JAZZ E SIGLE TV

La televisione è stata spesso oggetto di critiche in quanto possibile veicolo di regresso culturale delle masse. Umberto Eco, a proposito dell’uomo circuìto dai mass media, scriveva che “poiché uno dei compensi narcotici a cui ha diritto è l’evasione nel sogno, gli vengono presentati di solito degli ideali tra lui e quelli con cui si possa stabilire una tensione” (Diario Minimo, 1961). La tematica dei rapporti fra musica e mass media investe anche un genere non definibile “narcotizzante” come il jazz nella sua relazione con la tv. In proposito, in Italia, si sono verificati dei momenti di avvicinamento fra i due termini del rapporto che consentono di abbozzare dei lineamenti di storia televisiva “vista” attraverso il fil rouge delle sigle jazz.

Donald Bogle ha osservato che “attorno al 1950 i sets tv arrivavano nelle case degli americani trasformandone gradualmente abitudini e prospettive” (Blacks in American Films and Television, New York, Fireside, 1989). E David Johnson di recente ha annotato che “come la tv si insinuava nell’entertainment dell’America di metà 900, musicisti e compositori, molti con esperienze jazz, venivano chiamati a scrivere temi ed “attacchi” per varietà e programmi” (Heard It On The Tv: Jazz Takes On Television Themes, indianapublicmedia.org, 12/5/2021). Osservazioni in parte trasferibili, con le dovute proporzioni, all’Italia che, dal 1954, dai primi vagiti della neonata tv, subiva il modificarsi di usi, linguaggio, immaginario collettivo in un contesto di rapida trasformazione economica, sociale e culturale, a causa anche alla spinta dei mass media. Su queste colonne, fra le sottotracce della nostra storia televisiva, abbiamo provato a “rintracciare” un argomento abbastanza sottaciuto, quello delle sigle (e intersigle) che sono poi l’antipasto e il post prandium del programma televisivo, nello specifico quelle dialoganti lato sensu in jazz o comunque prodotte od associabili a jazzisti. Come “la radio degli anni Cinquanta è a cavallo tra conservazione e trasformazione” (cfr. sub voce Cultura e educazione, l’Universale Radio, Milano, 2006) così il nuovo medium, già dai primi anni di vita, attenzionava sonorità che erano espressione di differenti musiche del mondo. Su un tale sfondo il jazz riusciva man mano a ritagliarsi spazi nei palinsesti e ad essere presente in filmati, notiziari, dossier, speciali, spot e jingle (cfr. Jazz e pubblicità, “A proposito di Jazz”, 9/4/2021), programmi a quiz, a premi e a cotillon, varietà, sceneggiati e “originali televisivi”, serie tv. Già nell’Italia della ricostruzione postbellica la dimensione locale non più autarchica si era confrontata sulla globale “importando” liberamente musica che durante il regime era proibita. Con l’avvento del medium tv le sigle di fatto fungevano da possibile cavallo di Troia per conquistare al jazz spazio in audio/video e lasciar trapelare le note di Woody Herman, Stan Kenton, Duke Ellington, Toots Thielemans … e vari artefici di una musica che in quegli anni non veniva più percepita solo come intrattenimento omologante bensì anche quale propaggine di quella cultura neroamericana propria di una comunità oppressa non dominante. Una comunità in fibrillante opposizione politica e spiccato antagonismo sociale i cui risvolti rimbalzavano nelle lettere, nelle arti, nella musica. Ma entriamo nel dettaglio. In Italia, nel 1957, coetanea di Carosello, vedeva la luce in tv Telematch. La trasmissione a premi era introdotta dalle note di “Marching Strings” dell’orchestra di Ray Martin, il bandleader di “The Swingin’ Marchin’ Band” (RCA, 1958). Light music, la sua, che rappresentava però un’apertura internazionale verso la musica easy listening d’oltrefrontiera sul Programma Nazionale e in prima serata. Parallelamente, alla radio, nel 1960, Adriano Mazzoletti, da un anno collaboratore della Rai, debuttava con la Coppa del Jazz promuovendo in tal modo una più stabile programmazione in senso jazzistico sul mezzo radiofonico i cui primordi risalgono all’antenato Eiar Jazz del 1929.

