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Rosario Giuliani

Rosario Giuliani

Roma, Casa del Jazz, 20 maggio 2011

Raccontava Giuliani al termine di questo intenso concerto che la cosa più difficile di questa impresa è stata trascrivere i brani di Coleman cercando di renderli armonicamente più morbidi e vicini a una musicalità tonale.  Bisogna dire che il lavoro è stato fruttuoso perché questo della Casa del Jazz è stato un concerto certamente non semplice ma intenso e di livello tecnico veramente eccezionale.

I musicisti di questo quartetto d' altronde sono tra i migliori strumentisti in circolazione: dunque, poiché queste due serate alla Casa del Jazz sono state registrate per estrapolarne un cd, certamente ci si troverà ad ascoltare un lavoro molto curato nelle parti obbligate ma anche ( gli artisti hanno in provato pochissimo prima di salire sul palco ) molto “istintivo” nelle parti improvvisate.  Un mix di perfezione ed anima dunque.

Se è concessa una metafora, Giuliani e Bosso sono paragonabili a due piloti di auto espertissimi ma diversi tra loro: il primo ama la strada che percorre con il suo sassofono, e la sceglie con il gusto del viaggio; il secondo ama l'azione del guidare e ama dunque la tromba in se, della quale gli piace scoprire ogni potenziale lato nascosto, sfruttandone le possibilità tecnico / espressive fino all'osso.  Sono due modi differenti (ma non certo opposti) di offrire al pubblico la propria musicalità.  Suonando insieme, Bosso e Giuliani sono complementari e i suoni che derivano da questo “incastro” (anche perché tra loro l'interplay è davvero notevole) rasentano la perfezione.

Dinamiche cristalline, precisione ritmica, fraseggi arditissimi da parte di entrambi gli artisti: Giuliani, come si diceva, compie percorsi tonali ritmici funambolici, pieni di imprevisti e che hanno un inizio e una conclusione; Bosso invece preferisce navigare a vista, svoltare improvvisamente, testare e sfruttare al massimo ogni più piccolo particolare timbrico del suo strumento dando luogo a un circuito sonoro “circolare”, “interno” se così si può dire, estremamente proficuo in quanto a fantasia, quantità e qualità di spunti.

Fabrizio Bosso

Fabrizio Bosso

In brani come quelli di Coleman questo sembra essere veramente il mix ideale tra free, virtuosismo, momenti di destrutturazione armonico ritmica (durante la struggente “Lonely Woman” ad esempio), momenti tecnicamente estremi ma sempre logici (come “Congeniality” ).  Tutto cio' bisogna sottolineare non sarebbe stato possibile senza il contrabbasso di Bonaccorso , che sia negli unisoni con sax o tromba, sia nei soli, sia nell' accompagnare infaticabilmente, dando l' indispensabile apporto armonico – in un concerto “pianoless” – ha mostrato, come sempre, di essere musicista carismatico, che offre un apporto creativo fondante e spesso davvero irrinunciabile.

Di Leonardo d' altronde ha strenuamente creato un'impalcatura ritmica notevolissima, senza mai perdere la direzione ma anche senza mai perdere in espressivita' , ascoltando ognuno dei musicisti e rapportandosi di volta in volta in maniera persino ingegnosa e dimostrando di avere non solo feeling ma anche pathos a sufficienza per rendere comprensibili brani di per se molto complessi.

Non resta che attendere che esca un cd che farà la gioia degli appassionati non solo di Ornette Coleman, ma del Jazz in generale.

 

Rosario Giuliani, sax

Fabrizio Bosso, tromba

Rosario Bonaccorso, contrabbasso

Marcello Di Leonardo, batteria

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