Gerlando Gatto al Conservatorio di Teramo e al CASC BI di Bankitalia

Il nostro direttore Gerlando Gatto sarà impegnato nei prossimi giorni in due importanti appuntamenti rispettivamente al Conservatorio di Teramo e al Casc Bi di Bankitalia.

Ma procediamo con ordine. Nell’ambito della tre giorni dedicata all’Accordion Spring Fest, la seconda edizione del Festival della Fisarmonica, promosso dal Conservatorio Statale di Musica ‘G. Braga’ di Teramo, sabato 13 maggio Gatto terrà una conferenza sul tema dei rapporti tra jazz e tango.

Ma, al di là di questo evento, l’Accordion Spring Festival (che inizia giovedì 11 maggio) riveste una particolare importanza in quanto testimonia l’attenzione che il Conservatorio di Teramo sta dedicando alla fisarmonica grazie anche all’impegno di Renzo Ruggieri, fisarmonicista jazz tra i più attivi e validi a livello internazionale.

La manifestazione proporrà concerti, masterclass e conferenze dibattito dedicate alla scoperta della storia e della poliedricità dello strumento musicale, iniziativa che vede come coordinatori artistici il docente di Fisarmonica Classica Massimiliano Pitocco e il docente di Fisarmonica Jazz Renzo Ruggieri.

“Il Conservatorio Braga – ha sottolineato il Direttore Vratonjic – è tra i più virtuosi in Italia grazie all’ampia offerta formativa e al crescente numero di iscritti, elementi che rappresentano un incentivo all’organizzazione di un’attività extradidattica importante che permetta agli studenti di sperimentare subito il proprio talento oltre che le abilità acquisite in classe nelle ore di didattica. La classe di Fisarmonica classica è attiva già da cinque anni ed è stata affidata al docente abruzzese Massimiliano Pitocco, noto per la sua produzione concertistica a livello internazionale, e che è anche titolare della cattedra presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. La classe di Fisarmonica Jazz, prima cattedra istituita in Italia, è invece affidata al Maestro Renzo Ruggieri, anch’egli noto in campo internazionale quale concertista e docente. Il Festival ci consentirà di valorizzare l’importanza della Fisarmonica che da sempre ha fatto parte della tradizione musicale abruzzese e che ha visto protagonisti alcuni dei ‘padri’ maggiori della musica italiana”.

Ma ecco il programma dettagliato

Si parte giovedì 11 maggio, con le Masterclass che si terranno dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 18 con Massimiliano Pitocco alla fisarmonica classica, il maestro serbo Zoran Rakic per la fisarmonica classica e Renzo Ruggieri per la fisarmonica jazz-moderna; alle 18 Concerto del maestro Riccardo Pugliese per la fisarmonica classica.

Venerdì 12 maggio dalle ore 9 alle ore 12 Masterclass dei Maestri Pitocco, Rakic e Ruggieri; alle 12 Concerto degli studenti; dalle 14.30 alle 18 di nuovo Masterclass con i Maestri Pitocco, Rakic e Ruggieri; e a chiudere alle 18 il concerto con Gianni Fassetta alla Fisarmonica classica-virtuoso.

L’evento si chiuderà sabato 13 maggio: alle 9 Masterclass dei Maestri Pitocco, Rakic, Ruggieri e Max De Aloe, per gli strumenti ad ancia libera e jazz; dalle 14.30 alle 16.30 Conferenza di Gerlando Gatto su ‘I rapporti tra tango e musica jazz”; alle 17.30 Consegna dei Diplomi e Concerto di Max De Aloe per la musica jazz.

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Il secondo appuntamento vedrà Gerlando Gatto impegnato giovedì 25 maggio alle ore 18.00, presso l’Auditorium CASC-BI (Centro per l’Aggregazione Sociale e Culturale tra il personale della Banca d’Italia) di Via del Mandrione 190, Roma. Oggetto dell’incontro la presentazione dell’ultimo libro di Gerlando Gatto, “Il Jazz Italiano in epoca Covid”. Il libro, che attraverso una serie di oltre quaranta interviste, fotografa perfettamente la situazione dei musicisti jazz italiani durante il periodo del Covid, risulta particolarmente interessante oggi alla luce di una ripresa che, per quanto concerne il jazz, tarda ad arrivare date le numerose difficoltà del mercato e la situazione non proprio felice in cui questa musica si dibatte nel nostro Paese.

