Corinaldo Jazz anteprima : JOHN PATITUCCI Trio feat.CHRIS POTTER,BRIAN BLADE.

Il bassista John Patitucci, il sassofonista Chris Potter e il batterista Brian Blade, uniti insieme in un unico trio jazz, saranno ospiti il 14 luglio all’anteprima della XXIII edizione del Corinaldo Jazz che si svolgerà nel suggestivo anfiteatro dell’antica città di Suasa alle ore 21:15.

Le tre star non hanno certo bisogno di presentazione, vantano così tante collaborazioni che, per menzionarle tutte, avremmo bisogno di troppo spazio.

John Patitucci è nato a Brooklyn, New York, nel 1959 e ha iniziato a suonare il basso elettrico all’età di dieci anni, cimentandosi successivamente con il basso acustico e il pianoforte. Passa rapidamente dal suonare soul e rock al blues, al jazz e alla musica classica: i suoi gusti eclettici gli hanno fatto esplorare tutti i generi musicali come musicista e compositore. Le sue sei registrazioni da solista per la GRP Records e le sue registrazioni successive gli hanno portato due Grammy Awards e oltre quindici nomination. Come strumentista Patitucci ha suonato in tutto il mondo con grandi esponenti della musica come Chick Corea, Herbie Hancock, Wayne Shorter, Stan Getz, Wynton Marsalis, Joshua Redman, Freddie Hubbard e molti altri. Chris Potter è un sassofonista, compositore e polistrumentista jazz americano. Potter è diventato famoso come sideman con del trombettista Red Rodney, prima di esibirsi con il batterista Paul Motian, il bassista Dave Holland, il trombettista Dave Douglas e altri. Brian Blade è batterista e compositore il cui nome è legato alla lunga collaborazione con Joshua Redman. È membro stabile del quartetto di Wayne Shorter dal 2000 e ha collaborato al di fuori del panorama jazz con Bob Dylan.

Posto unico € 20 con prevendita online e su tutte le rivendite della piattaforma vivaticket (numero posti limitati).

In caso di maltempo il concerto sarà annullato e il biglietto rimborsato. Tutte le info su www.corinaldojazz.com e pagine social del Festival.

In occasione dell’evento, le porte del parco archeologico dell’Antica città di Suasa verranno aperte e sarà possibile effettuare una visita guidata alla Domus.Il costo del biglietto è di soli € 2 e le visite saranno effettuate in gruppi di massimo 15 persone rispettando tutte le norme previste dalle disposizioni in vigore. Orario visite: ore 20:00 e 20:30, con prenotazione obbligatoria. Per info e prenotazioni sulla visita, chiamare 353 300 4077 o consultare il sito www.corinaldojazz.com.

Il concerto è organizzato in collaborazione con il Comune di Corinaldo,Assessorato alla Cultura ,Spaziomusica/Ancona Jazz e Comune di Castelleone di Suasa.
Gli altri due appuntamenti della XXIII edizione del Corinaldojazz sono previsti nella tradizionale Piazza Il Terreno a Corinaldo, il 4 e il 5 agosto alle 21:15, con rispettivamente il nuovo progetto di ZEPPETELLA-BOSSO in quintetto e il LANZONI-MORGAN-McPHERSON trio.

Tutte le informazioni sul sito www.corinaldojazz.com

Due eventi in streaming dedicati a Wayne Shorter e John Coltrane, maestri del jazz moderno

Sabato 27 e domenica 28 febbraio, due giorni di musica live, racconti e divulgazione dedicata a due grandi icone del jazz: John Coltrane e Wayne Shorter, maestri che hanno saputo rinnovare il loro linguaggio ispirando generazioni di musicisti e sassofonisti dal jazz, al rock alla classica.
Attraverso live performance, momenti didattici, aneddoti, immagini e video, rigorosamente in HD live streaming in diretta dal Marinelli Studio di Roma, gli spettatori saranno coinvolti in un viaggio affascinante attraverso la profondità e l’immenso valore di Coltrane e Shorter, artisti che attraverso la loro spiritualità hanno ricordato al mondo il potere della Musica di raccontare l’invisibile e il misterioso, esprimendo le emozioni più profonde dell’essere umano, proiettando il pensiero verso spazi nuovi – non solo musicali – che oggi più che mai sono indispensabili. Due appuntamenti di musica ma anche di didattica, che daranno diritto al ricevimento di un Attestato di partecipazione, spendibile nei vari ambiti.
Due gli appuntamenti.
stefano zenniSabato 27 febbraio 2021, ore 18: “Giant Steps. Viaggio nell’universo musicale di John Coltrane.” a cura di Stefano Zenni, uno dei musicologi più acclamati a livello europeo in ambito jazz e molto amato dal pubblico italiano grazie alle sue apprezzate “Lezioni di Jazz” e alle monografie su Radio3 Rai. In questo incontro, con un linguaggio accessibile e l’ausilio di ascolti, filmati e immagini, esploreremo insieme la stupefacente ricchezza dell’universo di John Coltrane, per scoprire come, lungi dall’essere un artista consegnato alla storia, ispira ancora un senso di vitale libertà.
Il costo di partecipazione è di €7, con biglietto acquistabile su Eventbrite al link https://bit.ly/eventbrite27e28febbraio (dove vi è anche la possibilità di comprare l’abbonamento a entrambi gli eventi, ad un costo di €19).

Domenica 28 febbraio, ore 18 “Going for the unknown”. Cantare la musica di Wayne Shorter. a cura di Susanna Stivali, cantante e autrice di riferimento del panorama jazz italiano e la partecipazione del poliedrico ed eccellente pianista Alessandro Gwis. Questa lezione/concerto, rivolta non solo agli amanti della musica di Wayne Shorter ma anche a cantanti e studenti di musica, prende le mosse dall’omaggio alla poetica shorteriana compiuto da Susanna Stivali nel disco “Going for the Unknown”, di cui eseguirà alcuni brani per poi andare a delineare il rapporto tra testo, voce, narrazione e musica strumentale.
Il costo di partecipazione è di €15, con biglietto acquistabile su Eventbrite al link https://bit.ly/eventbrite27e28febbraio (dove vi è anche la possibilità di comprare l’abbonamento a entrambi gli eventi, ad un costo di €19).
Tutti i dettagli sui contenuti dei 2 appuntamenti sono presenti alla pagina: www.fiorenzagherardi.com/2021/02/06/coltrane-shorter/
Per permettere una esperienza coinvolgente e dinamica sia dal punto di vista visivo che uditivo, i due eventi saranno trasmessi da un set video allestito nel Marinelli Studio di Roma che ha ideato e prodotto l’evento, in modalità Webinar HD con 4 telecamere e una regia audio/video.
I posti sono limitati: una volta acquistato su Eventbrite il tipo di biglietto preferito, il partecipante riceverà nell’email indicata in fase di acquisto il link di Zoom Webinar HD per poter accedere alla visione. Un ulteriore reminder sarà inviato 10 minuti prima dell’evento.

Fabio Fortunati, direttore Marinelli Studio: “Ci siamo impegnati molto per fare in modo da potervi trasmettere l’Arte nel modo più coinvolgente possibile. Potrete godere della qualità audio e video da noi proposta attraverso ogni dispositivo: smartphone, computer, tablet…
Suggeriamo l’uso della ultima versione della applicazione, scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Zoom, disattivando ogni tipo di correzione automatica dell’audio e del video e abilitando (dove possibile) la modalità “usa l’audio originale”. Raccomandiamo inoltre l’uso di un paio di cuffie e/o casse al posto degli altoparlanti integrati del vostro dispositivo.”

CONTATTI
Marinelli Studio Roma – 392.1090933 – fabio@marinellistudioroma.com
Info evento su www.fiorenzagherardi.com.
Ufficio Stampa: Fiorenza Gherardi De Candei – tel. 328.1743236  info@fiorenzagherardi.com

In ballottaggio per i Grammy Awards l’album “Terra” dell’italiana Sissy Castrogiovanni, con una fusione tra tradizione afroamericana e radici siciliane

Cantante compositrice, arrangiatrice e docente a Boston del prestigioso Berklee College of Music, Sissy Castrogiovanni è una delle artiste più originali e creative del panorama jazz contemporaneo americano.
Di origini siciliane, con la sua travolgente personalità artistica e il fascino della sua voce ha incantato pubblico e critica ricevendo consensi – da Downbeat Magazine e Jazziz Magazine allo spagnolo El Pais – che le hanno portato importanti apparizioni su palchi di rilievo e festival jazz internazionali negli Stati Uniti, Sud America ed Europa, inclusi la storica Symphony Hall di Boston e il Parlamento Europeo.

Tra le più prestigiose collaborazioni, i concerti con il leggendario cantante e multi-Grammy Awards winner Bobby McFerrin e le esibizioni con luminari del jazz come Jack DeJohnette, Patrice Rushen e il produttore vincitore dei Latin-Grammy Javier Limon.
Il suo nuovo album “Terra”, uscito a maggio 2020, è attualmente nel ballottaggio per le Nomination GRAMMY® Awards in 4 categorie: “Best Vocal Jazz Album”, per il brano “Gandalf” “Best Arrangement, Instruments & Vocals” e “Best Improvised Jazz Solo”, e “Best Engineered Album”.

Il primo lavoro discografico, “Intra Lu Munnu”, ha creato nel 2013 un forte interesse mediatico negli Stati Uniti per il suo stile innovativo, al quale la critica americana da allora si riferisce con il termine “Sicilian Jazz”.
Scritto ed arrangiato da Sissy Castrogiovanni (ad eccezione degli ultimi due brani presi in prestito dalla tradizione siciliana), “Terra” si presenta come una sintesi di culture musicali: da un lato un cuore jazz con strumentazione ed elementi armonici/improvvisativi caratteristici della tradizione afro-americana, dall’altro le radici siciliane e le influenze africane che si presentano nelle scelte ritmiche e vocali, con i testi in dialetto scritti dalla stessa autrice. Rilevante, negli arrangiamenti, l’inserimento di alcuni strumenti caratteristici della musica siciliana: il marranzano, la zampogna/ciaramella ed i tamburi siciliani.

L’album è stato registrato a Boston e mixato a Panama dal leggendario multi-Grammy winner Rob Griffin, storico sound engineer di Wayne Shorter, Herbie Hancock, Michael Braker, il cui concept sonoro coinvolge la più alta tecnologia analogica attualmente disponibile (una delle Grammy Nomination per cui il disco è in lizza è proprio “Best Engineered Album”).
Tante le collaborazioni importanti che vanno a formare la line-up del disco: al piano Tim Ray (pianista di Aretha Franklin e attuale direttore artistico di Tony Bennet), al sassofono soprano Lihi Haruvi, al basso acustico e elettrico Jesse Williams, alle percussioni lo storico percussionista world jazz Jamey Haddad (Esperanza Spalding, Paul Simon, Dave Liebman), alla batteria e cajon Jorge Perez-Albela. Special Guests: al marranzano e zampogna il siciliano multi-strumentalista Puccio Castrogiovanni (Carmen Consoli, Lautari), alla chitarra acustica il Grammy award winner Claudio Ragazzi, ai tamburi siciliani Fabio Pirozzolo, alle percussioni Marcus Santos, più un quartetto d’archi e un gruppo vocale.

Il primo singolo dell’album “’Nsonna”, di cui è stato realizzato un videoclip dalle atmosfere rarefatte
che JAZZIZ Magazine ha presentato in prima assoluta, è il brano che Sissy ha dedicato al figlio Manuel.
La tracklist si apre con un altro singolo del disco, “Gandalf (Wayfaring Stranger)”, nel ballottaggio per le Nomination GRAMMY® Awards “Best Arrangement, Instruments & Vocals” e “Best Improvised Jazz Solo” grazie al sax di Lihi Haruvi. Con gli arrangiementi scritti dalla stessa Castrogiovanni, il brano prende le mosse dal tradizionale folk americano “Wayfaring stranger” e introduce il personaggio di Gandalf come presenza calma e saggia alla quale il viandante si può affidare durante il suo cammino.

