascondono una complessità disarmante: questa passione la porterà a formare una band di samba che arriverà fino al celeberrimo Carnevale di Rio de Janeiro. A proposito del Brasile, Noemi lo descrive come un posto molto particolare: un luogo isolato e un porto allo stesso tempo, contemporaneamente un melting pot e un luogo legato alla propria cultura.
Un altro luogo di cui parla con molto affetto è la sua residenza attuale, ovvero Londra: facendo un paragone tra la scena musicale londinese e quella italiana Noemi nota un attaccamento al passato e alle tradizioni molto più presente in Italia che nel Regno Unito dove, al contrario, osserva una maggiore apertura all’innovazione e attenzione da parte del governo nei confronti delle arti. Sempre a proposito del jazz inglese, descrive l’influenza subita dalla musica sudafricana e le differenze dei ritmi afro-jazz presenti nelle varie regioni del mondo: da una chiacchierata con il pianista panamense Danilo Pérez nasce una maggiore attenzione alle casse e ai bassi nelle regioni del Sud America, mentre, al contrario, una predilezione nei confronti dei piatti e delle frequenze alte nel Regno Unito; a questo proposito ha citato la cantante britannica Norma Winstone e come un suo brano, Azimuth, sia tornato alla ribalta grazie ai celebri rapper Drake e Yeat e ai produttori Bnyx e Sebastian Shah, che l’hanno campionata nel loro  IDGAF, uscito nello scorso ottobre. Conclude infine il suo intervento con un ulteriore elogio nei confronti di Londra, ovvero di come la scena inglese permetta un’ottima formazione a livello professionale e di affrontare a ogni sorta di pubblico e ambiente.
I brani proposti con il pianista Andrew McCormack sono stati “For What I See,” composizione originale di Noemi contenuta nel suo disco ‘Venus Eye’ uscito nel 2020 e ispirata da “Treme Terra” di Flora Purim e Airto Moreira con Joe Farrell (il disco si chiama “Three-Way Mirror”). A questa prima, trascinante esibizione hanno fatto seguito “Disfarça e Chora” di Cartola e “I Can’t Believe You’re In Love With Me” di Jimmy McHugh, interpretato anche da Billie Holiday.
In quanto a pubblico la serata è stata un successo, facendo registrare non solo un numero di spettatori tale da riempire quasi l’intera sala ma anche un entusiasmo e un gradimento che chi vi scrive non può che condividere.

Il prossimo appuntamento è in programma martedì 20 Febbraio alle 21 con Susanna Stivali e Chiara Viola. Clicca qui per info&tickets

Beniamino Gatto

Gatto alla Casa del Jazz: secondo ciclo di incontri per “L’altra metà del Jazz”

Com’era facilmente prevedibile, visto l’ottimo risultato del primo ciclo, il nostro direttore Gerlando Gatto il 13 febbraio torna alla Casa del Jazz di Roma con “L’altra metà del Jazz”, cinque ulteriori serate da lui ideate e condotte.   Il format è sempre lo stesso: ogni martedì sera interviste a due musiciste jazz, una che ha raggiunto un livello di fama ormai consolidato e un astro nascente ancora non così conosciuto.
Scopo di questo ciclo, come dichiarato dallo stesso Gatto, è quello di dare, da una parte un contributo, per quanto minimo, all’abbattimento delle barriere di genere all’interno del sistema jazzistico, e dall’altra di offrire un trampolino di lancio ad alcune giovani musiciste talentuose, ma non ancora note al grande pubblico.
E veniamo al calendario di questo secondo ciclo.

Martedì 13 febbraio Cinzia Gizzi e Noemi Nuti
Cinzia Gizzi pianista, compositrice, arrangiatrice, ha iniziato lo studio del pianoforte classico all’età di otto anni. Si avvicina al jazz durante gli anni di università, quando si trasferisce da Pescara, sua città natia, a Roma. Qui suona per lungo tempo nei jazz club avendo l’opportunità di accompagnare moltissimi musicisti italiani e americani. Nell’anno accademico 1995-96 ricopre la cattedra di “Jazz” presso il Conservatorio di Reggio Calabria.
Noemi Nuti. Nata e cresciuta a New York fino all’età di otto anni, inizia il suo viaggio musicale da bambina studiando l’arpa celtica in Italia per poi conseguire una laurea in arpa classica presso la Brunel University a Londra.  Nel 2012 si diploma con un master in jazz al “Trinity College of Music” di Londra. Il suo album di debutto “Nice to Meet You” (2015) è stato prodotto dal trombettista Quentin Collins. (ingresso 5€ online su ticketone)

