Tempo di lettura stimato: 1 minuto

Aires Tango

Venti anni di sodalizio, 590 concerti, il tango, certo, ma anche una poderosa volontà innovativa che porta quel tango a mescolarsi con il Jazz, aprendo ad episodi di improvvisazione ampi e ricchi che trascendono la musica argentina, e a parti di musica scritta raffinata e complessa. Una coesione che non lascia alcuno spazio all’ abitudine o alla mera reiterazione ma che invece dà vita ad un continuo arricchimento sonoro e di idee che, con un tale interplay, possono essere meravigliosamente estemporanee: è la creatività che può contare sulla sicurezza di capirsi al volo, di lanciare idee in maniera incessante senza mai lasciare che esse svaniscano. 
Javier Girotto al sax soprano, Alessandro Gwis al pianoforte, Marco Siniscalco al basso elettrico e Michele Rabbia a batteria e percussioni, hanno ripercorso i brani più significativi di ogni loro disco (raccolti, per la cronaca, in un prezioso cofanetto che li contiene tutti e 11, edito da CAM jazz) , e hanno deliziato il pubblico della sala Petrassi che li ha applauditi, ha cantato con loro, e ha riso ascoltando i racconti bellissimi di venti anni magici raccontati sul palco da Girotto e Gwis.
Temi melodici vibranti e pieni della esplosiva vitalità di Girotto partono sommessi e arrivano a momenti di intensità inarrestabile. Il pianoforte appassionato di Gwis è tango allo stato puro ma anche Jazz allo stato puro: un mix di stilemi armonico ritmici argentini, di, blues , di improvvisazione a tratti dissonante eppure sempre gradevolmente “rotonda” e morbida.

Rabbia con le sue infinite bacchette, la sua batteria, i suoi mille rumori non accompagna, ma avvolge di suggestioni tutto il canto che proviene dal sax, e si fonde con il basso a dir poco eclettico di Siniscalco, che, pur nell’ utilizzare effetti, sembra quasi uno strumento acustico, per il gusto squisitamente argentino che è capace di disegnare senza mai apparire stucchevole.

E’ musica a tratti divertente, a tratti drammatica, a tratti struggente, a tratti assertiva, a tratti descrittiva persino, e impegnata anche, in cui ognuno dei quattro musicisti è pregevole solista. E se quattro pregevoli solisti suonano insieme, per di più con questo affiatamento, il risultato è un suono che passa attraverso dinamiche ricche di svolte inaspettate, da momenti laceranti quasi urlati ed improvvisi sommessi sussurri. Il tango in tutta la sua bellezza, riletto anche alla luce di soluzioni armoniche diverse. Ci sono Carlos Gardel e Ruben Juarez, ma ci sono anche i brani di Javier Girotto che è argentino non solo di origine ma anche nell’ anima. In poche parole, all’ Auditorium gli Aires Tango hanno saputo emozionare: auguri a questo strepitoso quartetto Italo Argentino per altri vent’ anni almeno di bellezza.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares