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E.S.T. Trio – “301” – act 9029-2
Il mondo del jazz vive un profondo rimpianto: non sapere cosa sarebbe stato capace di fare l'e.s.t. Trio se nel giugno del 2008 il pianista esbjörn svensson non fosse venuto meno nel corso di una immersione subacquea. Fino a quel momento il trio svedese, completato dal batterista Magnus Öström e dal bassista Dan Berglund, si era segnalato all'attenzione del pubblico e della critica come forse l'unica formazione capace di portare avanti la lezione di Bill Evans e quindi una nuova e diversa concezione del classico trio pianoforte, batteria, contrabbasso. Una parziale risposta viene da questo splendido album registrato in Australia nel gennaio del 2007. In realtà il CD contiene solo una parte delle nove ore di musica registrate dal gruppo nell'inverno del 2007, quando, trovandosi in tournée dall'altra parte del mondo, i tre decidono di affittare lo studio “301” di Sidney per suonare e sperimentare; in due giorni, come dicevamo, vengono lasciate ben nove ore di musica: una prima parte è andata a costituire “Leucocyte” (ACT, 2008), un'altra parte è contenuta in questo “301”. L'impressione è notevole: il gruppo si muove evidenziando il solito straordinario interplay, ma questa volta c'è un elemento di novità, un uso più spinto dell'elettronica con effetti vari e di conseguenza una certa riduzione del classico assolo. Tutto ciò rende la musica dell'e.s.t. Trio da un canto più grumosa e scura dall'altro, se possibile, più affascinante. Le atmosfere sono cangianti: da momenti in cui la ricerca sonora sembra prevalere su tutto il resto con il contrabbasso usato addirittura in funzione chitarristica (si ascolti soprattutto “Three Falling Free Part II” ) a momenti in cui il trio mostra la sua veste più suadente e intimista con Svensson che evidenzia il suo stile affatto personale nonostante le indubbie derivazioni da Evans e Jarrett (splendido, ad esempio, “The Childhood Dream” che chiude l'album). Così non è esagerato affermare che questo sia il migliore album del gruppo in quanto compendia assai bene quanto già fatto e traccia chiaramente quali sarebbero state le linee guida su cui incamminarsi se la sorte non avesse deciso diversamente.
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carissimo Gerlando
ho letto la tua recensione di Duology e desidero
quindi ringraziarti molto per le tue parole di apprezzamento.
Come immagini fanno sempre molto piacere e confermano energia
e determinazone per il futuro…
un abbraccio //
Claudio
Ciao Gerlando,
ho avuto modo di conoscere di persona Magnus Öström ad un seminario presso l’Accademia di Musica di Gothenburg.
Tanto “famoso” e bravo quanto una persona umile ed imbarazzata ai complimenti, una persona di una semplicità meravigliosa.
L’E.S.T. trio stava raggiungendo una fama mondiale ed una maturità d’insieme alla pari dei grandi trio del jazz. I tre musicisti suonavano insieme sin da adolescenti.Quel suono di cui parla la recensione era maturato con 20 anni di concerti, e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.Davvero una brutta perdita.Rimane la musica, quella sempre rimane.
Luigi Bozzolan