Iva Bittová “Fragments” (Ecm; ECM 2275 3717896)

Tempo di lettura stimato: 1 minuto

Sono dodici i frammenti sonori che la vocalist e violinista (in alcuni brani anche alla kalimba, una sorta di piano a pollice lamellare) propone all’ascoltatore. Essenziale, a tratti ermetica, la musica esercita un forte fascino perché fa risuonare corde profonde in chi ascolta. Può trattarsi di una nenia accompagnata dai suoni metallici ed incantatori della kalimba, come del melos vocale che si integra ad un agile riff al violino, oppure del duettare tra canto e corde dello strumento sul filo di intervalli microtonali o, ancora, della pura voce che risuona e si sfilaccia nel silenzio. In modo estremamente colto e sofisticato quanto viscerale ed immediato, la Bittová riporta i suoi ascoltatori a quello che si può definire quasi un grado zero della musica: la trasformazione in suono di stati emotivi, il liberarsi dell’angoscia come far esplodere la gioia attraverso un suono, che parte da sé stessi e si spande nello spazio, senza calcolare se raggiungerà o meno qualcuno.

Altro aspetto evidente è quello di una prorompente fisicità del suono, quasi un’espansione del corpo della vocalist (nata nel 1958 in Moravia) che si è a lungo dedicata al teatro. Tra le sue molte collaborazioni da ricordare quelle con Bill Frisell, Bobby McFerrin, David Krakauer, Don Byron, Fred Frith, Marc Ribot, Phil Minton, Pierre Favre e Tom Cora: tutti artisti che, ciascuno con la sua poetica, amano andare oltre i confini di genere e indagare nel corpo vivo della musica e della contemporaneità. I brani sono tutti dell’artista ceca tranne il sesto frammento (di Joaquim Rodrigo) mentre nel terzo e nel settimo i versi sono rispettivamente di Gertrude Stein e Chris Cutler. Registrato all’ Auditorio Radiotelevisione Svizzera di Lugano nel dicembre 2012, “Fragments” vede come ingegnere del suono l’ottimo Stefano Amerio. Un album da meditare.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares