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Gianni Cellamere & Taranto 4Tet – “’U popole mije” – Fonosfere 103
Album ben concepito, altrettanto ben costruito e gradevole all’ascolto questo del sassofonista, chitarrista e vocalist Gianni Cellamare che si presenta alla testa di un quartetto con Ettore Carucci piano e tastiere, Francesco Lomagistro batteria, Roberto Andrisani basso elettrico, Mimmo Gori percussioni cui si aggiungono le voci di Stefania Cornetta e Marta Cellamare e la chitarra classica di Enzo Granella nel “tradizionale” “Canto delle serenate”. Il procedimento scelto dall’artista è rischioso ma stimolante: scegliere alcuni originals scritti per lo più in lingua tarantina, originals che raccontano storie legate al territorio, che vengono arrangiati in chiave jazzistica ma con chiare venature funky. Così in apertura, con “’U popole mije” sembra quasi di riascoltare Tullio De Piscopo, il batterista e arrangiatore partenopeo che per primo lanciò qualcosa di simile molti anni orsono, per poi abbandonare un simile cammino che oggi ripercorre solo saltuariamente. Ma l’album di Cellamare si caratterizza altresì per una bella varietà di atmosfere per cui alle volte il tono funky o acid lascia il posto ad atmosfere più intimiste e meditative: è il caso, ad esempio, del già citato “Canto delle serenate” uno dei pezzi più suggestivi e convincenti dell’album e del successivo “Pizzicaré” che evidenzia al meglio le capacità interpretative vocali di Cellamare: con la sua voce profonda, roca, Gianni fa letteralmente vivere i testi che non si limita a cantare, ma recita con passione e convinzione .
Davvero straordinari,poi, i due brani conclusivi, registrati in esclusiva per questo progetto da Enzo Del Re, tra gli ultimi cantastorie pugliesi; per questo album Del Re è rientrato, per l’ultima volta, in studio dopo 15 anni regalandoci due dei suoi brani storici simbolo della canzone politica; la sua voce è sghemba, non perfettamente intonata ma quanto riesce a commuoverci… con ciò affermando, ancora una volta, (se pur ce ne fosse bisogno) che artista è solo colui che comunica emozioni. Il resto è mestiere!
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carissimo Gerlando
ho letto la tua recensione di Duology e desidero
quindi ringraziarti molto per le tue parole di apprezzamento.
Come immagini fanno sempre molto piacere e confermano energia
e determinazone per il futuro…
un abbraccio //
Claudio
Ciao Gerlando,
ho avuto modo di conoscere di persona Magnus Öström ad un seminario presso l’Accademia di Musica di Gothenburg.
Tanto “famoso” e bravo quanto una persona umile ed imbarazzata ai complimenti, una persona di una semplicità meravigliosa.
L’E.S.T. trio stava raggiungendo una fama mondiale ed una maturità d’insieme alla pari dei grandi trio del jazz. I tre musicisti suonavano insieme sin da adolescenti.Quel suono di cui parla la recensione era maturato con 20 anni di concerti, e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.Davvero una brutta perdita.Rimane la musica, quella sempre rimane.
Luigi Bozzolan