A coadiuvare Gatto ci sarà Daniele Mele giovane pianista e compositore. Laureato con lode al Conservatorio “O. Respighi” di Latina, Daniele affianca all’attività performativa quella di docente di pianoforte e teoria musicale. Inoltre da più di un anno collabora con “A proposito di jazz” scrivendo interviste a musicisti italiani ed esteri.

Dario Chiazzolino: dalla Mole Antonelliana alla “Grande Mela” per amore del jazz

Quando si affronta il tema della «fuga di cervelli» dall’Italia, bisognerebbe tener presente anche quella di molti giovani musicisti di talento che, per maggiori opportunità o soprattutto per assenza di meritocrazia, decidono di abbandonare il nostro Paese per cercare di affermarsi all’estero. Fra questi casi c’è anche quello di Dario Chiazzolino, trentasettenne chitarrista jazz e compositore che vive stabilmente a New York dal 2016.
Il jazzista torinese suona professionalmente la chitarra dall’età di quattordici anni. Laureatosi al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino con il massimo dei voti, successivamente ottiene un master di chitarra jazz presso l’Università della Musica. Nel corso della sua brillante carriera condivide palco e studio di registrazione insieme a numerosi jazzisti di statura mondiale, tra i quali: Bob Mintzer, Dave Liebman, Peter Bernstein, Andy Sheppard, Aaron Goldberg, Billy Cobham, Russel Ferrante, Roy Hargrove, Dominique Di Piazza, Antonio Faraò, Willie Jones III, Sylvain Luc, Richard Bona, Eric Harland, Greg Spero, Ugonna Okegwo, Jonathan Kreisberg, Francisco Mela. Le sue qualità artistiche sono particolarmente apprezzate in tutto il mondo, ad esempio in Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Inghilterra, Scozia, Polonia, Finlandia, Norvegia, Olanda, Belgio, Islanda, Stati Uniti, nazioni nelle quali è ospite di rinomati jazz club e prestigiosi festival jazz. Le sue doti musicali sono riconosciute anche grazie al conseguimento di vari e importanti premi: “Best Guitarist” (Umbria Jazz Award, 2006), “Artist of the Year Award” (D-Magazine, Critics Poll, 2013), “Best Guitarist” (Guitarlist Magazine, Critics Poll, 2015), “Best Jazz Album” (“Spirit Fingers”, Soul and Jazz Magazine, Critics Poll, 2018), “Best Jazz Guitarist of the Century Award” (Jazz Guitar Magazine, Critics Poll, 2019), “Louis Armstrong Foundation Award” (2020). Anche per ciò che concerne la produzione discografica, Dario Chiazzolino è molto attivo con la pubblicazione (fra dischi da leader, co-leader, sideman e produttore) di oltre venticinque album.

Un altro aspetto fondamentale della sua attività artistica è legato alla didattica, ambito nel quale è attualmente impegnato alla “Jazz Faculty” del famoso “Borough of Manhattan Community College” (TribecaNew York), parte della più grande rete universitaria statunitense denominata “City University of New York” (CUNY), oltre a dirigere masterclass in tutta Europa e negli Stati Uniti in alcuni importanti college, università e conservatori come la “Purdue University” (Indiana) e il noto “Musicians Institute” (Los Angeles), così come le significative esperienze sempre nel ruolo di docente di chitarra presso il “Long Island Music Conservatory” (New York) e al “Music Conservatory of Westchester” (White PlainsNew York). Anche in qualità di ricercatore musicale e collaboratore didattico, Chiazzolino scrive articoli di didattica chitarristica, analisi e armonia jazz per svariate riviste specializzate, fino ad arrivare alla pubblicazione di alcuni metodi elaborati negli ultimi sei anni. Inoltre, da endorser, collabora con tantissimi marchi di strumenti musicali conosciuti in tutto il mondo.
Soffermandosi invece sul suo stile, Dario Chiazzolino è in possesso di una notevole padronanza strumentale che gli consente di esprimersi al meglio delle sue possibilità. Il suo fraseggio, carico di swing, è fluido, limpido, vibrante e lirico allo stesso tempo, assai energico e, al contempo, caratterizzato da un sopraffino senso melodico. Il tutto impreziosito da un frequente utilizzo dell’Out Playing, sua peculiarità tecnica ben definita, attraverso cui crea tensione armonica e dà libero sfogo al suo fervido estro improvvisativo. Profondo conoscitore della grammatica jazzistica, è un chitarrista poliedrico in grado di spaziare con naturalezza dal jazz alla fusion, dalla world music al contemporary jazz, generi che mettono in luce anche la sua toccante sensibilità comunicativa, sovente arricchita da un imprinting mediterraneo e da una concezione moderna della chitarra, comprendente finanche un esteso uso della poliritmia.
Dario Chiazzolino è un musicista dall’inestimabile valore che, purtroppo, come tanti suoi giovani colleghi italiani, è paradossalmente più conosciuto all’estero che nel nostro Paese. A dir la verità questo è un gran peccato, perché i fulgidi talenti come lui – senza ombra di dubbio – meriterebbero molto più spazio, visibilità e gratificazioni professionali in una nazione che, troppo spesso e ingiustamente, non valorizza al 100% le nostre eccellenze artistiche lasciando che, al netto di rinunce e sacrifici enormi, si trasferiscano altrove per inseguire i propri sogni, coltivare le loro passioni, per amore del proprio lavoro e per costruirsi una carriera degna di tale nome.