Martedì 20 febbraio Susanna Stivali e Chiara Viola

Susanna Stivali. Studia pianoforte, canto classico e jazz, perfezionandosi con Bob Stoloff e Murk Murphy; si specializza presso il Berklee College of Music di Boston. Affianca ad una intensa attività concertistica, quella di docente di canto jazz presso alcuni Conservatori. Particolarmente interessata alle collaborazioni con musicisti della nuova scena brasiliana.
Chiara Viola. Nata a Roma, si avvicina alla musica dopo aver visto “Sister Act”. Così studia dapprima chitarra classica e poi canto jazz al Conservatorio di Santa Cecilia. Nel 2019 la prima realizzazione discografica, dopo di che si trasferisce a Parigi dove attualmente vive e lavora. (ingresso 5€ online su ticketone)

Martedì 27 febbraio  Sara Jane Ceccarelli e Veronica Parrilla

Sara Jane Ceccarelli. Italo canadese nasce a Gubbio ma vive a Roma. A 3 anni comincia a studiare pianoforte classico; a 16 anni canta e si diploma al Corso Jazz del Conservatorio Santa Cecilia. Si esibisce con il fratello chitarrista Paolo. Nel 2012 inizia il suo percorso di studio e interpretazione di musica proveniente dalle culture più diverse: canta nelle lingue originali (più di dieci) ampliando così il suo straordinario repertorio.
Veronica Parrilla. Nasce a Cirò Marina e consegue il diploma accademico di I Livello in Canto Jazz presso il Conservatorio “F. Torrefranca” di Vibo Valentia e il diploma accademico di II Livello in Canto Jazz presso il Conservatorio “A. Corelli” di Messina. Attualmente prosegue il triennio accademico in Pianoforte Jazz e il triennio accademico in canto Pop/Rock. (ingresso 5€ online su ticketone)

Martedì 5 marzo Greta Panettieri e Elena Paparusso

Greta Panettieri. Vocalist e scrittrice. La sua storia musicale parte da giovanissima, con lo studio del violino e del pianoforte al Conservatorio di Perugia; quindi, la vita a New York documentata anche dal libro a fumetti “Viaggio in Jazz”, dove le doti vocali di Greta vengono notate dalla Universal/DECCA che pubblica il suo primo disco “The Edge of Everything”. Seguono il tour europeo come opening di Joe Jackson, le collaborazioni con grandi della musica mondiale, il ritorno in Italia dove continua a mietere successi.
Elena Paparusso. Cantante e compositrice, nel 2015 ha terminato il Biennio di specializzazione in Jazz con il massimo dei voti e lode, presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. “Anatomy Of The Sun” è il suo ultimo lavoro discografico prodotto per la Parco della Musica Records. (ingresso 5€ online su ticketone)

Martedì 12 marzo Cinzia Tedesco e Laura Sciocchetti

Cinzia Tedesco. Artista pugliese, riesce con il suo stile a superare le barriere tra i generi musicali. Cantante, compositrice, interprete di musical, rappresenta appieno l’artista completa, la cui cifra musicale si situa tra il jazz ed il soul. Numerosi i riconoscimenti all’Italia e all’estero così come le produzioni discografiche tutte di eccellente livello.
Laura Sciocchetti. Nata a Roma, inizia da adolescente lo studio di canto, chitarra e pianoforte, coltivando nel contempo la passione per il teatro. Studia il linguaggio Jazz con Elisabetta Antonini e successivamente si perfeziona al Conservatorio S. Cecilia di Roma, dove si laurea cum Laude in canto. Nel 2020 esce il suo primo disco di composizioni originali dal titolo “Characters”, per Filibusta Records. (ingresso 5€ online su ticketone)

(MT – Redazione)

Info utili:
È anche possibile acquistare i biglietti attraverso:
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Lun – Ven 9:00 – 21:00 / Sab 9:00 – 17:30
La biglietteria è aperta al pubblico nei giorni di spettacolo dalle ore 19 fino a 40 minuti dopo l’inizio degli eventi

