Torna il Tuscia in Jazz Summer

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Bagnoregio, Luglio 2015

Tre Grammy Awards; alcuni dei gruppi emergenti più quotati a livello europeo; un centinaio di allievi da tutto il mondo, iscritti finora alla Summer School; una griglia di docenti composta da alcuni tra i più apprezzati musicisti jazz italiani e stranieri. Questi, in estrema sintesi, i numeri più significativi della tappa di Bagnoregio del Tuscia in Jazz Summer Festival, la rassegna jazz, e non solo, in programma dal 21 luglio al 2 agosto nella cittadina che ospita ormai da anni una delle rassegne jazzistiche più importanti dell’estate.

E poi, a coronare un cartellone d’eccezione, l’evento straordinario in  grado di caratterizzare e rendere unico il Festival: il primo agosto, la Notte in Jazz nello splendido scenario di Civita, borgo al centro di una campagna di mobilitazione promossa da Comune di Bagnoregio e Regione Lazio per il riconoscimento come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.

Per dare il senso dell’offerta musicale del Festival, basta già il testa-coda da brividi proposto dal cartellone: apre, il 21 luglio, il Trio Med, ovvero Peter Erskine, batterista che ha al suo attivo, tra l’altro, la militanza nei Weather Report, supergruppo jazz con cui ha registrato 5 dischi, compreso “8:30”, premio Grammy Award, Rita Marcotulli e Palle Danielsson, ovvero tre miti della musica jazz  riuniti insieme per un tour estivo che si propone come uno dei più importanti della stagione.

A chiudere, il 2 agosto, il Paula e Jacques Morelenbaum trio, protagonisti dello spirito e dell’anima della Bossa Nova, per aver a lungo collaborato e partecipato alle produzioni di Antonio Carlos Jobim, inventore dei ritmi e delle melodie che dalla spiaggia di Ipanema si sono diffuse in tutto il mondo, in un dirompente successo che ha rappresentato un vero e proprio fenomeno culturale.

In mezzo c’è spazio, il 23 luglio, per Remo Anzovino, pianista considerato da critica e pubblico tra i più originali e innovativi compositori in circolazione, uno  dei massimi esponenti della musica strumentale italiana e, il 28 luglio, a due anni dalla sua prima apparizione al Festival, per il Robert Glasper Trio, gruppo straordinario, guidato dal pianista e produttore Robert Glasper, vincitore di due Grammy Awards: il primo, nel 2013, con Black Radio, giudicato miglior album R&B; il secondo, quest’anno, nella categoria miglior performance R&B tradizionale.

Quindi, le finali del Tuscia in Jazz European Award 2015, concorso che premia il  miglior gruppo giovane europeo, il 24-25-26 e 27 luglio, a seguire, il 29-30 e 31 luglio, i concerti di alcuni dei più puri talenti jazz a livello italiano e internazionale, parecchi anche impegnati nella Summer School, come Roberto Gatto, Rosario Giuliani, Elisabetta Antonini, Aldo Bassi,  Peter Bernstein, Fabio Zeppetella, Aaron Goldberg, Reuben Rogers.

Storia a sé la fa la Notte in Jazz a Civita, il primo agosto, con una carrellata di musica, colori, performance artistiche,  Dj set che promettono, complice l’unicità del palcoscenico naturale, di rendere indimenticabile l’evento.

“Come ho già avuto modo di sottolineare, credo che quella di quest’anno, per livello artistico e varietà dell’offerta, sia l’edizione più prestigiosa del Tuscia in Jazz che ospitiamo – ricorda il sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti – avere in cartellone tre Grammy, ovvero l’equivalente, per la musica, del premio Oscar, è sintomo di qualità allo stato pure.  Insieme a loro offriamo il meglio degli artisti italiani e i più interessanti gruppi emergenti, senza considerare i giovani che seguono i corsi della Summer School. Siamo molto soddisfatti, perché a fronte di tutto ciò registriamo il favore diffuso del pubblico e, soprattutto, degli operatori economici che, in virtù dell’indotto prodotto, ottengono notevoli benefici”.

