Lettera aperta agli amici lettori
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Cari amici,
oggi sento proprio il bisogno di sfogarmi perché, come si dice, “ogni pazienza ha un limite”. Che il mondo del jazz non fosse un circolo per orsoline l'ho sempre saputo, ma che si fosse incattivito fino a tal punto francamente no, non ci ero ancora arrivato!
Ma veniamo al punto!
Come ho detto tante altre volte, io da “A proposto di jazz” non ricavo un euro che sia uno e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Allora perché lo fai? Mi si potrebbe obiettare. La risposta è semplice: dopo circa quarant'anni di giornalismo economico, essendo andato in pensione ho deciso di dedicarmi alla mia pristina passione – il jazz – per altro mai del tutto abbandonata durante tutti questi anni. Quanto al guadagno per fortuna non tutto si fa per i soldi…esiste ancora la passione ed è una molla potentissima.
Ciò detto, non nascondo che se il blog mi desse anche qualche soddisfazione di carattere economico ne sarei ben lieto; proprio per questo, dopo che l'iniziativa si era già ben rodata ed aveva raggiunto una certa credibilità, mi sono rivolto alle case discografiche che mi inviano il loro materiale (quindi, sostanzialmente, tutte le etichette italiane che si occupano di jazz) per avere un po' di pubblicità sul sito. La risposta è stato tanto unanime quanto scoraggiante: dato il momento di crisi pesantissima, con i dischi che non si vendono, non abbiamo alcun budget per la pubblicità di questo tipo.
Ho incassato il colpo e ho proseguito come se nulla fosse accaduto, cioè continuando a recensire gli album. Unica eccezione: non recensisco i CD che bisogna ascoltare o scaricare dalla rete. Sono ancora padrone di adoperare il mio tempo come voglio oppure no?
Bene, l'altro ieri, mentre scrivevo la recensione del nuovo album di Vijay Iyer , “Mutations” (ECM) ho ricevuto una email assolutamente inattesa: era un personaggio, che fino ad un attimo prima avevo considerato un amico, titolare di un'ottima etichetta (i cui prodotti sono però recensibili solo dopo averli scaricati dalla rete) che mi accusava senza mezzi termini di essere anch'io un lobbista e soprattutto di non recensire i suoi dischi da quando mi aveva rifiutato la pubblicità. Accusa assolutamente risibile in quanto, seguendo questa logica, le recensioni discografiche sarebbero dovute scomparire dal sito.
Essendo, ripeto, un personaggio che stimavo e a cui in qualche modo tenevo, ho spiegato come stanno le cose e soprattutto l'ho invitato a mandarmi non gli originali ma le copie degli album che avrei recensito prontamente. Niente da fare! L'amico intigna sulla mia malafede e allora il discorso non può avere sbocchi.
Questa amara vicenda mi induce ad una considerazione: la rete ci sta abituando male, anzi malissimo… nel senso che, grazie all'anonimato, volano insulti sanguinosi; ma anche quando, come si dice, ci si mette la faccia, spesso si parla senza contare fino a dieci con risultati disastrosi … ed io sono davvero stanco di questa situazione.
Così ad un certo punto c'è un signore che si inalbera perché le opinioni espresse su “A proposito di jazz” non collimano con le sue e monta su una ferocissima polemica senza senso; c'è il musicista che, dopo essere stato da me lodato diverse volte, si inc… perché in una recensione mi sono permesso di dire che forse poteva fare qualcosina di più; c'è l'organizzatore di Milano che non solo non paga quanto promesso ma minaccia di portarmi in tribunale per fantomatiche ingiurie che avrei pronunciato contro la sua organizzazione; c'è la Casa del Jazz che dopo tanti anni di fruttuosa collaborazione mi fa addirittura telefonare da un avvocato per una comunicazione banale come se negli anni scorsi fossi stato un pericoloso piantagrane… e adesso quest'ultima accusa di non pubblicare recensioni senza un ritorno pubblicitario.
Ma stiamo scherzando… non si arriva alla mia età, dopo tanti anni di giornalismo attivo in un campo delicato come quello economico senza mai una smentita, senza una querela per lasciarsi poi additare come una specie di ricattatore nel mondo del jazz!
Adesso è veramente troppo… per cui a quanti avessero intenzione di continuare a parlare in libertà dico semplicemente che la misura è colma. Libertà di parola è concetto diverso da libertà di insulto. Per cui non vorrei essere costretto a ricorrere ai tribunali… con conseguenze di certo non piacevoli.
caro Gerlando, mi dispiace molto per quello che ti è accaduto. Da me e da molti musicisti e addetti ai lavori hai tutta la stima e gratitudine per quello che stai facendo da molti anni con la passione, la competenza e l’onestà che tutti ti riconosciamo. Tante cose dovranno cambiare in questo piccolo grande mondo del jazz e spero che questo accada in tempi non troppo lunghi. Un abbraccio Ada
Non lo faccio mai, ma mi sento di intervenire anche io come responsabile tecnico di tutto il progetto A Proposito di Jazz. Non solo il sito, ma anche la newsletter, l’app per iPhone, il podcast… Tutto questo viene gestito da 8 anni in modo totalmente gratuito. La poca pubblicità che c’è ha come unico scopo quello di ripagare almeno i costi dei server e dell’hosting. Tutte le recensioni pubblicate, su mia iniziativa, erano state corredate dal link ad Amazon per un semplice acquisto dei cd in questione. Su Amazon ci sono praticamente tutti i dischi del mondo a prezzi competitivi e mettere il link sulle pagine era un modo per ottenere una piccolissima percentuale su questi acquisti, senza nulla chiedere o togliere a nessuno (altro che pubblicità chieste o negate!!!). Grazie ad interventi come questo ora anche quella poca visibilità che potevamo dare agli artisti recensiti verrà meno. Grazie comunque a tutti coloro che da anni continuano a leggerci dandoci la voglia di andare avanti.
