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Enrico Pieranunzi – “Permutation” – CAMJ7845-2
“Strangest consequences” apre con una vitalità e una propulsione ritmica un che ci svela un Pieranunzi in stato di grazia, creativo e in comunicazione totale con Scott Colley ed Antonio Sanchez. Se “Critical Path” ha il dinamismo sottile di una discesa cromatica di accordi, che per quattro battute s'interrompe e poi ricomincia, “Permutation” trova tutto il suo slancio nel contrasto tra un riuscito ostinato (che passa da contrabbasso a pianoforte) e un movimento improvvisativo variegatissimo che a quell'ostinato si appoggia, fino a risolvere in un episodio accordale vigoroso e ritmico. E' introspettivo “Distance from departure”, e parte con un'introduzione sospesa per poi connotarsi di un tema semplice ma d'intensità notevole, che rimane nell'aria anche quando il brano è terminato. L'improvvisazione è morbida e creativa e fatta di note quasi struggenti, dolcemente malinconiche, quelle che si immaginano quando si pensa alle ballad più intense del jazz. Il solo di contrabbasso di Colley è un piccolo gioiello musicale e jazzistico. “Every smile of yours” esprime l'effetto gioioso e vivificante dei sorrisi e non il potenziale lato musicale zuccheroso: e come potrebbero, con la batteria di Sanchez a disegnarne i tratti, in splendido e continuo dialogo con Pieranunzi e Colley? E' un Trio che dimostra che la personalità non si disperde nello scambio. Né Pieranunzi, né Colley né Sanchez, proprio perché forti della loro specifica, personalissima musicalità, hanno paura a lasciarsi andare alle suggestioni l'uno dell'altro. La musica, quella bella, è fatta di sottigliezze. E se in questo brano ascoltate la leggerezza e la capacità d'inventiva di Sanchez nei “pianissimo” capirete che le sottigliezze possono fare la differenza, nella musica.
Tre musicisti che hanno colto l'occasione imperdibile di trasformare in vero Jazz un incontro che poteva, per la forte personalità di ognuno, sfociare in una “gara” di inutili virtuosismi a se stanti. Pieranunzi d'altronde è avvezzo agli incontri. Da jazzista di classe sa come condurli a destinazione, con quella dinamica curiosità priva di ritrosie che è tipica di chi è profondamente creativo: il risultato è che la trasformazione -“Permutation”, appunto – non destabilizza, ma anzi “fonda” la musica. E questo altro non è che il Jazz. (DF)

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