A dire il vero, dopo il primo melodico Sanremo del ’51, una decisa aura jazz si era avvertita in Nati per la Musica, un programma con Jula De Palma, Quartetto Cetra, Teddy Reno che si avvaleva delle orchestre di ritmi moderni di Gorni Kramer e Lelio Luttazzi, la cui sigla è ascoltabile sul Portale della Canzone Italiana dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (www.canzone italiana.it/1zlns). Sorella Radio avrebbe dato anche in seguito significativi contributi alla causa jazzistica – si pensi all’uso fatto da Radio1 dello stacco di “Country“ tratto dal cd “My Song” di Jarrett con Garbarek, Danielson e Christensen (ECM, 1977) –  ma il copioso materiale di Mamma Rai, con il ricchissimo archivio sonoro ad oggi digitalizzato, meriterebbe di essere approfondito in altra sede. Torniamo allora al come eravamo tramite il cosa guardavamo. Dopo la vittoria di Modugno all’Ariston nel ’58, con una “Nel blu dipinto di blu” a ritmo swing, nell’anno di grazia televisivo 1961 passavano in video le immagini di Moderato Swing che era anche il titolo della sigla di Piero Umiliani.  Un biennio ancora per poi sentire il canto e la tromba di Nini Rosso echeggiare in “I ragazzi del jazz”, sigla di Fuori I ’Orchestra, epica trasmissione, per la regia di Lino Procacci, che si avvaleva della direzione musicale dello stesso Umiliani. Si trattava di una rubrica che si occupava “di musica equidistante fra quella leggerissima e quella classica“ (www.umiliani.com) che rimane una pietra miliare della televisione italiana. Fra i numeri fissi c’erano quello dedicato al Jazz made in Italy ed l’altro spazio denominato Parole e musica che registrava partecipazioni lussuose tipo la cantante Helen Merrill. Da segnalare che Umiliani avrebbe poi collaborato con I Marc 4 (acronimo di Maurizio Majorana, Antonello Vannucchi, Roberto Podio, Carlo Pes), gruppo operante fra ’60 e ’76, a cui è da ascrivere la sigla di Prima Visione (su album Ricordi, 1974). Il 1963 resta un anno significativo per il jazz sul piccolo schermo anche perché decollava in Italia, con TV7, l’idea di utilizzare un brano jazz come intro di un programma d’inchiesta. Per l’occasione la scelta cadeva su “Intermission Riff” di Stan Kenton, poi sostituita con una storica versione dell’Equipe 84. A fine decennio toccava alla serie tv Nero Wolf diretta da Giuliana Berlinguer con Tino Buazzelli, vedere impressi i titoli di testa e di coda dalla tromba di Nunzio Rotondo sulla base elettronica di Romolo Grano, musica da noir con echi dal lungometraggio di Louis Malle Ascenseur pour l’échafaud, del ’58, sonorizzato da Miles Davis, trombettista a cui Rotondo è stato spesso accostato. Ed avrebbe “aperto” un thriller televisivo il compositore Berto Pisano con la sua “Blue Shadow”, sigla lounge dello sceneggiato Ho incontrato un’ombra del 1974, che figura nella classifica stilata da “Rolling Stone” il 26 agosto 2020 in Fantasmi e storie maledette. Le migliori sigle della tv italiana del mistero degli anni ’70. In tema di rotocalchi da menzionare che AZ un fatto come e perché (in onda dal ‘70 fino al luglio ’76) adottava un pezzo del repertorio jazz, esattamente “Hard to Keep My Mind of You”, di Woody Herman.