Info.
tel. 0680241281

Viale di Porta Ardeatina 55
00154 Roma

Onyx Jazz Club ETS porta a Roma il jazz, Matera e le sue tipicità

Il 20 novembre l’Associazione sarà nella capitale insieme a CNA Basilicata, il 21 e il 22 porterà sul palco della
Casa del Jazz quattro artisti della scuderia Onyx Dischi

Continuano le attività di rilievo nazionale dell’Associazione Onyx Jazz Club ETS, questa volta in trasferta a Roma per un progetto dedicato non solo alla musica ma anche all’artigianato tipico di Matera. Da lunedì 20 novembre fino a mercoledì 22 infatti l’Onyx Jazz Club sarà a Roma per il progetto “Jazz è comunità”, un progetto di valorizzazione degli artigiani, delle tipicità e della musica prodotta sul territorio materano prodotto in collaborazione con CNA Basilicata e Casa del Jazz di Roma.

“Lavoriamo da tempo a questo progetto e abbiamo voluto fortemente portare la nostra visione della musica in uno dei luoghi simbolo del jazz in Italia” spiega Luigi Esposito, presidente di Onyx Jazz club ETS “ma come sempre per noi un’esibizione artistica fine a sé stessa non ha molto senso. Per noi musica significa cultura, condivisione, conoscenza, per questo motivo saremo a Roma insieme alla CNA Basilicata per raccontare tutte (o quasi) le specificità del territorio materano e per portare quattro delle nostre produzioni Onyx dischi: Saverio Pepe e Pierdomenico Niglio, H-Howl, Miriam Fornari e i Lykos che attraverso la loro musica possono raccontare come da una piccola città di provincia si possa parlare non solo a tutta l’Italia ma al mondo interno”.

Lunedì 20 novembre sarà inaugurata la mostra fotografica “Matera e il Parco della Murgia Materana”: 40 pannelli racconteranno Matera e il suo territorio attraverso lo sguardo del fotografo Michele Morelli. Appuntamento alle 19:30 in via Latina 286 negli spazi dello Studio di Architettura di Andrea Consentino. Durante la serata il presidente regionale della CNA Basilicata, Leonardo Montemurro, illustrerà – durante la degustazione di pane e olio di Matera – la storia e le storie legate all’artigianato materano e a uno dei suoi simboli più conosciuti: il cucù.

Martedì 21 novembre, alle 21:00 sul palco della Casa del Jazz in viale di Porta Ardeatina 55, Saverio Pepe e Pierdomenico Niglio presenteranno “Pepe canta Battiato” un progetto musicale prodotto da Onyx Dischi: un tributo al grande maestro catanese, una bella scommessa elettronica. A seguire, salirà sul palco un’altra formazione della scuderia Onyx Dischi: H-OWL Project con il loro album Blip! Un safari attraverso il mondo del Jazz moderno, contaminato dal R’n’B, dal Soul, dall’Hip Hop e dall’elettronica.

Ancora una serata dedicata ad Onyx Jazz Club Matera e all’etichetta Onyx dischi alla Casa del Jazz mercoledì 22 novembre: dalle 21:00 si esibiranno Miriam Fornari con il suo ultimo lavoro, Mora, un’ambiziosa suite tra jazz, prog rock e sperimentazione che indaga il nostro intimo e profondo rapporto con il sogno e i Lykos, formazione lucana di jazz sperimentale con influenze mediterranee e afroamericane, che eseguiranno a Roma il loro disco omonimo.

“Sentirsi parte di una comunità con la quale condividere emozioni, cultura e princìpi e creare legami tra persone e istituzioni questo, e molto altro, è l’Onyx Jazz Club di Matera, un’associazione attiva da quasi 40 anni che vede la cultura come un mezzo di diffusione e potenziamento del patrimonio musicale, storico, ambientale, artistico e architettonico della Basilicata. Inoltre, nel 1993, l’Onyx Jazz Club è stata tra i primi in Europa a coinvolgere i cittadini in un percorso di condivisione di un progetto culturale, coinvolgendo i suoi soci e il pubblico, nella produzione del suo primo disco, “Meditango”, di Bruno Tommaso. Da allora, dopo 35 produzioni discografiche, l’Onyx ha riorganizzato il settore dischi, rilanciando la formula dell’Azionariato popolare” racconta Pierdomenico Niglio, responsabile del settore Onyx Dischi “Onyx Dischi lavora proprio ispirata dai principi dell’Associazione e poter portare su un palco così prestigioso ben quattro produzioni è per noi non solo motivo di orgoglio ma soprattutto un generatore di felicità, ovviamente condivisa”

