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Gaetano Liguori – “Noi credevamo (e crediamo ancora)- (Bull Records, BULL 060)
Un modo inconsueto, “militante” ed “apocalittico” per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia. Il pianista e compositore Gaetano Liguori ha pensato bene di autoprodurre un album in cui riaffermare attraverso la musica i propri ideali maturati negli anni ’60 e soprattutto ’70, ideali che furono di gran parte di una generazione che, tra l’altro, scoprì il jazz come musica politica, di protesta, identitaria di una minoranza oppressa e se ne innamorò (con tanti errori, ingenuità, falsificazioni e cantonate). La parte 1 “… e crediamo ancora” è stata registrata nel gennaio 2011 a Milano da Liguori, Roberto Del Piano (basso elettrico) e Filippo Monico (batteria). Sono una quarantina di minuti divisi in otto episodi, cui segue la parte 2 “Noi credevamo”, registrata dallo stesso organico ma nel maggio 1972 (articolata in cinque episodi, circa venticinque minuti).
I brani sono tutti di Gaetano Liguori e spesso partono o includono citazioni dalla canzone partigiana “Bella Ciao”, dall’inno di Unidad Popular di Sergio Ortega “El pueblo unido jamas sera vencido”, dal canto della guerra civile spagnola “El quinto regimiento” e dalla canzone cubana dedicata a Che Guevara “Hasta siempre comandante” di Carlos Puebla. Liguori, Del Piano e Monico legano tutto in un intenso flusso di coscienza sonora, erede del free di Cecil Taylor e di quello di Albert Ayler, originale nella sua miscela di tempo libero e frammenti melodici, evocazioni di un repertorio canoro rivoluzionario e sua ricreazione attraverso l’improvvisazione. La parte 2, quella del 1972, è significativamente posta in coda all’album: rappresenta la premessa della musica odierna di Liguori e compagni ma l’intimo legame poetico la può far collocare anche a prescindere dalle date. La lunga lista di “Noi credevamo…” all’interno del Cd va da Marx a Mani Pulite, dai Beatles ad Ornette Coleman; tra i ringraziamenti un ricordo del compianto critico Pierpaolo Faggiano. (LO)
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