Riccardo Crimi: il fotografo AFIJ del mese di marzo – la gallery e l’intervista

Riparte, dopo una piccola pausa, la nostra rubrica dedicata all’AFIJ, Associazione Fotografi Italiani Jazz, che inizia il nuovo anno con un efficace restyling del sito web e l’inserimento dei soci Paolo Piga, Gabriele Lugli, Giuseppe Cardoni, Marco Floris, Luciano Rossetti e Riccardo Crimi tra i 30 finalisti del prestigioso Jazz World Photo, edizione 2021.
Ed è proprio quest’ultimo, Riccardo Crimi, il fotografo che abbiamo intervistato questo mese e al quale è dedicata la nuova gallery.

Riccardo Crimi

Crimi nasce in Sicilia nel 1956, ma risiede a Formia in provincia di Latina dal 1975. Si occupa di fotografia di spettacolo e di musica jazz in particolare. Collabora con diversi magazine di settore tra cui Jazzit, Musica Jazz, oltre ad alcuni web magazine. Le sue foto sono state utilizzate per diverse copertine di cd, tra cui quelle per il doppio di Paolo Fresu per EMI, Gaetano Partipilo & Urban Society, Michael Blake, Pietropaoli. Da diversi anni si occupa di corsi di fotografia, sia di gruppo sia individuali, oltre a tenere diversi workshop di fotografia musicale. Accreditato nei più importanti festival di musica jazz come Umbria Jazz nelle due date, estiva e invernale, Young Jazz e Auditorium Parco della Musica. Socio fondatore dell’AFIJ. (Marina Tuni)

Scorrendo le tue note biografiche e curiosando sul web sono rimasta davvero impressionata di quanto tu, a differenza di altri fotografi, abbia dedicato la tua intera carriera professionale quasi unicamente alla fotografia di spettacolo, al jazz in particolare. Vorresti spiegarci da che cosa scaturisce la tua scelta, partendo magari dal raccontarci come ti sei avvicinato all’arte fotografica?
«Come molti mi sono avvicinato alla fotografia da piccolo, ricordo che agli inizi fotografavo di tutto, formiche, sassi… tutto quello che stuzzicava la mia fantasia! Crescendo ho iniziato a “selezionare” i soggetti, torturando amici e parenti. Nei primi degli anni ottanta entro in una agenzia fotografica e nell’82 vengo accreditato ai concerti dei Rolling Stones e di Frank Zappa, quindi il mio primo Umbria Jazz nel 1985; lì nasce la passione pura di fotografare la musica e gli artisti che ami… che volere di più dalla vita? Poi, come spesso succede, diventa difficile conciliare lavoro e famiglia e decido di abbandonare per poi riprendere nei primi anni del 2000. Da allora non mi sono più fermato».

Osservando i tuoi scatti ho potuto cogliere aspetti peculiari della personalità di alcuni artisti, che solo ascoltando la loro musica non ero riuscita a scoprire; evidentemente riesci a creare con l’artista che stai fotografando un’interazione naturale che va oltre la superficie. Non credo basti soltanto saperli mettere a loro agio… Come entri nel mondo dei musicisti che ritrai, tirando fuori il meglio di essi – o anche il peggio, a volte?
«Penso che sia una questione di “rispetto”. Il musicista capisce che lo rispetto prima come persona poi come musicista e forse per questo nasce quella giusta alchimia che mi permette di entrare nel suo mondo intimo di “personamusicista“, dove la prima non annulla la seconda e viceversa, e come in tutti gli esseri umani convive il meglio e il peggio ed è giusto conoscere e rispettare le due facce».