Dal giornalismo d’inchiesta a quello sportivo: nel ’78 era il turno di Jazz Band di Hengel Gualdi a far da “preludio” a Novantesimo minuto, storica rubrica di RaiSport, e come non citare, dal campionario di La Domenica Sportiva, “Dribbling” di Piero Umiliani (1967), “Winning The West” della Buddy Rich Big Band (1973), “Mexico” di Danilo Rea e Roberto Gatto (1985), “Breakout” di Spyro Gira (1991)? Spostandoci alla “pagina” spettacoli, fra il ’76 e il ‘78, Rete 2 dava spazio in Odeon al pianista Keith Emerson (senza Lake e Palmer) in “Odeon Rag” arrangiamento di “Maple Leaf Rag” di Scott Joplin, subentrato in luogo del precedente “Honky Tonk Train Blues”, autore il pianista Meade Lux Lewis. Il filone spettacolistico avrebbe registrato più in là significativi esempi con lo scat di Lucio Dalla con gli Stadio che annuncia Lunedifilm  per un buon ventennio fino al 2002 e l’ellingtoniano “Take The A Train” di Strayhorn a fare da intro ai trailer cinematografici assemblati da AnicaFlash per la rassegna delle novità cinematografiche “di stagione”. Si diceva come luogo fertile per la semina tv di suoni jazz da filtrare nelle orecchie dei telespettatori fosse l’informazione. Gettonatissima rimane al riguardo la sigla di Mixer (1980-1996) ovvero “Jazz Carnival” dei brasiliani Azimuth, specialisti del samba doido, genere fusion-funky. Latin come nelle radiocronache di Tutto il calcio minuto per minuto, dove Herb Alpert e Tijuana Brass interpretano “A Taste of Honey”, brano di stampo pop, in repertorio a Beatles e Giganti (“In paese è festa”). Per la tv italiana va ricordato che, fuori dal reticolo giornalistico, si contano altre occasioni più dirette di esposizione per la musica jazz filtrata tramite il piccolo schermo. La Portobello Jazz Band di Lino Patruno “presentava” il programma di Enzo Tortora (cfr. La tana delle sigle in tds.sigletv.net) nel 1978, stesso anno dello sceneggiato in 3 puntate Jazz Band di Pupi Avati, colonna sonora di Amedeo Tommasi, con il clarino di Hengel Gualdi in evidenza nelle sigle di apertura e chiusura, “Jazz Band” e “Swing Time” ; poi ancora Di Jazz in Jazz, programma “dedicato” con relativa sigla a cura dell’Orchestra Big Band della Rai diretta da Giampiero Boneschi e Franco Cerri (www.teche.rai.it). “Schegge”, queste ultime, che costituivano una vetrina per il jazz di casa nostra in una situazione in cui il format varietà si teneva alquanto distante, a differenza di quanto avveniva negli U.S.A. . Dalle nostre parti vanno citati comunque Milleluci, show datato 1974, nella cui sigla finale “Non gioco più” Mina duetta con l’armonica di Toots Thielemans,  Palcoscenico, in onda fra 1980 e 1981, con Milva accompagnata da Astor Piazzolla mentre scorrono i titoli di coda in “Fumo e odore di caffè” e Premiatissima del 1985 dove il crooner Johnny Dorelli canta “La cosa si fa“ su base swing “metropolitano. Lo sdoganamento delle sigle jazz nei varietà proseguiva con Renzo Arbore (e Gegè Telesforo) a cui si deve “Smorza e’ lights (Such a night)” incipit di Telepatria International, inizio trasmissioni il 6 dicembre 1981 (www.arboristeria.itRenzo Arbore Channel). Per la cronaca il 18 marzo 1981, e fino al 1989, sarebbe andata in onda la prima edizione di Quark di Piero Angela, conduttore nonché apprezzato pianista jazz. La trasmissione di divulgazione scientifica sarebbe stata simbioticamente legata alla sigla, la “Air for G String” di Bach, eseguita da The Swingle Singers, pubblicata nell’album “Jazz Sèbastian Bach” (1963), peraltro incisa anche insieme al Modern Jazz Quartet in “Place Vendòme”, album del ’68 della Philips. Terminiamo questa breve carrellata, che non include per sintesi le emittenti private/commerciali pro-tempore, per ricordare la sigla swing di DOC Musica e altro a denominazione d’origine controllata (1987-1988) di Arbore, Telesforo e Monica Nannini, esempio di come coinvolgere il jazz in un contenitore di buona musica. Il breve excursus è stato uno squarcio fugace su una jazz age, grossomodo racchiusa fra ’54 e ’94, un fugace momento di (bel) spaesizzazione musicale segnato, al proprio interno, dal passaggio dall’analogico al digitale, fase che precedeva la successiva della tv satellite e quella attuale della connessione via internet con la diffusione dei social e di new media come le web-tv con piattaforme on demand. E’ stato osservato che nella tv generalista di oggi “il jazz non ha più la stessa presa pubblica di un tempo” (cfr. Il jazz e le sigle radiotelevisive, riccardofacchi.wordpress.com, 2/8/2016). E “CiakClub.it” ha pubblicato, a firma di Alberto Candiani, un elenco con Le 20 migliori sigle televisive di sempre: Da Friends a Il trono di spade la lista delle più affascinanti iconiche e meglio congeniate sigle delle serie tv senza che ne compaia qualcuna (simil)jazz. Vero! Ci sono molti set televisivi in cui il jazz fa comparse episodiche. C’è poi che, a causa dell’affinarsi delle tecnologie digitali, molte sigle vengono confezionate a tavolino e, perdendo in istantaneità, sono sempre meno frutto di incisioni live né tantomeno vengono selezionate fra materiali preesistenti. Ed è forse tutto ciò che ammanta quei “primi quarant’anni” di tv “eterea” di un irripetibile sapore amarcord.

