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whitney houston morta

Il mondo della musica perde un'altra esponente di primissimo piano. A soli 48 anni, dopo una vita di brillanti successi ma rovinata dalla droga e dalla depressione, si è spenta, presso il Beverly Hilton di Los Angeles, Whitney Houston, proprio alla vigilia della cerimonia del Grammy Award, l'Oscar della musica che nel 1986, a soli 23 anni, l'aveva consacrata la nuova regina del soul pop mondiale. E consentitemi, al riguardo, un ricordo personale. Sono, da sempre, un fervente estimatore della musica di Burt Bacharach e quindi di colei che è stata considerata la sua migliore interprete, Dionne Warwich, a partire da quell'oramai lontano 1962 quando la cantante portò al successo “Don't Make Me Over” ; ebbene, nel corso di una trasmissione televisiva (non ricordo quale) Dionne presentò una sua cuginetta predicendole un futuro radioso nel mondo della musica: la Warwich non si sbagliava in quanto quella ragazzina era proprio Whitney.

La giovane, in breve, brucia tutte le tappe divenendo una delle vocalist più premiate nell'ambito della musica pop. Dopo i primi passi nei cori della chiesa del , è nata, viene scoperta e lanciata da Clive Davis, che la porta immediatamente al successo: nel 1985 pezzi come “How Will I Know”,” Greatest Love of All” fanno della Whitney una star a livello mondiale. Nel 1986 – come già detto – vince il Grammy e per gli anni successivi domina la scena con successi mondiali.

L'apice lo tocca nei primi anni '90: in particolare nel 1990 il suo terzo album , “I'm Your Baby Tonight”, viene presentato addirittura nel castello reale di Monaco di Baviera. Nel 1992 interpreta, al fianco di Kevin Costner, “The Bodyguard”, un'interpretazione che si merita un Razzy, incontrando il favore dei pubblici di tutto il mondo mentre la canzone “I Will Always Love You”, tratta dalla colonna sonora, diventa un classico. Negli anni '90, partecipa ad altri film quali “Donne – Waiting to exhale” del 1995, diretto da Forest Whitaker e “ Uno sguardo dal cielo” (1996), interpretato con Denzel Washington.

In questo periodo riesce a piazzare nella Billboard Hot 100 sette singoli consecutivi al numero uno, (“Saving All My Love for You”, “How Will I Know”, “Greatest Love of All”, “I Wanna Dance with Somebody (Who Loves Me)”, “Didn't We Almost Have It All”, “So Emotional” e “Where Do Broken Hearts Go”) battendo il record di cinque appartenente a stelle del calibro di Diana Ross, e perfino dei Beatles.

Ma gli anni '90 segnano anche l'inizio di un inesorabile declino; il matrimonio sbagliato con Bobby Brown, l'uso sempre più sistematico di droghe, e la discesa, inesorabile, verso il baratro sempre più profondo, della depressione.

Ecco, così si consuma, ancora una volta in modo tragico, la vita di una stella della musica sulla scorta di quanto già accaduto, purtroppo, molte altre volte. Eppure Wintney aveva tutto per essere felice: una voce straordinaria che le consentiva di affrontare qualsiasi difficoltà con la massima naturalezza, grandi capacità interpretative, una bellezza ed una eleganza naturali che in quel mondo mai guastano.

Non a caso ha vinto più di 400 premi per la sua musica, tra cui 2 Emmy Awards, sei Grammy Awards, trenta Billboard Music Awards e ventidue American Music Awards. E non a caso viene considerata, unitamente a Michael Jackson, l'artista di colore di maggior successo avendo venduto, nella sua carriera, circa 190 milioni di dischi.

Ma evidentemente tutto ciò non è bastato. Ildemone dell'autodistruzione si è impadronito di lei e non l'ha abbandonata fino all'atto finale consumato in una stanza d'albergo.

Cosa ci lascia Whitney? Oltre ad un grande rimpianto, la consapevolezza di aver ascoltato una grande artista, una cantante che ha saputo nello stesso tempo rappresentare un trait d'union tra il canto di una Aretha Franklin e quello di intere nuove generazioni che in qualche modo le devono tanto: probabilmente artiste come Beyonce , Mariah Carey, la stessa Amy Winehouse, scomparsa anche lei tragicamente poco tempo fa, non avrebbero potuto esprimersi così come hanno saputo fare.

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