Stefano Dentice

A Matera il Gezziamoci compie 35 anni

Prende il via il 15 luglio alle 21:00 nel Giardino dell’Hotel del Campo a Matera la trentacinquesima edizione del Gezziamoci, la rassegna storica dell’Onyx Jazz Club che quest’anno fa tappa in dieci comuni della Basilicata, fra grande musica, incontri letterari e percorsi di scoperta del territorio.  Primo ospite del programma sarà un’icona del jazz contemporaneo europeo, l’istrionico Gianluigi Trovesi, che torna al Gezziamoci insieme all’originale trio dei Mutanti Musicali, composto da Boris Savoldelli, voce, Stefano Zeni, violino, e Marco Remondini, violoncello. Un progetto certamente desueto ed originale, dove gli ascoltatori vengono catturati da un vortice sonoro che, in poche battute, li fa viaggiare nel passato, cullati da splendide atmosfere classiche e, subito dopo, li catapulta nel futuro più remoto con sonorità elettroniche originali e di sicuro effetto. Trovesi sarà protagonista anche della stagione autunnale del Gezziamoci, con il progetto del 1984 da cui prese avvio la storia dell’Onyx Jazz Club.

Trentacinque non sono solo gli anni del Gezziamoci, ma anche l’età limite di molti degli artisti che calcheranno il palco di questa edizione della rassegna, sempre attenta a mescolare grandi nomi della scena jazz nazionale e internazionale e giovani talenti del territorio.

Fra questi i pugliesi Kaleido Sea che si esibiranno il 17 luglio alle 21:00 nell’Abbazia di San Michele Arcangelo a Montescaglioso (MT).  Il progetto, un mare immaginario dove si incontrano colori, suoni e culture musicali differenti, a formare ogni volta nuove figure policrome, unisce le diverse esperienze e sensibilità musicali di Vito Ottolino, chitarra classica, Vincenzo Maurogiovanni, basso, Cesare Pastanella, percussioni. Come la loro Puglia storicamente esposta a invasioni e migrazioni da ogni direzione, la loro musica è il luogo ideale per la creazione di una fusione di sonorità mediterranee, ritmi afroamericani e mescolanze sonore che rivelano gusto jazzistico e armonia europea, brani originali che spaziano da episodi onirici all’incedere di ritmiche incalzanti.

Le azioni di mobilità sostenibile promosse dall’Onyx Jazz Club si inseriscono fra le pratiche che il Gezziamoci mette in campo come aderente a “Takes Jazz The Green”, la prima rete italiana dei festival jazz ecosostenibili.

Il Gezziamoci prosegue fra luglio e agosto con le seguenti tappe:

  • 22 Luglio: Maratea (Lykos)
  • 23 Luglio: Aliano (Kora Connection, Tra Jazz  Manouche & Libri)
  • 29 Luglio: Miglionico (Michele Fazio)
  • 4 Agosto: San Severino Lucano (Onyx Jazz Quartet)
  • 5 Agosto: Genzano Di Lucania (Andrea Sabatino Quartet)
  • 8 Agosto: Acerenza (K.Trio)
  • 20-21 Agosto: Grottole (Masterclass)
  • 20 Agosto: Grottole (Onyx Group)
  • 21 Agosto: Grottole (Kruptai Quartet)
  • 24 Agosto: Matera (Common Ground)
  • 25 Agosto: Matera (Mat Trio)
  • 26 Agosto: Matera (Klankpoeder)
  • 27 Agosto: Matera (Jesse Davis 4tet)
  • 27 agosto: Matera (installazione Pentangolo)
  • 28 Agosto: Matera (Concerto all’alba con Jesse Davis)
  • 28 Agosto: Matera (Gegè Telesforo Impossible Tour).

Per ragioni indipendenti dall’organizzazione del Gezziamoci, nei concerti del 27 e 28 agosto a Matera, Seamus Blake sarà sostituito dal sassofonista Jesse Davis.

Per dodici giorni Palermo capitale del jazz

Varie produzioni in esclusiva europea e prime assolute per un totale di ben 10 produzioni orchestrali, 6 Direttori d’Orchestra, 110 concerti dislocati in 4 luoghi diversi tra il Teatro di Verdura, il Real Teatro Santa Cecilia, il Complesso Santa Maria dello Spasimo e il Palazzo Chiaramonte, conosciuto come Steri, sede dell’Università cittadina: questa, in poche ma eloquenti cifre, la carta d’identità del Sicilia Jazz Festival che in dodici giorni (dal 24 giugno al 5 luglio) ha trasformato Palermo in una sorta di mecca del jazz.
La capitale della Sicilia è stata come invasa da un’ondata di musica che ha interessato migliaia e migliaia di spettatori che hanno ascoltato con interesse i tanti concerti proposti. Peccato che nessuno di noi possegga il dono dell’ubiquità in quanto, ad esempio, avrei assistito assai volentieri alle performances di Dino Rubino, Giacomo Tantillo, Giuseppe Milici…tanto per fare qualche nome.

Altra caratteristica del Festival: il ruolo dato all’ Orchestra Jazz Siciliana che ha avuto l’onore e l’onere di accompagnare alcuni dei grandi solisti presenti al Festival, e la possibilità fornita ai giovani musicisti dei conservatori siciliani di esibirsi finalmente in pubblico. Ed è proprio questa attenzione ai talenti locali che rende un Festival del Jazz degno di essere pensato, realizzato e sostenuto con fondi pubblici. In effetti il Festival, organizzato dalla Regione Siciliana – Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo – con il coordinamento artistico affidato alla Fondazione The Brass Group, istituita con legge del 1° febbraio 2006, n. 5,  si avvale della preziosa collaborazione del Comune di Palermo, dell’Università di Palermo, delle produzioni originali del Brass Group e degli apporti dei Dipartimenti jazz dei Conservatori “Alessandro Scarlatti” di Palermo, “Arcangelo Corelli” di Messina, “Antonio Scontrino” di Trapani, “Arturo Toscanini” di Ribera e dell’Istituto superiore di studi di musica “Vincenzo Bellini” di Catania. L’obiettivo: come si accennava, coinvolgere in una concreta sinergia strutturale le istituzioni didattiche regionali, i musicisti del territorio e le maestranze locali.

Ma veniamo adesso al lato più strettamente musicale.

Per motivi di lavoro ho potuto assistere solo agli ultimi cinque concerti, tutti comunque di spessore e tutti svoltisi nel magnifico scenario del “Teatro di Verdura”

Ma procediamo con ordine. Il primo luglio è stata di scena la vocalist Dianne Reeves con il suo quintetto completato da John Beasley al piano, Romero Lubambo alla chitarra, Itaiguara Brandao al basso e Terreon Gully alla batteria. A parere di chi scrive, la Reeves è oggi una delle voci più interessanti, suggestive, personali del mondo del jazz e tutto ciò è stato ampiamente evidenziato anche durante il concerto palermitano. Ben supportata dal gruppo, la Reeves ha sciorinato un repertorio godibile dalla prima all’ultima nota in cui le parole lasciavano spesso campo libero a vocalizzi che richiamavano la grande tradizione del canto afro-americano. A conferma della versatilità di un’artista che oltre a vincere vari Grammy Awards (gli ultimi nel 2006, per la colonna sonora del film “Good night, and good luck” diretto da George Clooney, e nel 2015, per l’album “Beautiful life” dopo i precedenti quattro conquistati nel 2001, 2002, 2003 e 2006), in questo ultimo scorcio di tempo si è maggiormente concentrata, come si diceva, sul solco tracciato da voci leggendarie quali quelle di Billie Holiday, Ella Fitzgerald e, soprattutto, di Sarah Vaughan, cui tempo fa ha dedicato un intenso omaggio discografico. Tra le interpretazioni più convincenti le originali versioni di “Morning has broken” scritta da Cat Stevens e “Talk” di Pat Metheny. Insomma un concerto straordinario, sicuramente tra i migliori ascoltati a Palermo, che resterà sicuramente nel cuore e nella mente di chi, come il sottoscritto, ha avuto il piacere di parteciparvi.

Il giorno dopo grande attesa per il concerto di Ivan Lins con Jane Monheit e l’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal maestro Riina. Ora, fermo restando il piacere di aver riascoltato dopo un po’ di tempo Ivan Lins, devo confessare che sono rimato un po’ deluso dall’andamento del concerto. Ed il perché è presto detto: Ivan Lins ha scritto vagonate di musica e quindi mi sarei aspettato di ascoltarlo quasi totalmente in brani di sua composizione. Invece ci ha offerto versioni di brani già iper-noti come “Dindin”, “Insensatez”, “Garota de Ipanema”, “Check to check” che nulla tolgono ma nulla aggiungono alla statura di un artista che, come si diceva, si caratterizza per essere non solo un grande performer ma anche – e forse soprattutto – per le sue straordinarie capacità compositive. Ovviamente non sono mancate sue composizioni ma non abbastanza.

Bene Jane Monheit che ha messo in mostra una bella voce, ben intonata ed equilibrata, accompagnata da una sicura presenza scenica. Altro elemento positivo, il ruolo dato ad alcuni solisti dell’orchestra quali Gaetano Catiglia e Fabio Riina alle trombe, Francesco Marchese e Alex Faraci al sax tenore, Claudio Giambruno e Orazio Maugeri al sax alto, Salvo Pizzo al trombone, Elisa Zimbardo alla chitarra.

Durante l’esibizione di Ivan Lins un siparietto simpaticamente comico: mentre il cantante brasiliano intonava la sua “Ai, Ai, Ai, Ai, Ai” il maestro Riina scivolava senza alcuna conseguenza ma dando così corposa consistenza al titolo del pezzo.

Eccellente prova il 3 luglio della vocalist Simona Molinari accompagnata dall’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal maestro Vito Giordano. A mio avviso la Molinari matura di giorno in giorno in quanto riesce sempre meglio ad attare le sue notevolissime capacità vocali al repertorio che ha scelto di presentare. Un repertorio che sembra fatto apposta per accontentare sia il pubblico del jazz (con una serie di straordinari pezzi quali “Fly Me To The Moon”, “All Of Me”, “The Look Of Love”, “Summertime”) alternate con pezzi più vicini ai giorni d’oggi come “Fragile”. Ma intendiamoci: ciò nulla toglie alla cantante che anzi, come si accennava, evidenzia una versatilità che sicuramente le gioverà nel corso di una carriera già luminosa. Non a caso il suo concerto a Palermo è stato tra i più applauditi con numerose richieste di bis.

Il 4 luglio un mostro sacro del jazz, Christian Mc Bride; quando si parla di questo artista è difficile definirlo dal momento che si tratta di un grande virtuoso del contrabbasso, ma allo stesso tempo di un grande compositore, grande arrangiatore, eccellente didatta e, ciliegina sulla torta, direttore artistico del Newport Jazz Festival. Nato a Filadelfia il 31 maggio 1972, in soli 50 anni ha avuto una carriera davvero incredibile. E come i grandi artisti, fuori dal palco è una persona estremamente gentile e disponibile concedendomi una lunga intervista che pubblicherò nei prossimi giorni.