“Tutto ciò è frutto di una intesa consolidata con l’Amministrazione comunale di Bagnoregio, che ringrazio. Solo se c’è un’assonanza di intenti, infatti, è possibile lavorare per ottenere il meglio e quest’anno, ancora più degli anni passati, il nostro programma è in grado di competere con qualsiasi festival europeo – aggiunge Italo Leali, direttore artistico del Festival – il mix di stelle e di giovani promesse proposto infatti è difficilmente replicabile altrove, e sono certo che la risposta del pubblico sarà la migliore conferma delle nostre sensazioni”.

I biglietti per i concerti, del costo di 10 e 15 euro, sono già acquistabili sul sito www.ciaotickets.com – per informazioni www.tusciainjazz.it

Di seguito il programma completo:

 

 

 

Bagnoregio – Piazza Biondini

21 luglio

ore 21.30 Peter Erskine Rita Marcotulli Palle Danielsson Trio Med

Ingresso euro 15

 

22 luglio

ore 21.30 Mario Nappi Trio presenta il nuovo disco Vele

 

23 luglio

ore 21.30 Remo Anzovino “Viaggiatore Immobile”

ingresso euro 10

 

24 luglio

ore 21.30 Tuscia in Jazz European Award 2015 Semifinali

Michele Villetti quartet

Jimbo Tribe

Zadeno trio

ingresso libero

 

25 luglio

ore 21.30 Tuscia in Jazz European Award 2015 Semifinali

Sara Decker Group

Igor Di Martino Trio

Pippi Dimonte Quintet

ingresso libero

 

26 luglio

ore 21.30 Tuscia in Jazz European Award 2015 Semifinali

Carla Restivo Quintet

Three Colors

Dèrive

ingresso libero

 

27 luglio

ore 21.30 Finali Tuscia in Jazz European Award 2015

ingresso libero

 

28 luglio

ore 21.30 Robert Glasper Trio

ingresso euro 15

 

29 luglio

ore 21.30 Nuance Elisabetta Antonini e Marcella Carboni guest Aldo Bassi

ore 22.30 Peter Bernstein Rosario Giuliani Roberto Gatto

ingresso libero

 

 

 

 

30 luglio

ore 21.00 Aereoplanes at Brescia (Registrazione live vincitori European Award 2014)

ore 22.30 Aldo Bassi Fabio Zeppetella quartet

ingresso libero

 

31 luglio

ore 21.30 Aaron Goldberg Ruben Rogers Gregory Hutchinson

Ingresso euro 10

 

1 agosto (Notte in Jazz – Civita) Ingresso euro 10 (euro 5 dalle ore 24.00)

Per l’occasione l’artista Alessandro Vettori realizzerà la sua Installazione Poetico Sociale, con oltre 10 Video proiettori che proietteranno sui muri di Civita di Bagnoregio poesie e immagini.

Ore 19.00 Dj Set ACID JAZZ Dj Coleman

Ore 20.00 Vocal Ensemble diretto da Elisabetta Antonini

Ore 21.00 Aldo Bassi Alessandro Vettori #Madeofwords

Ore 21.40 Ivan Segreto Trio – Integra

Ore 23.00 Birth Of Cool – Enrico Mianulli Cool Jazz Orchestra

Ore 01.00 Jam Session con Roberto Gatto, Rosario Giuliani, Elisabetta Antonini, Aldo Bassi e gli allievi dei corsi del Tuscia in Jazz.

Ore 02.00 Dj Set ACID JAZZ Dj Coleman

 

2 agosto

ore 21.30 Paula e Jacques Morelenbaum trio

ingresso euro 15

Mark Turner 5tet e Maria Pia De Vito “Remind the gap”

Due serate al ROMA SUMMER JAZZ FESTIVAL

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L’ estate romana del Jazz continua fino al’ 11 settembre al cortile di via Margutta 51, dove si svolge il Roma Summer Jazz Festival. In una location suggestiva si stanno avvicendando molti artisti, in un programma variegato, che ha visto ogni sera un pubblico nutrito con serate addirittura sold out: Daniela Lebano, che con Mirella Murri e Pietro Gabriele si è imbarcata in questa avventura, sottolinea che “questa è la dimostrazione che a Roma il Jazz interessa, e che Roma deve avere il suo festival Jazz”.

Come darle torto? Questo spazio, organizzato coraggiosamente e con (giustamente) ottimistici “forza e coraggio” sta dando i suoi frutti e ha un valore intrinseco per la musica che ha presentato ma anche un valore di monito: volere è potere.
Sono stata , oltre al concerto di Roy Hargrove che ho precedentemente descritto ad altri due eventi che vado ora a raccontare.

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Jazz Club Ferrara – Sabato 12 aprile è di scena la rapinosa eleganza dell’Aaron Goldberg Trio featuring Reuben Rogers ed Eric Harland

Sabato 12 aprile (ore 21.30) a calcare il palcoscenico del Jazz Club Ferrara è la rapinosa eleganza del collaudatissimo Aaron Goldberg Trio costituito da due virtuosi del proprio strumento come Reuben Rogers al contrabbasso ed Eric Harland alla batteria guidati dal travolgente talento di uno dei pianisti più emozionanti della scena newyorkese, Aaron Goldberg.

A distanza di poco più di un anno quello di Aaron Goldberg è un gioioso ritorno. Enfant prodige con laurea ad Harvard e numerosi premi nel carniere è apprezzato musicista, compositore e didatta.
Conosciuto perlopiù come sideman di lusso per l’interminabile elenco di prestigiose collaborazioni a fianco di artisti quali Joshua Redman, Wynton Marsalis, Betty Carter, Kurt Rosenwinkel, Nicholas Payton, Madeleine Peyroux, Freddie Hubbard, Al Foster, Mark Turner, Tom Harrel, ecc. con cui ha realizzato oltre settanta registrazioni e ha viaggiato per l’intero globo, Goldberg conduce altresì un’intensa attività di leader e co-leader di progetti originali come il recente Yes! (Sunnyside Records, 2012) a fianco di Ali Jackson e Omer Avital. Con quest’ultimo ha dato vita anche all’OAM trio completato da Marc Miralta.

Quella di sabato costituisce una delle poche occasioni per ascoltare una delle menti musicali più brillanti in circolazione coadiuvata da una sezione ritmica formidabile. Dopo questo breve tour italiano che toccherà anche Ferrara il talentuoso pianista di Boston partirà infatti alla volta del Giappone.

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Jazz e letteratura

Mingus Dynasty

Mingus Dynasty

Jazz e letteratura: il possibile intreccio tra musica afroamericana e parola scritta, tra un linguaggio sonoro fortemente connotato dall’improvvisazione e testi proposti attraverso una dimensione orale e performativa.

Questa è la strada che ha provato a percorrere il 37° Roma Jazz Festival, conclusosi il 2 novembre sotto il segno sonoro espressionistico di Charles Mingus. La Mingus Dinasty, guidata dal contrabbassista Boris Kozlov, ha suonato con vigore e un pizzico di manierismo alla sala Sinopoli; la presentazione del libro di John Goodman “Mingus secondo Mingus” – prevista per il pomeriggio – è saltata ma il musicologo Stefano Zenni ha letto gustosi estratti dal testo prima del recital serale, sostituendo l’annunciato Francesco Pannofino (il volume di Goodman, edito da minimum fax, uscirà nel 2014 mentre è annunciato in libreria il basilare “Space Is the Place.

La vita e la musica di Sun Ra” di John F.Szwed). Zenni, nell’ambito delle “Lezioni di Jazz”, ha tenuto domenica 3 (ore 11, teatro Studio) una seguita conferenza intitolata “Peggio di un bastardo: l’autobiografia musicale di Charles Mingus”, dimostrando come ci sia interesse per una fruizione non solo spettacolare della musica, cosa ampiamente dimostrata anche dal successo delle Guide all’Ascolto ottenuto da Gerlando Gatto alla Casa del jazz.

Perché tornarci sopra a distanza di un paio di settimane? Per mettere a fuoco due recital che hanno centrato l’obiettivo della relazione tra codici artistici diversi; altri concerti chi scrive non ha avuto l’opportunità di ascoltarli ma, almeno sulla carta, promettevano bene: il poeta, scrittore e musicista caraibico Anthony Joseph con la Spasm Band; Danilo Rea con le letture da “Suburra” di Fabrizio Gifuni e l’introduzione degli autori Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo; “Chisciottimismi” con lo scrittore Erri De Luca voce recitante, più Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi.