E’ un periodo in cui c’è sempre questa voglia di retro pensieri, di ipotizzare complotti, furberie. Il che è vero in parte ma non può diventare un cliché da applicare a prescindere. Il Jazz non ne è esente… E a volte,confermo, passa un po’ la voglia. Perché uno lo fa per passione e non per lucro ma tutto ciò deve almeno essere una gioia. Se bisogna continuamente dimostrare la propria buona fede come se ci fosse un posto di blocco ad ogni chilometro da Roma a Parigi, non ci si fa. Speriamo passi prima di perdere la fantasia… La passione , quella non si perde mai. Lavoro per questo blog da anni, e lo faccio per passione. Quando si accendono queste polemiche la voglia è di fuggire da internet, e ricominciare ad ascoltare la musica da profana.
Se tutti potessero inizialmente ipotizzare la buona fede altrui, saremmo già un pezzo avanti
Daniela
Cari amici, francamente non mi aspettavo una solidarietà così estesa. Evidentemente ho toccato un nervo scoperto su cui non è facile intervenire vista la delicatezza della materia. Ma oramai voi mi conoscete: sarà l’età ma sono diventato assolutamente insofferente verso le critiche, sciocche, ingiuste e spesso in malafede. Di qui il mio sfogo, di qui la mia sincera gratitudine verso tutti voi. Significa, anche, che dopo tutto in quaranta anni di attività non ho poi seminato tanto male…
Carissimo Gerlando
ho letto con dispiacere il tuo sfogo.
Non entro nel merito delle scelte del maleducato signore che ti ha scritto ma mi sento di intervenire proprio per la stima che nutro nei tuoi confronti da anni.
Ho piú volte collaborato con te e non riesco a immaginare come si possa accusarti di ‘scambio favori’. Evidentemente l’amico non ti conosce affatto…
Posso dire che in 3 anni di collaborazione attiva nel premio Orpheus Award che organizzo e che ti vede alla direzione artistica, non hai mai chiesto neanche un rimborso visto che la manifestazione è realizzata completamente a titolo gratuito.
Se è vero che nel piccolo si vede il grande, questa piccola testimonianza mostra la tua completa onestá; le piccole insinuazioni di cui sopra rivelano invece tutta la malafede dell’aminemico.
Renzo Ruggieri
Tutta la mia solidarietà e stima per entrambi!!
Carlo Gatteschi
caro Gerlando, ho letto con dolore questo tuo testo. Ti sono vicino, anche perché al sottoscritto – editore e direttore di Jazzit – è capitato e capita di tutto quotidianamente! Il punto è semplice: ci sono infiniti musicisti e organizzatori che producono jazz in Italia ma siamo poche realtà a darne notizia e questo ci carica di responsabilità e pazienza. Gli insulti, le offese, le delegittimazioni, le risate di scherno e i chiacchiericci di fondo sono e saranno sempre destinati alla nostra attenzione e alla nostra professione perché comunque siamo soggetti pubblici, che interveniamo sulla cronaca, sulla critica e facciamo opinione. Tu, come il sottoscritto, scrivi e pubblichi per essere letto; e chi legge oramai si sente legittimato a discuterne, dibattere e ahimé anche offendere. Personalmente ho preso questa decisione: prendere seriamente il mio lavoro e accogliere con serenità le critiche, i complimenti e i ringraziamenti. Fa parte del nostro lavoro, nel bene e nel male; anche, ahimé, raccogliere gli insulti che oramai i social hanno sdoganato definitivamente. Ma lascia perdere i tribunali: la giustizia tua e di chi fa il nostro lavoro è il tempo, l’autorevolezza, il lavoro, la militanza, la passione, la buona prassi, l’approccio etico; la nostra forza poggerà sempre e comunque sull’energia di nostri lettori, o followers dei nostri tempi, che apprezzano ciò che facciamo e ciò siamo. E quindi, che dirti/vi: continuate così e non mollare/non mollate perché di “A Proposito di Jazz”, dei tanti blog sulla rete (sempre di più, sempre migliori, sempre più pulsanti e sempre più brillanti e carichi di idee), di Jazzit e di Musica Jazz ne ha bisogno l’intera nostra comunità di riferimento. Miglioriamo tutti, sempre di più, cerchiamo di qualificarci e facciamo in modo di meritarci la fiducia di musicisti e addetti ai lavori. E “diamoci dentro” con passione e lungimiranza! So long, Luciano
Caro Gerlando…è che ormai si è abituati a recensioni così neutre da essere nulle. Si preferisce non urtare nessuno…nel caso possa essere un futuro inserzionista.
Da parte dei musicisti nessuno ha il coraggio di dire e dirsi: ok faccio un CD quindi mi espongo e accetto i rischi di ciò.
Sembriamo tanti cani uguali attaccati ad un unico osso…mentre alcuni cani “più uguali degli altri” (ok Orwell parlava di altri animali…ma tralasciamo) si spartiscono il prosciutto.
E’ anche quello del jazz in Italia (infinitesimo nella sua dimensione) un mondo malaticcio con poche idee, poca sostanza e tanto di “già visto”, nel migliore dei casi. Un abbraccio.
Nico Catacchio