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Giovanna Pessi/Susanna Wallumrød – “If grief could wait”

Giovanna Pessi/Susanna Wallumrød – “If grief could wait”

Giovanna Pessi/Susanna Wallumrød – “If grief could wait” – ECM 2226
Ecco un altro album sicuramente non jazzistico ma che presenta notevoli motivi di interesse che ne consigliano l’ascolto. Protagoniste la specialista d’arpa barocca Giovanna Pessi e la vocalist norvegese Susanna Wallumrød accompagnate, nell’occasione, da Jane Achtman alla viola da gamba e Marco Ambrosini alla nyckelharpa (strumento musicale ad arco della tradizione svedese, appartenente alla stessa famiglia della ghironda e della viella). I quattro affrontato un repertorio tutt’altro che facile comprendente ben otto composizioni di Henry Purcell (1659-1695), due brani di Leonard Cohen, un pezzo di Nick Drake e due originals firmati dalla Wallumrød. Registrato in soli 3 giorni a Lugano, l’album ha una storia piuttosto lunga: Giovanna Pessi aveva già registrato per la ECM con il Rolf Lislevand Ensemble, e anche con il Christian Wallumrød Ensemble, e fu provando con questo gruppo che incontrò per la prima volta la giovane sorella di Christian, Susanna, che proprio in quel periodo muoveva i primi passi nel mondo della musica. Di qui una naturale intesa che ora si è concretizzata in quest’album, come si diceva in apertura assai interessante. In particolare la voce di Susanna si staglia con effetto straniante sul tessuto sonoro intessuto dagli altri strumenti: l’arpista segue magnificamente le intenzioni espressive della vocalist mentre gli altri due strumentisti offrono sonorità particolari, somigliando la viola da gamba ad un violoncello e la nyckelharpa ad una chitarra. L’aderenza allo spirito originario della musica è strabiliante: i quattro fanno di tutto (riuscendovi perfettamente) per mantenere lo spirito originario delle composizioni – pur nella loro diversità – senza alcuna pretesa filologica o, peggio ancora, di creare un qualsivoglia ponte tra antico e moderno. I quattro si muovono all’interno di una naturale e sincera ispirazione che li porta suonare la musica che loro amano, nel modo che loro prediligono. E il pubblico? Potrà apprezzare o meno il risultato finale ma resta la realtà di un gruppo che ha voluto cimentarsi in un’operazione assai difficile con la massima onestà intellettuale, cosa, oggi, non del tutto disprezzabile.

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