Michele Campanella, pianoforte – Javier Girotto , sax soprano e baritono – CAM JAZZ 7880 – 2


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musique sans frontieresQuando ho aperto questo cd ero piuttosto intimorita dalla possibilità di assistere ad un incontro potenzialmente pericoloso, stridente, deflagrante. Non che sia la prima volta che musica colta e Jazz si intrecciano. Però qui siamo in un ambito particolare: Ravel e Debussy, due compositori non a caso definiti “impressionisti” per la raffinatezza estrema delle dinamiche, la rarefazione delle atmosfere, le armonie sospese, che generano però una fortissima espressività. La precisione delle indicazioni nelle partiture obbligano l’ interprete a seguire alla lettera proprio quella rarefazione, eleganza, bellezza impalpabile. Pur nella loro diversità. A questo aggiungete che il pianista è Michele Campanella, grande, perfetto interprete della musica colta che del rigore interpretativo è indimenticabile e strenuo fautore.
Dall’ altra parte uno strepitoso sassofonista e jazzista argentino. Passionale, eccellente improvvisatore, un mondo che si immagina completamente diverso: il tango, il Jazz, il ritmo sincopato, la composizione estemporanea.
Cosa potrà mai accadere mi dicevo… come possono essere compatibili due mondi così lontani.

E invece l’ emozione è stata quella di ascoltare e quasi addirittura visualizzare un incontro di reciproca meraviglia tra artisti che entrano in contatto, dando il via ad una gentilezza creativa quasi stupita.

L’ uno nel rendere la perfezione volatile e rarefatta delle note di questi due compositori, per rendere la leggerezza dei quali occorre una disciplina ferrea, quella delle dinamiche che partono dallo zero all’ infinito, quella dei pianissimo pieni di suono, quelli dei volumi alti ma allo stesso tempo eterei. L’ altro nell’ entrare in punta di piedi spennellando con il sax soprano (e anche con il suono grave ma miracolosamente dolce del sax baritono) bellissimi sfarfallii, fraseggi, evoluzioni che sono veri e propri elegantissimi intrecci con una musica tanto volatile quanto strutturata e apparentemente “inavvicinabile”, poiché già compiuta nella sua perfezione. 
E’ uno strano processo quello che accade ascoltando questo disco così inusuale. Due mondi che si abbracciano, rimanendo intatti ed esaltando reciprocamente le proprie caratteristiche: due mondi che si sono attratti per un’ intuizione di Javier Girotto e che Michele Campanella ha subito colto, con curiosità, entusiasmo, apertura mentale. E questo disco oltre ad essere musicalmente pregevole segna allo stesso tempo il positivo disgregarsi di triti luoghi comuni quali quello che il Jazz è solo improvvisazione e non rigore, e che la musica classica sia un mondo chiuso, a se, una sorta di sontuoso e spocchioso eremo incapace di confrontarsi. Girotto, in una precedente intervista mi ha raccontato di quanto abbia dovuto studiare le dinamiche sottili e complesse ascoltando e dovendosi confrontare con Debussy e Ravel, e di quando questo lo abbia portato a conoscere ancora di più il suo strumento, in una sonorità del tutto nuova. Campanella a sua volta mi ha raccontato di quanto abbia subito, in maniera creativa, la fascinazione dell’ improvvisazione, e di quanta ricchezza abbia significato per lui imbattersi in questo musicista così complesso e creativo quale è Girotto.

Girotto-Campanella. Foto Andrea Boccalini

 

E così tra unisoni perfetti, piccole danze espressive del sax che si inserisce enfatizzando armonicamente splendidi accordi diminuiti o sospesi, o sottolineando temi melodici rendendoli struggenti o ancora più sottilmente fiabeschi, sono settanta minuti di meraviglie quelli in cui ci si trova a volare con questi due musicisti. Quanta musica bella può esistere quando i musicisti si incontrano con la curiosità e lo stupore di entrare in contatto.

Questo disco è stato presentato il 13 gennaio all’ Auditorium Parco della Musica in una sala Teatro Studio gremita di gente che ha applaudito e richiamato gli artisti ad un lungo bis. In tempi come questi è notevole che un progetto di questo livello, ambizioso, coraggioso, a tratti complesso, attiri, in un giorno infrasettimanale, tanto pubblico, disposto ad emozionarsi ed ad ascoltare con tale entusiasmo. Segno che quando si decide di produrre musica emozionante, pensando alla musica, oltre che ai potenziali introiti che ne potrebbero derivare, la gente si muove. E Campanella e Girotto hanno avuto la possibilità di imbarcarsi in un’ avventura per la quale “correre il rischio” è valsa la pena.

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