Prima Edizione di Janula Jazz Festival

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Fabrizio Bosso (foto Riccardo Crimi)

Fabrizio Bosso (foto Riccardo Crimi)

Andrebbero sempre incoraggiati i piccoli festival del Jazz, specie se in piccole cittadine, specie se organizzati da giovani appassionati.  Si respira un'aria vivace, si ha un contatto maggiore con gli artisti, paradossalmente si diffonde la musica – il jazz inquesto caso – con maggior vigore di quanto non accada negli spazi istituzionalizzati, nei quali convergono persone già inserite in quella realtà musicale.  E questo è stato il caso della prima edizione dello “Janula Jazz Festival” a Cassino, organizzato dall'associazione culturale Jazz e Libertà di Roberto Reale, Francesco Mascio, Daniele Camerlengo e Antonio Violo.

Palco in mezzo al corso principale, cuore della cittadina, artisti a portata di mano, in mezzo alla gente, giovanissimi musicisti che interagivano con giovani artigiani al lavoro nei loro stand, e la precisa volontà di far conoscere il jazz a un pubblico in fondo neofita, quello di una cittadina vivace culturalmente ma ancora non avvezza a questo genere musicale considerato di nicchia.  E dunque appare giusta la strategia dell'ingresso libero, della musica in piazza e anche intelligente la scelta di aprire la prima serata con lo scoppiettante quintetto di Marco Zurzolo: sassofonista partenopeo di grande esperienza, salito sul palco con un quartetto di giovanissimi musicisti: Vincenzo Danise al pianoforte, Alessandro Tedesco al trombone, Davide Costagliola al elettrico, Gianluca Brugnano alla batteria.  Tutti tecnicamente ben strutturati, e tra loro sicuramente empatici: questi giovani con il loro leader hanno fatto un jazz non propriamente puro, anzi densissimo di contaminazioni varie, chiassoso, giocoso, fatto di ammiccanti citazioni sapientemente mescolate per far esplodere l' entusiasmo di un pubblico, al termine dello spettacolo, non più così neofita.

E bisogna dire che con le sue soluzioni sonore il Marco Zurzolo Quintet è riuscito certamente a far nascere il tarlo del jazz, perche' in mezzo a pezzi di canzoni classiche napoletane, musica cubana, frammenti di Roma nun fa la stupida stasera, El pueblo unido jamas sera vencido, cucite con classici del jazz come Caravan, o Tutu dell'ultimo Miles Davis, e persino la musica dei funerali e dei matrimoni di Goran Bregovic, ha inserito fraseggi, sonorità e accordi jazzistici, facendo ballare grandi e bambini in un allegro e variegato spettacolo musicale naturalmente e giustamente molto applaudito.

E congrua è apparsa altresì la scelta affidare la seconda serata a un valido quartetto di giovani e talentuosi musicisti gli Oro – logic Quartet: Francesco Desiato ai flauti, Francesco Mascio alla chitarra, Daniele Sorrentino al contrabbasso e Luigi Del Prete alla batteria, affiatati fantasiosi e swinganti, affiancati a un grande nome del jazz, Fabrizio Bosso: un trombettista che, per bravura e notorietà, è il musicista ideale per far amare il jazz sia a un pubblico espertissimo (che si delizia delle sue sottigliezze espressive) che a un pubblico neofita (che si delizia dei temi puliti e riconoscibilissimi nell'esposizione e dei virtuosismi di cui è capace e con i quali non ha lesinato in questa particolare occasione).  La seconda serata dunque ha entusiasmato, pur con una netta differenza stilistica, allo stesso modo della prima, e si può affermare che l'obiettivo è stato raggiunto in pieno.  Un esordio ottimo dunque per Janula Jazz Festival: l'anno prossimo si replica, in bocca al lupo e buon lavoro fin da ora agli organizzatori!

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