Sissy Castrogiovanni: “Questo album è un inno alla stupefacente intelligenza e millenaria saggezza della Terra, che risiede anche nei nostri corpi, nelle nostre menti e nei nostri cuori. Un’intelligenza profonda, intrinseca in ogni singola cellula di cui siamo fatti, della quale dovremmo semplicemente imparare a fidarci. In una frase: TERRA esorta a fidarci di questa eterna saggezza e ad affidarci alla magia della vita.”

La tracklist completa: 1.Gandalf 2.‘A panza 3.Magia 4.’Nsonna 5.Ancili 6.Ama 7.Terra 8.Paci 9.Stranizza d’amuri 10.E vui durmiti ancora

Finalista all’International Songwriting Competition con uno dei suoi primi brani, “Africannu” e vincitrice del Live Art Boston Award, Sissy Castrogiovanni affianca all’attività concertistica anche un’importante attività di didattica presentando Masterclass su territorio internazionale e come docente al Dipartimento di Voce del Berklee College of Music di Boston.

Tra le altre collaborazioni spicca la sinergia con il batterista e percussionista peruviano Jorge Perez-Albela, per il quale ha registrato come cantante solista il suo ultimo disco “The Time Is Now” in tre lingue diverse: inglese, spagnolo e portoghese. E infine il disco “SungDeep” in collaborazione con Joey Blake (Bobby McFerrin) per il quale Sissy Castrogiovanni apre con un suo dirompente arrangiamento vocale del famoso standard jazz “Afro Blue”.

LINK
Spotify https://bit.ly/SpotifyTERRA
Amazon https://bit.ly/AmazonTERRA
iTunes https://bit.ly/iTunesTERRA
FB: https://www.facebook.com/SissyCastrogiovanniOfficial
IG: https://www.instagram.com/sissycastrogiovanni/

CONTATTI
www.sissycastrogiovanni.com
Ufficio Stampa per l’Italia: Fiorenza Gherardi De Candei
Tel.: +39.328.1743236 Email: info@fiorenzagherardi.com – www.fiorenzagherardi.com

Il Jazz ai tempi del Coronavirus le nostre interviste: Claudio Fasoli, sassofonista

Intervista raccolta da Gerlando Gatto

Claudio Fasoli, sassofonista

-Come sta vivendo queste giornate?
“In questi giorni molto particolari penso e vivo rendendomi conto che siamo immersi in qualcosa che mai avevamo avuto occasione di vivere così intensamente; forse era successo ma mai con questa intensità e necessità, come quella di stare chiusi in casa, Ricordo confusamente altre situazioni ma mai erano tali da entrare così violentemente nel quotidiano. Sembra che il tempo si sia fermato, che nulla succeda, che gli autobus pian piano si fermeranno, le strade siano già vuote: oggi ad esempio ho visto dal balcone di casa 3 macchine ad un semaforo ed erano settimane che non mi succedeva. Tutto il quotidiano è stato cancellato fuori di noi e anche il dentro vacilla un po’”.

-Come ha influito tutto ciò sul suo lavoro? Pensa che in futuro sarà lo stesso?
“Onestamente debbo dire che mi mancano un po’ le prove, il palco, gli allievi, la mia musica suonata insieme… sono stati cancellati concerti, stage, incontri, prove, ecc…  e il danno economico non è trascurabile. Però per fortuna sto bene e quindi questa è la cosa più importante”.

-Come riesce a sbarcare il lunario?
“Lavoro da una vita e ho cercato di organizzarmi”.

-Vive da solo o con qualcuno? E quanto ciò risulta importante?
“La fortuna è vivere accanto ad una persona vivace e intelligente che è mia moglie, quindi la casa è condivisa e anche il resto. Naturalmente lo ritengo un privilegio dato che ho vissuto a lungo anche solo ed è molto diverso”.

-Pensa che questo momento di forzato isolamento ci indurrà a considerare i rapporti umani e professionali sotto una luce diversa?
“Credo che nulla cambierà. Tutti attendiamo di ritornare al “come prima” perché è già noto e tranquillizzante, cambiare vuole dire affrontare un qualcosa d’ignoto e ciò può esser vissuto come destabilizzante. È vero che potrebbe essere una opportunità ma non la vedo possibile dato che tutti pensiamo ad un “ideale” diverso e quindi siamo tutti pronti a disilluderci se le nostre aspettative non si realizzano. Sarebbe necessario che si affrontassero cambiamenti strutturali insieme. Dare valore alla cultura e al rispetto reciproco sarebbe già un cambiamento culturale sostanziale, non solo in Italia…”.

-Crede che la musica possa dare la forza per superare questo terribile momento?
“Tutti noi musicisti abbiamo con la Musica un rapporto esistenziale quotidiano e certamente la Musica per noi ha un valore catartico. A me aiuta molto l’ascolto e lo studio, il rapporto con lo strumento e con il pentagramma, la Classica e il Jazz nelle loro espressioni più coinvolgenti. Sono felice che tutto ciò sia disponibile e questo mi mantiene viva l’energia e la fiducia anzi la sicurezza di guardare avanti a prossimi progetti, a prossime realizzazioni, a prossimi sogni, a prossimi incontri con altri suoni, con altri pensieri musicali. A tutti i fruitori della Musica penso che possa senz’altro dare forza, fiducia, consolazione, entusiasmo”.

-Se non alla musica a cosa ci si può affidare?
“Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé la sua “Musica” alla quale affidarsi. Credo cioè che sia il caso di guardarsi schiettamente dentro per trovare quanto desideriamo realizzare o semplicemente vivere come potrebbe essere un grande innamoramento o una grande ambizione: può essere un figlio, può essere una carica, un titolo, una casa …”.

-Quanto c’è di retorica in questi continui richiami all’unità?
“Penso sia un modo per invitare al rispetto reciproco, ad avere atteggiamenti responsabili perché da ciascuno di noi dipende la salute di tutti. Per qualcuno i richiami all’unità rimarranno retorica”.

-È soddisfatto di come si stanno muovendo i vari organismi di rappresentanza?
“Non è facile decidere in mezzo a questo bombardamento mediatico: ogni mossa o decisione viene subito divorata dalle tigri e quindi non invidio nessuno di coloro che hanno quelle responsabilità. Penso che abbiano fatto il meglio possibile, chi in buona fede chi in malafede”.

-Se avesse la possibilità di essere ricevuto dal Governo, cosa chiederebbe?
“Il Jazz ha già fatto molta strada a livello istituzionale grazie al Midj (Musicisti Italiani di Jazz) che lo rappresenta ma molta altra rimane da fare perché il Jazz venga riconosciuto come valore e risorsa. Proporrei cose già ampiamente realizzate in altri paesi europei. Chiederei di sostenere la Musica Jazz come fonte inesauribile di creatività, di pensiero alternativo, di produzione di “nuovo” “.

-Hai qualche particolare suggerimento di ascolto per chi ci legge in questo momento?
“Per la mia formazione sono stati importanti alcuni musicisti nella storia infinita del Jazz: i primi 12 nomi cominciano con Miles Davis e proseguono con Lee Konitz, Wayne Shorter, John Coltrane, Elvin Jones, Paul Chambers, Brad Meldhau, Tony Williams, Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Claude Debussy, Maurice Ravel, ma non è una classifica e non finisce qui… E poi suggerisco i miei dischi!”.

                                                                                                                   Gerlando Gatto

Antibes/Juan-les-Pins 60 anni e non sentirli: Il programma del più longevo festival del jazz europeo

Decano dei festival di jazz in Europa, “Jazz à Juan” d’Antibes/Juan-les-Pins (dal 9 al 22 luglio) – che è stato il primo dei grandi festival estivi a annunciare il suo programma – ha posto l’accento per la sua 60° edizione sui fondamentali che hanno portato alla sua nascita e alla reputazione internazionale di cui gode oggi, vale a dire il jazz, con le inevitabili deviazioni verso il soul e il funk.

