Classica. Beethoven secondo Pollini: quando la tecnica si fa linguaggio

Pollini Beethoven

Il grande pianista cileno Claudio Arrau fece una volta una volta un’affermazione con cui concordo pienamente:  ”Per me Pollini è sempre giovane”.
Ecco infatti che questo “giovane pianista”, nato nel 1942, licenzia per Deutsche Grammophon le “sue” 32 Sonate di Beethoven.

Le Sonate pianistiche di Beethoven coprono un arco di soli 27 anni, dalle tre brillanti Sonate opera 2, composte nel 1795, fino all’ultima, grandiosa op.111, del 1822, ma rappresentano uno dei percorsi più avventurosi, coinvolgenti e sconvolgenti di tutta l’arte e non soltanto della musica.

Ciò almeno per due motivi: la qualità costante e la bellezza sempre emozionante dell’invenzione, e la continua innovazione formale e architettonica, sorrette da un’ispirazione visionaria.

Le ultime cinque (op. 101, 106, 109, 110, 111) rappresentano altrettanti progetti musicali ben distinti tra loro con un atteggiamento critico moderno che travalica le convenzioni della sua epoca.

Beethoven qui giunge, per dirla con Schopenauer, “all’idealità della musica”: non soltanto la propria, ma anche quella del suo tempo e dei tempi a venire, compreso il nostro. Egli sarà sempre nostro contemporaneo, un compositore del presente.

Alcuni dei lavori qui incisi sono divenuti famosissimi ( come ad esempio la Sonata op. 27 n. 2 detta “ Al Chiaro di Luna” ), valicando i confini della cosiddetta ‘musica classica’ …e reggendo molto bene l’urto.

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A proposito di… Classica

bianchi

Come ben sapete qui su “A proposito di Jazz” abbiamo sempre avuto la curiosità di aprirci all’ ascolto di ogni altro tipo di musica: il Jazz stesso è un genere musicale che assorbe ogni qualsivoglia stimolo con cui venga casualmente o volutamente in contatto, e per sua natura non è mai chiuso in se stesso, quando è vero Jazz.
Proprio per questo motivo non ci siam fatti sfuggire un’ occasione imperdibile: aprire una finestra settimanale sul mondo discografico della musica classica. E chi ci terrà informati è egli stesso un artista di quel mondo, il pianista e compositore Massimo Giuseppe Bianchi. Un artista con un curriculum incredibilmente ricco, di cui possiamo qui condividere solo una parte, per ovvi motivi di spazio.
 Dopo il diploma al Conservatorio, Massimo Giuseppe Bianchi ha proseguito sotto la guida di Bruno Canino e si è specializzato nel repertorio cameristico seguendo i corsi di Franco Rossi, Maureen Jones, il Trio di Trieste e il Trio di Milano. Ha studiato composizione con Vittorio Fellegara e Bruno Zanolini frequentando anche una masterclass tenuta da György Ligeti. Ha partecipato a festival ed istituzioni di prestigio tra cui  “Settembre Musica” di Torino, Accademia Filarmonica Romana, Associazione Musicale Lucchese, I Concerti del Quirinale di Rai Radio 3, Columbia University (NYC), Parco della Musica.

Ha partecipato a molte trasmissioni radiofoniche perso la Radio Svizzera Italiana e Rai radio 3, come ad esempio “La Stanza della musica”, eseguendo musica in diretta. E’ stato ospite della nota trasmissione radiofonica di Rai Radio 3 “Uomini e Profeti”, condotta da Gabriella Caramore, in un ciclo di trasmissioni da lui ideato dal titolo “Il suono dell’ineffabile”.

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