 

Amedeo Furfaro

A Tutto Jazz!

La tanto auspicata rinascita del Paese vede ai nastri di partenza anche molti festival del jazz che, more solito, si terranno lungo tutto l’parco dello stivale. Ecco, quindi, alcuni cenni sulle manifestazioni che ci appaiono di particolare interesse.

34 anni per Gezziamoci il Jazz Festival di Basilicata
“Gezziamoci, il Jazz Festival di Basilicata” è giunto alla sua XXXIV edizione e questo prestigioso traguardo viene raggiunto grazie al fatto di aver sempre tenuto fede alle sue motivazioni di fondo vale a dire l’aderenza alle esigenze del territorio e quindi la volontà di valorizzare lo stesso unitamente ai non pochi talenti locali.
Quest’anno il programma parte da giugno, mantenendo come sempre il cuore del Festival nel mese di Agosto.
Un festival pronto ad accogliere pubblico in sette comuni tra stazioni ferroviarie, chiostri, cattedrali, terrazzi, vicoli, piazze, musei, spiagge con concerti in ogni ora della giornata, laboratori di assaggio, visite guidate, trekking urbani, concerti all’alba, presentazioni di libri e letture condivise, performance di pittura.
Il titolo del Gezziamoci 2021 “Qui Basilicata, la cultura non si ferma!” vuole essere, quindi, la risposta dell’Onyx Jazz Club e di tanti sponsor e amministrazioni ed Enti che hanno voluto, insieme, dare una risposta forte per una ripresa della cultura, del turismo in una delle più interessanti regioni d’Italia.
Per gli appassionati di jazz molti gli appuntamenti da non perdere: in particolare il 20 luglio il trio di Bill Frisell con Thomas Morgan e Rudy Royston; il 5 agosto un altro trio con Kurt Rosenwinkel, chitarra, Dario Deidda, basso elettrico e Greg Hutchinson, batteria; il 7 agosto il solo della magnifica pianista Stefania Tallini; il 26 agosto l’altro piano solo protagonista Fabio Giachino; il 27 agosto Giovanni Amato, tromba – Mario Castellano, pianoforte – Marco De Tilla, contrabbasso, Pasquale Fiore, batteria & Quintetto di archi più due clarinetti, un flauto, un fagotto – Dirige Giovanni Di Napoli; il 28 agosto Rita Marcotulli, pianoforte, Ares Tavolazzi, contrabbasso e Alfredo Golino, batteria mentre il giorno successivo la stessa Marcotulli si esibirà in solo in un particolarissimo concerto programmato all’alba. Ovviamente, ampio lo spazio dedicato ai musicisti locali; così il 17 luglio si esibirà la vocalist Rossella Palagano in quartetto; il 31 sarà la volta del quartetto guidato dal chitarrista Andrea Corrado; il 24 agosto Saverio Pepe canta Battiato con Pier Domenico Niglio, programmazione elettronica; il giorno successivo si potrà ascoltare l’altro quartetto con il vocalist Emanuele Schiavone.

“Double Sky” a Padula dal 19 al 27 agosto
Sono aperte le iscrizioni per partecipare alle masterclass con i protagonisti del festival di musica internazionale “Double Sky” diretto da Maria Pia De Vito, che si terrà dal 19 agosto al 27 agosto presso la Certosa di Padula e che segna il primo passo del più ampio progetto culturale di costituzione di un polo creativo dal titolo “Padula. La Certosa delle Arti”. Un calendario di appuntamenti internazionali che prevede concerti, laboratori, masterclass e incontri, promossi e organizzati dalla Regione Campania attraverso la Scabec e realizzati in collaborazione con la direzione generale della Certosa di San Lorenzo e con la direzione regionale dei Musei MIC, con l’obiettivo di trasformare la più grande certosa d’Italia in un hub culturale in cui musica, arte contemporanea e arte barocca s’incontrano e si fondono.
Sede di eventi ma anche Summer school con classi di formazione e laboratori gratuiti condotti da musicisti del calibro di Rita Marcotulli, Israel Varela, Michele Rabbia, Daniele Roccato e la stessa direttrice Maria Pia De Vito.
Le masterclass di piano, voce, batteria, percussioni, contrabbasso e live electronics si alterneranno ai laboratori del pomeriggio in cui gli studenti potranno praticare insieme ai propri insegnanti elementi di linguaggio ritmico, voce creativa e improvvisazione intuitiva, pensati per ispirare e far crescere giovani artisti della musica e non solo.
Per iscriversi alle masterclass è necessario prenotarsi attraverso il sito www.scabec.it . Il festival Double Sky ospiterà quest’anno Rita Marcotulli, Gianluca Petrella, Luca Aquino, Peppe Servillo, Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Giovanni Guidi, Francesco Bearzatti, Michele Rabbia; ma “Padula, la Certosa delle Arti” non è solo musica, è contaminazione, a partire dalla imminente apertura della sezione dedicata all’arte contemporanea che sarà curata da Achille Bonito Oliva, per un progetto originale di formazione per il recupero e il rilancio del patrimonio di arte contemporanea che la Certosa già custodisce.

