Tempo di lettura stimato: 5 minuti


Samuel Blaser , Paul Motian – “Consort in Motion”

Samuel Blaser , Paul Motian – “Consort in Motion”

Samuel Blaser , Paul Motian – “Consort in Motion” – Kind of blue 10046
E' possibile coniugare musica rinascimentale e jazz? Quello che fino a poco tempo sarebbe parso un quesito assurdo, oggi appare un interrogativo quasi retorico dal momento che diversi esprimenti del genere sono stati effettuati con successo. A misurarsi con questa pur sempre difficile sfida è ora il trombonista Samuel Blaser coadiuvato da Russ Lossing al piano, Thomas Morgan al basso e soprattutto Paul Motian alla batteria, ancora una volta magistrale interprete del drumming più moderno e innovativo. Nella scelta del repertorio Blaser, dopo aver studiato per circa sei mesi i compositori italiani compresi tra il Rinascimento e il Barocco, ha infine scelto composizioni di Claudio Monteverdi, Girolamo Frescobaldi e Biagio Marini, guidato dal criterio di privilegiare opere con melodie, armonie e ritmi facilmente modificabili. Ed ascoltando l'album bisogna dargli ragione: in effetti, se non si conosce bene la musica dei citati compositori, diventa quasi impossibile riconoscerla nelle interpretazioni del quartetto. Blaser, partendo dagli originali, ha scritto degli arrangiamenti in chiave prettamente jazzistica con un gusto raffinato e soprattutto tenendo ben presenti le potenzialità dei suoi compagni di viaggio. Di qui l'ottima intesa tra i quattro con Lossing e lo stesso Blaser impegnati a tessere le fila di un discorso assai complesso ottimamente sostenuti da Morgan e Motian. Particolarmente interessanti e riuscite le riletture di “Lamento della Ninfa” e “Si dolce è l'tormento” di Monteverdi anche perché, come spiega lo stesso Blaser nelle note del CD, queste due composizioni si prestano ad essere interpretate in chiave jazzistica proprio come due standards.

torna su

Garuà – “Garuà”

Garuà – “Garuà”

Garuà – “Garuà”
Album particolare questo “Garuà” dell'omonimo gruppo nato per iniziativa del pianista Ludovico Garau e comprendente Paolo Costa alla batteria, Mauro Pallagrosi al sax e Marco Di Pietrantonio al basso. Luca Garau è personaggio atipico nel mondo musicale: da sempre interessato al rapporto tra musica, scienza e immagini, si laurea in medicina e chirurgia senza, tuttavia, abbandonare lo studio del pianoforte. E così durante gli anni dell'università conosce gli altri amici e musicisti con cui fonda il gruppo “Garuà” di cui questo album rappresenta l'esordio discografico. Ma la sua particolarità consiste soprattutto nell'accompagnare alla musica suggestioni visive che in qualche modo aiutino l'ascoltatore ad estendere la propria gamma percettiva, particolarità che lo contraddistingue sempre nelle sue performance. Ed è questo un elemento di cui tener conto anche nel valutare il CD di cui si parla. In effetti l'album scorre via in modo gradevole, toccando territori diversi quali il jazz, il pop, il rock, la musica elettronica… ma senza lasciare alcuna traccia particolare. E' come se il viaggio intrapreso dal gruppo avesse bisogno di qualche ulteriore elemento… probabilmente quelle suggestioni visive cui prima si faceva riferimento.

torna su

Javier Girotto – “ Alrededores de la ausencia”

Javier Girotto – “ Alrededores de la ausencia”