Presentata congiuntamente nel quadro del Bal Blomet a Parigi, da Audouin Rambaud, vicesindaco di Antibes, delegato al Turismo, e Philippe Baute, direttore dell’ufficio del Turismo sempre di Antibes, questa edizione 2020 si basa su alcuni grandi nomi che hanno fatto la leggenda della manifestazione, senza comunque dimenticare la nuova generazione.

Se si prescinde da Ibrahim Maalouf, che si è sempre rifiutato di “fare del jazz” (18 luglio) e una serata hip-hop funky con “The Soul Rebels”, di New Orléans, e “The Roots” (11 luglio), Marcus Miller, Herbie Hancock, Wynton Marsalis, Joe Lovano e Gregory Porter, faranno vibrare quella splendida Pineta Gould che ha visto, nel corso di sei decenni, sfilare tutto il gotha del jazz e quindi ospitato concerti mitici come quello di John Coltrane e del suo quartetto, nel luglio del 1965 con l’unica presentazione live del suo capolavoro “A Love Supreme” o quello di Miles Davis il 25 luglio 1969 con Wayne Shorter sax soprano e sax tenore, Chick Corea al Fender Rhodes piano elettrico, Dave Holland basso e Jack DeJohnette batteria presentando alcuni  brani che avrebbero fatto parte del suo straordinario “Bitches Brew”, concerto a cui era presente l’amico nonché direttore del sito che mi ospita, Gerlando Gatto.

L’apertura, il 9 luglio, sarà affidata a due figure del jazz funky, il sassofonista che si è posto in evidenza nell’orchestra di James Brown, Maceo Parker, e il bassista (nonché clarinettista) Marcus Miller che si è già esibito ben 14 volte a Juan, ovviamente in differenti organici. Una carta bianca sarà assegnata al musicista che questa volta farà salire sul palco, in veste di “very special guests”, altri artisti la cui identità è tenuta rigorosamente nascosta.

In chiusura si esibirà una vera e propria leggenda del rhythm’n’blues, il multi-premiato ai Grammy Wards e generatore di successi, Lionel Richie, et soprattutto una nuova e giovane voce venuta dal Canada, la cantante Dominique Fils-Aimé, che affascina per la soavità del suo timbro.

I momenti salienti del jazz

Nella programmazione del Festival non saranno dimenticati quanti sono stati capaci di trasmettere la tradizione del jazz nonché di interpretare il vero spirito di questa musica, personaggi sempre più rari anche per le problematiche legate all’età degli stessi.

Ecco quindi Herbie Hancock che, sulla soglia degli 80 anni (il 12 aprile), si esibirà il 17 luglio, quindi ben 57 anni dopo la prima apparizione con il quintetto di Miles Davis, e non v’è dubbio alcuno che anche questa volta saprà scaldare il pubblico con le sue tastiere sull’onda di un jazz binario, elettrico e fusion.

Il tandem Lee Ritenour (chitarra)/Dave Grusin (tastiere), e poi Wynton Marsalis (tromba) e Joe Lovano (saxes), incarnano questa generazione di mezzo che cresciuta nel rispetto della tradizione, hanno successivamente assicurato il passaggio del testimone.

Se i primi due traggono la loro ispirazione da un jazz-rock molto ritmato e si esibiranno il 13 luglio in apertura del concerto di Gregory Porter, Wynton Marsalis, alla guida della big band “Jazz at Lincoln Center Orchestra” (JLCO), si è risolutamente impegnato, oramai da molti anni, nella preservazione di un patrimonio e di un repertorio che ha costituito la quinta essenza del jazz (il 10 luglio).

Quanto a Lovano, “sideman di lusso” nel gruppo di Diana Krall, già à Juan anche lo scorso anno, viene a ben ragione considerato uno degli elementi di punta nel panthéon del sax e in questa occasione si esibirà con il suo nuovo quintetto “Sound Prints”, con Dave Douglas (tromba).

Ma un Festival del Jazz a Juan deve avere anche delle esclusive. Ecco quindi due dive.