Varata la seconda edizione del Matino Jazz
Dal 19 al 25 luglio si svolgerà la seconda edizione del Matino Jazz, che, sempre sotto l’attenta guida del direttore artistico Elisabetta Tucci, riparte dopo il lusinghiero successo ottenuto nel luglio dello scorso anno. Molte le novità di quest’anno tra cui gli aperitivi in jazz e il contest per i giovani; si tratta, in particolare, di un concorso cui potranno partecipare, inviando una mail a ‘matinojazz21@gmail.com’, i giovani gruppi emergenti indicando il progetto proposto, il repertorio, la lista dei brani e la line up dei musicisti. La partecipazione è gratuita e le iscrizioni scadono il prossimo 10 luglio. Ma l’attenzione verso i giovani è dimostrata anche dal fatto che saranno i giovani ad aprire le serate dei big. Big che rispondono ai nomi di Giovanni Imparato (voce e percussioni) e Stefano Scartocci (pianoforte) in programma il 19 luglio; Gaetano Riccobono, Massimo Farò, Byron Landham, Davide Palladin, Nicola Barbonin cartellone il 20 luglio; Salvatore Russo con il suo Gypsy Jazz Trio sul palco il 21 luglio; Fulvio Palese, sassofonista salentino doc il 22 luglio; il ben noto Lino Patruno alla testa di un agguerrito sestetto con Clive Riche in veste di ‘guest star’ il 24 luglio.
Infine il 23 e 25 luglio due serate “tra amici” in compagnia del gruppo originario di Matino Jazz composto da Andrea Pace, Giulia Salsone, Bruno Zoia, Piero Fortezza, Elisabetta Tucci, Danilo Cartia.

 

Gerlando Gatto

Lino Patruno Jazz Show, dal cinema allo swing dal vivo all’Elegance

Le esperienze di Lino Patruno vanno da quelle jazzistiche in concerto, in sala di registrazione, in TV a quelle di attore di cabaret, di teatro e di cinema; da leader di jazz band alla composizione di musiche da film e per il teatro; dal ruolo di sceneggiatore a quello di produttore cinematografico; da organizzatore di festival del jazz a presentatore e regista televisivo. Patruno si esibirà con il suo Jazz Show, dove le grandi doti di leader e la inossidabile dedizione alla causa del jazz classico sono valse a Patruno una duratura fama internazionale, mentre in Italia la sua notorietà è anche legata alle sue tante partecipazioni televisive e cinematografiche. Il suo Jazz Show è un concentrato di swing, particolarmente legato all’estetica dixieland e allo stile di Chicago, ma, capace di parlare anche a una sensibilità musicale moderna grazie alla sua forza comunicativa.
Sul palco Michael Supnick (tromba, voce), Carlo Ficini (trombone, voce), Gianni Sanjust (clarinetto), Silvia Manco (pianoforte, voce), Lino Patruno (banjo, voce), Guido Giacomini (contrabbasso) e Riccardo Colasante (batteria).

Giovedì 11 gennaio
ore 22.30
Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma
Euro 22 (concerto e prima consumazione)
Infoline 0657284458

JazzMI: ovvero le MI..lle facce del jazz!

La prima edizione di JAZZMI era partita l’anno scorso come una scommessa ambiziosa: rappresentare la storia e l’attualità di una musica complessa e in continua evoluzione come il Jazz, invitandone a Milano i protagonisti in un nuovo e grande festival diffuso nella città.

La scommessa è stata vinta, grazie alla partecipazione entusiasta del pubblico che ha riempito teatri, club, sale da concerto, gallerie d’arte e ognuno dei numerosissimi spazi del festival.

