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+ Trumpets – “Coltrane Project” – abeat106

Musicista “progettuale” come pochi il bassista Riccardo Fioravanti affronta un'altra delicatissima prova: dopo aver inciso “Bill Evans Project” sempre per abeat nel 2005, adesso si confronta con le composizioni di Coltrane, con l'aggiunta di tre brani originali firmati dai componenti del trio vale a dire Bebo Ferra alla chitarra acustica e Andre Dulbecco al vibrafono e alla marimba. A questo, che è il nucleo principale, si affiancano di volta in volta tre dei massimi esponenti della tromba jazz italiana, vale a dire i siciliani Giovanni Falzone e Dino Rubino, e Fabrizio Bosso. Completata la presentazione del quadro d'assieme, si può ben dire che anche questa volta Fioravanti ha centrato l'obiettivo: l'album è di assoluto livello, ben pensato, ben costruito, ottimamente arrangiato, curato nei particolari e splendidamente eseguito. Riccardo , alle prese con un songbook talmente importante, impegnativo, ha cercato una chiave di lettura nuova, diversa e a nostro avviso l'ha trovata nell'originale sound del trio: vibrafono, chitarra acustica e basso acustico producono, in effetti, una miscela sonora almeno fino ad oggi non particolarmente presente nelle varie rielaborazioni della musica coltraniana. Magnifica, poi, l'idea di aggiungere i tre trombettisti che hanno contribuito in maniera determinante alla bella riuscita dell'album fornendo alla musica del trio un orizzonte più ampio; Falzone, Rubino e Bosso, ad eccezione del brano d'apertura , “Aknowledgement” e di “Descent” un brano di Dulbecco con evidenti inflessioni classiche, intervengono in tutti gli altri nove pezzi dell'album, spartendoseli equamente, tre cadauno. E in tutti questi brani,ovviamente, i tre assumono sempre un rilievo di primo piano duettando ora con tutto il trio ora con ciascuno dei relativi componenti i quali, a loro volta, si ritagliano ampi spazi d'assolo. Così, ad esempio, Dulbecco si fa ammirare particolarmente nel suo brano già citato, mentre Fioravanti eccelle in “Cousin Mary” e “Mr Syms/Mr. P.C.”; dal canto Berra Ferra svetta, tra l'altro, nella sua composizione, “Gentle giant steps”, dove dialoga fittamente con Andrea Dulbecco e fornisce un magnifico tappeto alle incursioni solistiche di Dino Rubino. (GG)

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