Javier Girotto – “ Alrededores de la ausencia” – JG Records
Questo album occupa un posto di rilievo nell'oramai vasta produzione discografica del sassofonista argentino e per più di un motivo: innanzitutto è primo disco inciso per la neonata etichetta JG Records voluta dallo stesso Girotto; in secondo luogo è il primo album che Javier registra in patria e lo fa con alcuni splendidi musicisti di Cordoba, la sua città natale, vale a dire Horacio Burgos alla chitarra, Diego Clark voce, percussioni e chitarra, Martin Bruhn alle percussioni e Fernando Bobarini al basso cui si aggiungono, quali ospiti d'onore, i due pianisti Natalio Mangalavite e Mingui Ingaramo rispettivamente in “Fuimos” e in “Celebracion”.
Come logica conseguenza di questa scelte anche il repertorio è molto diverso rispetto al passato: non più una rivisitazione del tango in chiave jazzistica, ma dodici brani in cui accanto a indimenticabili melodie quali “Soledad” di Lepera-Gardel o “Pequeña” di Esposito-Maderna… o ancora “Criollita Santiagueña” di Don Andres Chazareta, figurano alcuni pezzi più moderni tra cui il brano che da il titolo all'album e tre composizioni dello stesso Girotto. In ogni caso si tratta di un sentito atto d'amore verso la musica argentina nella sua accezione più vasta e verso l'Argentina tutta, un atto d'amore venato da una sorta di malinconia propria di chi vive all'estero… non a caso il titolo “Intorno all'assenza” che richiama altresì, per esplicita ammissione dello stesso Girotto, i 30.000 desaparecidos argentini durante la dittatura militare  tra il 1976 e il 1983. Dal punto di vista prettamente musicale, il disco è un gioiellino di squisita sensibilità interpretativa: il gruppo si muove con grande disinvoltura all'interno di una musica che evidentemente conosce assai bene; Girotto, messi da parte i toni “tangueri”, evidenzia una sorta di consapevole umiltà mettendosi a disposizione del gruppo e della musica, e raggiungendo così vertici espressivi mai toccati in precedenza.

torna su


Liebman , Nussbaum, Swallow – “We3 Amazing”

Liebman , Nussbaum, Swallow – “We3 Amazing”

Liebman , Nussbaum, Swallow – “We3 Amazing” – Kind of Blue 0045
Dave Liebman, Adam Nussbaum e Steve Swallow: tre vere e proprie icone del jazz moderno, tre fra i più significativi esponenti dell'improvvisazione jazzistica… insomma tra fra i migliori musicisti jazz attualmente in circolazione. Ebbene questi signori, dopo aver suonato assieme per circa una trentina d'anni, hanno deciso di festeggiare questa sorta di anniversario con un album composto in massima parte da pezzi scritti ad hoc. Il 21 giugno del 2010 i tre sono, quindi, entrati in sala di incisione e ne è scaturito questo “Amazing” contenente ben dieci “originals” e il celebre “Get out of town” di Cole Porter arrangiato da Dave Liebman. Quasi inutile dire che l'album è di eccellente livello. Nonostante l'organico piuttosto atipico –fiato, basso elettrico e batteria – i tre esplorano territori assai insidiosi in cui le parti scritte e quelle improvvisate si mescolano senza soluzione di continuità. Ma, come acutamente rileva nelle note che accompagnano l'album Liebman “quando suoni con musicisti di questo calibro c'è una piccola differenza tra suonare pezzi scritti e libera improvvisazione”. In effetti , dal punto di vista esecutivo, le differenze tra “Amazing” scritta da Swallow o “Swallowish” di Liebman e la “Free Ballad #1” una libera improvvisazione che si prefigge di catturare il mood proprio della ballad, sono minime: il flusso energetico, musicale è costante con Liebman e Swallow a misurarsi spesso in fantastici contrappunti mente di Nussbaum lega il tutto con rara intelligenza e misura. In definitiva uno dei dischi migliori che siano stati pubblicati in questo primo scorcio del 2011.

torna su

Special Jazz Duo – “Dream Dancing”

Special Jazz Duo – “Dream

Special Jazz Duo – “Dream Dancing” – usr 064/S
La musica è anche – se non soprattutto – empatia, comunicazione in primo luogo tra i musicisti e quindi tra gli stessi e il pubblico che li ascolta. Ebbene, questo album è uno splendido esempio di quanto affermato: la comunicazione, l'empatia tra la chitarra di Moreno D'Onofrio e l'armonica (o il piano) di Luigi Ferrara è completa, totale, così come piena è l'attenzione che riescono a catturare nel vostro cronista. In effetti i due si muovono con grande leggerezza e disinvoltura incuranti delle oggettive difficoltà che un duo del genere si trova ad affrontare eseguendo brani ben noti come “Indian Summer”, “Sweet Lorraine” o “Dream Dancing”; ogni pezzo viene rivisitato senza inutili forzature, riuscendo così a valorizzarne sia il lato melodico sia quello armonico grazie ad arrangiamenti in apparenza semplici ma scritti appositamente per evidenziare le doti, non comuni, dei due musicisti. E così, ad esempio, un pezzo già splendido come “On a clear day” di Lane e Learner è come se tornasse a splendere sotto una luce nuova grazie alla preziosa interpretazione dei due che giocano , in maniera assai intelligente, sui colori degli strumenti, sulle dinamiche, ricercando e spesso trovando un sound affatto particolare. Un jazz intimista che piacerebbe ascoltare dal vivo.

torna su

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares