Intervista a Pietro Tonolo. Dalla Keptorchestra all’Africa

Pietro Tonolo e Angelica

di Angelica Montagna – L’ultima volta che ho incontrato e sentito suonare Pietro Tonolo è stata a Trieste, come special guest dell’Orchestra Jazz del Veneto di Maurizio Camardi*. In quell’occasione, fu inciso un disco live sfornato giusto qualche giorno fa dal titolo “In Itinere” per l’etichetta Blue Serge. Un saluto e la promessa di una lunga intervista. Ebbene, la promessa è stata mantenuta.

Assieme al mio fotografo mi reco in una paesino di campagna, nella provincia vicentina. Da Venezia, dove abitava prima, a Vicenza il passo è breve ma l’abisso è enorme per chi è abituato a svegliarsi al rumore della sirena del vaporetto. Tuttavia, so bene che per un artista del calibro di Pietro Tonolo non vi è differenza, abituato com’è a sentirsi cittadino del mondo. Ci accoglie in una casa dove anche gli stipiti delle porte sono dipinti di un colore caldo, che emana profumo d’Africa. Dopo una veloce visita alla casa, ci mostra la stanza dei cappelli, originale location che ci racconta molte cose sul conto di Pietro Tonolo e la sua bizzarra abitudine di portare qualcosa in testa, ogni volta in maniera diversa, seppure con innata eleganza. Mi fa accomodare in un divano rosso, all’ultimo piano mansardato. Accanto a noi, tutta una serie di strumenti compreso uno Steinway scintillante. L’intervista ha inizio.

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