Presentato a Roma da CAM JAZZ “Musique sans Frontieres”

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Girotto Campanella

© Foto: ANDREA BOCCALINI

Due musicisti appartenenti a due mondi diversi: un pianista, virtuoso, grande interprete classico, Michele Campanella, e un grande sassofonista virtuoso argentino, jazzista, Javier Girotto. Un giorno si incontrano, quasi per caso e al sassofonista viene l' idea di suonare insieme. Lui irresistibilmente attratto dalle sonorità della musica classica, l' altro irresistibilmente attratto dall' improvvisazione.

Ne nasce un concerto. E da quel concerto nasce un progetto: Debussy e Ravel suonati al pianoforte cono l'intervento jazzistico improvvisato del sax.

Ci racconta Michele Campanella che Javier Girotto inizialmente propone di affrontare la musica colta di autori argentini: “ma sono autori che io non conosco bene, non mi sarei sentito a mio agio. E allora ho lanciato l' idea di cimentarci con questi due autori francesi” “ E io ho accettato subito, incuriosito, e mi sono messo a studiare”, ribatte Girotto.

Chi poteva raccogliere un' idea tanto inusuale e incoraggiarla, renderla tangibile, decidendo di produrla e pubblicarla? L'etichetta Cam Jazz, ovvero Francesca Campi ed Ermanno Basso, non si è fatta sfuggire quella affascinante incognita. Cam Jazz non è nuova all' esperienza dell' intreccio tra Jazz e Musica classica: basti pensare alla felice esperienza dei due volumi su Scarlatti di Enrico , grande successo europeo, innumerevoli concerti, migliaia di cd venduti. Con “Musique Sans Frontieres” siamo di fronte ad un lavoro completamente diverso. Innanzitutto gli inserti jazzistici di Javier Girotto vengono sovrapposti alla parte “colta” che rimane fedele alle partiture originali (interpretate al pianoforte da Michele Campanella). In secondo luogo stupisce ed affascina la scelta di lavorare sulle composizioni di due dei maggiori esponenti dell' impressionismo musicale francese: atmosfere rarefatte, partiture scritte nel minimo particolare, in cui ogni sottilissima dinamica è essenziale all' espressività sonora, in cui spesso il centro tonale si perde in nuvole concentriche tanto eteree quanto… perfette. Ed è una delle prime domande che ci si trova a porsi: come potrà il suono del sax soprano di un jazzista non “distruggere” quella perfezione così eterea, eppure così strutturata e fortemente voluta dai due compositori?

“Ho lavorato un anno sulle partiture che mi ha proposto Campanella – ci racconta Girotto – e sono rimasto sconcertato dalle dinamiche. Quanti gradi di “pianissimo” e “piano” e “forte” possano esistere nella musica l' ho scoperto analizzando le partiture di Ravel e di Debussy. Ho dovuto rivedere il mio modo di suonare, e questa cosa oramai la porterò con me. Non avrei mai immaginato potesse esistere una tale ricchezza espressiva, ho dovuto studiare, studiare tantissimo, io che credevo di conoscere a perfezione tutte le possibilità espressive del mio strumento”.

“Ciò che mi destabilizza e mi affascina di più – dice Campanella – è che mentre suono, io devo essere il più aderente possibile alla partitura, mentre nel Jazz c' è questa capacità di inventare e di improvvisare estemporaneamente. Ascolto suonare Javier, mi innamoro di quelle note, ma so anche che la volta dopo lui non farà mai la stessa cosa. Non mi capacito di questo aspetto del jazz, che paradossalmente è anche quello che mi attrae di più, per il fatto stesso di essere appunto estemporaneo, ed irripetibile”.

Li ascolti parlare e ti rendi conto che per Campanella e Girotto si parla di una vera sfida a se stessi: l' uno costretto a fare i conti con la musica scritta, in cui persino l' indefinitezza è ottenuta con una precisione assoluta che deve essere ripetuta così come è per essere quella musica. L' altro costretto a fare i conti con la composizione in fieri, che avviene e finisce nello stesso istante in cui si libra nell' aria… mentre cercano di raccontare tutto questo si percepisce quanto ancora abbiano da dire l' uno all' altro. Ed è palpabile un meravigliato, reciproco stupore. Ci vuole coraggio ad intraprendere una sfida: significa mettere in discussione se stessi. Occorre essere forti di ciò che si e si sa se aperti verso mondi sconosciuti: se si resiste si cresce, se no ci si disgrega.

E da come parlano questi due musicisti (il disco non è ancora ultimato) nessuno dei due ha perso nulla di se. Parlano ispirati, cercano parole per descrivere, per spiegare, ma si percepisce che questa è un' esperienza importante prima di tutto per loro. Che ne sono nati spunti, pensieri musicali, arricchimento reciproco, e allora viene da pensare che non potrà essere altrimenti anche per chi questo lavoro tra qualche mese, lo ascolterà.

Sappiamo intanto che Michele Campanella si è tenuto aderente alle partiture, e che l' unico rimaneggiamento della musica di Ravel e Debussy è stato il reiterare di alcuni episodi per permettere a Javier Girotto di avere qualche spazio di azione più allargato per improvvisare. E siamo in grado di anticiparvi le tracce che ascolterete in “Musique sans Frontieres”, la cui uscita è prevista nella prossima stagione:

1 – Pavane pour une infante défunte (music by Maurice Ravel)

2 – Rêverie (music by Claude Debussy )

3 – Suite Bergamasque (music by Claude Debussy )

– Prelude

– Menuet

– Clair de lune

– Passepied

4 – Children's Corner (music by Claude Debussy).

– Doctor Gradus ad Parnassum

– Jimbo's Lullaby

– Serenade of the Doll

– The snow is dancing

– The little Shepherd

– Golliwogg's cake walk

5 – Miroirs (music by Maurice Ravel )

– La Vallé des Cloches

– Oiseaux tristes

– Alborada del Gracioso

E speriamo anche di poter ascoltare al più presto un live di questo lavoro, perché di bella musica non ne avremo mai, mai abbastanza.

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