Servillo Girotto Mangalavite

Servillo Girotto Mangalavite

Il 21 ottobre è stato riproposto un progetto documentato nel gennaio 2009 da un Cd dei “materiali musicali de il manifesto”: “Futbol”. I brani si ispirano ai racconti di Osvaldo Soriano – a lungo collaboratore del “quotidiano comunista” – ed alla sua visione tra mito, realtà e realismo magico del calcio, sogno-riscatto degli umili. Soriano li raccolse nel volume “Futbol. Storie di calcio”, pubblicato nel 2006 da Einaudi. Il piano e le tastiere di Natalio Mangalavite, il sax sorano ed il baritono più i flauti andini di Javier Girotto e la voce-corpo che canta e recita di Peppe Servillo hanno avvolto il pubblico in un denso, ironico, brillante fluire di lettura e musica. Due argentini e un campano, accomunati dal ‘culto’ di Maradona, hanno tanto in comune e il progetto “Futbol” è stato a lungo rodato. Alla sala Petrassi ha però vibrato di una forte, comunicativa immediatezza grazie, in particolare, a Servillo, pronto a cogliere qualsiasi occasione per attualizzare, parodiare, far immaginare, rendere vivo quel progetto. Protagonisti dei brani (tredici ne contava il Cd, come il numero della schedina) Don Salvatore, Diego Armando Maradona, il mediano Varela della nazionale uruguyana che sconfisse il Brasile, l’allenatore Trapattoni, lo stadio carioca Maracanà e le lande della Patagonia… Un recital torrido e intenso che ha unito i sud del mondo grazie alla scrittura unica di Soriano – che fu calciatore prima di un serio incidente – e grazie al vigore ritmico-melodico di Natalio Mangalavite e Javier Girotto che, ad un certo punto del concerto, ha indossato la maglia biancoceleste dell’Argentina.

La serata del 31 ottobre (alla sala Sinopoli) aveva quale fulcro letterario “Come se avessi le ali. Le memorie perdute”, testo autobiografico di Chet Baker riemerso anni dopo la morte del trombettista (minimun fax lo pubblicò nel 1998, ad un solo anno dall’edizione inglese e con la traduzione di Marco di Gennaro). Sezioni del libro (ripubblicato nel 2009, in versione rilegata e con contributi di Enrico Rava e Paolo Fresu) sono state lette con maestria e passione da Massimo Popolizio, in efficace montaggio con sequenze sonore e brani eseguiti dalla tromba di Fabrizio Bosso e dal piano di Julian Mazzariello. Qui parole e note si sono evocate le une con le altre, rispecchiate e fuse fino all’ultimo e più sperimentale brano, “Bomb” di Gregory Corso che è deflagrato sul pubblico in un reading che ricordava quelli dei beatniks. Popolizio ha scelto estratti dei testi bakeriani disponendoli in ordine cronologico, dal servizio militare del 1951 alla Londra del 1962, passando per il soggiorno italiano che regalò a Chet successo e galera, l’articolo di Oriana Fallaci su “L’Europeo” e quindici mesi di detenzione. Bosso e Mazzariello hanno collegato e “amplificato” i frammenti biografici (con frequenti riferimenti alle compagne del trombettista – da Cisella a Carol – e alla tossicodipendenza) attraverso ballad e brani come “All Blues”, “Estate”, “But Not For Me” e “My Funny Valentine”, tutti eseguiti nella formula audace e a tratti virtuosistica del duo. Alla loro musica, impeccabile ed elegante, è mancato talvolta il fascino un po’ maledetto di Baker. Come scrive la moglie Carol nell’introduzione alle “memorie perdute” “Chet non può essere definito semplicemente un musicista, un tossicodipendente, un marito o una leggenda. Era tutto questo e molto di più (…) Le parole di Chet vanno più in là. Rileggendo questo meraviglioso miscuglio di immagini e sensazioni, posso solo stupirmi di quanto riflettano fedelmente la vera essenza della vita di Chet: un caos incessante intriso di puro genio. Chet non l’avrebbe voluta in nessun altro modo”. (LO)

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I nostri CD

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