Melody Gardot sarà accompagnata dall’ Orchestre Philarmonique de Monte-Carlo (12 luglio – nella prima parte il Trio d’Eric Legnini). E soprattutto una delle ultime vere dive della grande epoca della soul music e del rhythm’n’blues degli anni ’60, Diana Ross (76 anni il 16 luglio), volto della Motown, che sia con sia senza il suo gruppo vocale composto da sole donne, “The Supremes”, ha collezionato successi a livello internazionale. Questo sarà il suo primo concerto a Juan.

E a proposito delle nuove generazioni?

Preoccupati di dare una chance ai giovani che dovrebbero assicurare la perennità del jazz, gli organizzatori hanno invitato parecchi talenti emergenti. E’ il caso del giovane e brillante pianista originario di Bali, Joey Alexander (10 luglio – 16 anni appena), consacrato da Herbie Hancock, e l’eccellente virtuoso francese dell’accordéon Vincent Peirani (14 luglio), associato abitualmente al suo compagno di strada, Emile Parisien (sax-soprano) in seno al quintetto “Living Being”, che pratica una musica molto audace , frenetica, caratterizzata  da alti décibels e da un repertorio molto variegato che va da Led Zeppelin a Sonny & Cher …a Henry Purcell !

Spazio ancora alla gioventù con la batterista/cantante e compositrice francese Anne Pacéo (18 luglio), la Tom Peng New Grass Band, venuta de Shanghai, la cui musica originale s’inspira a quelle di Mongolia e di Cina, se non del sud degli Stati Uniti (!), e il pianista israeliano Tom Oren (14 luglio), già sideman del contrabbassista Avishai Cohen e del sax-tenore Eli Degibri.

Senza dimenticare la tradizionale serata gospel (19 luglio) con il duo africano Amadou & Mariam e i Blind Boys of Alabama.

In margine al Festival sarà proposta la “Jammin’ Summer Session”, emanazione estiva del mercato annuale del jazz battezzato “Jammin’ Juan”, che è una sorta di crogiuolo delle scoperte e delle rivelazioni del domani. L’edizione 2020 si terrà dal 2 al 5 dicembre.

Didier Pennequin / (Membro dell’ “Académie du Jazz” de France)

McCoy Tyner: un immortale non può morire.

Rimuginando, questa notte, su che cosa avrei scritto sulla scomparsa, a 81 anni, di McCoy Tyner ho pensato che ci sono molti verbi che hanno lo stesso significato di “morire” e uno di essi è “spirare”. Spirare è un verbo che ricorda il vento o il respiro… aria in movimento che trasforma ciò che sfiora in qualcosa di completamente nuovo.

Ecco, McCoy Tyner è un respiro agitatore e rivoluzionario che ha trasformato il pianismo jazz degli ultimi decenni sia dal punto di vista espressivo, riscrivendone i linguaggi con una visione del tutto innovativa, sia dal punto di vista tecnico, sviluppando i concetti dell’improvvisazione modale e reimpiantando le radici africane del jazz nel fervido humus della scena jazzistica coeva.

La sliding door di McCoy Tyner si apre nel momento in cui egli decide di lasciare, dopo soli 6 mesi, il Jazztet hard-bop di Benny Golson, dove suonava assieme ai gemelli Art e Addison Farmer, Curtis Fuller e Dave Bailey. Tyner ebbe a dichiarare, in una datata intervista, che scelse di andare dove sarebbe stato veramente felice, ovvero rispondendo alla chiamata di John Coltrane. Trane, dopo aver suonato con Miles Davis e Thelonius Monk voleva formare un suo gruppo, come band-leader.

Fu così che nacque il leggendario John Coltrane Quartet nella cui formazione c’era Trane al sax tenore e soprano, McCoy Tyner al pianoforte (che sostituì Steve Kuhn), Elvin Jones alla batteria e Steve Davis al basso. Dopo alcuni cambiamenti di bassisti, nel 1961 subentrò stabilmente Jimmy Garrison: quattro veri giganti che in carriera si sono esibiti sia come band-leader, sia come sideman (seppur di lusso!) del fior fiore della musica jazz ma che con questo quartetto hanno certamente conquistato l’immortalità! Nei cinque anni di attività, il John Coltrane Quartet è il generatore di quella musica che  ha contribuito a mutare il corso della storia del jazz: parliamo di album come “My Favorite Things” (dove la title track è una rilettura modale del brano di Richard Rodgers), “Live At The Village Vanguard” “Impressions”, il capolavoro in forma di suite “A Love Supreme” e non si può pensare a quei suoni e a quelle atmosfere se non considerando il fondamentale apporto del pianoforte di Mr.Tyner alla stessa stregua del sassofono di Coltrane.