-Tempo fa lessi un romanzo di Thomas Bernhard, “Estinzione”, e rimasi colpita da questa frase: «Fotografare è una passione abietta da cui sono contagiati tutti i continenti e tutti gli strati sociali, una malattia da cui è colpita l’intera umanità e da cui non potrà mai più essere guarita. L’inventore dell’arte fotografica è l’inventore della più disumana delle arti. A lui dobbiamo la definitiva deformazione della natura e dell’uomo che in essa vive, ridotti a smorfia perversa dell’uno e dell’altra». Beh, è notorio che Bernhard è un maestro dell’arte dell’esagerazione… tuttavia, queste parole sono uno spunto per dire che nell’epoca in cui tutti fotografano tutto, non è così scontato che la logica meritocratica, in qualsiasi ambito professionistico, sia sempre riconosciuta. Qual è il tuo pensiero a questo proposito?
«La fotografia, come l’arte in genere, è lo specchio della società in cui viviamo ed è giusto che sia così… poi, va anche detto che viviamo in una società che di meritocratico non ha nulla…».

Una foto ben fatta ha un’anima e soprattutto mostra l’essenza del musicista, quel filo, dicevamo, che lo unisce al suo pubblico. Spesso, quando scrivo un articolo, una recensione, mi soffermo a pensare al peso, all’impatto che ogni singola parola potrà avere in chi mi legge… È una grossa responsabilità, non trovi? Capita anche a te di pensarlo per le fotografie che scatti?
«Sicuramente si, anche se per un fotografo è diverso, ovvero non deve analizzare e riportare come un musicista ha  suonato ma quello che ha profuso sul palco: passione, amore, sofferenza e, soprattutto, se tutto questo è arrivato al pubblico».

-La musica è una fenomenale attivatrice di emozioni.. anche estetiche, se vogliamo. Esiste persino una ricerca che dice che le nostre menti hanno la capacità di elaborare una sorta di libreria musicale che riesce a richiamare, attraverso una singola emozione collegata ad un brano, una multiforme combinazione di sentimenti ad esso associati. Quando scatti una fotografia, quanto la tua mente è condizionata dal fatto che ti piaccia o meno la musica dell’artista che stai fotografando e quanto ciò influisce sul risultato finale?
«Più che la musica che suona, per me influisce molto quanto il musicista sul palco sia “personamusicista” – come dicevo prima – cioè quanto si da al pubblico».

-Immagino che tu, come un padre nei confronti dei suoi figli, ami ogni tuo singolo scatto… tuttavia, ne ricordi qualcuno di cui sei particolarmente orgoglioso?

«Quella che ancora non ho scattato e sta li ad aspettarmi.
In effetti la foto di cui vado più orgoglioso non è stata fatta da me, ma a me da Art Blakey  ad UJ nell’85!»

Marina Tuni

Ferrara in Jazz 2015 – 2016. Al via la seconda parte di stagione

XVII Edizione
16 ottobre 2015 – 23 aprile 2016

Dopo la consueta pausa natalizia il Jazz Club Ferrara riscalda i motori per inaugurare la seconda parte della diciassettesima edizione di Ferrara in Jazz che si svolgerà, dal 23 gennaio al 23 aprile 2016, nell’incantevole cornice del Torrione San Giovanni, bastione rinascimentale iscritto nella lunga lista dei beni UNESCO e tra le location per il cinema di Emilia-Romagna Film Commission.
L’apprezzata rassegna concertistica, organizzata da Jazz Club Ferrara con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Ferrara, Endas Emilia-Romagna e una fitta schiera di partner privati, riserva ad un pubblico trasversale ed in costante crescita altri tre mesi di emozionanti concerti, nuove proposte e didattica, per indossare gli abiti di uno sfarzoso festival che volge lo sguardo al panorama internazionale con radici saldamente affondate nel territorio.
La riapertura, che riconferma le co-produzioni con Ferrara Musica, Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna ed il Conservatorio “G. Frescobaldi di Ferrara”, unitamente alla seconda edizione del progetto didattico “The Unreal Book” (realizzato in collaborazione con Endas Emilia-Romagna), spetta – sabato 23 gennaio – al quartetto di un’icona del jazz d’oltreoceano, il contrabbassista portoricano Eddie Gomez.
Con la consueta cadenza di tre concerti settimanali (venerdì, sabato e lunedì), la seconda parte di Ferrara in Jazz 2015 – 2016 consta di quindici Main Concerts tenuti da grandi nomi del panorama nazionale ed internazionale come Kenny Werner, Roberto Gatto, Mark Turner, Michael Blake, Marc Ribot, Joyce Moreno, Nels Cline, Ralph Alessi, Johnny O’Neal, Giovanni Guidi, Donny McCaslin, Jason Lindner, Gianluca Petrella, Jim Black, Cristiano Calcagnile, Jochen Rueckert, Nicole Mitchell, Romero Lubambo, James Carter e molti altri.
Copiose e di assoluta qualità sono anche le “rassegne nella rassegna” che affiancano gli appuntamenti principali. Si parte con gli scatenati lunedì firmati Monday Night Raw che, con un focus sul contemporaneo e le immancabili jam session, propongono quanto di nuovo è in circolazione scandagliando tra giovani protagonisti del panorama jazzistico europeo. Si prosegue con i venerdì di Friday Jazz Dinner, in cui le invitanti proposte culinarie elaborate dal Wine-Bar del Torrione sposano i colori del miglior jazz dal vivo del nostro territorio. A questi ultimi si alterneranno non solo le esibizioni mensili della Tower Jazz Composers Orchestra, la resident band nuova di zecca del Jazz Club Ferrara, ma anche le performance di Jazz Goes To College, che vedono succedersi i migliori allievi del Dipartimento Jazz del Conservatorio estense.
Infine, i solisti della Chamber Orchestra Of Europe – una tra le più importanti orchestre da camera d’Europa – firmano OFF, la rassegna realizzata in collaborazione con Ferrara Musica che, da oltre cinque anni, offre la rara opportunità di poter fruire di ricercati repertori classico-contemporanei tra le mura del Torrione.

Il PALINSESTO di questa seconda parte di stagione si riallaccia ai primi mesi di programmazione, mirando alla qualità delle proposte selezionate dall’universo jazzistico statunitense di area prevalentemente newyorchese, spaziando tra tradizione e avanguardia in un continuo alternarsi di musicisti di nuova e vecchia generazione.
A conferma di quanto sopra è il concerto di riapertura che spetta, sabato 23 gennaio, al quartetto di uno dei contrabbassisti fondamentali della storia del jazz, Eddie Gomez. Accompagnatore e solista di razza, Gomez ha militato lungamente nel trio di Bill Evans, per poi collaborare con Chick Corea e gli Steps Ahead. Qui lo troviamo in compagnia di Salvatore Bonafede e Roberto Gatto – due autentici mostri sacri del jazz italiano – e del giovane e talentuoso trombettista Alessandro Presti.

Proseguendo su sentieri MODERN JAZZ, venerdì 4 marzo, il Torrione sarà avvolto dallo stile elegante e raffinato del Johnny O’Neal Trio, all’insegna di un viaggio sonoro – tra swing e be bop – impreziosito dalla vocalità bluesy del pianista che ha lavorato a fianco di Clark Terry e Art Blackey.
GROOVE FEELING ad alto carico energetico è invece garantito, sabato 6 febbraio, dal James Carter Organ Trio che affonda le radici nel soul jazz degli anni ’60. La formazione del polistrumentista, impostosi fin da giovanissimo sulla scena statunitense per la straordinaria tecnica applicata ad ogni genere di strumento a fiato, è completata da Gerard Gibbs all’organo Hammond e Alex White alla batteria.

TRAIETTORIE CONTEMPORANEE, lungo le quali la scena downtown newyorchese incontra l’avanguardia più pura, definiscono un’articolata mappa sonora ricca di tesori da scoprire. Ancora in bilico tra tradizione e modernità è “Tiddy Boom”, originale lavoro che il sassofonista Michael Blake presenterà al Torrione sabato 27 febbraio, accompagnato da una sezione ritmica forte dell’esperienza di Greg Cohen e della freschezza di Giovanni Guidi e Jeremy Clemons. Altro appuntamento con uno dei principali esponenti del sassofono, presente sulla scena statunitense da oltre vent’anni e recentemente reclutato da David Bowie per il suo ultimo lavoro, è con il Donny McCaslin “Fast Future” Quartet (sabato 19 marzo). Si approda quindi a sabato 16 aprile, quando il Jazz Club ospiterà il batterista tedesco Jochen Rueckert che presenterà “We Make The Rules” a capo di un nuovo eccellente organico nel quale figurano, oltre all’acclamato tenor sassofonista Mark Turner, Mike Moreno alla chitarra e Orlando Le Fleming al contrabbasso.
L’universo delle sei corde gode, in questa parte di stagione, di una sorta di celebrazione. Il 30 gennaio è la volta del solo di Marc Ribot, preceduto dall’esibizione della compositrice, chitarrista e cantante Sara Ardizzoni, mentre sabato 20 febbraio l’anima rock di Nels Cline (ex Wilco) incontra l’estro di Julian Lage in “Room”.
Di taglio contemporaneo sono anche i tre appuntamenti 2016 firmati Crossroads & Ferrara in Jazz, realizzati in collaborazione con la prestigiosa kermesse itinerante. Il taglio del nastro è previsto per sabato 12 marzo con “Baida”, quartetto capitanato dal trombettista Ralph Alessi e completato da Gary Versace (pianoforte), Drew Gress (contrabbasso) e Nasheet Waits (batteria), che presenterà al pubblico del Torrione “Mirror Mind”, secondo lavoro per ECM. Sabato 9 aprile la co-produzione propone il nuovo piano trio del batterista Jim Black (con Elias Stemeseder al pianoforte e tastiere e Thomas Morgan al contrabbasso) che esplora, dopo l’esperienza degli AlasNoAxis, una vena più melodica e swingante. A chiudere l’intrigante trittico (sabato 23 aprile) è un altro quartetto – questa volta da camera – guidato da Nicole Mitchell, una tra le più grandi virtuose di flauto sulla scena mondiale, che con rigore ed immediatezza ci introdurrà il suo universo musicale. (altro…)

Ferrara in Jazz 2014-2015, al via la seconda parte

Ferrara in Jazz 2014 – 2015
XVI Edizione
18 ottobre 2014 – 27 aprile 2015

Con la partecipazione di oltre tremila visitatori provenienti dall’intera Penisola e da svariate nazioni estere nei primi mesi di programmazione, il Jazz Club Ferrara si appresta ad inaugurare la seconda parte della sedicesima edizione di Ferrara in Jazz, che si svolgerà nell’incantevole cornice del Torrione San Giovanni dal 31 gennaio al 27 aprile 2015 grazie al contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Ferrara, Banca di Romagna, Endas Emilia-Romagna e del main sponsor Caffè Meseta oltre ad altri partner privati.

La riapertura, fissata per sabato 31 gennaio, è affidata al trio del pianista e compositore statunitense Kenny Werner.Lo splendido bastione rinascimentale patrimonio UNESCO, recentemente incluso tra le prestigiose location per il cinema di Emilia-Romagna Film Commission, riserva ad un pubblico trasversale ed in costante crescita conferme e novità, spettacoli e didattica, nella prospettiva di un ampio sguardo alla musica internazionale con radici saldamente affondate nel territorio.

Lungo ben tre mesi di grande musica, atti a ricreare l’atmosfera di un vero e proprio festival, si rinnovano le co-produzioni con Ferrara Musica e Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna unitamente a “The Unreal Book”, nuovo progetto didattico realizzato in collaborazione con Endas Emilia-Romagna.

Con la consueta cadenza di tre concerti settimanali (venerdì, sabato e lunedì), la seconda parte di Ferrara in Jazz 2014-2015 consta di quindici Main Concerts tenuti da grandi nomi del panorama nazionale ed internazionale come Kenny Werner, Roberto Gatto, Craig Taborn, Domenico Caliri, Chris Potter, Javier Girotto, Miguel Zenon, Wayne Escoffery , Jack Walrath e Gary Smulyan, Antonio Faraò, Joey DeFrancesco, Mark Turner, Peter Bernstein, Steve Lehman, Ambrose Akinmusire, Omer Avital, Michael Blake, David King, Billy Drummond e molti altri.

Affiancano gli appuntamenti principali: i lunedì di Happy Go Lucky Local con immancabili jam session, concerti e presentazioni discografiche dei migliori talenti del jazz italiano; i venerdì firmati Somethin’Else caratterizzati da itinerari gastronomico-musicali sempre nuovi e sfiziosi, alla scoperta di suoni e sapori del mondo.

Prosegue anche quest’anno la prestigiosa rassegna OFF, realizzata da Ferrara Musica in collaborazione con Jazz Club Ferrara, che vede esibirsi sul palco del Torrione i solisti della Mahler Chamber Orchestra e della Chamber Orchestra Of Europe, due tra le più importanti orchestre da camera d’Europa.

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Sempre alla scoperta del nuovo

Dave Holland

Dave Holland

Si apre il 6 novembre la ventisettesima edizione di “Aperitivo in Concerto”, rassegna prodotta e organizzata al Teatro Manzoni di Milano da Mediaset e Publitalia ’80, in collaborazione con Peugeot Italia e 3 Italia. Da anni la manifestazione, caso veramente raro in Italia, di completa sponsorizzazione privata, si è impegnata a documentare i molteplici sviluppi della contemporaneità musicale nelle varie forme e commistioni che costantemente scaturiscono ed emergono dal mondo cosiddetto “globalizzato”. La rassegna, apprezzato appuntamento istituzionale per il pubblico milanese e non solo, ha scelto sin dai suoi esordi (eminentemente dedicati alla tradizione accademica), di evitare l’istituzionalità ed il repertorio ad essa connesso.

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E’ indispensabile entrare in contatto con la propria essenza

Alessandro Giachero

Alessandro Giachero

Alessandro Giachero (Alessandria 1971) è uno dei pianisti più interessanti dell’attuale panorama jazzistico nazionale. In possesso di una solida preparazione di base, frutto di lunghi ad articolati studi culminati tra l’altro nel diploma ottenuto nel 1994 presso il Conservatorio della città natale e nella laurea specialistica in jazz e arrangiamento presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze, Giachero è stato segnalato nel Top Jazz del 2005 e del 2006  tra i migliori nuovi talenti del jazz italiano sia come pianista solista sia con il progetto T.R.E. il cui album “Riflessi” è stato considerato, sempre nel Referendum di Musica Jazz del 2006, tra i migliori dischi dell’anno. Impegnato in diversi contesti, attualmente suona, tra l’altro, con il William Parker Resonance Quartet e incide con l’ “abeat” una delle etichette più originali e innovative del panorama jazzistico nazionale. A Giachero abbiamo rivolto alcune domande sull’attuale situazione del jazz e su cosa significhi oggi suonare questa musica.

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Le star del jazz all’Enoteca italiana

Pietro Tonolo

Pietro Tonolo

All’Enoteca Italiana ancora un nuovo appuntamento per il cartellone di concerti della 41esima edizione dei Seminari Estivi organizzati dalla Fondazione Siena Jazz, con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Banca Monte dei Paschi di Siena, main sponsor.

Lunedì 1 agosto, il concerto ad ingresso libero vedrà salire sul palco della splendida cornice del Bastione San Filippo della Fortezza Medicea nel primo set alle 21.30 un duo d’eccezione, composto da Pietro Tonolo al sax alto e l’inglese John Taylor al pianoforte.

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