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Quella di martedì 12 febbraio è stata una serata davvero pesante per il vostro cronista.

Dapprima mi sono dovuto sorbire la prima serata del Festival di Sanremo e vi assicuro non è stato facile (comunque ci ritornerò in sede di commento finale).

Poi speravo che le cose sarebbero andate meglio con la trasmissione dedicata al jazz in programma sul terzo canale RAI all'incirca verso mezzanotte. “Crossover-Jazzology”, questo il titolo del programma curato da Rai Edu, si sostanziava in diverse interviste ad alcuni rappresentanti italiani e stranieri per commentare gli stili, le forme e le influenze del jazz.

Insomma un miscuglio senza capo né coda che davvero fa rimpiangere i programmi sul jazz che la “vecchia” televisione italiana mandava in onda alcuni decenni fa.

Ora io penso che quando si studia un qualsivoglia evento di comunicazione bisogna aver ben presente quello che si chiama “target” ossia il pubblico cui ci si riferisce. Ebbene se il pubblico di riferimento di “Jazzology” doveva essere un insieme di persone che poco o nulla sanno di jazz e che quindi abbisognano di essere informati, ebbene dal programma in oggetto poco o nulla si capiva circa l'essenza del jazz, la sua storia, le sue attuali tendenze… anche perché i personaggi scelti non erano tutti particolarmente significativi… così come i brani mandati in onda, nessuno fino alla fine e tutti senza indicazione di titolo. Così abbiamo visto, tra gli altri,molti amici alcuni noti, altri meno noti quali Xavier Girotto, Nicola Mingo, Gegé Telesforo, Gegé Munari, Giorgio Rosciglione, Natalio Mangalavite, Antonio Onorato, Marco Zurzolo ma senza un minimo di descrizione su chi fossero i personaggi mandati in onda.

Se invece il pubblico di riferimento doveva essere composto da appassionati e intenditori, le cose vanno ancora peggio. Come si diceva tutti i brani interrotti, le interviste veloci ma niente affatto esaurienti, nessun discorso che avesse un inizio logico, uno sviluppo ed una conclusione.
Ma è davvero così difficile mettersi attorno ad un tavolino, stabilire un argomento che merita di essere trattato e comportarsi di conseguenza facendo capire al telespettatore di che stiamo parlando tramite, ovviamente, l'ausilio della musica (eseguita da artisti degni di tal nome dato che siamo nelle Televisione di Stato) ed interviste che però siano degne di tal nome?

Evidentemente in casa Rai, almeno per il Jazz, è davvero impossibile… e la cosa fa ancora più indispettire ove si pensi che subito dopo, sempre su RaiTre, è andato in onda un ottimo programma dedicato alla lirica in cui Bronzetti ci ha portato dietro le quinte del Teatro Massimo di per Das Rheingold (L'Oro del Reno) di Richard Wagner.

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