​Purtroppo, la magica alchimia che si era creata all’interno del quartetto si sfascia a seguito di un alterco con Jones e alla decisa sterzata di Trane verso il free jazz, il pianista lascia dunque il gruppo per fondare un suo Trio, che tuttavia non decolla immediatamente.

Tra il 1967 e 1970 Tyner incide alcuni album con l’etichetta Blue Note, continuando sulla scia dell’hard bop: “The Real McCoy”, “Time for Tyner”, “Tender Moments”, “Expansions” (con Wayne Shorter e Ron Carter nientepopodimeno che al violoncello!) ed “Extensions”.

Photo by Bonnie Schiffman

Dopo il passaggio alla Milestone, registra un live dal Montreaux Jazz Festival, “Enlightenment”, con la potente “Walk Spirit, Talk Spirit”. Alla fine della sessione Tyner dice al sassofonista Azar Lawrence che quella è stata la miglior performance della sua vita. Non c’era una sola pagina scritta!

Tyner fu sempre fedele alla strumentazione acustica, tranne in qualche felice occasione, come in “Sahara”, sensazionale brano dove il pianista si cimenta anche con percussioni e con una sorta di cetra giapponese e nell’album “Trident”, dove suona voce celeste (strumento idiofono a percussione, simile al pianoforte N.d.A) e clavicembalo. Sperimentazione e ricerca d’alto rango.

Udin&Jazz 1996: photo by Luca d’Agostino Phocus Agency

Tra gli anni ’80 e ’90 la sua attività – e popolarità – si esprime ai massimi livelli, non potendo citare tutta la sua enorme discografia e collaborazioni, mi limiterò a ricordare gli album di quel periodo per me irrinunciabili: “The Turning Point”, con la sua big band, “McCoy Tyner Plays John Coltrane: Live at the Village Vanguard”, che contiene una delle mie ballad dell’anima, “Naima”; “McCoy Tyner with Stanley Clarke and Al Foster”, uno strano album dove le melodie modali si mescidano al funk e al blues; “lluminations” registrato con Gary Bartz, Terence Blanchard, Christian McBride e Lewis Nash, che vince un Grammy Award come miglior album strumentale nel 2005.

Poderoso e propulsivo. Sono i due aggettivi che mi sovvengono se penso al pianismo di McCoy Tyner, ho scritto ieri notte sulla mia bacheca Facebook e qui aggiungo anche la assoluta perfezione della sua mano sinistra.

Questo 2020 è iniziato davvero male per la musica jazz.

Un ultimo ricordo per questo immenso artista, la cui scia espressiva continua e continuerà ad ispirare innumerevoli musicisti: il 21 giugno del 1996 McCoy Tyner suonò a Udine, al Festival Udin&Jazz, al Cinema Cristallo, con il suo trio composto da Avery Sharpe, al basso, Aaron Scott alla batteria e con il featuring di Michael Brecker.

Udin&Jazz 1996: photo by Luca d’Agostino Phocus Agency

Ne parlavo con il direttore artistico del Festival (che quest’anno festeggia i 30 anni), Giancarlo Velliscig: fuori diluviava ma all’interno l’atmosfera era bollente, la sala gremita, l’entusiasmo alle stelle e gli applausi senza fine…

In scaletta la strepitosa “Impressions” di Coltrane e nel finale una composizione originale  “Flying High”.

Già. Vola alto Mr. Alfred McCoy Tyner.

Marina Tuni

Udin&Jazz 1996: photo by Luca d’Agostino Phocus Agency

 

Si ringrazia il fotografo jazz Luca d’Agostino – Phocus Agency per le immagini del concerto di McCoy Tyner a Udin&Jazz il 21 giugno 1996.