A Latina un quartetto per ricordare Nicola Arigliano

Ancora un evento importante nell’ambito della 24° stagione del Latina Jazz Club “Luciano Marinelli” con il terzo appuntamento del “Latina in Jazz 23/24”: il prossimo sabato 4 novembre, alle ore 21:00 presso il Circolo Cittadino “Sante Palumbo“ in scena “Fasano, Biseo, Tatti, Ascolese – My Dear Nicola”.

Il 6 dicembre di quest’anno Nicola Arigliano avrebbe compiuto 100 anni dalla sua nascita e proprio da questo spunto nasce l’idea di omaggiare il personaggio, Crooner per eccellenza, con il concerto “My Dear Nicola” a lui dedicato e che vedrà protagonisti sul palco quattro musicisti di grande valore artistico che hanno avuto modo di collaborare, negli anni trascorsi, con il grande Nicola Arigliano.

Si tratta di Giampaolo Ascolese (batteria), Elio Tatti (contrabbasso), Riccardo Biseo (pianoforte) e Franco Fasano, uno dei più grandi cantautori della musica Italiana. Un concerto dedicato al cantante, attore, volto noto della TV jazzista e artista con lo swing nel sangue. Voce calda e di velluto, volto caratteristico e Go Man! Un concerto in ricordo di un personaggio entrato nell’Olimpo dei grandissimi del jazz. Un Crooner, anzi, il Crooner italiano amato e ammirato anche dagli artisti d’oltreoceano. Il Crooner “Colpevole” di aver inventato uno stile unico nel suo genere.

Redazione

Nicky Nicolai inaugura il “Latina in Jazz”

Sabato 30 settembre inizierà la nuova rassegna “ 03/22”. Si tratta della 24° rassegna da quando l’avv.Marinelli, da buon visionario e fucina di idee innovative, presidente del locale Jazz Club, iniziò questo percorso.

Come oramai consuetudine della rassegna, tutti gli appuntamenti si mantengono su standard qualitativi piuttosto elevati offrendo al pubblico appuntamenti da non perdere.

Si parte, come già accennato il 30 settembre con il quartetto della vocalist Nicky Nicolai con Andrea Rea piano, Dario Rosciglione al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria.
Nata a Roma da genitori estranei all’ambiente artistico e di origini abruzzesi, Nicky viene affascinata dalla musica tanto da abbandonare gli studi in veterinaria. Nel 1992 si iscrive al Conservatorio Piccinni di Bari e studia Canto Lirico con Lucia Vinardi conseguendo il diploma di canto nel 1999.Nei primissimi anni del nuovo secolo incontra il sassofonista Stefano Di Battista con cui instaura una fruttuosa collaborazione artistica e umana. In questi ultimi anni la Nicolai ha consolidato la sua reputazione entrando di diritto tra le migliori vocalist jazz del nostro Paese. Come già detto a Latina si presenta in quartetto con musicisti anch’essi di fama nazionale che, ne siamo sicuri, supporteranno al meglio le sue interpretazioni.

Fino ad oggi è stato approntato il calendario per la prima parte della stagione (fino a Dicembre 2023). In particolare dopo il concerto della Nicolai, l’11 ottobre ci sarà il trio di Alessio Magliari, il 4 novembre con un programma dedicato a Nicola Arigliano sarà sul palco il quartetto Fasano, Biseo, Tatti, Ascolese, il 25 novembre Javier Girotto con Aires Tango e il 16 dicembre Joy Garrison quartet con “Waiting for Christmas”.

Non appena sarà pronto il calendario della seconda parte, ve lo comunicheremo con tempestività.

Gli eventi avranno luogo come di consueto presso l’auditorium del Circolo Cittadino Latina – Sante Palumbo il sabato alle ore 21.00.