Venendo al concerto di Palermo, McBride ha evidenziato tutti gli aspetti della sua variegata personalità, suonando magnificamente il contrabbasso ma allo stesso tempo presentando alcune sue composizioni da lui stesso arrangiate per big band e dediche particolarmente sentite: è il caso di “Killer Joe” di Benny Golson, del sempre splendido “Spain” di Chick Corea, “Full House” di Wes Montgomery, “I Should Care” di Axel Stordahl, Paul Weston e Sammy Cahn mentre l’altro hit, “Come Rain or Come Shine” è stato interpretato con bella pertinenza dalla moglie di Christian, Melissa Walker. Quasi inutile sottolineare come la performance di McBride sia stata salutata con applausi a scena aperta da parte dal numeroso pubblico che, d’altro canto, non ha fatto mancare il proprio supporto ai numerosi solisti dell’orchestra che grazie agli arrangiamenti di McBride hanno avuto l’opportunità di mettersi in luce.

Gran finale il 5 luglio con Snarky Puppy ovvero la band del momento. Nato nel 2004 come progetto estemporaneo di un gruppo di studenti di un college del Texas, il collettivo statunitense che ruota attorno al perno costituito dal bassista, compositore e produttore Michael League (la formazione è variabile e a volte comprende anche alcune dozzine di musicisti) ha consolidato il percorso artistico non solo con dischi accolti assai bene da pubblico e critica, ma soprattutto attraverso un’attività live che sembra costituire la loro dimensione ideale. Dimensione che è stata pienamente confermata dal concerto palermitano in cui il gruppo si è presentato in nonetto. Ma questo appuntamento è risultato particolarmente interessante in quanto il gruppo ha presentato tutta musica nuova, una serie di brani che andranno a costituire il prossimo lavoro discografico. Come al solito la loro musica è risultata coinvolgente essendo il risultato di una ricerca che riesce a mescolare jazz, fusion, funk, prog e rhythm’n blues in una miscela con cui  hanno rapidamente scalato le classifiche discografiche di questi ultimi tre lustri, conquistando anche vari Grammy Awards.

Gerlando Gatto

Grandi voci…e non solo al Sicilia Jazz Festival

La Sicilia è terra di jazz non solo perché ha dato i natali a tanti musicisti di livello (alcuni dei quali hanno davvero scritto la storia del jazz italiano) ma anche perché ogni anno vi si svolgono manifestazioni di grande interesse.
Tra queste figura senza dubbio alcuno il “Sicilia Jazz Festival” che ha aperto i battenti con la sua nuova edizione ricca di grandi nomi e con progetti artistici inediti.
La manifestazione si svolgerà da oggi, venerdì 24 Giugno, al 5 Luglio nel cuore del centro storico di Palermo ed in alcuni dei più bei suggestivi siti monumentali, e sarà impreziosita da concerti tra big, musicisti residenti, Maestri e giovani talenti dei Conservatori siciliani. In tutto sono previsti 110 concerti al Teatro di Verdura, Real Teatro Santa Cecilia, Complesso Monumentale Santa Maria dello Spasimo e Steri. Peculiarità di quest’anno sarà la direzione dell’OJS, affidata per ogni concerto a Direttori diversi al Teatro di Verdura, il M° Gabriele Comeglio, il M° Giuseppe Vasapolli, il M° Piero Romano, il M° Domenico Riina, il M° Antonino Pedone, il M° Vito Giordano.

L’apertura è stata affidata ad un doppio concerto: la Concertgebouw Jazz Orchestra con la grande artista olandese Trijntje Oosterhuis sul palco dello Steri nel JazzVillage alle ore 19.30 presenta “Sing Sinatra”; due ore dopo al Teatro di Verdura il pubblico potrà ascoltare le orchestrazioni e gli arrangiamenti di canzoni d’autori italiani appositamente commissionati al Grammy Award, Michael Abene, già Associate Professor of Jazz Composition at Manhattan School of Music, interpretati da Paolo Fresu in prima assoluta, accompagnato dall’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal resident conductor, Domenico Riina.

Il giorno dopo di scena una delle mie preferite: la vocalist Sarah Jane Morris; oramai da tanto tempo sulle scene la Morris nulla ha perso dell’originario fascino conservando una naturalezza ed una squisita gentilezza che raramente si riscontrano in artiste del suo calibro.
Il 26 Raphael Gualazzi e il 27 i New York Voices sempre con l’Orchestra Jazz Siciliana; il gruppo vocale statunitense è stato fondato nel 1987 da Peter Eldridge, Caprice Fox, Sara Krieger, Darmon Meader e Kim Nazarian.