Anche la soddisfazione espressa dalle istituzioni, dagli sponsor, dagli operatori, dagli enti coinvolti a vario titolo nella manifestazione, come pure gli attestati ricevuti dagli artisti di fama mondiale presenti nel programma, ha confermato che la strada era quella giusta. Una strada che è appena agli inizi: JAZZMI è un progetto che vuole continuare a crescere e a espandersi nel territorio, dal centro alle periferie.

Questa seconda edizione di JAZZMI offre un programma ricchissimo, ancora più variegato e differenziato nelle proposte. Ci sono musicisti-icona, capiscuola, star indiscusse della storia del Jazz e nuove proposte, artisti emergenti, sperimentatori di nuovi linguaggi.

JAZZMI vuole dare conto di quanto di significativo sta accedendo oggi, in Italia e nel mondo, sotto il dinamico cielo del Jazz, le sue affinità e le sue collisioni con altre musiche e altre forme, le sue infinite influenze e diramazioni.

Ci sono ancora film e documentari inediti, mostre fotografiche, incontri e masterclass con i musicisti, reading, laboratori, residenze e feste di quartiere.

Per JAZZMI sono centrali anche le periferie.

Da sottolineare quest’anno è la presenza di importanti produzioni originali, e il coinvolgimento dei bambini in vari progetti ludici e educativi.

JAZZMI continua a collaborare con le realtà cittadine che si occupano di Jazz tutto l’anno, in una rete di sinergie che rende possibile questi 11 giorni di grande festa del Jazz.

JAZZMI ideato e prodotto da Triennale Teatro dell’Arte e Ponderosa Music & Art, in collaborazione con Blue Note Milano, è realizzato grazie al Comune di Milano, Assessorato alla Cultura, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, main partner INTESA SANPAOLO, partner FLYING BLUE e HAMILTON, sotto la direzione artistica di Luciano Linzi e Titti Santini.

I punti nevralgici dei concerti come lo scorso anno sono Triennale Teatro dell’Arte e il Blue Note. Il Teatro dell’Arte torna a proporsi come luogo dell’incontro creativo tra performing arts – teatro e musica. Uno spazio per le nuove espressioni artistiche, per elaborare nuovi format di relazione tra artisti e pubblico e per sperimentare le nuove alchimie creative della contemporaneità.

Il Blue Note, Jazz club e ristorante aperto dal 2003 parte del network internazionale, è una delle realtà di punta nel panorama jazz mondiale. Nella sua sede di via Borsieri nel quartiere Isola, propone circa 300 spettacoli l’anno, che rappresentano al meglio la varietà e le contaminazioni del Jazz contemporaneo. L’atmosfera tipica del Jazz club ed il contatto ravvicinato con i musicisti completano l’esperienza, rendendo ogni serata al Blue Note un evento unico ed irripetibile.

Triennale Teatro dell’Arte ospiterà una fitta programmazione di concerti, tra gli altri: Lee Konitz, Andrea Motis e Gabriel Royal, Gaetano Liguori IDEA trio (Guest Pasquale Liguori), Shabaka & The Ancestors, Naturally 7, Nels Cline Lovers, Donny McCaslin, Rob Mazurek & Jeff Parker, Ghost Horse, Bill Frisell, Guano Padano, Gavino Murgia, Xamvolo, Gianluca Petrella, Ben L’Oncle Soul con il suo tributo a Sinatra, Mauro Ottolini, Makaya Mc Kraven, Franco D’Andrea, Harold Lopez Nussa e Francesco Bearzatti Tinissima Quartet, oltre a una mostra di fotografie di Pino Ninfa con le improvvisazioni al pianoforte di Enrico Pieranunzi.

La programmazione del Blue Note, prevede i live di: Stacey Kent, Al Di Meola, Mike Stern & Dave Weckl Band, Joe Lovano Classic Quartet, Maria Gadù e Kneebody.

Due grandi firme del panorama Jazz italiano, Stefano Bollani e Paolo Fresu, rispettivamente con due progetti particolari danno lustro alla seconda edizione di JAZZMI: il primo con una serata inedita interamente dedicata a Milano, sua città natale all’Auditorium La Verdi, il secondo accompagnato da Daniele Di Bonaventura, ospitato alla Pirelli HangarBicocca con “Altissima Luce”, un concerto dedicato al Laudario di Cortona, la più antica collezione di musica italiana, per la prima volta a Milano.

Anche per la seconda edizione JAZZMI arriverà in tutta la città, con concerti in importanti sedi come Santeria Social Club, Base Milano, Spirit De Milan e Alcatraz.

