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Samuel Blaser – “Boundless”

Samuel Blaser – “Boundless”

Samuel Blaser – “Boundless” – Hat ology 706
Samuel Blaser ha in breve tempo raggiunto la meritata considerazione di trombonista tra i più inventivi ed originali della nuova generazione di jazz-men. Cresciuto in una famiglia in cui la musica era di casa, Samuel ha studiato presso il Conservatorio della sua città natale (la svizzera La Chaux-d-Fonds) specializzandosi sia in sia in jazz ed ottenendo da subito numerosi riconoscimenti. Dopo aver collaborato con musicisti di prestigio quali Phil Woods, Clark Terry e Jim McNely, ed una breve apparizione nella prestigiosa Vienna Art Orchestra, il trombonista è andato a specializzarsi alla Suny Purchase University di New York. Tornato in Europa, nel 2008 il primo album importante, “7th Heaven”, in quartetto con il chitarrista Scott DuBois, il bassista Thomas Morgan e il batterista Geral Cleaver; nel 2009 “Pieces of Old Sky”, finché arriviamo nell'ottobre del 2010 quando Blaser, durante una tournée, registra questo album in quartetto con il ben noto chitarrista francese Marc Ducret, il bassista svizzero Banz Oester e il batterista Gerald Cleaver . Il programma è incentrato su una suite in quattro parti che in realtà è l'assieme di quattro pezzi scritti in precedenza dallo stesso Blaser e messi assieme in forma di suite durante il tour cui si faceva cenno. La musica non è certo per palati facili, tutta giocata sulla figura del leader che è riuscito a fondere il virtuosismo strumentale di un Mangelsdorff con le sonorità classiche dei grandi maestri dello strumento, lanciandosi spesso in ardite improvvisazioni che si innestano nel complesso di una struttura globale disegnata con maestria e sagacia dallo stesso Blaser. Quindi un ottimo equilibrio tra scrittura ed improvvisazione che lascia ad ognuno dei compagni di viaggio uno spazio adeguato per esprimere le proprie potenzialità. In questo senso assai felice la scelta soprattutto di Marc Ducret che da un canto riesce a duettare da pari a pari con il leader, dall'altro si produce egli stesso in spericolate sortite solistiche frutto di una tecnica superiore e di una oramai consolidata frequentazione di simili scenari. Ovviamente non da meno contrabbassista e batterista che soprattutto nella terza parte offrono un saggio eloquente delle proprie capacità con Cleaver che dimostra come si possa raccontare una storia anche con la batteria e Oester che si dimostra ottimo improvvisatore nel dialogare con Marc Ducret.

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