Il 28 e 29 ancora spazio alle voci con le performances, rispettivamente, di Max Gazzé e della vocalist olandese Fay Claassen ( Nijmegen, 2 dicembre 1969 ) che bene hanno fatto gli organizzatori ad invitare dato che ancora nel nostro Paese non è molto conosciuta.

Il 30 giugno sarà di scena Tom Seals; il pianista e vocalist sta ottenendo un grande successo di pubblico e di critica grazie da un canto ad un pianismo a tratti elettrizzate sostenuto da una solida tecnica, dall’altro ad un modo di cantare con brillantezza e un pizzico di ironia che mai fa male. Il confronto con la formazione siciliana diretta da Vito Giordano si preannuncia, quindi, elettrizzante anche per l’inedito repertorio costituito prevalentemente da composizioni originali dello stesso Seals.

Il I luglio appuntamento da non perdere con un’altra delle grandi voci del jazz di oggi: Dianne Reeves che si presenterà con il suo quintetto insieme all’Orchestra Jazz Siciliana, diretta da Giuseppe Vasapolli. Artista versatile e di grande comunicativa, Dianne Reeves conosce assai bene non solo l’intero universo della musica “nera” ma anche tutti quei territori affini con cui il jazz si è misurato nel corso degli ultimi 100 anni; di qui le sue brillanti collaborazioni con musicisti di ambito assai diverso come Sergio Mendes, Harry Belafonte, Charles Aznavour e Salomon Burke.

Sabato 2 luglio escursione nel mondo della grande musica brasiliana con due artisti di assoluto livello mondiale: Ivan Lins, che si esibirà insieme a Jane Monheit e l’Orchestra Jazz Siciliana diretta da Domenico Riina. Lins è artista di fama internazionale che per oltre 30 anni ha scritto e interpretato i brani più belli di Música Popular Brasileira e jazz. È anche pianista di squisito tocco jazzistico e da mezzo secolo le sue canzoni, ricche di bellezza melodica e seduzioni armoniche, impreziosiscono il repertorio di grandi voci come Elis Regina, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Barbra Streisand, Dionne Warwick, Michael Bublé e, appunto, di Jane Monheit. Quest’ultima è una acclamata stella della nuova generazione del canto jazz statunitense che proprio col musicista di Rio De Janeiro vanta una intensa e felice collaborazione; la vocalist ha da poco pubblicato il suo ultimo album “Come What May”, prodotto da Joel Lindsey e Sharon Terrell e dedicato ad alcuni standard del jazz, ben coadiuvata da Michael Kanan (piano); Rick Montabano (drums); David Robaire (bass); Kevin Winard (percussion); Miles Okazaki (guitars).

Il 3 luglio una delle più belle voci del panorama musicale nazionale, Simona Molinari, con l’Orchestra Jazz Siciliana diretta da Vito Giordano, in un programma che accanto ad alcuni capolavori del jazz propone anche canzoni del nostro tempo.

Ultime due giornate col botto, se ci consentite l’espressione: il 4 avremo modo di ascoltare uno dei grandi del jazz in assoluto, il contrabbassista Christian McBride, con l’orchestra Jazz Siciliana diretta nell’occasione da Domenico Riina, in un omaggio a Jimmy Smith, Wes Montgomery e Oliver Nelson, ovvero lo stesso progetto che proprio da poco ha guadagnato al contrabbassista l’ottavo Grammy Awards della sua carriera. Christian McBride è a ben ragione considerato uno degli indiscussi maestri del contrabbasso jazz, per virtuosismo tecnico, senso dello swing, gusto musicale e sapiente uso dell’archetto. Inutile in questa sede ricordare gli artisti con cui McBride ha collaborato…forse sarebbe più facile elencare quelli con cui non ha suonato, esercizio che comunque rimandiamo ad altra occasione. Per il momento è importante sottolineare come il musicista abbia scelto Palermo e il Sicilia Jazz Festival per inaugurare il suo tour europeo.

Martedì 5 luglio chiusura straordinaria con Snarky Puppy . Nato nel 2004 come progetto estemporaneo di un gruppo di giovani musicisti attorno al compositore e produttore Michael League, nel corso di questi ultimi anni la formazione ha ottenuto straordinari riconoscimenti di pubblico e di critica grazie ai notevoli album presentati ma soprattutto alle esibizioni live in cui riesce a dare il meglio di sé evidenziando eclettismo, presenza scenica e ovviamente preparazione musicale di ogni singolo partecipante.

Il Festival è organizzato dalla Regione Siciliana – Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, il cui coordinamento artistico è affidato alla Fondazione The Brass Group, e si avvale della preziosa collaborazione del Comune di Palermo, dell’Università di Palermo, delle produzioni originali del Brass Group e degli apporti dei Dipartimenti jazz dei Conservatori “Alessandro Scarlatti” di Palermo, “Arcangelo Corelli” di Messina, “Antonio Scontrino” di Trapani, “Arturo Toscanini” di Ribera e dell’Istituto superiore di studi di musica “Vincenzo Bellini” di Catania.

Gerlando Gatto

Udin&Jazz torna a Udine, nella sua sede naturale, dal 12 al 16 luglio

Udin&Jazz ritorna nel suo luogo naturale: il capoluogo friulano ospiterà dal 12 al 16 luglio la 32° edizione di “Udin&Jazz”, a cura di Euritmica, la gloriosa manifestazione che nel corso degli anni ha assunto un’importanza sempre crescente nel pur vastissimo panorama dei festival italiani dedicati alla musica afro-americana.
Viene così archiviata la parentesi, per altro più che positiva, di GradoJazz, che per tre anni, anche in tempi di pandemia, ha portato in regione grandi stelle della musica nazionale e internazionale (King Crimson, Paolo Conte, Stefano Bollani, Gonzalo Rubalcaba, Paolo Fresu, Dee Dee Bridgewater, Brad Mehldau e molti altri…) e il successo delle due edizioni invernali di Udin&JazzWinter al Teatro Palamostre di Udine.

Ma, a mio avviso, un festival che si chiama “Udin&Jazz” trova il suo perché anche per la località in cui si svolge. In effetti molte volte mi è capitato di sottolineare come oggi un Festival del Jazz assume rilievo solo se soddisfa determinate condizioni. In primo luogo essere strettamente legato al territorio in cui si svolge, sì da valorizzarne i contenuti cultuali ed economici (prodotti tipici); in secondo luogo se, contrariamente ai “grandi festival” non  si inseguono i grandi nomi solo per fare cassetta (poco importa se poi con il jazz poco o nulla hanno a che vedere) e viceversa si dà il giusto spazio ai musicisti locali. E sotto questo specifico aspetto tutte le regioni italiane potrebbero benissimo dare spazio ai tanti talenti locali solo che a Udine si fa da sempre e in molti altri posti purtroppo no.
Ciò, ovviamente, nulla toglie che si dia ampio rilievo alle stelle di primaria grandezza e più in generale a quei musicisti che si esprimono su alti livelli qualitativi. E anche da questo punto di vista Udin&Jazz non ha mai deluso, cosa che accadrà anche quest’anno visto le prime notizie che si hanno sul programma il cui dettaglio verrà presentato a breve.
In effetti si sa già che la chiusura del Festival sarà affidata sabato 16 luglio 2022 alle 21, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ad una delle band più acclamate dello scenario del nuovo jazz contemporaneo mondiale, gli Snarky Puppy. Guidato da Michael League, il collettivo, con circa 25 musicisti in rotazione, si muove tra jazz, funk e R&B, musica scritta e improvvisazione totale e ritorna nel 2022 con un nuovo album live appena inciso, “Empire Central”, il quattordicesimo, una lettera d’amore a Dallas, il luogo dove l’avventura è iniziata nel 2004. “Empire Central”, per loro stessa ammissione, è il progetto più ambizioso e comunicativo di sempre, e arriva dopo quasi 2.000 spettacoli, 13 album, 4 premi Grammy, 8 premi JazzTimes e Downbeat e centinaia di masterclass presso istituzioni educative in tutto il mondo.
Ovviamente appena sarà varato il calendario completo avrete modo di leggerlo su questo stesso spazio.
U&J è ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Euritmica e gode del sostegno di: Regione FVG, Fondazione Friuli, Reale Mutua Assicurazioni Udine Franz&Dilena, Banca di Udine, oltre agli importanti partenariati con Radio 1 Rai, Radio 3 Rai e Rai FVG. Udin&Jazz è altresì gemellato con alcuni tra i più prestigiosi festival jazz europei, come quello di Vienne in Francia, di cui è partner nell’organizzazione della 3a edizione di JazzUp.

Gerlando Gatto