Il Teatro dal Verme vedrà esibirsi il pianista Brad Mehldau con Chris Thile, esponente della musica roots americana. Il Conservatorio aprirà le sue porte per il concerto del pianista canadese Chilly Gonzales & Kaiser Quartett che tanto successo ha riscosso in occasione della sua esibizione a Piano City 2017 e al sassofonista Jan Garbarek, in duetto con il versatile percussionista Trilok Gurtu. All’Alcatraz sono attesi i De La Soul, capostipiti del movimento Hip Hop e della Black Music moderna, oltre a Laura Mvula (in collaborazione con Radio Monte Carlo), nuova regina dell’R’n’B e del Soul contemporaneo e Mulatu Astatke con il suo ensemble africano.

Ancora tanti luoghi in programma per i concerti. La Santeria Social Club ospiterà il 3  Novembre il concerto della colorita Sun Ra Arkestra diretta da Marshall Allen e il 7 novembre il magico duo inglese Binker & Moses. Allo Spirit de Milan i nostrani Chicago Stompers con l’indimenticabile Lino Patruno, al Masada il trio Thumbscrew in cui milita Mary Halvarson appena insignita di un Grammy. A Il Mare Culturale Urbano il live della pianista francese Eve Risser, BASE Milano con la festa swing degli Electric Swing Circus e l’eclettico ensemble Abraham Inc. con David Krakauer, Fred Wesley & SoCALLED.

Jazzdo.it

JAZZDO.IT è il nuovo progetto del festival realizzato con il contributo di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Un progetto unico in Italia, rivolto a tutti i componenti della filiera del Jazz quali artisti, etichette discografiche, festival, editori, media, operatori, associazioni, professionisti, studiosi e appassionati.

Ci saranno convegni, showcase, conferenze, incontri e masterclass con artisti e operatori del settore, tutti dedicati all’approfondimento dei temi e delle istanze del Jazz, dalla produzione discografica al live, dalla didattica all’export. L’intento è quello di creare un ambiente comune di alto profilo internazionale dove le associazioni di categoria, gli operatori e le istituzioni possano ritrovarsi, dialogare e insieme elaborare progetti per la diffusione del Jazz italiano all’estero, dando vita a collaborazioni e partnership internazionali, sull’esempio dei più virtuosi modelli europei, che saranno presenti.

Crediamo che anche questo sia uno dei compiti ineludibili di un grande festival Jazz contemporaneo proiettato al futuro, quale JAZZMI aspira a essere.

Il cuore di JAZZDO.IT si svilupperà da venerdì 10 a domenica 12 novembre nella cornice di Triennale Teatro Dell’Arte, ma durante tutto JAZZMI diversi saranno i momenti di approfondimento dedicati ai professionisti e agli amanti del Jazz.

Silvia Manco a “Officine San Giovanni”

 

Dopo un periodo di “assenza” per motivi tecnici, ritornano a “Officine San Giovanni” le Guide all’ascolto dirette e coordinate da Gerlando Gatto. Martedì 20 giugno ultimo appuntamento prima delle vacanze estive con una delle più rinomate jazziste italiane: Silvia Manco.

Pianista, cantante, compositrice, autrice di testi, arrangiatrice, Silvia intraprende lo studio del pianoforte all’età di sei anni conseguendo il diploma di compimento inferiore presso il Conservatorio di Lecce. Dopo le prime esperienze musicali accanto al padre, musicista di piano bar, a 19 anni, sulla spinta della passione per il jazz, si trasferisce a Roma dove studia presso l’Università della Musica e viene a contatto con l’ambiente artistico della capitale. In tale contesto collabora con alcuni tra i più importanti musicisti italiani quali Roberto Gatto, Renzo Arbore, Sandro Deidda, Dario Deidda, Fabio Zeppetella, Lino Patruno mentre in ambito pop la ritroviamo accanto a Massimo Ranieri (tour 2009) e Arisa (Sanremo 2010); a teatro collabora con Giorgio Albertazzi.

Nel 2002 nasce il trio che porta il suo nome, vincitore dell’edizione 2006 del premio “Porsche Jazz”, combo che stilisticamente si riallaccia soprattutto al Nat “King” Cole trio.

Nel 2007 l’album d’esordio dal titolo “Big city is for me” incentrato su atmosfere sixties, beat e bossa nova; nel 2008 il brano “Ntartey” vince il concorso come migliore composizione jazz all’interno della rassegna Piacenza Jazz.

A maggio 2010 il secondo album “Afternoon songs”, prodotto da Roberto Gatto, con la partecipazione, tra gli altri, dello stesso Roberto Gatto, di Fabio Zeppetella, Dario Deidda, Daniele Tittarelli e Giovanni Falzone, cui fa seguito, sempre nel 2010, “Suddenly It’s Christmas Time” in trio con Fabio Accardi e Giuseppe Bassi, con i sassofonisti  Max Ionata e Gaetano Partipilo special guests in alcuni brani.

Nel 2012 pubblica per l’etichetta Dodicilune l’album “Casa Azul” ispirato alla figura della pittrice messicana Frida Kahlo: al disco partecipano Tommaso Cappellato alla batteria e Andea Lombardini al basso elettrico, ospite Maurizio Giammarco in 3 delle sei composizioni originali del disco.

Nel 2016 esce “Nino” un tributo a  Nino Manfredi con un gruppo guidato da Roberto Gatto e comprendente Silvia Manco, Luca Velotti, Francesco Lento, Luciano Biondini, Luca Bulgarelli

A “Officine San Giovanni” Silvia presenterà un programma incentrato su alcuni classici del jazz tra cui l’immarcescibile Lush life Billy  Strayhorn.

ALEXANDERPLATZ JAZZ CLUB – RE-Opening 27 febbraio 2016

alexanderplatz

Via Ostia, 9, 00192 Roma
infoline 342 8329344
www.alexanderplatzjazzclub.it

Anche le mura dell’Alexanderplatz hanno assorbito 33 anni di musica!
Lo testimoniano le centinaia di graffiti che artisti di tutto il mondo hanno voluto lasciare, con dediche spiritose, poetiche, sempre affettuose, per celebrare il loro passaggio nello storico locale di Via Ostia.
Nel 1984, Giampiero Rubei dava vita a quello che sarebbe diventato il più celebrato jazz club di Roma, recensito e consigliato anche da tutte le più autorevoli testate di settore italiane e non solo, la rivista statunitense Downbeat lo riporta anche quest’anno come “Uno dei migliori locali jazz del mondo”!
Impossibile citare i grandi che si sono esibiti, tra tanti Chick Corea, Chet Baker, Winton Marsalis, Dave Holland, Michael Brecker, Joe Henderson, Jack de Johnette, Steve Coleman, Stefano Bollani,  Antonello Salis, Stefano Di Battista, Danilo Rea, Roberto Gatto, Javier Grotto, Natalio Mangalavite, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso, e i migliori nomi del jazz tradizionale Loffredo, Patruno, Marcello Rosa, Piana e molti altri.
Molte anche le iniziative che hanno preso forma per volontà dei Rubei e che hanno divulgato il jazz italiano in festival internazionali, da Villa Celimontana Jazz fino a New York, Parigi, Chicago, Mosca, Dubai, Pechino, Finlandia, Londra, Corea, Amsterdam, Grecia, Medio Oriente.
La serata inaugurale, sabato 27 febbraio, avrebbe coinciso con il compleanno del patron Giampiero Rubei, e sarà una lunga kermesse a testimoniare la ricorrenza. Le adesioni di tutti i più importanti e affezionati musicisti del mondo jazz sono in continua evoluzione.
Tra gli altri: Maria Pia De Vito – Stefano Di Battista – Alfredo Paixao – Rosario Giuliani – Riccardo Biseo – Lino Patruno – Giovanni Tommaso – Niky Nicolai – Miraldo Vidal Band – Natalio Mangalavite – Javier Girottto -Disordinati Musicali.
La nuova stagione vedrà alla direzione del locale e degli eventi collegati, come il Festival Internazionale “Jazz&Wine” a Montalcino e “Non Solo Jazz” all’Argentario, Eugenio e Paolo Rubei.
Nel locale rinnovato, la cavea jazz riprende i suoi colori dal bar alla cucina, un piccolo spazio dedicato all’artigianato, mostre, eventi. Non mancherà nella programmazione il jazz tradizionale, ma si esploreranno anche i nuovi linguaggi, fedeli alla linea del club star del jazz internazionale e nostrano, tra le nuove proposte, invece, le serate dedicate al cantautorato di qualità italiano. Nella nuova stagione la collaborazione con “Disordinati Musicali”, al secolo Daniela Morgia & Claudio Milo Vietnam in partnership con Radio K , per serate e after live con selezioni musicali, Djset e Live set che vedranno interagire musicisti e Djs. (altro…)